EMPIRICA
Slow down,
lie down.
Remember, it's just you and me.
Un passo, uno scricchiolio.
Due passi, due scricchiolii.
Erano stati giorni strani in casa Tendo, giorni di idee messe in
discussione, di incredulità.
Non aveva mai creduto nella cartomanzia: un uomo il destino se lo crea
da solo, era sempre stata quella la sua idea.
Da quando nella sua classe si era sparsa la voce che Meo, la ragazza
antipatica del terzo banco da destra, fosse in
grado di prevedere il futuro attraverso la lettura dei tarocchi i suoi
compagni si erano scatenati: chi chiedeva dell'amore, chi della scuola,
chi semplicemente del futuro. Sembrava che tutti avessero delle domande
da farle, tutti tranne lui, che non era curioso riguardo a nulla.
Semplicemente non gl'importava, non ci credeva, non credeva in nulla se
non in se stesso.
Poi c'era Akane.
Tre passi, tre scrichiolii. Forse quelle assi in legno ne avevano viste
troppe ed avevano bisogno di una pausa.
Akane era una giovane donna poco incline alla passione ed al trasporto
ed a differenza delle sue amiche, curiose di conoscere il nome
dell'uomo che le avrebbe amate per sempre, aveva chiesto a Meo del
destino del Dojo. Tipico di lei, leggittimo ed incontestabile: con
tutte quelle che avevano passato le povere, stanche e scricchiolanti
assi che ogni giorno sopportavano il peso di una famiglia
confusionaria, disorganizzata ed irrequieta come la loro, era lecito
preoccuparsene.
Quattro scricchiolii e finalmente si accorse di lui:
"Mi hai spaventata"
Se avesse saputo quanto era spaventato lui, mentre con passo svelto
copriva la distanza dei restanti cinque passi scricchiolanti che li
separavano, forse l'avrebbe guardato meno intensamente, o almeno
avrebbe cercato di mettersi sul viso un'espressione meno disorientata.
"Quando qualcosa ti preoccupa vieni sempre qui"
"Sin da bambina. A volte mi vergogno di essere così
prevedibile"
"A volte, semplicemente, rendi le cose più facili a chi ti
sta cercando"
Un ultimo scricchiolio del pavimento, il più forte, mentre
si
sedeva composto e formale accanto a lei. A debita distanza, s'intende.
''Perchè mi cercavi? Non riuscivi a dormire neanche tu?''
Respira, Ranma.
''La profezia di Meo"
"Stupidaggini"
"Si è avverato tutto: il porco che sta per tirare le cuoia,
il matr-il coso"
"Avevi detto che non ci credevi"
"Che io ci creda o no, hai sentito anche tu cos'hanno detto i vecchi a
cena"
"Certo, il coso!"
Rideva.
Di lui, non certo con lui.
"Voglio parlarne seriamente, Akane"
Abbassò gli occhi, li abbassò anche lei. A
seguire, un
lungo minuto di silenzio rotto da un sospiro. Li aveva sentiti anche
lei dire che da lì a pochi giorni si sarebbero
sposati,
auspicabilmente prima che le condizioni del Maestro peggiorassero
inesorabilmente, li aveva sentiti eccome.
"Ok, Ranma, parla"
"I-io..."
"In giapponese corrente"
"Non è poi una tragedia, mmh... In fin dei conti lo sapevamo
già. Ecco, sì. Lo sapevamo che prima o poi
sarebbe
accaduto. Sono qui per questo, vivo qui per questo motivo. Quello che
voglio dire..."
Se solo qualcuno fosse andato ad interromperlo, pensò.
Mentre
parlava- ed i Kami soltanto sapevano perchè non riuscisse a
fermare
la voce che, da scricchiolante come il pavimento, fluiva ora dalle sue
labbra come un fiume in piena- non sapeva cosa sperare, se di poter
continuare indisturbato o di doversi fermare per poi lasciare cadere il
discorso per sempre, finchè il problema non fosse tornato
magicamente a posto da solo, come ogni volta. Se solo P-Chan fosse passato
da
lì...
Trattare certi argomenti con Akane era come giocare alla roulette russa
al contrario: con tutti i colpi in canna ed una sola camera di scoppio
vuota. Potenzialmente letale, molto più che potenzialmente.
"Quello che sto cercando di dirti è... Che io non sono
totalmente in disaccordo, non del tutto. Forse... Non lo so, penso che
non mi dispiacerebbe, ecco. Non così tanto, almeno"
Chiuse gli occhi, finalmente respirò.
"Mi stai chiedendo di sposarti, Ranma?"
"Sei scema?"
"Peccato, avrei detto di sì", sorrise.
A seguire, una pausa interminabile. Almeno quaranta secondi.
Non che li avesse contati.
"Dici davvero?" esitò.
"No"
La guardò alzarsi, camminare avanti e indietro per la
palestra e fermarsi a guardare fuori dalla porta, chiuderla.
"Mi rendi nervoso, torna a sederti"
Si avvicinò e si sedette sulle ginocchia proprio di fronte a
lui.
"Qual è il piano? Scappiamo? Ci rifiutiamo? La buttiamo in
caciara come al solito? O pensi che si possa fare?''
"Io..." era troppo tardi per tornare indietro, "Io penso che si potrebbe anche..."
"Dopo la fine della scuola"
"Dopo la fine del mio addestramento"
"Quando avrò imparato a cucinare, altrimenti chi ti sente"
"Quando sarò tornato normale"
"Sposa bagnata, sposa fortunata?"
"Ti odio"
Nonostante l'imbarazzo riusciva a guardarla negli occhi, esperienza
molto rara per lui. Akane era carina e non
aveva più voglia
di negarlo, soprattutto a se stesso.
"Tutto molto bello, ma come la mettiamo se il maniaco muore e quei due
ci obbligano?"
"Non mi sposerò a scatola chiusa, Ranma"
Un altro scricchiolio, fortissimo. Si era proteso verso la sua
fidanzata senza nemmeno accorgersene.
"Che intendi?"
"Ecco..." guardava il soffitto come se vi stesse cercando le parole da
dirgli: "Ricordi la lezione di scienze di stamattina? O dormivi?''
"Dormivo"
"Allora, abbiamo sezionato una rana morta"
"Sei la donna meno femminile e romantica..." scosse la testa.
"Fammi finire! Il professore ha parlato di esperimenti e prove
empiriche. Ecco, io vorrei una prova. Una prova empirica,
sì. Giusto per vedere com'è, se si può
fare"
Esitò un istante prima di rispondere. Sebbene il suo istinto
di combattente fosse ben più che sviluppato, quello di uomo
tendeva ad avere qualche piccola carenza in immediatezza, di tanto in
tanto.
"Che... Che genere di prova?''
"Un bacio"
"Che?"
Se fosse stato un personaggio dei cartoni animati della Warner Bros i
suoi occhi sarebbero schizzati fuori dalle orbite, le orecchie
avrebbero preso a fumare ed il suo corpo sarebbe saltato in aria fino
al soffitto, con in sottofondo l'effetto sonoro di una molla.
Boing.
"Devi stare scherzando" continuò, "E' uno scherzo, eh? Ah,
ma io non sono stupido! Non ci casco mica!"
"Ma scusa, fino a cinque minuti fa volevi sposarmi" L'espressione
più innocente che avesse mai visto dipinta sul viso di lei,
che di norma non sembrava comunque più smaliziata di una
bambina di sette anni.
"Sì, beh, ma..."
"Cosa pensavi che avremmo fatto, una volta marito e moglie? Guardato la
tv? Giocato a scop... Ops!"
"AKANE!"
"Eh, mi è scappata"
"I-io non lo so, non ci pensavo, ecco"
"Ranma" seria, si avvicinò a lui. Neanche il pavimento
scricchiolava più, forse era in tensione anche lui. "Voglio
che ci pensi veramente. Sono decisioni importanti da prendersi, e credo
che debbano essere ben ponderate. Abbiamo lasciato passare troppo tempo
senza opporci alla loro decisione per far finta di niente, ed ora
è subentrato Happosai. Se... Se non ti fa proprio schifo,
ecco... Un bacio è tutto ciò che ti chiedo. Non
ci sarebbe nulla di sentimentale, non in questo caso. Sarebbe solo per
capire da che parte stiamo andando"
L'aveva lasciata finire, colpito dalla sua maturità, triste
per i dubbi che ancora continuava a nutrire nel suo aspetto fisico,
dubbi che era abbastanza intelligente da capire di aver contribuito ad
instillare in lei, almeno in parte, e soprattutto rapito dai suoi
occhi. Akane era molto
carina, e lui era uno stupido.
"Vuoi davvero che il tuo primo bacio sia così? Tanto per
provare?"
In tutta risposta si avvicinò ancora al suo volto fino a
sfiorarne il naso con il suo e chiuse gli occhi, speranzosa. Ci volle
un secolo perchè lui si decidesse a colmare la distanza che
li separava, o almeno così sembrò a lei.
Non aveva mai baciato una ragazza, non volontariamente, e si sentiva
impacciato ed insicuro. Quando le sue labbra avevano sfiorato quelle di
Akane gli era sembrato quasi di inciampare.
Si staccò per guardarla negli occhi, ma i suoi erano
serrati. La baciò ancora, sempre in maniera casta,
imbarazzata, rispettosa.
"Andava bene?" chiese incerto staccandosi, invero con non poca fatica.
Aprì gli occhi anche lei.
"Un po' moscio"
"Scusa? Guarda che ti faccio pentire di averlo detto eh!"
"Fermo, Casanova. Direi che hai qualcosa sui cui riflettere, ed io sono
molto stanca. A domani"
Camminava a passi svelti verso la porta; le vecchie, stanche assi del
pavimento avevano ripreso a scricchiolare. Il tempo che per un momento
si era fermato aveva ricominciato a scorrere normalmente.
La fermò prima che lasciasse la stanza, si
voltò verso la porta e sussurrò il suo nome.
"Akane"
Non rispose. Insistette.
"Prova superata?''
Si voltò anche lei, radiosa: "La prova era per te, io non ne
avevo alcun bisogno. Buonanotte, Ranma"
"Buonanotte, Akane"
Superata.
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