Libera 15 5
Arizona era tornata a casa sua ed io occupai il mio tempo, organizzando
la cena. Invitai tutti tramite messaggio e la maggior parte, accettarono
l’invito. Non avevo ancora richiamato Robert, non ero psicologicamente pronta.
Con Arizona ci sentivamo almeno quattro volte al giorno, la sua famiglia non
era rientrata dalla vacanza e appena sbrogliato le sue cose, tornò a stare con
me. Quei giorni ci avevano avvicinato moltissimo. Avevo trovato la spalla su
cui piangere ed essere me stessa, sempre e comunque, lei mi avrebbe appoggiata.
Buttammo giù un menù misto americano-messicano e ne rimanemmo soddisfatte.
Passammo un giorno intero al supermercato per trovare tutti gli ingredienti e
le varie primizie, certo, il periodo dell’anno non dava molte scelte ma ci
accontentammo. Avevamo deciso di cucinare insieme e la cosa non mi entusiasmava
molto, in cucina ero molto precisa e scrupolosa mentre lei, disordinata a
livelli da esaurimento. Accettai con molti dubbi ma non potevo dirle i miei
scrupoli. Alla fine dovevo solo assecondarla per una sera, mi convinsi che ce
la potessi fare.
“Come ci dividiamo i compiti?” le chiesi.
“Di cosa?.”
“Cosa vorresti cucinare, per esempio?.”
“Credi che non ne sia capace? Che non sia in grado di fare una cena?” mi chiese
quasi offesa.
“No no, so che sai cucinare, non mi fraintendere, sono solo curiosa.”
“Non vuoi che cucini?.”
“Arizona no, vorrei solo organizzare bene i lavori in cucina, tutto qua. Non
amo il disordine e…
“Se vuoi fare da sola, non c’è problema.”
“Per favore, cuciniamo insieme dico solo che dobbiamo organizzare bene la cosa
perché non ho l’attrezzatura per tutto e visto che siamo qui, comprerò alcune
cose. Almeno siamo tranquille.”
Non fu soddisfatta della mia risposta ma terminò il discordo lì. Comprai più
pentole e tegami, volevo fare tutto bene e rendere la preparazione il meno
complicata possibile.
“Cerchiamo la menta fresca per il mojito” disse Arizona.
“Ottima idea, faremo svariati cocktail.”
“L’ultima sera delle vacanze va festeggiata alla grande.”
“Esatto.”
Tornammo a casa soddisfatte della spesa fatta, avremmo organizzato una bella
serata. Preparai la cena mentre Arizona era in video chat con i figli. Ogni
volta che li sentivo, mi veniva un nodo in gola. Amavo il rapporto che avevano
e adoravo Arizona in veste di mamma. Cercava di imporre regole anche a chilometri
di distanza ma le veniva malissimo. Cercava di fare la mamma dura ma i suoi
occhi non mentivano, donava amore anche
in silenzio. Passammo l’ennesima serata tra vino rosso e chiacchiere e ci
addormentammo sul divano. Il tremendo mal di schiena mi svegliò e senza fare
rumore, raggiunsi la mia camera. Ancora era presto per alzarsi e mi allungai di
nuovo. Non ripresi sonno e fantasticai
sulla vacanza da favola appena fatta e su quanto andar via da Seattle mi avesse
fatto bene. Prima di partire mai avrei immaginato di tornare così rigenerata,
così sicura di me stessa anche se con le idee poco chiare su Robert e Susan. Lì
ci dovevo ancora lavorare. Alle sette andai a preparare il caffè, ne avevo una
gran voglia.
“Mi hai attaccato la tua malattia?” mi chiese Arizona raggiungendomi.
“Che?.”
“Ultimamente faccio fatica a svegliarmi e alzarmi dal letto.”
“Credo che per te sia normale, aspetti un bimbo mentre io non ho
giustificazioni. Ti preparo un tè?.”
“Si grazie e sì, non sei normale in fatto di sonno.”
“La normalità è sopravvalutata Arizona. Che ne dici se iniziassi a preparare le
mie cose, così poi ti lascio la cucina libera.”
Di nuovo il suo sguardo indagatore.
“Non mi vuoi tra i piedi, ho capito, sì, inizia pure.”
“Non sei tu, è che quando cucino ho bisogno di spazio, per me è un vero e proprio
rito.”
“Ok, mentre tu prepari, io attacco io un po’ di festoni e sistemo la zona bar.
Con Mark in giro, anche a lui servirà il suo spazio per dimostrarci la sua
bravura nel fare intrugli con gli alcolici.”
“Oh sì, decisamente.”
Le ore filarono veramente lisce, preparai qualcosa anche per il pranzo e
Arizona gradì particolarmente. Oramai mangiava qualsiasi cosa e a qualsiasi
ora, nel giro di un’ora, finì un intero barattolo di sottaceti comprati per la
cena.
“Arizona, se continui così, dobbiamo tornare a fare la spesa.”
“Non resisto ai sottaceti, è così a ogni gravidanza.”
“Ok, allora non li offriremo stasera così li lasciamo per te.”
“Brava, allora li mangerò mentre cucino. Grazie. Dai, continuiamo i lavori.”
Spostammo alcuni mobili per fare più spazio in salotto e la cucina, dopo
rimessa in sesto da Arizona, la usammo per appoggiare il cibo. Non sarà stata
una cena seduti. Preparai anche alcuni cd nel caso volessimo ballare.
Iniziarono ad arrivare i primi ospiti, Mark fu il primo di tutti, alla fine le
eravamo mancate. Arrivarono Alex con Jackson e April e poco dopo Owen e
Cristina. Alla fine avevamo radunato un bel gruppetto di persone. Tutti ci
chiesero della vacanza, in fin dei conti eravamo le uniche lì dentro, che si
erano allontanate da Seattle. Raccontammo quasi tutto e tutti ascoltavano
curiosi. Mark, come previsto, si impossessò dell’angolo bar e preparò cocktail
per tutti. Verso le otto, iniziammo a mangiare e con grande soddisfazione,
notai che avevamo fatto un bel lavoro, anche Arizona nonostante le mie
critiche. Guardando i miei ospiti, dedussi che avevo trovato degli ottimi amici
e che forse, erano diventati davvero la mia nuova famiglia. Sentii suonare il
campanello e andai ad aprire. Era Robert. Dopo i primi secondi di rabbia e
imbarazzo, gli chiusi il portone in faccia e trascinai di corsa Arizona in
bagno.
“Ehi, che ti prende?” mi chiese sistemandosi la maglietta.
“C’è Robert alla porta.”
“Cosa?.”
“Robert, è sul pianerottolo, è venuto qui.”
“Che vuoi fare? O… che posso fare io?.”
“Mandalo via, non lo voglio qui. Non adesso almeno.”
“Callie…"
“Come cavolo si è permesso di venire qua? Chi lo ha invitato?” dissi ormai
urlando. Ha il potere di rovinarmi sempre le cose belle della mia vita.”
“Non farlo entrare se non vuoi ma esci un secondo e parlaci o, ascoltalo e
basta.”
“Arizona non sono pronta, poi scoppierò in un pianto inarrestabile e la mia
serata finirà così. Mi conosco troppo bene.”
“Quindi lo mando via?.”
“Dioooo, detto così è brutto.”
“Possiamo sempre farlo entrare e passare la serata in serenità.”
“Davvero? Sei seria?” le dissi, come posso passare la serata serena con lui qui
dentro?. E poi gli altri non sanno nulla
e lo tratterebbero ancora come mio marito.”
“Callie, è ancora tuo marito. “
Feci due enormi respiri, mi sciacquai il viso con l’acqua fredda e mi calmai.
“Ok, uscirò un attimo sul pianerottolo, tu intrattieni gli ospiti” le dissi e
se senti rumori strani, esci immediatamente.”
“Sarà fatto.”
Con un po’ d’imbarazzo per la porta sbattuta in faccia di qualche minuto prima,
ci sedemmo sulle scale.
“Come stai?” mi chiese subito.
“Robert avevo detto che ti avrei chiamato appena potevo, questa non è la serata
giusta. Ho ospiti e vorrei divertirmi.”
“Me ne vado subito, volevo solo vederti e…”
“E cosa? Vedere se sto bene? Sì, sto benissimo grazie. Senti scusa ma non ce la
faccio. Devi andartene.”
“Ok, ci sentiamo presto allora.”
Non risposi ed entrai in casa. Ovviamente tutti mi guardarono perplessi e gli
spiegai in grandi linee cos’era successo. Da veri amici, non chiesero altro. Fortunatamente
Arizona prese la parola e la nostra attenzione ora, era tutta su di lei.
“Devo dirvi una cosa… in vacanza mi sono accorta di… insomma, sono incinta. Di
nuovo!.”
“Callie sei stata tu?” disse il matto di Mark.
“Sì Mark, il figlio tanto desiderato è arrivato finalmente.”
Ci furono le congratulazioni generali e passammo le ore successive, immaginando
cosa si fosse inventata Shonda per il suo personaggio. Senza neanche dirlo, il
peggio fu di Mark.
“Secondo me mi farà fare lo sforzo di sedurti e metterti incinta, così tutto
rimarrà in famiglia.”
“Scordatelo caro, non sarà un uomo in carne ed ossa a mettermi incinta e di
certo non sarai tu. Hai già dato con Callie” disse Arizona ridendo.
La serata proseguì alla grande, grandi risate e tante chiacchiere. Malgrado la
visita inaspettata di Robert, ero felice e libera. Libera di essere io a
decidere il mio futuro, libera di scegliere per il mio bene senza avere il
timore di ferire qualcuno. Libera. Quella sensazione di libertà avevo
intenzione di portarmela dentro per molto tempo, nessun obbligo né restrizione.
Finalmente mi sentivo libera.
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