A friend's honey moon

di forgottentear
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Proabilmente era il fatto di essere diventato a tutti gli effetti il ragazzo di Dean, di averlo accettato con se stesso e di sentirsi bene come non accadeva da anni...ma Castiel si innamorò perdutamente, follemente e profondamente di Parigi. Ultima tappa del loro viaggio, erano decisi a godersela fino in fondo, senza pensare al ritorno oltreoceano, alla vecchia ma allo stesso tempo nuova realtà che avrebbero dovuto affrontare.

 

Parigi li accolse in una frizzante e luminosissima mattina di novembre, con un Dean che dopo un buon sonno ristoratore si era svegliato affamatissimo e si dirigeva a grandi passi verso un panificio-pasticceria dal nome “Cocquelicot” , tutto arredato di legno rustico e tendine svolazzanti, dove fecero colazione con una freschissima baguette e marmellata e burro fatti in casa. Non riuscivano a staccare gli occhi di dosso l'uno dall'altro, si comportavano come una coppietta in luna di miele (“la luna di miele di due amici, Cas!”), leccando la marmellata dalle labbra del compagno e bevendo dalla stessa tazza stretti stretti su un'unica sedia.

 

Castiel si sentiva così grato al suo amico, che,anche per una cosa cosi importante, complessa e delicata come l'amore, aveva deciso di entrare da protagonista e condividere la sua anima con lui.

 

Grato che da un momento di profonda sofferenza fosse uscita una cosa meravigliosa come la loro storia, che sembrava aver lavato via tutto il nero del periodo precedente lasciando tutto candido come la neve.

 

L'Arco di Trionfo fu il punto di partenza per una giornata di grandi esplorazioni. Seguendo gli Champs Elysèes, ammantati di rosso e oro, si accorsero che la loro camminata era continuamente interrotta da gridolini di sorpresa per i bellissimi edifici che vedevano ovunque, realmente ovunque, loro guardassero: in primis,la loro attenzione fu catturata dal Grand Palais e dal Petit Palais, due stupendi palazzi Belle Epoque costruiti per l' Expo del 1900, la cui facciata era abbellita con elementi Art Noveau in ferro battuto, colonne classiche e cavalli e carrozze in bronzo.

 

La visuale lungo il Pont Alexandre III era spettacolare, la Senna sotto di loro brillava nella luce del mattino riflettendosi sui decori in acciaio e oro che costeggiavano il ponte, e la Tour Eiffel, là infondo, svettante e ...”vera!!” urlò Dean “Allora esiste veramente!!!”.

 

Si divertirono a giocare a nascondino se pur fra il traffico nell'immensa Place de la Concorde, che durante la Rivoluzione Francese era il luogo che decapitò Maria Antonietta e Luigi XVI, e a fare foto appollaiati sull'obelisco centrale proveniente dal tempio di Luxor in Egitto.

 

Furono incuriositi dall'edificio che ospitava il Musee D'Orsay, che, scoprirono, era una stazione ferroviaria entrata in disuso negli anni '40 ma ora fortunatamente riqualificata per ospitare l'importante museo.

A Castiel non sarebbe dispiaciuto fare una capatina al Louvre, ma dato che per le dimensioni del museo in questione, la parola “capatina” pareva non essere appropriata, si accontentò di attraversarne i bei giardini e ammirarne la Piramide di Vetro che ne costituiva l'ingresso.

 

I due ragazzi erano stanchi, ormai era ora di pranzo ma non riuscivano a finire di camminare perchè ovunque si girassero c'era qualcosa che li interessava. Furono molto colpiti dal centro commerciale sotterraneo Forum Des Halles, una volta il principale mercato di Parigi , una sorta di labirinto di negozi tra giardini e i palazzi con dei centri culturali dedicati all'arte e alla poesia.

 

Anche la Chiesa di Sant'Eustachio era molto bella, maestosi archi in stile gotico; li accanto c'erano vari ristoranti novelle cousine e tentennarono un po'all'idea di assaggiare la famosa cucina francese, ma poi si guardarono, scoppiarono a ridere e si divorarono hamburger e patatine nel prato davanti alla Chiesa.

 

“Ti ricordi quando abbiamo giocato a nascondino vicino alla Cattedrale a Dublino??” chiese Dean.

“Certo!” rispose Castiel.

“Ma ti eri veramente addormentato mentre aspettavi che ti trovassi?”

“Haha...l'intenzione non era quella..ma è successo...e poi ho pensato che era invece una buona cosa...perchè..forse...vedendomi cosi indifeso e incosciente...ti sarebbe finalmente venuto il coraggio di baciarmi” rise Castiel

“Già pensavi a baciarmi in Irlanda??” esclamò Dean incredulo.

Castiel gli salì a cavalcioni sulle gambe e lo immobilizzò a terra squadrandolo con quelle due stelle di ghiaccio che erano i suoi occhi. “Perchè, tu no, Dean??”

 





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