Dietro al
divano, una balestra. Sotto i cuscini, le frecce che ho per caricarla.
Io e la mia Ombra camminiamo a braccetto; insieme infettiamo le
superfici.
La nostra malattia è viola cupo, venata di porpora.
Strisciando si ramifica sul pavimento, come crepe di caldo sul ghiaccio.
"Sublime" mormora lieve la mia Ombra. E' sottile, argentata, e pare
sempre che le manchi il respiro dalla malinconia. A volte fuma le sue
sigarette invisibili, soffiando via il cemento del muro.
"Davvero sublime" ripete, osservando liste intangibili che rivelano
anni di menzogne.
"Ti ricordi della profezia che pronunciai in quel giorno di giugno,
seduta dentro l'armadio?" sussurro. Lei scuote la testa, seria. Non
piange, la mia ombra. Non piange mai, perchè le lacrime non
hanno riflesso.
"Ci sono Lui e Lei" comincio. La mia voce rauca gratta i muri sino a
far scendere polvere d'intonaco scintillante. Ombra tossisce
infastidita.
"Lei è bella, piccola e bionda. Sta preparando la cena nella
cucina perfettamente linda di una casetta a schiera. Noi siamo nel
giardino, Ombra, e nessuno può vederci perchè
siamo solo fantasmi del passato. Il sole sta tramontando, ormai
è quasi estate, e noi scintilliamo nei raggi che bagnano
d'oro anche uno scivolo di plastica di un bambino non ancora nato. E'
vestita di rosso, Lei, di profilo vicino alla finestra. Non
la conosciamo, Ombra. Non ancora, e spero davvero che non la
incontreremo mai"
Ombra annuisce. "Conosco il seguito. Ma le rose, di che colore erano?"
"Rosse" sorrido "Le rose bianche sono riservate ai ricordi"
"Nulla è mai stato riservato a te" dice Ombra, sprezzante
"Per questo sono viola come un livido triste" dico, sfiorando il nero
"Poichè nulla mi distingue più da chi
è stato prima e da chi è venuto dopo"
Ombra indica il muro di fronte, infestato da scritte rosse,
incomprensibili. Socchiude gli occhi, posso intuirlo, malgrado io non
possa vedere il suo viso vuoto.
"E quelle cosa significano?"
"Sono la soluzione"
Mi alzo e mi avvicino alla finestra.
"Qual'era l'enigma?" domanda Ombra, seguendo i miei movimenti con ansia.
"Non è importante la domanda, ma la risposta" replico,
distratta dal mondo fuori
"Esplica"
"Non è mai stato solo, Ombra. Anche quella era una bugia"
Rimaniamo in silenzio per ore. Io, stregata da ciò che vedo
oltre il vetro. Ombra, immersa nei muri.
"Forse c'è qualcosa che ancora ci distingue da chi
è stato prima e chi è venuto dopo" dice ad un
tratto Ombra, poco prima che il buio la rapisca.
"E cosa sarebbe?"
"Il modo in cui
guardiamo dalla finestra"
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