70 anni di noi

di Generale Capo di Urano
(/viewuser.php?uid=792496)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


70 anni di noi
 
29 marzo 2016

Monika cominciò a battere nervosamente a terra il piede, le braccia incrociate davanti al seno e gli occhi che di tanto in tanto cadevano a osservare l’ora sull’orologio che il fratello le aveva regalato qualche anno prima.
Veneziano non era mai stato molto bravo in fatto di orari; e nemmeno di date, se per questo. Per questo la tedesca era rimasta non poco basita quando il ragazzo l’aveva chiamata con urgenza per festeggiare “un anniversario importantissimo! È troppo importante per essere saltato!”
Non fraintendetela, povera donna: l’italiano era sì un tipetto adorabile e romantico, ma aveva sempre la testa fra le nuvole e difficilmente si ricordava compleanni o ricorrenze varie. Per sua fortuna si era trovato una fidanzata, per così dire, abbastanza tollerante in questi casi; ma era proprio per quel suo essere così svampito (sì, svampito era sicuramente la parole giusta) che Monika non poteva credere che si fosse agitato in quel modo per un anniversario –di cui lei tra l’altro non ricordava nulla, ed era assurdo!
Era più di mezz’ora che nell’attesa rimuginava sul fatto, cercando di ricordare se in quel giorno, o in quel mese, fosse successo qualcosa di particolare; non si sarebbe stupita neanche se fosse stato qualcosa di particolarmente stupido o insignificante. Feliciano ogni anno le regalava un mazzo di rose per ricordarle il giorno in cui l’aveva baciata la prima volta –il due di giugno, come se mai avesse potuto dimenticarlo: era piuttosto esaltato quel giorno- e il fatto che lei gli avesse risposto con un pugno sul naso era completamente irrilevante.
Era forse stata la prima volta in cui l’aveva portata a passeggiare sul lungolago? No, era il sette novembre; perché quel ramo del lago di Como andava ammirato per bene, nel giorno giusto, e l’aria fredda che penetrava sotto le maglie e i cappotti si poteva sopportare.
La prima volta in cui le aveva preparato un tiramisù? -oh, ricordava com’era finita quella sera!...- La prima volta in cui l’aveva vista indossare una gonna? O quel giorno in cui l’aveva portata nel bosco sotto la pioggia? –lo trovava molto romantico, lui; mannaggia a quel poeta che gli aveva messo in testa certe cose.
«Moni, ti ho fatto aspettare?»
La tedesca alzò lo sguardo, scuotendosi dai suoi pensieri per fissare gli occhi sulla figura del ragazzo che agitava una mano nell’aria per salutarla. Osservò Veneziano che saltava giù dal motorino –aspetta, motorino?
La Vespa da cui l’italiano era appena sceso per correrle incontro non era la solita 50 Special verde con cui veniva spesso a prenderla, ma era azzurra, di un modello diverso, forse più vecchio. Qualcosa non tornava...
«Sei bellissima, Moni!» il morettino fece per darle un bacio, ma venne prontamente bloccato dalle mani risolute della compagna che lo allontanarono dal suo volto. «Sei in ritardo» lo sgridò, con tono seccato, ma ormai il fidanzato non ci faceva più caso; tanto non era davvero arrabbiata!
Feliciano riuscì a scansare dal viso le mani della donna e ad unire le labbra alle sue, in un bacio veloce ed esaltato, che fece arrossire e sbuffare la bionda, che però non se ne lamentò.
«Te l’ho già detto che sei bellissima?»
«Me lo dici ogni volta che mi vedi, Feli» fu la risposta, ma Monika non poteva nascondere che il fatto che lui glielo ripetesse di continuo la lusingava parecchio. «Piuttosto, spiegami perché mi hai fatto venire qui con tutta questa fretta! Avrei anche da lavorare, io!» sottolineò quell’ultimo monosillabo come a voler fargli pesare quel suo essere tanto fannullone.
«Ma come, Moni? Non ti viene proprio in mente nulla?» Veneziano si mise ad ammiccare indicando con lo sguardo verso il suo strano Cinquantino celeste –ma seriamente, da dove veniva quell’affare?
La ragazza sospirò. «Mi arrendo, dai, dimmelo e basta!»
Quello rispose con un adorabile broncio, come deluso. «Dai, è facile… siamo nel 2016… Settant’anni fa…» fece un sospiro nel vedere lo sguardo perplesso della morosa, quasi fosse lei quella problematica.
«29 marzo 1946! Moni, è il settantesimo anniversario della Vespa! Dobbiamo assolutamente festeggiare!» esclamò, con un sorriso a trentadue denti, probabilmente aspettandosi una qualche reazione della tedesca.
Lo schiaffone che gli diede la donna risuonò probabilmente per l’intera piazza.
 
 
 
 

«Però è comunque una buona scusa per farsi un giretto, no?»
«Tu useresti qualsiasi stupidissimo pretesto pur di non fare il tuo dovere» lo rimproverò Monika, il tono di voce addolcito mentre stringeva le braccia attorno alla vita del sorridente italiano.










≈È inutile che vi facciate domande sul mio disagio mentale≈

Non ho molto da dire... la radio dà informazioni interessanti e io impazzisco x3 
E ricordate, fanciulli: la Het! ItaGer è cosa buona et justa e Nyo!Germania con le sue bellissime tette merita più amore. 

E ora torno a studiare ginnastica TwT
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3423559