Harry e Heather Potter: il principe mezzosangue

di clif
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Il sole era ormai tramontato da alcune ore nella fredda Norvegia. In una piccola baracca, riscaldata magicamente da un incantesimo, un uomo era  rannicchiato su un sudicio letto, raggomitolato dentro delle coperte logore e strappate. Un rumore proveniente da fuori lo fece sussultare. Subito il suo cuore cominciò a battere, ma si calmò quando si rese conto che dovuto solo a qualche animale notturno.

Per molti babbani della zona, quello era solamente un vecchio e povero pazzo che si era trasferito in quella baracca lontano dalla città, da ormai un anno. Il solito pazzo che di cui nessuno sapeva niente, ne voleva sapere niente. Per il mondo dei maghi, quello era Igor Karkarof.

Mago Bulgaro. Ex- preside della scuola di magie e stregoneria di Durmstrang ed ex- Mangiamorte, servitore di Voldemort: il mago oscuro più potente di tutti i tempi. In seguito alla caduta di lord Voldemort, avvenuta quindici anni prima, il viscido Mangiamorte riuscì ad evitare la prigione di Azkaban dando delle soffiate agli auror su chi fossero i suoi compagni.

Grazie alla sua mossa codarda era riuscito non solo ad evitare l’ergastolo, ma anche a ricoprire un ruolo piuttosto importante nell’Europa magica: preside di una delle tre scuole più famose del mondo dei maghi. La sua fortuna, però cominciò a voltargli le spalle più di anno prima.

Con l’inaugurazione del torneo tremagli (evento secolare), il marchio sul suo braccio aveva cominciato  a fargli sempre più male. Finchè non avvenne ciò che temeva di più: Voldemort era tornato in vita, e nel pieno possesso delle sue forze. A quel punto gli rimaneva da fare solo una cosa: fuggire.

Il signore oscuro lo avrebbe punito con la morte per il suo tradimento. Così eccolo lì: un intero anno nascosto in mezzo ai babbani, senza poter usare troppe magie (per paura di essere rintracciato) e senza poter vivere con i suoi soliti agi. La sua amata vita passata era ormai finita. L’uomo si alzò dal letto cigolante.

La sua barba (già solitamente lunga) era talmente incolta da essere diventata lunga e sporca. Non si preoccupava da tempo della sua igiene personale. Ormai, da lì ad un anno, la sua unica preoccupazione era diventata non farsi trovare da Lui e poter uscire ancora vivo da quella situazione.

La guerra era ricominciata: le due fazioni avevano ripreso le armi. Da una parte vi erano Voldemort insieme ai suoi Mangiamorte, mentre dall’altra c’erano quel babbanofilo di Silente insieme all’Ordine della fenice. Per un periodo aveva quasi pensato di farsi proteggere da quest’ultimo, ma in seguito ai fatti avvenuti nell’ufficio misteri aveva cambiato idea.

La notizia aveva fatto il giro del mondo (quello magico, ovviamente): Sirius Black era morto in uno dei loro conflitti, e Karkarof non voleva farsi proteggere da persone che non riuscivano a salvare neanche se stesse. Uno sbuffo di freddo fece sussultare l’uomo. Per un attimo sperò fosse lo stesso animale di prima, ma la speranza durò poco.

Il vetro della baracca iniziò a congelarsi e la temperatura intorno a lui si abbassò di colpo. Al mago non ci volle molto per capire: dissennatori, solo loro potevano fare una cosa del genere. i dissennatori erano delle creature sinistre ed orribili, in grado di divorare la felicità all’interno dei cuori delle persone.

Fino a pochi mesi prima, erano al servizio del ministero della magia, e facevano la guardia ad Azkaban, ma da quando Voldemort era risorto, si erano uniti alla sua causa: consci del fatto che stando con lui avrebbero ottenuto un numero maggiore di vittime. Se erano giunti lì, poteva esserci un solo motivo: lo avevano trovato.

Subito si fiondò verso il comodino, cercando di afferrare la bacchetta, ma a causa della foga, fece cadere tutto il contenuto del cassetto per terra. Riuscì a ritrovare la propria arma, nello stesso istante in cui la porta venne sfondata. Nella catapecchia entrarono tre dissennatori, seguiti a ruota da una donna dai capelli neri.

Igor Karkarof riconobbe all’istante la donna, e cominciò a provare paura più verso di lei che per le tre creature che le fluttuavano intorno. L’uomo iniziò a sudare e il suo volto, già solitamente pallido, iniziò a sbiancare. Non aveva speranze di poter uscire vivo da un duello contro di lei: Bellatrix Lestrange.

Era la Mangiamorte più vicina all’oscuro signore, e anche la più forte. Pochissimi maghi potevano tenerle testa in un duello, Sirius Black poteva confermarlo. E poi, anche se per puro miracolo riuscisse a cavarsela, c’erano quelle tre ripugnanti creature che lo guardavano fameliche, neanche fosse il loro pranzo. Anche se in un certo senso lo sarebbe potuto diventare.

Senza avere neanche il tempo di reagire, la Lestrange tirò fuori la bacchetta e gli lanciò contro una maledizione oscura. Il Sectusempra (è questo il nome della maledizione) sfrecciò per la stanza e colpì in pieno il braccio dell’avversario. Il braccio non era quello che impugnava la bacchetta, era il sinistro, ma Karkarof non ebbe tempo per pensarci: il suo avambraccio era letteralmente volato via.

L’uomo si contorse sul pavimento, e cominciò ad urlare talmente forte, che la sua voce risuonò a decine di metri di distanza. Bellatrix rimase in silenzio, aspettando che l’altro smettesse di dimenarsi: adorava torturare il prossimo, ma detestava vedere un mago purosangue che piagnucolava come un comune babbano.

-Smettila di piangere! Tu non meriti affatto di portare il marchio del mio padrone!- Esclamò la donna. Infatti il marchio nero (il simbolo dei Mangiamorte) era impresso sul braccio sinistro di tutti gli adepti dell’oscuro signore: Bellatrix, con quel gesto aveva, ossia tagliandogli via il braccio con il marchio, aveva voluto ribadire che ormai non faceva più parte della setta.

In un disperato tentativo di sopravvivere, Igor tenne salda la bacchetta e la usò per lanciare uno schiantesimo contro l’avversaria. Purtroppo Bellatrix fu più veloce e riuscì ad evitarlo. L’incantesimo attraversò il colpo evanescente di uno dei dissennatori e andò a scagliarsi contro un albero di fronte all’abitazione.

-Direi di finirla qui, ho perso anche troppo tempo con te: è questa la fine che fanno i traditori come te- Disse la donna, con un ghigno sadico, disarmandolo definitivamente e lasciandolo nelle mani fredde e secche dei dissennatori. Igor Karkarof riuscì a sentire solo un insopportabile freddo e poi, letteralmente, il buio più totale.




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