Era
un noiosissimo giorno per la Forks High School, detta anche la casa
degli Spartani, pioveva e come sempre, gli alunni di quella scuola,
armati di ombrellini dai colori poco sgargianti, si trovavano a dover
passare tutta la mattina e una piccola parte del loro pomeriggio fra
quelle mura.
O
almeno, questo è quello che pensava Edward Anthony Cullen, ragazzo
dall'aspetto malaticcio, alto, molto alto, i capelli rossicci e gli
occhi verdi. La sua pelle, perennemente pallida lo rendeva speciale
alla vista delle sue compagne, tanto è vero che l'avevano eletto;
ragazzo più appetibile della scuola.
Ma
quella mattina, sembrava che a scuola ci fosse qualcosa di diverso.
Già
nel parcheggio, Alice, la sorella di Edward, aveva potuto notare che
la maggior parte delle ragazze, teneva in mano un libro e, cosa
ancora più strana, lo stavano leggendo e commentando a pieno regime.
<<
Che succede? >> Domandò scendendo dalla Volvo S60 che loro
padre, Carlisle, aveva regalato ad entrambi per i loro voti
scolastici. I suoi capelli sparavano come elettrici, il corpo piccolo
ma leggiadro si muoveva sinuoso fra le varie auto.
<<
Non ne ho idea. >> Rispose Edward, alzando le spalle. <<
Ma sinceramente, non mi interessa, almeno per oggi, non avrò la scia
di ragazzine che mi correranno dietro. >> Sospirò gioendo di
quel piccolo fatto.
<<
Povero Eddy, oggi nessuna che sverrà al tuo passaggio! >>
Sghignazzò Emmett Cullen, cugino di entrambi.
Pareva
un orso, tanto era muscoloso, i capelli erano ricci e bruni, gli
occhi azzurri erano quasi sempre rivolti ad una sola persona;
Rosalie, la sua fidanzata.
L'occhiataccia
che Edward gli riservò lo fece ridacchiare ancora di più.
Il
rombo di un altro motore, li fece voltare. << Rosalie. >>
Le corse incontro il ragazzone, abbracciando una fascinosa bionda
dall'aspetto etereo.
<<
Emmett! Non è una vita che non mi vedi! >> Esclamò,
leggermente irritata per aver stropicciato già di prima mattina la
sua maglietta all'ultima moda.
<<
Ciao scricciolo. >> Salutò Jasper, gemello di Rosalie, la
piccola Alice.
<<
Vi prego, niente smancerie! >> Esclamò Edward, già nauseato
dai saluti mattutini delle dolci coppiette.
<<
Sei solo invidioso! >> Esclamò Alice con una linguaccia,
tornando a baciare il suo ragazzo.
<<
Oggi niente fans, Edward? >> Lo prese un po in giro Rosalie.
<<
Ha ha ha >> Le rispose seccato.
<<
Dovresti trovarti una ragazza, Edward. Dico davvero. Hai una scelta
infinita! >> Segnò con la mano le varie ragazze con il libro
in mano.
<<
Ma per favore! >> Esclamò stizzito il più piccolo dei Cullen
entrando nell'edificio scolastico, seguito dall'allegro ridacchiare
dei suoi amici e parenti.
Quella
mattina si rivelò ancora più strana, quando durante la pausa
pranzo, sua sorella, comparve in mensa con una copia del misterioso
libro.
<<
Che diavolo hai in mano! >> Esclamò Edward, riconoscendo il
volumetto che tutte stavano leggendo.
<<
Sshh... è intrigante! >> Lo zittì Alice, facendo segno di
tacere.
Spazientito,
Edward si alzò, raggiungendo con poche falcate il bancone dove
servivano i tranci di pizza.
<<
Uno per favore. >> Disse all'inserviente.
Mentre
questi scaldava la sua fetta di pizza, si accorse di avere accanto la
sua compagna di Biologia.
<<
Ciao. >> La salutò.
<<
Ciao. >> Rispose arrossendo Isabella Swan.
Edward
la trovava buffa, goffa sotto certi aspetti. In due anni che si
conoscevano, il massimo che si erano detti era stato sempre; ciao.
Poi
notò un particolare. << Niente libro tu? >>
Isabella
si voltò verso di lui, sbattendo veloce le palpebre. << Come?
>>
Un
sorriso sbieco si formò sul volto di Edward. << Sembra che
tutte abbiano una vera passione per quel libro. >> Indicò
quello che Alice stava leggendo. << Perfino mia sorella ne è
rapita! >>
Notò
distrattamente lo sguardo di Isabella allargarsi per lo stupore. <<
Oh... bé... no. Niente libro. >> Sorrise imbarazzata
abbassando lo sguardo, il rossore non aveva ancora abbandonato le sue
guance.
Alice
lanciava ogni tanto delle occhiate furtive al fratello, il suo
sguardo si fece attento. Perché quella scena le sembrava così
famigliare? Più che la scena in se, perché suo fratello le
ricordava tremendamente il vampiro Anthony di quel libro? E perché,
Isabella Swan le ricordava da matti Marie? La ragazza umana che si
innamorava del vampiro?
La
massa di gente stava aumentato nella mensa e dopo aver ricevuto la
sua fetta di pizza, Edward tornò al tavolo.
<<
Ho visto che parlavi con Isabella. >> Buttò li Alice.
Edward
addentò un pezzo di pizza. << Si. E' simpatica. >>
<<
E non ti corre dietro come le altre. >> Si aggiunse Rosalie.
Il
più giovane dei Cullen sollevò le spalle in un gesto indifferente.
Rosalie
si perse ad osservare la sala. << E' sempre da sola. >>
notò con un pizzico di amarezza.
Gli
altri ospiti del tavolo sollevarono lo sguardo e lo puntarono verso
Isabella.
Davanti
a se, la ragazza teneva una bottiglietta di limonata e una mela,
stava scrivendo su un quaderno. Era molto presa, talmente presa da
non accorgersi del suono della campanella.
Sobbalzò,
quando la voce di Angela la raggiunse.
<<
Bella! E' suonata, andiamo. >> Le sorrise gentile, mentre
attendeva che riordinasse i suoi quaderni e li riponesse nello zaino.
<<
Mi piacerebbe sapere cosa stavi scrivendo di così importante. Eri
così concentrata. >>
<<
Oh, niente di che... solo qualche appunto. >> Rimase vaga,
notando con la coda dell'occhio che dietro di loro i Cullen
camminavano tranquilli.
<<
Hai letto il nuovo libro che uscito?! >> Gli occhi di Angela
erano brillanti.
Isabella
sentì dentro di se una paura incredibile. << No... a quanto
pare lo stanno leggendo tutti. Ehm, di che parla? >>
Le
mani di Angela si congiunsero emozionate. << Oh Bella! E'
fantastico! Non ho mai letto niente del genere! Guarda, c'è l'ho
qui! >> Estrasse dalla sua tracolla il libro dalla copertina
nera.
Bella,
imbarazzata lo prese in mano. << Ehm, di che parla? >>
Domandò di nuovo.
<<
Amore! E' una storia d'amore favolosa! Ti fa battere il cuore dalla
prima all'ultima pagina! Spero che l'autrice faccia presto anche il
seguito. >>
Isabella
deglutì con il respiro accelerato. << Si sa niente
dell'autrice? >>
<<
No. A quanto pare, si sa solo che è una donna. Ma, la parte più
bella è che ha ambientato il romanzo a Forks! >>
<<
Davvero? >> Doveva sembrare sorpresa.
<<
Oh si. Descrive tutto con una minuziosità incredibile! >>
Angela
proseguì felice di esprimere il suo parere più che favorevole per
il romanzo, mentre Bella ascoltava sinceramente commossa tutti quei
commenti entusiasti.
Se
solo avessero saputo che era lei l'autrice di quel romanzo... e se
solo lui, avesse capito quanto era innamorata...
Sospirò,
adesso doveva affrontare un'ora di Biologia, dove lui, sarebbe stato
al suo fianco.
Si
sedette, camuffando la sua solita agitazione, con una calma
apparente, e poi, eccolo; Edward Anthony Cullen.
Lui
era diventato nella sua fantasia Anthony il vampiro buono... ma
Isabella Marie Swan, sapeva di non poter essere come la Marie del suo
libro.
Perché
se Anthony si era accorto di Marie per il suo sangue, era anche vero
che Edward non si sarebbe mai accorto di lei, troppo sciatta e
normale.
<<
Ciao. >> La salutò lui di nuovo.
<<
Ciao. >>
Il
loro solito rituale, il loro solito saluto.
§
Entrando
in cucina, attirato dal buon profumo di torta al cioccolato, Edward
notò sua sorella Alice intenta nella lettura.
<<
Alice, perché stai leggendo quel romanzetto? >>
<<
Edward, se non sapessi che sei umano, ti avrei scambiato per il
protagonista del libro. >> Sentenziò sfogliando l'ennesima
pagina.
<<
Che diavolo stai dicendo?! >>
Alice,
prese a leggere a voce abbastanza alta, affinché suo fratello
potesse ascoltare. << Anthony è di carnagione molto pallida, è
alto 1,87 m e ha un fisico slanciato e muscoloso. Il suo viso ha lineamenti dritti e regolari ed è incorniciato da capelli ribelli color bronzo, che si accostano ai suoi occhi: da umano, questi erano verdi, ma con la trasformazione in vampiro hanno un colore che varia dall'ambra al nero. Il colore dei suoi occhi è determinato dallo stato di sazietà del vampiro. I vampiri che non si nutrono per alcune settimane infatti, hanno gli occhi neri e le occhiaie molto pronunciate. Complessivamente il suo aspetto è eccezionalmente attraente e utilizza questa peculiarità, compreso il
suono suadente della sua voce, per affascinare e destabilizzare gli
esseri umani. E' dotato di un potere supplementare, la lettura del
pensiero: è convinto che abbia questa capacità perché in vita era
molto sensibile. Non può piangere né dormire e può avere figli ma
solo con una donna umana. Può simulare di mangiare cibo umano, anche
se lo considera pessimo. Parla diverse lingue tra cui lo spagnolo e
il portoghese. Oltre ad avere la facoltà di leggere nelle menti, è
molto agile, forte e veloce e può decidere se bloccare una
determinata voce nella sua testa. La sua vista è molto acuta e gli
consente di vedere al buio.Non può mostrarsi alla luce del sole perché la sua pelle reagisce ai raggi solari diventando brillante e la cosa costringe lui e la sua famiglia a non presentarsi a scuola quando ci sono le belle giornate. >> ( n.d. Goten; grazie Wikipedia)
Durante
tutto il monologo, Edward si era servito di una abbondante porzione
di torta, sua madre Esme era una cuoca eccezionale.
<<
E allora? >> Domandò con la bocca piena.
Alice
lo guardò allibita. << Edward, ma non vedi che sei tu questo
vampiro! E' la tua perfetta descrizione! Poteri vampireschi a parte,
sei tu spiccicato! >>
Il
sopracciglio del ragazzo si arcuò scettico.
<<
Non guardarmi così! Prova a leggerlo, scommetto che ritroveresti
parecchie cose del tuo modo di fare e del tuo carattere in quel
personaggio. >>
Gli
lanciò il libro, che prontamente venne preso al volo.
<<
Senti Alice, non ho intenzione di leggere un libro per ragazze. >>
Lo
sbuffo di sua sorella gli fece chiaramente capire quanto poco le
importasse di quella stupida scusa. << Leggilo e poi mi dirai.
>> Furono le sue parole, prima di lasciare la stanza.
Edward
posò il libro sul tavolo, si tagliò un'altra abbondante fetta di
torta e seguendo, molto poco felicemente, il consiglio della sorella,
si apprestò a leggere il famoso libro dalla copertina nera.
Era
arrivato a leggere ben tredici pagine e adesso, entrava in scena la
famiglia di vampiri. Per un attimo si bloccò colpito. Non era
possibile!
I
vampiri del racconto avevano tutti i loro secondi nomi! Assurdo!
C'era addirittura la descrizione perfetta di Rosalie! Solo che nel
libro si chiamava Lillian, esattamente come il suo secondo nome!
<<
Cribbio! >> Esclamò, andando avanti a leggere con occhi
allucinati.
Chiunque
avesse scritto quel libro, li aveva osservati davvero bene! Aveva
riconosciuto subito Alice, Rosalie, Emmett e Jasper, nelle
descrizioni delle prime venti pagine, ma la sua, era quella che lo
lasciava più di tutti senza parole.
Era
lui! Non c'erano dubbi!
Chi
diavolo era quella persona che lo aveva capito e visto in un modo
così intimo?!
Adesso,
il suo alter ego di carta era a lezione di biologia, e la povera
Marie non sapeva di aver vicino a se un vampiro desideroso di bere il
suo sangue.
Edward
si interruppe un attimo. La sua compagna di biologia era Isabella
Swan... ma questa Marie, a parte assomigliarle un pochino, era
leggermente diversa da lei.
Comunque,
chiunque fosse la scrittrice, aveva osservato anche Isabella, perché
davvero, leggendo alcuni punti del libro, Bella sembrava sul serio la
protagonista.
Arrivato
a pagina trentasei, il momento in cui Anthony salvava Marie
dall'essere schiacciata dal furgoncino di un loro compagno di scuola,
Edward dovette interrompere la lettura. Il suo cellulare stava
vibrando incessantemente.
Scocciato,
lo estrasse dalla tasca dei jeans e lesse sul display: papà.
Aprì
lo sportellino. << Ciao papà, dimmi. >>
<<
Edward, sono a piedi, la Mercedes non parte, potresti venirmi a
prendere? >>
Guardò
distrattamente l'orologio, segnava le 17:30. << Si, dammi il
tempo di arrivare. >>
<<
Ottimo, a dopo. >>
Mise
un segno sulla pagina che stava leggendo e uscì, le parole di quel
libro gli vorticavano nella mente. Chiunque fosse l'autrice, era
stata maledettamente brava nello scrivere.
E
mentre Edward si recava all'ospedale da suo padre, Isabella, stava
buttando giù la bozza del suo secondo libro.
Seduta
china davanti al suo portatile, ribatteva senza sosta gli appunti che
aveva scritto quella mattina.
Il
terrore che aveva provato nel vedere la sorella di Edward, mentre
leggeva il suo libro, si augurava di non provarlo mai più. Doveva
cercare di essere più indifferente, ma non le riusciva molto bene il
fatto di mentire.
Sbuffò
frustrata.
La
sua mente corse alla pausa pranzo, quando Edward e aveva rivolto la
parola. Aveva davvero sentito, come la sua eroina del libro, il cuore
balzarle nel petto al suono della sua voce. Sorrise triste e si diede
della patetica. Edward non avrebbe mai visto nulla in lei.
E
intanto, i primi quattro capitoli del secondo libro prendevano
vita...
<<
Bella, sono a casa. >> La porta dell'ingresso si chiuse e
Charlie fece la sua comparsa.
<<
Ciao papà. >> Lo salutò, salvando le ultime righe.
<<
Pronta per la cena? >>
<<
Ovviamente. >> Sorrise Bella, una cosa che adorava, erano le
uscite serali con suo padre. La tavola calda di Forks non era male e
li, spesso e volentieri le venivano le idee migliori per il suo
libro.
Afferrò
la giacca e sotto la fine pioggerellina della città, con l'auto
della polizia, si recarono finalmente a cenare.
Dopo
aver ordinato, suo padre attese il resoconto serale. Era l'unico che
sapesse la verità sul libro che stava spopolando in quei giorni,
l'unico che sapesse chi fosse la sua scrittrice.
<<
Allora, a che punto sei arrivata? >>
Isabella
spalmò una dosa abbondante di ketch up sulle patatine e prese a
raccontare. << Direi al quarto, forse quinto capitolo. Ma
adesso, credo che farò entrare i licantropi in scena. >>
<<
Mmm... ottimo! >> Lo sguardo di suo padre si accese di
entusiasmo, a lui piacevano davvero i suoi racconti, sopratutto se
riguardavano mostri di fantasia. << E che fine a fatto Anthony?
>>
Isabella
abbassò lo sguardo. << Bé, lui se ne è andato, l'ha
abbandonata, pensando che fosse meglio per lei, più sicuro... >>
Lo
sguardo scettico di suo padre fu incomparabile. << Questo
Anthony mi sembra un po idiota, sai. >> Prese un bel boccone
del suo panino, un sorso di birra e continuò la sua spiegazione. <<
Cioè, ha fra le mani, l'amore della sua vita e la lascia da sola?!
Pur sapendo che questa Marie attira sfortuna da ogni parte?! Sei
sicura che la ami? >>
Isabella
sorrise divertita, i commenti di suo padre erano veramente i
migliori. << Si, sono sicura. >>
<<
Mah... >> Addentò un altro boccone poco convinto.
Quella
sera, parecchia gente si era fermata per prendere dei pasti veloci da
portare a casa, difficilmente il Dottor Cullen si fermava in quel
posto per prendere qualcosa di pronto, ma quel giorno, accompagnato
da Edward, entrò nel piccolo locale.
Il
tentennare della campanella attirò lo sguardo di Bella.
Edward
Cullen era appena entrato, mortalmente pallido, e maledettamente
bellissimo.
Il
suo cuore si mise a fare le capriole, mentre un vago rosso brillante
le coprì l'intero volto.
Suo
padre, non era uno stupido, occhieggiò con fare indifferente i nuovi
venuti, ci mise circa cinque secondi per collegare.
<<
Credo che Anthony sia appena entrato... >>
<<
Papà! >> Sibilò Bella sempre più rossa.
Charlie
rise divertito, mentre sua figlia desiderava solo sotterrarsi. Forse
però, potevano scamparla, i Cullen non davano segno di averli
visti...
<<
Carlisle! >> Lo chiamò Charlie, facendo inorridire la figlia.
Sia
il padre che il figlio si voltarono verso di loro. << Charlie!
>> Lo salutò il Dottor Cullen avvicinandosi.
In
quel momento, Bella trovò importantissimo fissare il suo piatto. Suo
padre glie l'avrebbe pagata cara!
<<
Bella, è un vero piacere rivederti. >> Le sorrise sincero il
Dottor Cullen.
Isabella,
sempre al limite dell'imbarazzo, posò i suoi occhi sull'uomo. <<
Anche per me, è un piacere rivederla. >>
La
risata melodica del padre di Edward la fece sentire ancora più
piccola. << Di sicuro è un piacere incontrarci qui, piuttosto
che in ospedale. >> Edward li guardava curioso, non sapeva che
la figlia dell'ispettore Swan era una assidua frequentatrice di quel
posto.
<<
Già, con tutte le volte che ti fai male, dovremmo farti la tessera
d'oro come membro onorario. >> Ridacchiò Charlie. Quando le
risate scemarono, l'ispettore si rivolse al ragazzo. << Tu devi
essere Edward, giusto? >> Allungò la mano stringendogliela.
<<
Si signore. Sono Edward Cullen. >>
<<
E' un vero piacere conoscerti, tuo padre mi racconta sempre di te. >>
Edward
si sentì leggermente in imbarazzo, osservò la sua compagna di
corso, era veramente buffa. Rossa come un gambero. Le sorrise,
scatenando un ulteriore eccesso di colore.
Ah,
ma chi era Anthony Masen in confronto a lui?!
Gli
piaceva sapere di avere quell'effetto sulle ragazze, e Isabella Swan
non faceva eccezione. Era solo molto più deliziosa e soprattutto,
non gli correva dietro come facevano le altre.
Si
era accorto in tempo che suo padre si stava congedando dagli Swan,
salutò cordiale e si allontanarono.
Isabella,
tirò un sospiro di sollievo, mentre suo padre ridacchiava.
<<
Non è stato divertente! >> Sbottò irritata.
<<
Oh si invece. >> Rise ancora, divertendosi un sacco a
tormentare sua figlia.
Nella
Volvo argento che correva a velocità sostenuta, Edward e suo padre
stavano discutendo sull'incontro casuale appena avvenuto.
<<
E' carina. >> Sentenziò di nuovo Carlisle.
<<
Papà, per favore... >> Sbuffò Edward, parcheggiando l'auto in
garage.
<<
Finalmente! C'è ne avete messo di tempo per prendere due panini! >>
Esclamò Alice andandogli incontro.
Carlisle
le passò la busta con la sua cena. << Abbiamo fatto due
chiacchiere con un amico. >>
<<
Ah si? >>
Entrarono
in casa, Edward seguì l'inconfondibile odore dei pasti di sua madre.
<<
Si. >> Continuò Carlisle. << Abbiamo incontrato Charlie
Swan e sua figlia, Bella. >>
<<
Oh, come sta Isabella? E' un po che non viene più in ospedale. >>
Si aggiunse Esme.
Mentre
Edward addentava la sua fetta di lasagne, notò distrattamente che il
libro dalla copertina nera non era più in vista.
<<
Alice, dov'è? >> Si guardò attorno.
<<
Dov'è cosa? >>
<<
Il... libro. >>
La
mano di Alice scatto in direzione della mensola dietro di lei. Eccolo
li. Gli occhi di Edward si posarono curiosi su di lui.
Aveva
già deciso, finita la sua cena, niente lo avrebbe distratto da
quelle maledette pagine. |