Il destino a volte crea delle situazioni davvero bizzarre,
a pensare a come siamo finiti.
Tu ed io,
rifiutati dalla vita e dalla gente,
soli in mezzo a tanti,
incontrati per puro sbaglio dal destino che non ci voleva.
La
spada del destino
<< Vuoi parlarmi? >>, domandò la sua voce
fioca.
Le accarezzava la testa scura, poggiata sulle sue cosce, con
la delicatezza di quando si tocca una cosa molto preziosa e rara; forse
lo era.
<< Certo…! >>, sorrise lei.
Guardava i suoi bellissimi occhi celesti, talmente chiari da
parere bianchi, con i suoi, buchi blu scuro, come il fondo marino.
Ricambiò il sorriso, quel ragazzo dalla chioma argentea,
passandole l’altra mano sulle guance colorate.
Stava con la schiena appoggiata alla parete di una stanza a
luci basse, buia.
Il destino era stato tiranno con loro; sin dal principio, da
sempre.
<< Posso… parlarti di me? >>, fece dopo un
bel
respiro, mantenendo pur sempre il suo dolce sorriso.
Il giovane annuì e la ragazza cominciò a raccontargli, con
quella voce debole e lenta, la sua vita fatta di sacrifici e speranze
morte,
quelle di un’assassina.
Le lacrime di una
bambina che aveva perso troppo presto i suoi genitori, uccisi dalla
vita troppo
cara che gli aveva costretti a lavorare fino all’esaurirsi delle loro
ossa.
<< Mamma… Papà…
>>.
Quelle di una bambina
che li aveva visti l’ultima volta quando portarono via i loro corpi,
gettandoli
nella terra senza sepoltura.
Le sue lacrime che
lentamente si asciugarono, mentre si faceva più chiara la luce che la
portava
alla realtà; quella dura verità che le si presentava davanti.
Cresciuta da sola
cominciò a rubare per reggersi in piedi, a picchiare per farsi più
forte, ad uccidere…
Uccise la prima volta
quando aveva tredici anni.
Un uomo la voleva
portare alla polizia e lei, per difendersi, prese una spranga di ferro
e lo
colpì al cranio.
<< Anf… Anf…
>>. I suoi occhi si dispersero quella volta, osservando
il liquido denso
rosso scuro che si disperdeva tutto. Le sue gambe cedettero, cadendo a
terra.
Non si sentiva più il cuore, la mente, i muscoli, il mondo intorno a
lei… Tutto
era scomparso.
Era sola, anche senza
sé stessa.
Il suo volto
schizzato dallo stesso colore che aveva visto tanto forte la prima
volta non
gli fece più poi tanto ribrezzo, col passare degli anni.
Era diventata un’assassina.
Il destino era stato
cattivo con lei fin dalla nascita e non aveva smesso di perseguitarla
per
quella che era diventata la sua vita.
Le strade buie erano
diventate la sua casa, il nulla il suo più caro amico; il
destino non l’aveva mai voluta su questo mondo.
Era una piaga; era
nata per non vivere. Forse per
uccidere, perché non viveva.
All’età di diciotto
anni incontrò il giovane dai capelli argentei; nei suoi occhi rivide la
morte.
Aveva ottenuto lo
stesso trattamento dal destino, lo sapeva. L’aveva letto con il solo
suo
sguardo, perché identico al suo.
<< Chi sei?
>>.
<< Sono
un’assassina, mi chiamo Gewel. Tu invece come, cavaliere dai capelli
argentei?
>>.
<< Hiek! Ma non
sono un cavaliere, sono un assassino anch’io. >>.
Lei lo aveva capito,
ma lo vedeva più come un cavaliere fiabesco piuttosto che quello che
era in
realtà: un assassino dal sangue freddo, come lei.
Aveva sterminato
genti di cui non sapeva il nome, ma che mai gli sarebbe interessato
conoscere.
Lui era gelido più
del ghiaccio, come lo raffiguravano i suoi freddi occhi, dallo sguardo
orribile.
Ma lei non volle
giudicarlo per quello che era diventato, se non per quello che era
stato.
Vide in lui il
bambino che piangeva, ricordandole lei stessa. Vedeva in lui quello che
lei era
stata.
Forse vide la
speranza morta rifiorire, in lui, che non provò mai niente per lei.
In Gewel stava forse
rinascendo un senso di vita che al destino non piacque.
Loro due erano stati
scelti dal destino per essere dei morti ancora vivi senza emozioni e
lacrime,
che avevano perso durante gli anni.
Non potevano provare
a vivere; il destino si sarebbe certo vendicato di questo strano tradimento che poteva sembrare.
Ma Gewel non seppe
badarci e lo tradì, perché forse cominciava a provare amore per quel
giovane
cavaliere che era per lei: un sentimento che mai il destino avrebbe
approvato.
<< Io non ti
amo. Io non amo. >>.
Queste parole le
avrebbe ricordate per tutta la sua vita. Parole importanti, brutte, ma
preziose.
Sapeva bene che Hiek
era ancor più segnato dal destino, perché era quello che tra i due era
stato scelto
per soffrire più allungo, e che non sarebbe mai riuscito a provare
amore, né
tanto meno sentimenti per nessuno.
Lei soffriva perché
amava una persona che non amava; lui soffriva perché voleva amare
quando non
riusciva ad amare.
Gewel, con il suo
solito sguardo impassibile, decise più tardi di sterminare l’intera
famiglia
Whiteblack; potente e ricca, che rese schiavi i suoi genitori fino alla
morte.
Hiek le diede
l’informazione, una notte di pioggia come tante altre.
La ragazza chiedeva
al destino come mai erano stati scelti loro da questo, ma sapeva bene
che non
avrebbe mai avuto risposta, così, decise di continuare la sua strada,
trovando
le sue risposte con la vendetta.
Era un’assassina, il
destino lo aveva scelto, ed ora doveva pagare con il sacrificio di
tante vite;
dove molte di queste, sicuramente innocenti non erano.
Gewel decise che non
c’era scelta: questa era la sua vita, e avrebbe continuato a
percorrerla.
<< Non è stato difficile rivederti… >>, gli
sorrise ancora, come se fosse rimasta una delle poche, o forse l’unica,
espressioni che riusciva a fare.
<< Già… >>, ricambiò il sorriso: aveva
ormai
imparato bene a farlo, solo per lei, solo per quel
giorno.
<< E tu? Vorrei sapere qualcosa da te… >>.
Il ragazzo alzò il voltò, fissando nella penombra un punto
vuoto.
<< Di me nulla potrebbe farti sentire meglio. Quello
che sono lo resterò per il resto dei miei giorni. >>.
Tipico da parte sua.
La ragazza addolcì gli occhi: sapeva che il giovane si
sarebbe rifiutato di parlarle del suo passato.
<< Ti amo. >>.
<< Io non amo. >>.
Aveva imparato a sorriderle, ma non ancora a dire “ti amo”.
Sarebbe come convincersi di provare un sentimento che per lui non è mai
nato;
non poteva mentire così a sé stesso, e soprattutto a lei.
La ragazza stava cercando il lui qualcosa che non c’era, che
non esisteva: la salvezza dal destino.
Ma questo non aveva intenzione di lasciarli andare, ed ecco
perché comparve quella spada.
Gewel aveva sentito
parlare della spada tenuta dalla famiglia Whiteblack.
Le voci che correvano
su di essa erano brutali… Una spada macchiata del sangue di interi
popoli, che
la famiglia sterminò per conto di questa stessa.
La spada voleva il
sangue, voleva il pagamento e la famiglia la serviva come una dea.
La giovane decise che
avrebbe portato via loro la spada, rubandola.
S’intrufolò nella
dimora, come spesso faceva per ucciderli uno dopo l’altro, e così vide
il
caveau.
La tenevano lì dentro
quella spada maledetta che si cibò della vita d’innumerevoli genti.
Ma non aveva ancora
capito quello che stava per fare, di quello che il destino aveva scelto
per
lei.
Aprì il caveau con
troppa facilità e vide la spada, al centro della buia stanza, sorretta
da un
piedistallo.
<< Sei venuta
per la spada? >>.
Quando si voltò aveva
già capito che si trattava di lui.
Il cavaliere delle
fiabe era venuto per conto della spada, per conto della famiglia, per
conto del
destino…
<< Sappi che non mi sono mai pentita delle mie scelte…
>>, alzò la mano verso il viso del ragazzo,
accarezzandolo con estrema
dolcezza. << Nemmeno tu devi… >>.
La sua mano cadde come in rallentatore sul pavimento,
sbattendo senza forze.
Chiuse i suoi occhi dolci e le labbra restarono sigillate a
quel sorriso che era riaffiorato solo grazie a lui.
Hiek abbassò lo sguardo, fino a toccarle le labbra con le
sue.
Da quando lo rialzò, il suo volto freddo riabbracciò il suo
destino che allungando la mano verso lo stomaco della ragazza, afferrò
la
spada, tirandola verso l'alto con decisione.
La bocca sorridente di Gewel cominciò a trasbordare del
liquido denso e rosso scuro che le poteva ricordare tutta la sua vita.
Il giovane gettò la spada lontano, sporcando del sangue in
cui era immersa tutto il pavimento del caveau.
Si rialzò, reggendo fra le sue braccia il cadavere.
Il giorno stesso Hiek, uscito dal caveau della famiglia
Whiteblack, impugnò nuovamente quella spada e le consegnò le vite
dell’intera
famiglia.
Gli sterminò tutti, dal primo all’ultimo in quella stessa
notte.
Dal più anziano al più piccolo, che la spada bramava ancora
dei sacrifici.
La stessa famiglia che lo aveva ingaggiato per uccidere
Gewel, che voleva uccidere loro, era stata ammazzata dallo stesso
assassino.
La spada fu gettata alle rive del mare assieme il corpo
della giovane assassina, sua compagna e sua vittima.
Hiek aveva capito che quella spada non era altro che il
destino, che decise di punirli ancor di più per il tradimento ricevuto.
Gewel aveva ora smesso di soffrire, ma lui, com’era stato
scelto, avrebbe sofferto più allungo, finché il destino non avrebbe
richiamato
la sua vita, servendosi di sé stesso.
Gewel e la spada del destino erano ora in fondo al mare,
cullati per quella che sarebbe stata l’eternità.
<< Io non mi
pentirò delle mie scelte. >>.
Il destino a volte crea
delle situazioni davvero bizzarre,
a pensare a come siamo
finiti.
Tu ed io,
rifiutati dalla vita e
dalla gente,
soli in mezzo a tanti,
incontrati per puro
sbaglio dal destino che non ci voleva.
E
così, per punirci, ci ha separati grazie alla lama della sua spada… forse per
sempre.
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Ed eccomi
per
la prima volta in questa sezione con una piccola one-shot.
Dai toni
un
po’ angst e non-sense, scritta in uno dei miei stati di follia
irrazionale XD
Volevo
precisare che io non credo che il destino sia una cosa scritta, ma che
sia
quello che noi scegliamo, tuttavia mi piace trattare di questi
argomenti
assurdi. Inoltre, parlare di destino già scritto la trovo una cosa
abbastanza
facile, una scusa da codardi per tutti quelli che non vogliono
affrontare la
vita e le scelte a cui ci pone.
Anche se,
in
modo totalmente contraddittorio, credo agli incontri del destino e cose
simili
XD Sono una di quelle persone non coerenti con sé stesse XD
Fatto ciò,
posso passare a dirvi che questa mia piccola one-shot mi piace! ^^
Forse, e
dico forse, mi
piacerebbe usarla come
un piccolo prologo, o una shot introduttiva ad una storia long ^.^ Di
idee ne
ho a bizzeffe, ma ho un sacco di altre storie da scrivere e ultimare
che non so
quando e se potrò farla… Ciò non toglie che mi piacerebbe e un
pensierino ce lo
faccio =^^=
Chissà che
magari un giorno la vedrete in questa sezione…
Ciao, ciao
da
Ghen =^____^=
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