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Prologo
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Corro.
Corro lungo un precipizio. Scappo. Scappo senza voltarmi mai.
Il cielo
palpitava come rosse fiamme.
Ero nuda
e inerme. I rovi mi graffiavano la pelle, pietre aguzze mi foravano i piedi; ma
io scappavo.
Improvvisamente la terra iniziò a tremare, ed io caddi. Scivolai nel
baratro e con la mano ferita sostenni il mio corpo. Poi una voce, sempre la
stessa. Sento sempre la stessa frase rimbombare nell’immenso.
“Tutto sta per compiersi…presto
le predilette del Divino distruttore di uomini risorgeranno a nuova vita…il
regno delle eterne sorelle sorgerà di nuovo…”
Poi
caddi nel vuoto.
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Lo
stesso sogno, ancora una volta.
Mi
sveglio. Mi siedo sudata ed ansimante sul mio letto. Goccioline di sudore mi
scivolano lungo la fronte, sul collo, fino a raggiungere la scollatura della mia
veste da notte.
Guardo
fuori dalla finestra: è ancora buio.
“Ancora
quel sogno…starò forse diventando pazza?” penso.
Con un
gesto brusco esco da sotto le coperte, ormai tutte spiegazzate e scomposte. Il
pavimento è così freddo a contatto con i miei piedi nudi. La stanza è
completamente buia, solo una lieve luce proviene dalla finestra spalancata. Il
vento fresco smuove le tendine velate della camera e giungendo fino al mio corpo
mi provoca un brivido lungo tutta la schiena lasciata nuda dalla
veste.
Decido
di andare a bere, quindi mi alzo dal letto e inizialmente il gelo del pavimento
mi impedisce di sentire tutto il resto. Non curante di ciò muovo il primo passo.
Un dolore lancinante al piede arriva come una scarica elettrica fino al mio
cervello, facendomi perdere le forze. Stramazzo al suolo afferrandomi il piede
con una mano. Improvvisamente sento qualcosa di caldo scorrere fra le mie dita.
E poco dopo la stessa sensazione sulle braccia, le gambe e sul fianco
destro.
Guardo
la mia mano, ma col buio riesco solo a distinguere una sostanza scura e
vischiosa. Una sgradevole intuizione si fa largo fra i miei pensieri, così
istintivamente guardo il fianco: una chiazza scura si spande nella mia veste
bianca. L’intuizione diventa certezza.
Sangue.
In preda
al panico cerco l’interruttore del lume sul mio comodino. Accendo la luce e lo
spettacolo che appare davanti ai miei occhi mi sconvolge.
Tagli
profondi, graffi su tutto il mio corpo.
Scoppio
a piangere, tremo, ansimo dal dolore.
-Aiutatemi!!Aiuto!!- urlo con tutta me stessa.
Intanto
sento le forze venirmi a mancare…lentamente vedo confondersi le sagome tutto
intorno a me.
L’ultima
cosa chiara nella mia mente è il ricordo della porta che si spalanca e nel buio
della mia mente…
-Pentesilea!!-
…la sua
voce…
-Kanon…-
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