CLASH OF THE TITANS
Autore: Enrico
I personaggi, la trama e le mosse di Toshinden sono di proprietà di
Takara e Tamsoft.
Tutti i diritti riservati.
TRADUZIONI
Moshi moshi - Pronto?
Mata ne! - Ci vediamo!
Ikimasu! - Andiamo!
CAPITOLO 1 - IL TORNEO ALLE PORTE
Aeroporto di Tokyo, 1 aprile 1995, ore 17.
Era appena arrivato un volo dall'Europa, e i passeggeri in uscita stavano
affollando il terminal, che già normalmente era occupato da una folla non
indifferente, trattandosi del più grande aeroporto del Giappone.
Un ragazzo cercò di farsi strada tra la folla che premeva e spingeva,
facendo del proprio meglio per arrivare al nastro trasportatore da cui
avrebbe preso la sua valigia. Con un po' di difficoltà, riuscì ad aprirsi
un varco tra la ressa generale.
Il giovane aveva i capelli castani pettinati all'insù in maniera
piuttosto disordinata, con una fascia bianca sulla fronte che impediva loro
di ricadergli sugli occhi. Gli occhi del ragazzo erano di un inusuale colore
scarlatto, ma anziché inquietare, essi sembravano dare l'idea di uno
spirito combattivo e di un animo nobile. Indossava una t-shirt nera a mezze
maniche, blue-jeans e scarpe marroni chiare, e il suo fisico era piuttosto
robusto, nonostante la sua relativamente bassa statura. Teneva appesa alla
cintura una spada katana chiusa in un fodero nero. Evidentemente era questo
fatto che sembrava tenere la gente in un certo stato di soggezione.
Ora, ad uno spettatore esterno, sarebbe sembrato un qualsiasi ragazzo
giapponese, un po' palestrato, apparte la spada, ma questo non era affatto
uno qualsiasi. Di altri non si trattava che di Eiji Shinjo, discendente di
una famiglia di samurai e spadaccini. Come tutti i discendenti della
famiglia Shinjo, era stato allenato fin da bambino nell'arte del Bushido, e
ne conosceva tutti i segreti. Dopo aver terminato le scuole superiori, aveva
intrapreso un viaggio per il mondo alla ricerca di altri guerrieri con cui
misurarsi, e ora stava tornando in Giappone, per rispondere ad un invito.
Eiji ripercorse mentalmente quegli anni, ricordandosi tutto come se fosse
avvenuto solo il giorno prima. Lui e suo fratello maggiore Sho avevano perso
i genitori in un tragico incidente stradale, avvenuto quattordici anni
prima, e da allora era stato Sho a prendersi cura di Eiji e ad allenarlo
nell' onorata tecnica di scherma della famiglia Shinjo. Non molto tempo
dopo, Sho accettò un nuovo studente, un ragazzino scozzese di nome Kayin
Amoh, figlio di un amico di famiglia. Eiji e Kayin divennero subito rivali,
e ogni volta che si allenavano tra loro, rischiava di degenerare in una
rissa. Sho ebbe il suo bel da fare a controllare i suoi indisciplinati
allievi. Fu solo in seguito che Eiji e Kayin fecero amicizia, con grande
sollievo del maggiore dei fratelli Shinjo.
Quando Eiji e Kayin compirono, rispettivamente, diciotto e diciannove
anni, il loro periodo d'allenamento finì, e ognuno di loro prese strade
diverse: mentre Eiji iniziò a viaggiare per il mondo in cerca di avversari
abili con cui misurare la sua abilità, Kayin ritornò in Scozia, per
seguire le orme di suo padre e diventare un cacciatore di taglie. Per quanto
riguarda Sho, era rimasto al villaggio natio di Aizu-Wakamatsu, ma qualche
tempo dopo, con grande preoccupazione di Eiji, se ne persero le tracce.
Quando, due anni dopo, Eiji tornò ad Aizu-Wakamatsu, lo attendevano
delle brutte novità: Kayin aveva mandato una lettera dalla Scozia, in cui
scriveva che suo padre era stato ucciso durante un combattimento che si era
svolto nell'ambito di un torneo all'arma bianca chiamato Toshinden. Ora,
Kayin aveva giurato vendetta contro l'assassino, ed era sicuro di trovarlo
al torneo dell'anno successivo. Inoltre, Eiji trovò un invito: un invito a
quello stesso torneo Toshinden a cui Kayin sosteneva di volersi recare.
Ovviamente Eiji, un po' per solidarietà verso il suo amico, un po' per
l'orgoglio personale di partecipare ad una vera competizione, decise di
accettare l'invito. Rimase via ancora un anno per allenarsi meglio...
Ed ora eccomi qui... pensò Eiji, risvegliandosi dai suoi ricordi.
Scorgendo la sua valigia arrivare lungo il nastro trasportatore, il giovane
si piegò in avanti e la afferrò, per poi iniziare nuovamente a farsi
strada attraverso la folla e dirigersi verso un telefono. Giunto lì, non
perse tempo a tirar fuori la sua scheda telefonica e inserirla, componendo
poi un numero e ponendosi in ascolto. Due squilli dopo, una voce femminile
rispose:
"Moshi moshi? Qui parla Amy."
Eiji fece un piccolo sorriso tra sé, poi rispose: "Amy? Sono io,
Eiji!"
"EIJI !!!" esclamò la ragazza all'altro lato del telefono
"Ciao, finalmente ti fai sentire! Dove ti trovi?"
"Sono all'aeroporto, tra un po' prenderò un taxi e verrò a
prenderti! Hai già fatto i bagagli?"
"Mi mancano ancora due cosette, e poi ho finito. Sai, sono ansiosa
di vederti sul ring!"
"Heh, non voglio buttarti giù, ma ci saranno di sicuro un sacco di
combattenti in gamba al torneo. Non sono quante possibilità ho di
vincere!"
"Mph, con la tua forza stenderai tutti quanti, ne sono più che
sicura!"
"Vabbè, se lo dici tu... allora aspettami, tra un po' sono da
te!"
"D'accordo, Eiji, a tra poco!"
"Mata ne!". Con questo, la telefonata si concluse. Eiji si
sentì molto rincuorato: Amy era la sua fidanzata, che lui aveva conosciuto
durante gli ultimi anni di allenamento. In breve tempo i due erano diventati
amici, e la scintilla era scoccata qualche anno dopo. Mentre Eiji era in
viaggio, si teneva costantemente in contatto con Amy per telefono o per via
epistolare. Pochi mesi prima, Amy gli aveva detto che avrebbe voluto
partecipare come spettatrice al torneo Toshinden. Eiji non ne era molto
convinto, pensando che un torneo all'arma bianca fosse un po' troppo
violento per una ragazza sensibile come Amy, ma lei era più che decisa. E a
quel punto, Eiji non vide motivo per negarle la possibilità di vederlo in
azione.
Purtroppo, pensò Eiji, la situazione non è proprio delle più allegre:
dovrò anche aiutare Kayin a trovare l'assassino di suo padre, e non voglio
che Amy rimanga coinvolta in questa storia...
Distogliendo la sua mente da queste preoccupazioni, Eiji si incamminò verso
l'uscita, la sua determinazione a vincere il torneo rinnovata.
Uscendo dall'aeroporto, con in mano la valigia che stava trascinando,
Eiji chiamò un taxi e diede indicazioni per il villaggio di Aizu-Wakamatsu,
che si trovava nelle campagne vicino a Tokyo. Mentre si sedette sul sedile
posteriore della vettura, sentì il suo cuore accelerare: dopo un anno
poteva rivedere la sua ragazza...
Ore 19:30
Eiji ed Amy stavano scendendo dal taxi che li aveva portati là dove il
torneo Toshinden si sarebbe svolto: una sorta di enorme complesso al quale
si accedeva tramite un doppio portone, sul quale erano stati scritti i kanji
"Toh", "Shin" e "Den". Eiji e la sua ragazza
erano ammutoliti davanti alla spettacolarità del luogo.
"Wow, il solo pensiero di entrare qui dentro mi fa un po'
paura..." mormorò Amy, osservando il complesso con gli occhi
spalancati. Amy era una ragazza molto carina, con folti e lunghi capelli
neri che incorniciavano un viso dai lineamenti finemente cesellati. Il suo
corpo era snello e ben proporzionato, e indossava una maglietta bianca a
maniche corte con il simbolo della Nike disegnato sul davanti, blue-jeans e
sandali. Sembrava avere più o meno diciotto o diciannove anni.
Eiji notò l'ombra di inquietudine nella voce di Amy: "Non vorrai
mica dirmi che vuoi tirarti indietro dopo aver tanto insistito per assistere
al torneo?" le chiese con tono di beffa innocente.
Amy si rivolse a lui con un sorriso di sicurezza sul viso. "Eiji,
una cosa che dovresti sapere di me è che io non torno indietro una volta
che ho deciso. Spero che lo stesso si possa dire di te!"
"C'è forse motivo di dubitarne?" rispose il giovane
spadaccino. Nella sua mente, si stava preparando agli scontri che sarebbero
iniziati tra due giorni, un tempo appena sufficiente a fare gli ultimi
esercizi di allenamento.
Facendo un cenno con la testa, Eiji indicò il doppio portone. "Ikimasu,
Amy! Andiamo a mettere giù le nostre cose e poi vediamoci qui. So che c'è
un ristorante qui vicino dove potremo andare a cenare..."
"D'accordo!" rispose la ragazza "Ah, a proposito... il tuo
amico, Kayin... quando dovrebbe arrivare?"
Eiji strinse gli occhi, come per pensare. "Più o meno alle dieci e
mezza. Mi piacerebbe essere qui davanti per accoglierlo, sono tre anni che
non lo vedo..."
Ore 22:00
Un altro taxi stava procedendo in direzione del complesso dove si sarebbe
tenuto il grande torneo. Il suo passeggero, un ragazzo biondo e dal fisico
robusto, con addosso una giacca rossa su una maglietta nera, lunghi
blue-jeans e lucide scarpe nere, osservò con aria distratta il paesaggio
che correva. I suoi occhi verde acqua si strinsero, concentrandosi su un
pensiero: il torneo, quello in cui finalmente avrebbe visto giustizia fatta.
Aspetta e vedrai, schifoso ASSASSINO... pensò tra sé, mentre cupi
desideri di vendetta ardevano come un incendio nella sua mente. Per lui,
Kayin Amoh, il giovane cacciatore di taglie, figlio del guerriero chiamato
Tempesta, il torneo era l'occasione per ritrovare l'uccisore di suo padre e
fargliela pagare per tutto.
Kayin diede un'occhiata di striscio alla custodia per chitarra che aveva
appoggiato a fianco, sul sedile. Era lì, infatti, che teneva nascosta la
sua spada, Excalibur. Un modo come un altro per passare inosservati ai
controlli doganali e far finta di essere normale. Poi, il giovane toccò,
quasi senza accorgersene, la piccola croce d'argento che portava al collo.
Non ti deluderò, padre...
Distogliendo la mente da quei cupi pensieri, Kayin cercò di mettersi
comodo sul sedile. Tra mezz'ora sarò arrivato. E ci sarà anche Eiji...
Dopo tre anni, sarà bello rivederlo...
Ma le sue riflessioni furono interrotte da un nuovo sospetto.
Un momento... Sho non aveva partecipato al torneo Toshinden dell'anno
scorso? Quello in cui mio padre... no, è impossibile.
Ripetè tra sé e sé la parola, come ad autoconvincersi.
"Impossibile."
TOSHINDEN: CLASH OF THE TITANS - CONTINUA... |