Comincio con lo scusarmi per il fatto che non conoscendo questi due
personaggi probabilmente li storiperò, perciò
scusate.
L'odore del sangue era diventato pestifero. Forse è meglio
dire pestilenziale. Persino le pareti erano intrise di quell'odore.
Quella stanza odorava di morte, o meglio, di un culto che trasudava
morte. Eppure quell'odore metallico non disturbava le due persone
inanzi a me.
L'oscurità era signora, gli occhi rossi ombrati dal buio
erano indubbiamente felici mentre compievano il fatto.
Mentre quelli dell'altro erano morti, pur sapendo che lui sarebbe
vissuto per l'eternità.
Devo ammettere che quando il metallo freddo mi dilaniò le
carni la calma si era impossessata di me.
Mentre la lama veniva ritirata il calore se ne andava via con lei e la
Morte era comparsa a tendermi una mano per rendermi dormiente in eterno.
Seppur il dolore era diventato mio inseparabile compagno, la
consapevolezza di non poter più nulla era diventato un
potente tranquillante ed il sonno eterno su una stretta scheletrica che
mi guidò verso il buio.
Due figure, o meglio dire ombre, si girano dando le spalle ad una folla
nera in contemplazione rumorosamente muta di una perdita.
Un canto straziante al cielo e le due figure nere si guardano negli
occhi in una muta contemplazione.
Distolgono lo sguardo, relegando quel fatto nel loro dimenticatoio.
I mortali hanno bisogno di dare
un significato alla morte.
Non siamo tanto diversi da loro.
[Nancy Kil Patrick]
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