Fattoria 2
CAPITOLO II
Fattoria Duke,
domenica, tardo pomeriggio. In cucina Daisy sta mescolando un impasto
in una ciotola, mentre Jesse e Luke sbucciano delle pannocchie.
“E fu
così che il nostro vecchio antenato Caleb Duke
riuscì a smascherare l’ennesima truffa tentata da Tad..che
diamine succede?!” il tono del racconto di Jesse cambiò
improvvisamente quando un fulmine biondo attraversò la cucina,
seguito dal rumore tuonante di una porta che sbatteva.
“BEAUREGARD!” la voce dello zio non prometteva nulla di buono.
“Ehm…zio
Jesse lascia fare a me, per favore” chiese Luke, dirigendosi
verso la propria camera, mentre lo zio bofonchiava e Daisy osservava la
scena tenendo il cucchiaio per aria e la bocca spalancata.
Toc toc. Luke entrò senza attendere la risposta. “Bo?”.
Il piccolo
Duke era riverso sul letto, la testa sprofondata nel cuscino, i capelli
più in aria del solito. Il maggiore si andò a sedere
vicino a lui, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Non vuoi dire nemmeno una parola?” esordì esitando.
“IDIOTA!” fu l’urlo soffocato dal cuscino.
“Sarebbe
stato meglio se non avesse detto niente” pensò Luke,
incassando pazientemente l’insulto. Sospirò e chiese:
“ E perché sarei un idiota?”.
Bo si
alzò a sedere: “Non sei tu l’idiota, sono io!”
E coprendosi la faccia con le mani: “Ho combinato un
disastro!”.
Luke prevedeva
il peggio: “ Oh, andiamo Bo. Sono sicuro che non è stato
affatto un disastro…sei troppo severo con te stesso. In fondo
hai solo tredici anni!”.
“Tredici
anni e una vita rovinata! Nessuna ragazza vorrà più
uscire con me e baciarmi appena Betty Sue racconterà in giro
quello che è successo!” disse Bo con un tono
straordinariamente tragico.
“Non è possibile, dai. Hai fatto tutto quello che ti ho detto?” indagò il maggiore.
“Sì! Mi avevi detto di portarla in un luogo appartato e l’ho portata a passeggiare vicino allo stagno”.
“Lo stagno?! Bo, ma c’è un odore insopportabile lì!”.
“Ma che ne sapevo io! E al picnic c’era gente dappertutto!” ribattè Bo frustrato.
Luke si
armò di pazienza: “Ok, in fondo il luogo non conta poi
tanto. L’atmosfera è l’importante. Hai creato la
giusta atmosfera, Bo?”.
“Sì, ci siamo seduti su uno sperone e…”.
“Uno sperone?! Ma non faceva male stare seduti lì?! Bo!”.
“Sì,
infatti non riuscivamo a stare fermi e dopo un po’ ci siamo
alzati…così ho cominciato a pensare a cosa poteva dirle
per impressionarla e le ho raccontato di quando ti ho battuto nella
gara di sputo a distanza del nocciolo di ciliegia…”.
“BO! SEI
VERAMENTE UN IDIOTA!! Ma ti sembrano cose da raccontare in
giro?!” sbottò Luke “Dovevi impressionarla facendole
dei complimenti, non raccontando i fatti nostri e facendoci sembrare
cretini!”. L’incredula rabbia svanì quando vide il
cugino quasi con le lacrime agli occhi.
“Luke,
tu non mi avevi detto che dovevano essere dei complimenti”
replicò Bo con la voce incrinata dal pianto.
Luke odiava
veder piangere il cugino, anche se ciò accadeva per la sua
stupidità. Si arrese. Gli passò un braccio intorno alle
spalle e aggiunse dolcemente: “Hai ragione Bo, è tutta
colpa mia. Non sono stato chiaro ieri notte. Mi dispiace” un
sospiro a concludere le sue scuse.
“Non importa, non è colpa tua. Ho sbagliato anche il resto” sospirò a sua volta Bo.
“Cioè?” incalzò Luke, chiedendosi se non stesse infierendo.
“Mi sono
avvicinato a lei e l’ho guardata negli occhi, solo che
c’era un insetto sui suoi occhiali e mi sono
distratto…”. Luke trattenne una risata.
“…così
poi quando mi sono ricordato delle mani, una l’ho messa sulla
spalla, vicino al collo, ma per l’altra non mi sono saputo
decidere e l’ho lasciata penzoloni…”. La fatica di
Luke per trattenersi da una risata fragorosa era ormai disumana.
“Poi ho
piegato la testa, sbattendo sul suo naso, e le ho dato un bacio sulle
labbra…” le ultime parole appena udibili.
Luke si ricompose: “Bravo Bo! E poi la natura ha fatto il suo corso, vero?”.
Bo lo
guardò sconfortato: “Se il corso della natura consiste nel
fatto che lei scappi via a tutta velocità, be’, allora
accidenti se l’ha fatto!”.
Luke rimase
impassibile. Cosa doveva dire ora?! “Be’ Bo, la natura fa
il suo corso in tanti modi, noi non possiamo conoscerli tutti,
ma..ehm…chi può decidere le leggi della natura?!”.
Bo era in uno
stato pietoso: “Luke, penso che non bacerò mai più
nessuna ragazza. E’ stato terribile e, a dire proprio tutta la
verità, non mi è piaciuto per niente”.
Luke non perse
tempo: “Oh andiamo, Bo. Non ti devi scoraggiare, basta un
po’ di pratica per affinare la tecnica del bacio e poi vedrai
come ti piacerà, fidati!”
“BEAUREGARD!” la voce di zio Jesse dalla cucina non lasciava il minimo dubbio, bisognava correre!
“Bo,
vieni in cucina e scusati con zio Jesse. Sai che a lui non piace che si
entri di corsa in casa senza salutare e che si sbattano le porte”.
“LUKAS!”.
“Eww, andiamo dai Bo!”. Luke adesso stava letteralmente trascinando il cugino fuori dalla loro camera.
“Luke,
dì a tuo cugino che la cena è quasi in tavola e che lo
vogliono al telefono” sbraitava Jesse dalla cucina.
Bo era
stupito, chi poteva cercarlo al telefono di sera?! Andò a
rispondere seguito da Luke, mentre dalla cucina Daisy e Jesse lo
osservavano.
“Pronto?”.
C’era silenzio intorno. “Ciao…Betty
Sue…” - il tono era indefinibile - “in
effetti…be’ insomma…” - mannaggia! Stavano
ascoltando tutti! - “…allora è perché era
tardi?” - ….Jesse cominciava ad insospettirsi -
“…be’ allora no, non sono arrabbiato…”
- Luke, alle sue spalle, sorrideva - “..ehm…non
saprei…devo chiederlo allo zio Jesse…aspetta un
attimo…”.
Bo
deglutì, si schiarì la voce e chiese: “ Zio Jesse,
Betty Sue mi sta chiedendo se domenica prossima posso di nuovo rimanere
ad aiutare in chiesa dopo la funzione. Posso…per favore?”.
Jesse,
spazientito, si stava lanciando in uno dei suoi epici sermoni punitivi,
quando si accorse che Luke, da dietro le spalle del cugino, lo
implorava con le mani giunte di dire di sì.
“Ehm…dunque..”
- Jesse era sorprendentemente indeciso -
“…ehm…” – cedette - “ …a
patto che tu ti comporti bene, Bo”. Non poteva crederci: e la
punizione per le intemperanze del pomeriggio?!
“Contaci
zio Jesse!” rispose Bo, il suo largo, schietto sorriso ad
illuminare la stanza. Riprese la cornetta: “Hey, Betty Sue? Lo
zio Jesse ha detto di sì!” - fiato sospeso - “
…anche io sono molto contento. Ci vediamo domenica
allora!” - fiato sospeso - “…davvero?” -senza
fiato - “…anche a me è piaciuto, Betty Sue”.
Bo
mangiò voracemente quella sera e non smise mai di parlare.
Quando, dopo aver aiutato a sistemare, si ritirò nella sua
stanza, tutti tirarono un sospirò di sollievo.
Jesse Duke si
era chiesto per tutta la sera cosa fosse successo al nipote e quando,
andando a dormire, incrociò Luke che usciva dal bagno non perse
l’occasione.
“Vuoi spiegarmi cosa è successo a quel matto di tuo cugino?” esordì.
Luke sorrise: “Si è innamorato di Betty Sue Pennington, zio Jesse, e oggi le ha dato il suo primo bacio”.
Jesse trasalì: “Oh no, per favore…non di nuovo!”.
Luke non capiva: “Non di nuovo cosa, Jesse?!”.
“Mi
ricordo ancora della tragedia del tuo primo bacio…o forse dovrei
dire scontro frontale…con MaryAnn Robinson…”.
Luke protestò: “Jesse, esageri…”.
“Non
esagero affatto!” lo interruppe lo zio “combinasti un
disastro e mi torturasti per giorni con i tuoi piagnistei. Non voglio
passarci pure con tuo cugino….occupatene tu…”.
Nuove
proteste: “Hey, aspetta un attimo Jesse! Per prima cosa non fu un
totale disastro e non furono veri e propri piagnistei …e poi non
credi che con Bo dovresti essere tu a…”
“Notte Luke”. La porta si chiuse alle spalle di Jesse, lasciando Luke con un palmo di naso.
Il maggiore dei nipoti Duke, mugugnando, si diresse in camera. C’era buio, per fortuna Bo dormiva.
Luke si infilò sotto le coperte e cercò di addormentarsi. Sentì Bo rigirarsi nel suo letto.
“Luke, stai dormendo?”.
Oh no! Un sospiro: “Sì, sto dormendo”.
“Non è vero, mi stai rispondendo!”.
Luke si impose di stare calmo.
“Volevo ringraziarti per oggi” disse Bo.
Luke si rilassò. Che tenero il cugino, voleva solo ringraziarlo. “Di niente, cuginetto”.
“E un’altra cosa. Com’è quel fatto che nel bacio bisogna migliorare la tecnica?!”
NO!! LA TECNICA NO!!!
FINE
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