E' un ordine di Peggy Carter

di Romanova
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Howard sapeva che avrebbe smesso in qualsiasi momento,o almeno ci avrebbe provato , a smettere di bere,fumare o portarsi a casa donne. 
Bastava Peggy avesse chiesto. Aveva quell'insopprimibile impulso di non riuscire a deluderla. 
Sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa,istintivamente. Senza esitare. Incluso spararsi. Ok,non suonava molto sano di mente. Bene,gli davano spesso del pazzo. 
Però lei no. Lei aveva un difetto:lo stimava. Lo conosceva. Non loģ giudicava,si era buttata in una follia semza chiedere niente di niente in cambio. 
La gratuità non la capiva,specie da lei. 
Era un soldato,lei e lui amava i soldati. 
Troppo,forse. 
Poteva chiederle di sopportare il suo combattere contro il mondo sempre e comunque,le sue rivoluzioni? Stark sarebbe stato un nome più leggero da portare in due? Dei,che complessi stupidi. Lei meritava un uomo come Jarvis:gentile,puntuale,disponibile,che la facesse ridere. 
Non uno che le indicasse quali ospiti accogliere con una doppietta. 
Non che avesse bisogno di indicazioni. 
"Ti prego,chiedimi di smetterla".
"Di smettere cosa,Howard?"chiese la Carter abbassando gli occhiali da sole dalle aste rosso fiamma.
"Di comportarmi da imbecille".
"E che diritto ne avrei?"chiese schietta sistemando il tettuccio della sdraio e allungandosi meglio su di essa. 
"Tutti i diritti".
"E perchè se te lo chiedessi smetteresti?"indagó la bruna. 
"Perché..."
Perchè ti amo.
"Perché nessuno disubbidisce a un ordine di Peggy Carter".
Eccolo,il solito codardo.
Lei sorrise,scoprendo i denti bianchi come il fondo della piscina .
"E trasformarti in qualcuno che non sa chi è? Mi dispiace,penso sia troppo da affrontare persino per te".
"E se tu fossi con me?"
"Mi stai dicendo che mi ami?"indagó Peggy cambiando tono dal canzonatorio allo stupito.
"Vedi? Parli la mia lingua".
Peggy ripensó all'orologio che aveva in camera,al tempo che passava. Pensò a un ballo,pensò a come avrebbe voluto potesse andare e ai nazisti,a due occhi grandi e blu. Pensó che avrebbe fatto più male.
Avrebbe dovuto fare più male,sarebbe stato giusto e corretto,nel normale andamento delle cose. 
Ma con Howard Stark nulla andava in modo normale.
Si alzò e si mise accanto a lui. 
Gli accarezzó il collo e il volto. 
Lo baciò. 
Sorridevano entrambi. 
"Allora,questa nuova storia quando inizia?"domandò l'agente Carter.
"È pronta a seguirmi,miss Carter?"chiese Howard"ovunque io vada,in qualsiasi casino mi infili e qualsiasi cosa io faccia esplodere?"
"Sono pronta".
Si versarono un drink. 
Brindarono.
"A cosa brindiamo?"chiese Howard al quarto giro.
"A..."rifletté la mora "alla ... fonduta".
E ribaltó la sdraio con Howard in acqua. 
"Cazzo,sei riuscito a farmi ubriacare!"sbottó piegata sulle ginocchia per le risa. 
"Linguaggio,agente Carter!"la richiamò uscendo dalla vasca mentre rideva e la prese in braccio. 
La fissò un secondo. 
"Mi ringrazierai".
La baciò e lanciò in piscina.
Peggy riemerse ridendo,imprecando e inseguendolo.
"Howard Stark sei finito!"decretò"se ti prendo ti ammazzo".
"Ti amo anche io,dolcezza!".




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