La coscienza avversa

di LawrenceTwosomeTime
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Ed ecco come sono giunto fin qui; dove ho continuato a narrare a voi, spettatori invisibili, la mia discesa.
Vagando per una buia scala a chiocciola, con un sudicio muro come unico appiglio, ho raggiunto la porta più insignificante, proprio perché la più importante, l'ultima.
E sono sbucato nel mio studio.
Non è esattamente come me lo ricordavo: le persiane sono abbassate, e questo acuisce la sensazione che sia grande solo la metà di come realmente è. Il soffitto è arcuato e molto basso, proprio come quello di una cripta.
Oltre a questo, c'è un casino che ne snatura l'usuale impeccabilità.
Appoggiata ad una sedia scorrevole, ho ritrovato la mia vecchia giacchetta di tela verde, e sopra la scrivania, un biglietto scritto con la mia calligrafia, che dice: "Guarda nelle tasche della giacca, contengono le risposte a molte domande".

Nella tasca sinistra c'era un foglietto ripiegato, dove ho letto, scarabocchiato con una biro rossa, il monologo che trovate all'inizio di questa storia. Evidentemente, la mia mente non vuole perdersi nulla.

Nella tasca destra, c'è la pagina che non ho ancora letto. E sinceramente ho paura a farlo.
Statemi vicino.

"Caro Signor Giudice, è Davide che ti scrive dall'Oltretomba.
Sta tranquillo, non sei morto!
Io lo sono, e già affermare questo è ben strano, perché significa che in fondo lo è anche una parte di te: hai decretato la mia dipartita nel momento esatto in cui hai messo piede in questo ufficio. Da tuo acerrimo rivale, ti faccio le mie più sincere congratulazioni (tu fammi le tue condoglianze, sii equo). Si sa: il nostro Io è più sfaccettato di un diamante imperfetto, la signorina del secondo piano dovrebbe avertelo insegnato…
E a proposito della tua scampagnata solitaria: avevi ragione a metà quando pensavi che in questo casino ti ci eri messo da solo; diciamo che ti è bastata una piccola "spinta" dall'esterno. Messa a tacere per un po' insieme ai suoi ricordi, la parte più debole di te (Tu) ne ha approfittato per scaturire una piccola sommossa.
Oh, era rinchiusa, certo, ma questo non vuol dire che non potesse ricevere appoggio da fuori.
Il cardellino che ti ha portato la chiave eri tu, così come quello che ti ha richiuso la porta in faccia – nel caso ti passasse la tentazione di fuggire, immagino.
Non hai vissuto una sarabanda di ricordi. Io trovo che tu abbia rivisto le tue priorità, più che altro.

Hai 30 anni, di mestiere fai il giudice, assolvi e punisci a tuo piacere. Sei un corrotto, e non esiteresti a rinnegare i tuoi cari per sposare il tuo lavoro.
Gli amici d'infanzia? Dimenticati.
Ne hai fatte così tante senza tenere conto delle conseguenze, che hai pensato bene di tornarci su: hai recitato la parte di quell'imprenditore accusato di frode fiscale (assolto), e – PUM! – quella femme fatale indagata per aver ucciso il marito che la violentava ha turbato i tuoi sogni…bastò una piccola donazione da parte della famiglia di lui per far pendere la bilancia a suo sfavore.
Quella notte in cui tuo padre ti parlò del concetto di giusto e sbagliato, tu progettavi già di diventare il Giustiziere Imperituro…legalmente, certo. Il fatto che appartenessi ad un popolo di perseguitati ti facilitò la decisione.
E quel povero facchino! Quante risate! Tu l'hai dimenticato, ma non riuscì nemmeno a pagarsi delle cure mediche adeguate, la ferita si infettò e dovettero amputargli il braccio.

E ora sei qui, assurto a nuova vita. Fatico ancora a credere che una zona così infima del tuo subconscio si sia mobilitata a tal punto.
Questa volta il caso era grosso: ti eri invischiato in questioni politiche. Agli avversari del tuo imputato non andava giù il tuo verdetto, così hanno pensato di farti un po' di pressione. Ti hanno messo sotto con l'auto, una Ford nera del '97, e sei andato in coma.

Trauma cranico, forse.

Ora il resto spetta a te, ma non azzardarti a credere che rimarrò morto per sempre.
La vita non è così semplice, non esistono solo il Bene e il Male: quando uscirai di qui, non sarai più solo te stesso. Saremo tutti in uno. E questo uno darà ampia libertà di scelta al suo nuovo preferito, ovvero te. Non approfittartene.

Il varco si trova poco oltre gli archivi.
Ricorda: devi scavare parecchio, se vuoi raggiungere la superficie
"

Segue la mia firma.

Cammino senza veramente camminare in questo corridoio bianco, in cui sembra scorrere finalmente un po' di luce vera e qualche residuo di astrazione a compensare il vuoto.
Mi sento leggero, leggerissimo, eppure incredibilmente cosciente, forse perché in me sta tornando a soffiare l'alito della vita.


Mi sveglio in un letto d'ospedale.







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