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Disclaimer: I personaggi non mi
appartengono
Ma
sono di proprietà dei rispettivi autori.
La
storia è scritta senza scopo di lucro.
From The Other Side
{ I’ve forgotten how it felt
before the world fell at our feet
There’s such a difference between us
And a million miles -
Ci sono parate, alla fine della
guerra.
Coriandoli che scendono dal cielo,
scrosciando applausi; bandiere ondeggiano tra le mani e tra le dita; coccarde
multicolori fisse al petto come fiori, come garofani a stelle e strisce –Come una
pezza, a coprire il sangue, a coprire il dolore, a coprire la traccia di una
pallottola che ha scavato cuore e carne.
Ora c’è il riflesso di Tony sul vetro
ed il braccio a contatto col freddo della finestra; i suoi occhi cercano una
risposta tra i filari di luci che si dipanano all’orizzonte –Sono brulichii di
lumini, microscopici coriandoli che occhieggiano filamentosi alle strade, alle
nuvole che vanno ammassandosi e si gonfiano contro la volta del
cielo, un urlo tangibile che preme e spinge per liberarsi dalla gabbia toracica
del mondo.
Il riflesso di Steve è dietro di lui.
Dietro il riflesso l’immagine del letto e delle lenzuola sconvolte. L’ombra del
Capitano smuove le coperte, le coperte si ammassano sulle spalle forti, cascano
in mille pieghe a svelare la curva del braccio, i muscoli nudi, il petto e la
schiena; il lampo bianco del materasso rischiara il gemito sulle labbra aperte
e trema sulle ciglia, sulle palpebre socchiuse.
Stark abbassa le proprie.
C’è stata una parata, a New York,
quando l’ultima eco della Seconda Guerra Mondiale ha abbandonato la Terra.
Steve non l’ha vista.
Dormiva e dorme anche adesso, oltre
il riflesso, un ricordo soffuso nel materasso, una mano che si aggrappa
lentamente alle lenzuola e le tira e le torce, un sospiro che allarga le narici
e affiora alla bocca nella forma di un sorriso. I capelli biondi genuflessi sul
cuscino ed il bacio della guancia, della tempia, imprimono l’impronta del suo
profumo sulla federa; l’odore si allaccia alle falde del tessuto, ai nodi, alla
trama che candida sussurra un’infinita nenia notturna.
“E’ finita, Steve?” domanda Tony al
riflesso del compagno, alla patina di colore che tremola appena ad un
improvviso soffio di vento –Che porta con sé il battito dell’acqua sulla terra
e fra l’erba, il bianco delle sedute, il mormorio cantilenante di troppe
persone.
Il Capitano chiude gli occhi,
nascondendo il chiarore dell’iride. La stanchezza gli appesantisce le spalle,
il contrarsi della muscolatura violenta di rosso il bianco delle strisce e
delle stelle, inaridisce l’azzurro vivo della divisa. Piega il capo, in segno
di resa, si volta e Tony si volta anch’egli, le dita tese a fermare lo sfumare
del riflesso, lo sfaldarsi dell’immagine, le lacrime di colore che scivolano
sul vetro come gocce di pioggia.
Il letto non ha pieghe. E’ preciso al
millimetro nella compostezza delle coperte. L’unico corpo disteso sulle
lenzuola è un completo nero, una cravatta chiusa a cappio, una camicia smorta
piegata sopra la giacca.
Il profumo sul cuscino è quasi del
tutto svanito.
Note.
E…Niente. Mh-Mh. Mancano due
settimane, no? L’avviso “What If” è perché, effettivamente, non so quanto
divergerà il finale del fumetto a quello del film. Nel caso, ho comunque il mio
pacchetto di fazzoletti. So che gli spoiler sono già in giro, ma non li voglio
cercare, non li voglio sapere, voglio sciogliermi in lacrime direttamente al
cinema.
DUE SETTIMANE, PEOPLE.
E io già vado di Angst.
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