1.
Magnus fissò il corpo senza vita davanti
a sè e
realizzò, con una contrazione nello stomaco, che quel mostro
in
decomposizione non era la causa della sua nausea.
"Mi dispiace, Magnus" disse Isabelle.
Era la prima volta che sentiva parlare della
possibilità di
un matrimonio combinato per Alec e le sue possibili implicazioni lo
facevano stare male quando non avrebbero dovuto.
Annuì e fece un sorriso falso. Credeva
nel fatto che la ragazza fosse
davvero dispiaciuta, ma non c'era nulla che potesse fare. E nemmeno
lui.
"Va bene, più o meno" rispose.
Ma non era così. Affatto.
2.
Alec stava in piedi di fronte a Magnus e gli disse
"sto bene" e che non aveva bisogno di aiuto per guarire la sua ferita.
Era una frase che aveva ripetuto molte volte, quel
giorno, con
sempre più veemenza, per costringere quella bugia a lasciare
le
sue labbra. Ma aveva mentito a se stesso e a tutti quelli che gli
stavano attorno per anni su quanto stesse bene.
Perchè smettere ora?
La bugia più grande non era che lui non
stesse bene. Era
un'omissione della verità - che non poteva sopportare che
Magnus
si offrisse di guarirlo, quando lui non faceva altro che ferirlo.
La sua vita stava implodendo. Non c'era bisogno di
trascinare l'altro con sè nella distruzione.
Così insistette, dicendo di star bene, e
se ne andò.
Era la sua unica scelta.
3.
Alec disse a Magnus che stava per sposarsi e che
non sarebbe stato
per amore, ma che era un suo dovere. Inciampò nelle sue
stesse
parole, mentre parlava di famiglia e di una solida collaborazione...
Magnus sapeva che Alec voleva
che ciò che stava dicendo fosse vero. Quindi, ovviamente,
disse
"Va bene". Pur sapendo che c'era un'altra risposta, molto
più
sincera, nel suo cuore.
Ma la sincerità era stata quando gli
aveva detto che aveva
sbloccato qualcosa in lui. E Alec non aveva idea di quanta forza gli ci
fosse voluta per tirare fuori quelle parole, quanto di lui ci fosse in
quella semplice risposta - la storia, le avventure, il dolore che si
era tenuto dentro. Ammettere di fronte al ragazzo che incontrarlo
l'aveva cambiato in modo fondametale - un modo che nemmeno lui stesso
capiva bene - era stato sincero.
Magnus non poteva più permettersi di
regalare pezzi di sè in quel modo.
Sapeva che Alec non si sarebbe sposato per amore.
Ed era al mondo da
abbastanza tempo da aver visto un discreto numero di matrimoni
celebrati
per convenienza. Sapeva che fosse cosa comune per una o entrambe le
persone coinvolte in un matrimonio politico, il fatto di avere un
amante...
Ma non era quello che voleva lui. Sentiva questo
bruciore
sconosciuto nel petto mentre guardava Alec e un sacco di risposte
taglienti premevano per uscire dalla sua bocca. Non era ciò
che
voleva dire, ma questo indefinito desiderio di avere di più
da
Alec lo stava rodendo dentro. Sperò di poter capire da dove
venisse, così da poterlo bloccare - estirparlo - e
tornare
a respirare. Non avrebbe dovuto volere Alec e basta.
Così disse che andava bene, anche se non
era vero - lui
non stava bene.
Ma quale altra scelta aveva, se non mentire?
4.
Magnus andò a casa e chiamò
Catarina. Si aspettava che
la ragazza fosse concisa nel rispondere e non si curasse dei suoi
problemi con i Nephilim. Ma lei sentì il suo tono
di voce e capì.
"Per uno stregone di centinaia di anni, qualcosa di
nuovo e diverso
è raro, Magnus" disse. Nella sua voce si percepiva il peso
di
troppi ricordi. "I mortali sono così fragili. Forse
è
meglio così."
"Forse" rispose lui, giocando con il bordo di una
foglia di salvia,
mentre guardava fuori dalla finestra senza davvero vederla. La pioggia
si abbatteva contro il vetro, mentre l'umore malinconico di Magnus
s'intonava al cielo grigio. Realizzò in quel momento che la
sua
vita era diventata una metafora troppo utilizzata e pensò Cosa mi sto facendo?
Raddrizzò le spalle, sollevò la testa e
ostentò
una risatina incurante e calorosa. "Non so cosa stessi pensando. Sto
bene. È stato stupido da parte mia chiamare."
Catarina sospirò. "Tu non stai bene"
insistette, con tono gentile. "Ma il tempo è tutto
ciò che hai. Starai bene."
Lui desiderò di non sentirsi empatico
verso il cielo, come uno stupido adolescente.
Desiderò che la sua vita non fosse
prevedibile com'era diventata.
"Starai bene, Magnus" ripetè Catarina.
Lui desiderò che fosse così
semplice.
5.
Alec era in piedi all'altare e teneva le mani di
Lydia nelle sue.
Gli stavano parlando, gli stavano spiegando cosa avrebbe dovuto fare,
ma lui non stava prestando attenzione.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era
la scintilla negli
occhi di Magnus, quando gli aveva detto del matrimonio. Per un attimo
aveva sperato. Per un attimo si era chiesto cosa sarebbe successo se...
Ma poi Magnus l'aveva salutato con un tono talmente
definitivo
che il ragazzo aveva capito - qualsiasi possibilità ci fosse
stata per loro prima, si era estinta. Almeno da parte di Mangus.
Dopotutto, era solo un'altra distrazione. L'ennesima conquista per il
vecchio stregone. Ovviamente, sarebbe stato facile per Magnus
dimenticarsi di lui, ci sarebbe stata una fila di uomini e donne dietro
di lui, che aspettavano di avere una chance con lo stregone. Tra tutte
quelle opzioni, come poteva pensare di che sarebbe stato la prima
scelta? Lui non era mai stato al primo posto per nessuno.
Alec chiuse gli occhi e realizzò...
nemmeno per sè. Non era mai stato la prima scelta nemmeno
per se stesso.
Alzò lo sguardo - vide Lydia, Izzy, la
sua famiglia - e capì che non stava bene.
E, anche se per lui e Magnus non ci sarebbe stato
futuro, non
avrebbe potuto vivere la sua vita in quel modo. Non sarebbe mai stato
in grado di amare Lydia come meritava una moglie. Non sarebbe mai stato
in grado di cambiare il suo modo di essere.
Non voleva
farlo.
Ma adesso era lì e non aveva idea di
come cambiare il proprio futuro.
Non stava bene, eppure non era ancora sicuro che
quella fosse una motivazione sufficiente per dire di no.
Alec aprì la bocca per parlare...
6.
"Mi dispiace di averci messo tanto" disse Alec,
entrando dalla porta
d'ingresso con le braccia piene di borse. "Ma mi ero dimenticato di
quanto fossero affollate le strade a dicembre e, visto che non uso
quasi più la runa dell'invisibilità, continuano a
fissarmi. Cioè, davvero, cos'hanno tutti da guardare?"
Magnus si alzò dal divano e lo
osservò appogiare i
sacchetti sul bancone, con un sorriso. Era abbastanza sicuro di sapere
cos'avessero da fissare tutti quei mondani. Alec era bellissimo, a dir
poco. E nessuno di loro era intimamente consapevole di quanto Alec
Lightwood fosse stupendo come lo era lui.
"Devi davvero chiedere, Alexander?"
scherzò lui.
Alec iniziò a balbettare, essendo
maldestro con le parole
quanto era aggraziato nei movimenti. "Io non... ho solo... Comunque, ho
trovato quel piatto piccante che ami tanto e una bottiglia di quel vino
ridicolmente costoso che ti piace. Ho pensato che avremmo dovuto
celebrare in qualche modo la mia prima notte come residente di questa
casa..." Lo shadowhuter si bloccò e si voltò a
guardarlo
in faccia, con espressione seria. "Va bene, per te?"
"Va bene" rispose lo stregone, facendo il giro del
divano e
allungandosi per afferrarlo. Spinse
un Alec sorridente e vagamente protestante a sedersi, per poi mettersi
in piedi di fronte a lui. Lo shadowhuter sorrise - quel sorrisino ebete
e
asimmetrico che faceva sentire Magnus come se fosse allo stesso tempo
l'uomo
più debole e più forte del mondo. Lo stregone si
sedette
e catturò le sue labbra per un bacio soffice, che aveva la
freddezza delle strade di New York e il calore della
familiarità.
Alec fregò la guancia contro la sua, poi
appoggiò le labbra sul suo collo, affondandovi. "Sicuro che
vada
bene?"
Magnus lo circondò con le braccia e lo
strinse forte. "Va più che bene, Alexander."
E questa volta era vero.