-
Hellcome to NevediNotte -
L'Abbraccio del Gelo
Come un gatto guarì la
solitudine di una creatura centenaria.
Non tutti potevano vedere Neve, lo
spirito protettore del villaggio.
Eppure lei c'era, era in mezzo a loro tutti i giorni da quando nacque
il villaggio, e questo la addolorava.
I pochi che potevano vederla avevano una sorta di timore reverenziale
verso di lei e non si avvicinavano, ma in realtà Neve avrebbe tanto
voluto parlare con qualcuno.
C'era sì il Cacciatore, ma non era abbastanza umano per quel che
mancava allo spettro. Inoltre i due non avevano alcuna affinità. Il
compagno di lei, quando entrambi erano ancora in vita, l’aveva mutilato
e lei stessa aveva rischiato di ucciderlo – c’erano volute centinaia di
anni prima che i due più vecchi abitanti di NevediNotte ancora in
“vita” si parlassero per la prima vera volta.
C'era stato poi il primo padre spirituale di allora, ma, sebbene legato
al mondo ultraterreno, non voleva avere a che fare con uno spettro,
qualcuno che aveva dinegato la casa del Signore per rimanere sulla
terra – dimora dei peccatori.
Solo dopo qualche decina di anni dopo – forse proprio un centinaio –,
in una fredda notte, le venne rivolto un "Ciao".
Era una vecchia donna arrivata da qualche tempo al villaggio insieme a
degli altri avventurieri stanchi che cercavano un posto dove riposare
le membra sfinite dalla guerra, e mai prima di allora le aveva fatto
capire di poterla vedere.
«Salve…» rispose Even, stupita.
La vecchia vestita di nero era ricurva su se stessa, con le dita
rovinate e storte, alcune senza unghie. Molte rughe solcavano il suo
volto cascante, la cui parte sinistra era macchiata di nero e la
palpebra gonfia chiudeva l’occhio dal quale colava del muco
giallognolo. Sorrise, mostrando i pochi denti sbilenchi che aveva
ancora, e nonostante tutto a Even parve una visione rassicurante. Tutti
la chiamavano strega, ma senza cattiveria nella voce. Anzi, chiunque la
incrociasse lungo la strada, la salutava anche con un gesto di
riverenza del capo, perché i loro occhi si posavano sul suo corpo
consumato a causa della vecchiaia e dalle esalazioni e le spore dei
decotti – di vita o di morte – che preparava per sé e soprattutto per
gli altri.
«Aspettavo da tempo di poterti vedere» disse lei, infilando una mano
dentro una sacca che portava a tracolla sul davanti. Even vide che la
vecchia ne sfilò un gatto grigio, ormai senza vita.
«Quello è il suo gatto…» lo riconobbe subito: manto grigio e occhi
rossi, era il suo gatto che adorava mangiare castagne. «Mi dispiace…».
La vecchina mosse il capo in gesto negativo. «Non dispiacertene: ha
vissuto molto più di un gatto normale e questo l’aveva reso sempre più
scaltro e intelligente. A volte ero certa che potesse capire cose che
io non riuscivo a cogliere» le disse con voce fina e arrochita. «Ha
esaurito la sua settima vita, ormai non posso più fare nulla per lui»
disse triste, porgendo il corpicino senza vita verso il fantasma.
Even scosse il capo. «Non posso toccarlo» le disse.
«Prendilo, da ora in poi farà compagnia a te, io incontrerò presto care
persone che mi staranno vicine, al contrario di te».
Even non capì il macabro gesto, ma fece come la strega le aveva detto;
tese le braccia e mise le mani sotto quelle dell’altra, la quale fece
cadere il gatto. Even non si stupì che il corpicino la attraversasse,
schiantandosi sulla neve con un soffice tonfo, e stava per
rattristirsi, quando vide che sulle sue mani spettrali era rimasto
qualcosa.
«Non può essere…» mormorò sorpresa, quando vide la cosa biancastra
sollevare la testina e le orecchiette, e guardarla con occhi color
fuoco. Era un corpo semitrasparente, che ci mise un po’ a prendere più
sostanza, come fosse più un gel che dell’impalpabile aria.
Il micino fantasma miagolò e strusciò il musino sul polso della
protettrice del villaggio. Era uno strano tipo di contatto, freddo come
la neve che li ricopriva piano, ma Even sentì l’invisibile cuore che si
riscaldava, non più solo.
«Grazie!» disse con un bel sorriso in volto e gli occhi che le
brillavano appena come preziosi cristalli di rocca. «Come si…» rivolto
lo sguardo alla donna, la vide riversa a terra, silente e arricciata
come in un guscio di protezione. La strega aveva abbandonato il
villaggio, andandosene silenziosamente così come era arrivata.
Era riuscita finalmente a vederla solo perché stava per morire.
Anche il gattino si accorse che la vecchia padrona era in terra, ma la
guardò rimanendo tra i palmi di Even, con le spettrali vibrisse tese in
avanti. Sotto i loro occhi, il corpo della vecchia, che aveva respirato
veleni e pozioni di ogni genere nell’arco della sua lunga vita portata
avanti decisamente troppo a lungo per essere solo frutto di longevità
naturale, si sciolse corrodendo la neve sotto di sé, come a nascondersi
sotto la bianca coltre e sparire bevuta dalla terra.
Even guardò il punto dove era sparita la strega buona e vide un piccolo
brillio. Si chinò per prenderlo, ma solo la neve le rimase nel palmo.
Delusa, fece per andare via, ma il micino saltò giù dall’altra sua mano
e raccolse quello che scoprì essere un pendente d’argento completamente
annerito. L’ultimo antiveleno di quella vecchina, usato unicamente per
poter andare a parlare con Even prima di morire.
Neve accarezzò la testina del gatto e lo ringraziò. Non doveva
trattarsi di un fantasma nomale: doveva essere un poltergeist, l’unico
a poter interagire con il mondo delle cose tangibili.
Quel gattino era il suo ponte per le cose tangibili, la compagnia che
non la avrebbe mai abbandonata, qualcuno che non sarebbe mai morto
lasciandola sola.
Erano passati anni da quell’incontro.
Padre Leone, anche se non poteva vederla ne avvertiva la presenza e
l’aveva accolta e accettata come una preziosa alleata, come fosse un
angelo custode, dando lei la possibilità di restare dentro la chiesa
durante il giorno e promettendole che anche gli altri preti dopo di lui
non l’avrebbero mai cacciata, come era di fatto accaduto.
Più volte aveva cercato un contatto con il Sangue d’Elfo che gli uomini
avevano accolto nel villaggio, ma lui non riusciva a vederla nonostante
nelle sue vene scorresse quel poco di magia tipica dei suoi antenati –
anche se era certa che il suo lupo avesse notato la sua figura tra le
nevicate.
Il Cacciatore era sempre di natura solitaria, ma i due a volte
parlavano, soprattutto per scambiarsi informazioni sulle cose che
accadevano di notte per il Cacciatore e di giorno per Even.
Ma la sua compagnia più importante sarebbe rimasta per sempre quel
gattino senza nome, capace di starle vicino e parlare con lei senza
dirle una parola, con la sua capacità di sollevare l’umore e asciugare
le lacrime con la sua sola presenza sul grembo.
Aveva capito solo qualche tempo prima del perché nemmeno la Dottoressa
dei Morti riuscisse a vederla, nonostante lei lavorasse a stretto
contatto con i cadaveri, come il cacciatore.
Era stato chiaro quando il nuovo sindaco, accompagnata dal nipote
Ferdinando, l’avevano vista una notte. L’aveva capito ripensando che
anche padre Bernardo riusciva a vederla e i due erano parenti.
Il sangue non mente.
E negli occhi di quelle persone scorrevano salamandre e orsi.
Il sangue del loro antico capofamiglia: Fulvio, detto la Salamandra del
Vulcano o Berta, la Madonna degli Orsi.
Solo i discendenti di chi l’aveva conosciuta prima di morire, allora,
poteva scorgerla. Per la prima volta da quando divenne fantasma fu
contenta che ben pochi riuscissero a vederla: il sangue si era
mischiato.
E di colpo realizzò che tutti i mostri nel bosco dovevano vederla ogni
notte a vagare per il suo villaggio, e questo le diede la forza per
continuare nel suo interminabile cammino senza meta.
§Fine§
Note:
Sono passati eoni dal mio ultimo aggiornamento, ma eccomi ancora
qui;
questa storia non rimarrà incompiuta, non ne avrei proprio il cuore.
Grazie mille a tutti coloro che hanno continuato a credere in me, a
recensirmi e a mandarmi messaggi di complimenti e/o in stile "Chi l'ha
visto"! XD
Spero di essere un po' più puntuale con le pubblicazioni da qui in poi,
visto che - imprevisti a parte - ora sono più organizzata con la
RL (causa principale di tutti i miei ritardi). Prossimo aggiornamento
previsto: tra
un mese. Non me la sento proprio di dire prima.
Ho spostato la storia nella sezione Fantasy, perché alla fine credo sia
più giusto che stia qui, non altro. ^^
A presto!
-Disclaimer:
Lo scritto ed i personaggi sono interamente di mia
proprietà. Tutti i personaggi di questa storia sono
maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come
d’altronde i fatti in essa narrati.
|