Rito

di Hika_chan
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Comincio con lo scusarmi per il fatto che non conoscendo questi due personaggi probabilmente li storiperò, perciò scusate.

L'odore del sangue era diventato pestifero. Forse è meglio dire pestilenziale. Persino le pareti erano intrise di quell'odore. Quella stanza odorava di morte, o meglio, di un culto che trasudava morte. Eppure quell'odore metallico non disturbava le due persone inanzi a me.
L'oscurità era signora, gli occhi rossi ombrati dal buio erano indubbiamente felici mentre compievano il fatto.
Mentre quelli dell'altro erano morti, pur sapendo che lui sarebbe vissuto per l'eternità.
Devo ammettere che quando il metallo freddo mi dilaniò le carni la calma si era impossessata di me.
Mentre la lama veniva ritirata il calore se ne andava via con lei e la Morte era comparsa a tendermi una mano per rendermi dormiente in eterno.
Seppur il dolore era diventato mio inseparabile compagno, la consapevolezza di non poter più nulla era diventato un potente tranquillante ed il sonno eterno su una stretta scheletrica che mi guidò verso il buio.

Due figure, o meglio dire ombre, si girano dando le spalle ad una folla nera in contemplazione rumorosamente muta di una perdita.
Un canto straziante al cielo e le due figure nere si guardano negli occhi in una muta contemplazione.
Distolgono lo sguardo, relegando quel fatto nel loro dimenticatoio.

I mortali hanno bisogno di dare un significato alla morte.
Non siamo tanto diversi da loro.
[Nancy Kil Patrick]




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