Capitolo 6
Rein non era mai stata una donna vanitosa. Non le era mai
importato troppo di come sarebbe apparsa in pubblico, non adorava gli abiti
sfarzosi e ingombranti, tanto amati dalla sua amica Altezza, non era
interessata ad abbagliare tutti con la sua apparenza o con i suoi vestiti
costosi da principessa. Rein amava gli abiti sobri, non troppo ampi, con
decorazioni semplici e fini, e lo stesso valeva per acconciature e gioielli.
Era il suo stile, ed era sempre stata una lotta con il sarto di corte del regno
del Sole quando si trattava di confezionare gli abiti da cerimonia per le
occasioni ufficiali. Ma soprattutto, se c’era una cosa che detestava con tutto
il suo cuore, era fare la “prova abito”. Non sopportava il fatto che qualcuno
la misurasse, la sfiorasse o la toccasse mentre indossava niente altro che una
semplice sottoveste, che scribacchiasse le sue misure su un foglio di carta,
scuotendo la testa mentre annotava il suo giro vita, sempre troppo per il sarto
di corte, come se fosse lei la principessa che si intrufolava nelle cucine per
scroccare qualche dolce di nascosto. E non sopportava per niente il fatto di
dovere trattenere il fiato, provare diversi tipi di bustino che le impedivano
di respirare, odiava i bustini più di qualsiasi altra cosa, e anche il fatto di
dovere alzare le braccia, abbassarla, alzarle di nuovo… la prova degli abiti
era una tortura per lei, insomma. Ma la cosa che più detestava era il fatto di
non avere mai voce in capitolo sui suoi abiti. Nemmeno la scelta dei colori le
era concessa, o la scelta del modello del vestito. Era sempre stata sua madre a
decidere per lei, o il sarto, o sua sorella. Quindi, quando quella mattina la
cameriera personale della regina era venuta a chiamarla in stanza, per dirle
che la regina e il sarto di corte la stavano aspettando, Rein non aveva potuto
impedire alla tazza di the che teneva in mano di caderle dalle mani, macchiando
la tovaglia di lino bianco. Dreamy era corsa subito da lei, preoccupata
-Altezza, vi siete brucaita per caso? Il the non vi ha
scottata, vero?-
Rein si era affrettata a scuotere la testa, mormorando una
scusa imprecisata. La cameriera personale della regina, una donna alta e
austera, con uno sguardo impassibile sul volto, le aveva rivolto uno sguardo
misto di disapprovazione e curiosità per quello strano comportamento.
-Io, non saprei… questa mattina avrei dovuto iniziare…
insomma, la principessa Milky di certo…-
Rein stava farfugliando e si stava maledicendo da sola.
Aveva letto mille libri, sapeva fare discorsi complessi e complicati, si
vantava di avere un ampio e variegato vocabolario, e ora non riusciva nemmeno a
mettere insieme una frase di senso compiuto. Tuttavia la donna, impassibile,
sibilò quella che per Rein equivalse come ad una dichiarazione di arresto.
-Ordine della regina, principessa. La principessa Milky è
già stata avvertita di questo cambio di programma, la vostra prima lezione è
stata rimandata a domani-
Rein non poté controbattere.
-Se sua maestà ha ordinato così…-
Mormorò a voce bassa, facendo un piccolo inchino con la
testa. La risposta sembrò piacere alla donna, che per la prima volta da quando
era entrata, si lasciò sfuggire un minuscolo e impercettibile movimento della
bocca, come un accenno di sorriso.
-Molto bene principessa. Dreamy l’accompagnerà
all’appartamento di sua maestà la regina, tra un’ora esatta-
Detto questo la donna le fece un inchino e sparì dalla porta
del salotto. Rein si lasciò crollare contro lo schienale della sedia.
-Tutto bene principessa?-
Le chiese esitante Dreamy, uno sguardo preoccupato nel
volto, mentre le portava un’altra tazza di the caldo. Rein fissò la ragazza e
la tazza di the, e alzò una mano per fermarla.
-Basta the, e porta via anche il resto della colazione, mi è
passato l’appetito-
-Ma non avete praticamente mangiato niente e…-
-È meglio così, fidati-
Dreamy non fece altri commenti, ma si mise a sparecchiare la
tavola in silenzio. Rein si alzò dalla tavola, e si avviò veloce verso la porta
della sua biblioteca privata.
-Principessa, ma che…-
-Devo rilassarmi un attimo. Chiamami quando sarà ora di
andare-
Rein non aspettò nemmeno la risposta, e chiuse la porta con
un movimento secco e deciso. Dreamy rimase a fissare la porta chiusa, mentre
scuoteva la testa incredula
-Sarà una lunga giornata…-
La regina Moon Maria stava facendo avanti e indietro per la
sua camera ormai da cinque minuti. Da quando aveva mandato Elinor, la sua
cameriera personale, ad avvisare Rein della sua decisione, era in ansia, e una
parte di lei si sentiva anche in colpa. Aveva dato un ordine diretto ad una
altezza reale sua ospite, non propriamente un comportamento degno di rispetto
verso una principessa, e l’avrebbe obbligata ad accettare un guardaroba nuovo
senza possibilità di controbattere. Moon Maria sperava solo che Rein non si
sarebbe sentita in colpa o in imbarazzo o, peggio ancora, in debito con lei.
Non lo faceva certo per farla sentire in debito, o metterla a disagio, si stava
comportando come una donna assennata e come una madre. Non poteva certo lasciarla
con un solo abito, sarebbe stato sconvenitene. E non poteva nemmeno scrivere al
regno del Sole, era troppo presto, e per un po’ Moon Maria non voleva avere
niente a che fare con loro. Certo, una parte di lei aveva sperato che Elsa
avrebbe pensato a mandare qualche effetto personale della figlia lì a palazzo,
ma non era ancora arrivato niente, nemmeno una lettera per sapere come stava.
La regina si chiedeva come una madre potesse ignorare così totalmente una
figlia. La donna era talmente presa dai suoi pensieri che non sentì il rumore
della porta aprirsi e non si rese conto della presenza di Elinor se non quando
la donna si schiarì la voce per farsi notare. Moon Maria si portò una mano sul
cuore, spaventata.
-Vostra maestà-
Disse la donna
-Elinor… mi avete spaventata-
La cameriera abbassò ancora di più il capo
-Sono desolata maestà, non era mia intenzione… ma vi ho già
detto che non è molto regale farsi trovare immersa nei propri pensieri e a
mormorare a mezza voce… qualcuno potrebbe approfittarne-
Un leggero rossore imporporò le guance della regina
-Mi trovo nelle mie stanze private, e… ma perché perdo tempo
a litigare con te?-
Elinor sorrise, mentre guardava la sua regina sedersi sulla
sua poltrona preferita e scuoteva la testa, sconsolata.
-Se non fossi una mia amica, Elinor, ti avrei già mandato
via da tempo-
-Ma sapete che ho ragione…-
-Tu sei l’unica che osa dirmi ancora cosa devo fare, lo
sai?-
Elinor alzò le spalle, cosa che provocò uno sguardo meravigliato
nella regina, per poi esplodere in una risata.
-Elinor, Elinor, ma come avrei fatto tutti questi anni senza
di te?-
La donna si avvicinò alla regina, e si inchinò
-Allo stesso modo con cui avete affrontato tutto quanto in
passato-
-Farò finta di crederti. Comunque, ora dimmi, come ha preso
la notizia Rein?-
Elinor fu per un attimo indecisa sul da farsi, ma se c’era
una qualità che la regina aveva sempre ammirato ed elogiato nella donna, era
l’onestà con cui diceva le cose.
-Meglio di quanto mi aspettassi, maestà-
Un sorriso comparve sul volto della regina, assieme ad un
sospiro di sollievo
-Ha solo fatto cadere la tazza di the che teneva tra le mani
macchiando la tovaglia di lino bianca della defunta regina madre, pace
all’anima sua, e poi ha farfugliato qualcosa ma alla fine ha ceduto. Sarà sicuramente
una mattinata interessante, vostra maestà-
Il sorriso sulle labbra di Moon Maria si raggelò
all’istante. Poi si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, con gli
occhi chiusi
-Mi odierà ora, non è vero?-
-Odiare è una brutta parola maestà… ma penso proprio di si-
Moon Maria si lasciò sfuggire un gemito di dolore
-Elinor, i sali, presto-
Elinor non se lo fece ripetere due volte. E mentre si
avviava verso la camera da letto della regina non poté non lasciarsi sfuggire
un commento
-Sarà una lunga giornata…-
Milky quella mattina non poteva credere alle parole che suo
fratello le stava dicendo. Quando lo aveva visto entrare in camera sua, si era
precipitata verso di lui, abbracciandolo forte
-Shade! Sei venuto per fare colazione insieme a me?-
Suo fratello le aveva sorriso, mentre con una mano le
carezzava i capelli, scompigliandoglieli un po’.
-Veramente io ho già fatto colazione, un paio di ore fa. Ma
una tazza di the la prenderei volentieri-
I due fratelli si accomodarono nella tavola, e mentre una
cameriera serviva loro il the, i due si misero a parlare
-Ho saputo che hai fatto vedere il castello intero a Rein-
Milky annuì
-Si, le ho fatto vedere i posti più belli, a iniziare dal
giardino. Ma tanto lo so che lo sai già, Thomas è stato con noi per tutto il
tempo…-
Shade percepii il tono di rimprovero di sua sorella, e un
piccolo sentimento di colpa di insinuò in lui.
-Lo sai perché vi ha accompagnato-
-Ma io…-
-Milky… l’intero gruppo di guardie del palazzo e la guardia
cittadina ti hanno cercato senza trovarti. Mi hai fatto mobilitare una intera
guarnigione-
-Ma io…-
-Ne abbiamo già parlato. Fino a quando avrò la certezza che
non ti avventurerai da sola fuori dai confini del castello per andare chissà
dove, avrai sempre qualcuno che ti accompagnerà. E il tuo cercare di seminarli
tutte le volte non aiuta a migliorare la tua situazione-
Milky imbronciò lo sguardo, mentre beveva un lungo sorso del
suo the.
-Va bene, farò la brava. E non mi lamenterò più-
Shade sorrise, ben sapendo che alla prima occasione, sua
sorella avrebbe di nuovo, cercato di sfuggire dalla sua scorta. Ma dopo tutto
anche lui usciva dal castello di nascosto quando era più piccolo… ma almeno lui
non si era mai fatto beccare dalle guardie di palazzo.
-Comunque, non sarai venuto qui solo per farmi la predica, di
nuovo, vero?-
Shade scosse il capo, mentre appoggiava la sua tazza, orami
vuota, sul tavolo.
-No, veramente, sono venuto a dirti una cosa-
Milky si fece attenta subito. Era raro che suo fratello si comportasse
così, di solito le mandava i messaggi per conto di Thomas, o qualcun altro del
palazzo
-Di cosa si tratta?-
-So che questa mattina avresti dovuto iniziare le tue
lezioni con Rein, giusto?-
Milky annuì
-Si, esatto. Perché?-
-Il programma è rimandato, niente lezione questa mattina-
Milky fu presa da una paura incontrollabile. Si sporse dalla
sua sedia, e afferrò il polso di uso fratello, stringendolo forte
-Perché? Rein ha cambiato idea? O sta male? Le è successo qualcosa?-
Shade prese la mano di sua sorella, e gliela strinse.
-No, Rein non ha cambiato idea, e tanto meno le è successo
qualcosa. Da quello che so, gode di un’ottima salute-
-E allora?-
-Nostra madre-
Milky guardò suo fratello, spaesata e incredula
-Nostra… madre?-
Shade annuì.
-Esatto-
-Ma cosa vuol dire?-
Shade intanto, si alzò dalla sedia, diretto verso la porta
della stanza.
-Shade? Cosa vuol dire?-
Shade aprì la porta, e Milky poté vedere Thomas, appoggiato
al muro del corridoio, in attesa del suo principe.
-Vuol dire, cara la mia sorellina, che tu hai la mattinata
libera. Anzi, credo tutto il giorno, di nuovo. Puoi fare quello che vuoi, pur
rimanendo a palazzo-
Un grido di gioia uscì dalle labbra della piccola, che corse
dietro a suo fratello. Lo fermò, e si mise di fronte a lui, con lo sguardo
illuminato dalla gioia.
-Dici sul serio? Niente libri questa mattina? Niente
lezioni? E per volere della mamma?-
Thomas sorrise divertito vedendo la gioia sul volta della
sua principessa, e anche Shade sorrise
-Esatto. Niente lezioni-
Milky urlò ancora, prima di abbracciare suo fratello, entusiasta.
-Sul serio! Ma è un miracolo! Cioè, non è che non mi piaccia
l’idea di studiare con Rein, ma… mattinata libera? Giornata libera? E posso
fare quello che voglio? Shade, tu resti con me allora, va bene? Possiamo andare
a fare un giro a cavallo! Dai, scendiamo in paese, dai, ti prego, ti prego, ti
prego!!!-
Una parte di Shade fu tentata di accettare. Una mattinata
libera non era male come idea, e un giro a cavallo… ormai non si ricordava
nemmeno più l’ultima volta che aveva fatto una bella cavalcata. E con la coda
dell’occhio vide che anche Thomas sembrava attratto da quella prospettiva di
passare mezza giornata all’aperto. I due amici si fissarono, e fu come se si
leggessero nel pensiero. E entrambi, si fissarono sconsolati
-Scusa Milky, ma non posso-
La delusione si dipinse sul volto della piccola, e Shade si
ritrovò a maledirsi.
-Ma, perché?-
Shade si inginocchiò davanti a sua sorella, in modo da
poterla guardare negli occhi.
-Te lo prometto, la faremo la gita a cavallo. Ma oggi, non è
possibile. Perché se a te la mamma ha dato la mattinata libera, a me l’ha
complicata-
Milky guardò incerta suo fratello
-La mamma non ti farebbe mai una cosa simile…-
Thomas si lasciò sfuggire un leggero accenno di risata, cosa
che gli fece guadagnare un’occhiataccia da parte del principe. Lui si limitò a
scusarsi, alzando entrambe le mani in segno di resa
-Invece questa volta lo ha fatto. E ora devo andare a
contrattare con il ministro del tesoro… e non sarà facile-
Ma poi, all’improvviso, un’idea passò per la testa di Shade,
una sorta di piccola vendetta nei confronti di sua madre. Certo, la donna
gliel’avrebbe potuta far pagare, ma ne sarebbe valsa la pena. Se lui doveva
lottare con il ministro del tesoro, tanto valeva che anche lei avesse un
piccolo problemino da sistemare.
-Milky, come ben sai, Rein è arrivata qui senza niente-
Milky annuì
-Per questo nostra madre ha deciso di convocare il sarto
questa mattina per Rein. Perciò hai la giornata libera, Rein e nostra madre
saranno impegnate a scegliere vestiti e cose così…-
Shade poté vedere lo sguardo di sua sorella cambiare, e poté
quasi vedere il desiderio di sua sorella di partecipare a quella mattinata con
le due donne. E fu qui che decise di portare avanti la piccola “vendetta” nei
confronti di sua madre
-Milky, visto che devo andare a contrattare con il ministro,
tante vale che ne approfitti anche tu-
Milky si era fatta attentissima, e pendeva dalle labbra di
suo fratello. Non poteva credere di stare per sentire davvero quelle parole
-Vai anche tu dalla mamma, e fatti fare un vestito nuovo. È
un mio regalo per farmi perdonare di non potere passare la mattina con te, va
bene?-
Milky si buttò al collo di suo fratello, urlando di gioia.
-Davvero? Grazie Shade! Sei il fratello migliore del mondo,
lo sai! Vado subito dalla mamma!-
E detto questo, abbracciò ancora il fratello, e gli stampò
anche un bacio sulla guancia, e poi si mise a correre veloce verso le stanze
della loro madre, seguita di corsa dalla guardia che doveva farle da scorta.
Quando sua sorella fu sparita dalla sua vista, Shade si lasciò andare ad un
sorriso divertito.
-Tua madre te la farà pagare…-
-Siamo pari invece-
Thomas scosse la testa, anche se non poté impedire di
sorridere assieme a Shade
-Ammetto però che è stato un colpo di genio-
-Ovvio, è una mia idea-
Thomas alzò gli occhi al cielo.
-Modestia, principe, modestia-
-Da che pulpito…-
-Almeno io non dovrò combattere con un cocciuto ministro che
piange miseria-
A quello Shade non seppe cosa rispondere. Era vero, era lui
che avrebbe dovuto dire al ministro che l’appannaggio mensile della famiglia
reale sarebbe stato molto più alto del previsto, il che avrebbe significato un ristringimento
temporaneo delle casse dello stato… e sarebbe stato lui a doverlo convincere
della necessità di quella spesa, e di tutto quello che sua madre avrebbe
ritenuto responsabile per una principessa reale… sarebbe stata una giornata
incredibilmente lunga.
-Muoviamoci capitano, prima iniziamo prima finiremo-
Thomas lo guardò, prima di sospirare
-E allora, mio principe, andiamo. E che in questa lotta
vinca il migliore….-
Shade osservò il suo amico incamminarsi, e lo seguì anche
lui poco dopo.
-Perché ho come l’impressione che tu non abbia molta fiducia
in me?-
Thomas non si voltò nemmeno, ma continuò a camminare
-Principe, allora è vero che non siete così stupido come
credevo…-
Shade alzò gli occhi al cielo
-Thomas, giuro che…-
-Si, lo so, prima o poi mi uccidi, lo so, lo so-
Shade si lasciò sfuggire un sorriso, mentre guardava la schiena
del suo amico e lasciava perdere la discussione. Per fortuna che c’era lui a
rendere migliori le sue giornate, e a farlo sorridere. E sapere che anche lui
sarebbe stato presente durante lo scontro con il ministro, lo rendeva più
sicuro. “Se devi affrontare una battaglia, Shade, circondati sempre di persone
fidate… non affrontarle mai da solo” gli aveva detto una volta suo padre. E
come aveva ragione.
Rein aveva avuto meno di mezz’ora per prepararsi psicologicamente
a ciò a cui stava andando incontro. Infatti Dreamy l’era venuta a chiamare prima
per renderla presentabile per la regina
-Principessa, visto che con l’abito non possiamo fare molto,
almeno permettetemi di sistemarvi i capelli-
Così Rein aveva dovuto separarsi dal libro che stava leggendo,
un libro sui miti e le leggende del paese della luna che aveva trovato in
biblioteca, e aveva seguito la ragazza nella sua camera. Si era poi seduta
davanti allo specchio della sua toletta, e aveva lasciato alla giovane
cameriera il compito di sistemare i suoi capelli. Mentre Dreamy le spazzolava i
capelli, un senso di calma si impossessò della principessa.
-Avete dei capelli splendidi principessa… hanno il colore
del cielo durante l’estate-
Rein le sorrise
-È la prima volta che qualcuno me lo dice-
-Davvero?-
Rein annuì
-Beh, avrebbero dovuto dirvelo molto più spesso. Sono una
delle cose che vi rendono bellissima, quindi dovremmo valorizzarli un po’ che
ne dite?-
E senza nemmeno aspettare una risposta la ragazza iniziò ad
armeggiare con i suoi capelli, dividendoli, unendoli, provando mille modi diversi
per acconciarli.
-Dreamy, ma cosa…-
-Non vi preoccupate altezza, quando avrò finito sarete splendida-
-Addirittura splendida?-
Le chiese la turchina, mal celando un sorriso ironico.
Dreamy si fermò di colpo, lasciando cadere le ciocche di capelli azzurri che
teneva in mano, e fissò lo sguardo della principessa riflesso nello specchio,
serissima
-Principessa, voi siete splendida. Siete elegante, bella,
raffinata, gentile e buona. Non avete avuto ancora modo di sentire i discorsi
di palazzo, ma non c’è nessun uomo a corte che dopo avervi vista, abbia detto
che non siete bella. Ci sono le guardie che fanno a gara per avere il turno di
perlustrazione nei giardini per avere la possibilità di vedervi anche solo per
un istante dal balcone, e anche le guardie che perlustrano i corridoi del
palazzo cercano sempre di passare davanti alla porta delle vostre stanze per
potervi vedere anche solo di sfuggita-
-Ma lo faranno più per curiosità che per altro. Non penso
che…-
-No principessa, credetemi. Persino il capo delle guardie
del principe l’ha detto-
Rein spalancò gli occhi, meravigliata
-Thomas?-
Dreamy annuì
-Oh sì. Ha detto che era da tempo che non vedeva una donna
così bella e gentile e simpatica come voi. Ha detto di avere passato una
piacevolissima giornata con voi ieri-
Rein sentì un sorriso sbucargli dalle labbra
-E poi ha anche aggiunto che…-
Ma a quel punto Dreamy si fece silenziosa, improvvisamente
restia a parlare.
-Che succede Dreamy?-
Le due donne si fissarono
-Non è che voglia sembrarvi pettegola principessa, sono solo
voci che circolano, e tutti sanno che il conte D’Orvail è un gran chiacchierone
e che spesso si diverte a dire certe cose quindi…-
-Dreamy, cosa si dice?-
La ragazza la guardò, poi senza esitazione si chinò verso di
lei, in modo da sussurrale all’orecchio
-Il conte d’Orvail avrebbe detto che anche un certo principe
non è rimasto immune al vostro fascino. Infatti sembra che il motivo dello
scioglimento della seduta di ieri del concilio sia perché il principe era
troppo preoccupato per voi da non potere riuscire a concentrarsi. E poi…-
-Poi?-
Chiese trepidante la principessa
-Sembra che solo dopo avervi vista lui si sia calmato. E il
conte dice che dopo sua altezza ha sempre avuto il sorriso sulle labbra. Altro
non so-
Rein sentì il suo cuore battere all’impazzata, e un rossore
imporporarle le guance.
-Ma no, che sciocchezze. Era preoccupato per me per via del
fatto che siamo amici, e sicuramente non sono stata io la causa del rimando della
riunione. Shade non farebbe mai una cosa così, per me poi… figuriamoci. E poi,
come avrebbe fatto Thomas a saperlo? Insomma, dopo che ho parlato con Shade,
Thomas ha accompagnato me e Milky in giro per il palazzo quindi… assolutamente
impossibile, fidati di me-
Dreamy guardò la principessa, e chinò il capo mormorando un
incerto
-Come dite voi altezza-
Ma chissà per quale motivo nessuna delle due sembrava
credere troppo alle parole dette dalla turchina. E mentre Dreamy riprendeva a
sistemarle i capelli, Rein non poté fare a meno di continuare a pensare alle
parole dette dalla ragazza poco prima, e più ci pensava, più le guance le si
imporporavano di rosso. E Dreamy si lasciò sfuggire un sorriso vedendo la sua
principessa arrossire, e all’improvviso un’idea le balzò in testa. E mentre quell’idea
diventava sempre più concreta nella sua testa, già pensava a come avrebbe fatto
e chi le avrebbe potuto dare una mano.
Alla fine Rein si presentò puntuale all’appartamento della
regina Moon Maria, con i capelli raccolti in quella che Dreamy definiva l’acconciatura
perfetta per lei. Dreamy aveva raccolto la parte più alta dei suoi capelli in
una coda, formando una specie di mezza coda, che poi aveva arrotolato su se
stessa a formare una chignon. Lo chignon era stato fermato con delle spille che
per poi erano state coperte da una treccia che Dreamy aveva creato con due
ciocche di capelli laterali che la cameriera non aveva inserito nella coda. In
realtà si trattava di due trecce, che partivano dal lato e si congiungevano al
centro, sotto lo chignon. Le due trecce poi erano state unite in un’unica
treccia che la cameriera aveva fatto girare attorno allo chignon un paio di
volte, e poi l’aveva fatta cadere sotto lo chignon. Il resto dei capelli era rimasto
libero, a formare quella che dreamy aveva ribattezzato
-Una cascata di capelli che va ammirata, non nascosta,
quindi lasciamola libera-
Rein quando si era ammirata l’aveva trovata un’acconciatura
bellissima, semplice e perfetta per lei. E sembrava che anche altri la
pensassero così. Rein si fece guidare da Dreamy per raggiungere le stanze
private della regina, che si trovavano abbastanza lontane dalle sue.
-La famiglia reale alloggia tutta in una stessa ala del
palazzo, in uno dei due lati del palazzo. Voi siete nell’ala nord, loro
nell’ala est. In realtà non occupano tutta l’ala con gli appartamenti privati,
sono solo i due piani superiori ad essere occupati dagli appartamenti destinati
alla famiglia reale. Il primo piano è interamente dedicato agli appartamenti
della famiglia reale vera e propria, ci sono quelli della regina, del principe
e della principessa. Vi sono anche degli appartamenti vuoti, come quello del re
che al momento è vuoto, e anche quello della defunta regina madre. Al secondo
piano invece sono destinati gli appartamenti per i membri della famiglia reale
della cerchia più esterna diciamo, cucini, lontani parenti, o per i famigliari
della regina. Ogni tanto la vengono trovare a palazzo, li vedrà anche lei, sono
tutte persone molto simpatiche. E ovviamente è lì che la principessa Milky si
dovrà trasferire non appena il principe si sposerà-
-Perché dovrebbe spostarsi?-
Chiese sorpresa Rein.
-Beh principessa, perché quando il principe si sposerà, la
sua consorte sarà destinata all’appartamento della defunta regina madre, che
diventerà il nuovo appartamento della regina, mentre la regina rimarrà dov’è, è
un’usanza del palazzo e della corte. Il principe lascerà il suo appartamento e
si sposterà in quello che una volta era di suo padre, nell’appartamento del re-
Rein annuì. Non era una cosa insolita quello. Di solito con
il nuovo stato sociale, il cambio di appartamento era più che altro simbolico.
Si lasciava il vecchio per il nuovo per segnare il punto di passaggio.
-Ovviamente, l’appartamento del principe sarà poi
predisposto per il futuro erede al trono-
-Certo, è una cosa ragionevole. Ma perché Milky dovrebbe
spostarsi proprio mi sfugge…-
-Perché, principessa, nel caso la futura regina dia alla
luce un secondo erede, quell’appartamento spetterebbe all’erede, non alla
sorella del re. È una questione di gerarchia. E allora la principessa sarà
costretta a spostarsi di sopra. Per evitare ciò, di solito è uso che non appena
la sorella o il fratello del re, a seconda dei casi, raggiunta l’età adulta o
la prima volta che venga ufficialmente presentato a corte, vi sia anche il
cambio di appartamento. Sono le tradizione del palazzo-
Rein annuì con la testa. Ogni palazzo alla fine aveva le sue
regole e le sue tradizioni. Nel mentre che Dreamy le raccontava tutto,
arrivarono davanti alla porta che conduceva all’ala est, l’ala degli
appartamenti reali. Non appena entrarono, Rein poté come percepire il cambio di
ambiente. Il luogo era insolitamente più silenzioso del resto del palazzo. Davanti
a Rein si apriva un lungo corridoio con le pareti ricoperte dalla parte
superiore fino a metà di tessuto damascato color avorio e l’altra metà aveva
una copertura di legno lavorato. Il pavimento, di legno, era ricoperto da un
immenso tappeto color rosso cardinale, con sopra disegnate linee, curve che si
intrecciavano in un arabesco color oro. Il corridoio era illuminato da immense
finestre che davano sul giardino del palazzo, e che permettevano alla luce del
sole di rendere il corridoio molto luminoso. Davanti ad ogni finestra, poi, era
posta una colonna bianca, alta circa un metro e mezzo, su cui sopra era posto
un vaso colmo di fiori, alternato da un vaso pieno solo di foglie verdi. Nello
spazio di muro che vi era tra le finestre, erano posti degli specchi, che
servivano per creare l’illusione che il corridoio fosse più ampio di quello che
in realtà era. Le due donne si incamminarono, il suono dei loro passi attutito
dal tappeto. Lo percorsero tutto, fino a quando incontrarono una porta bianca.
Una volta aperta, Rein si ritrovò su un ballatoio, che era il punto di arrivo
di una monumentale scala di marmo bianco. Anche se Rein non si era mai ritrovata
direttamente lì, sapeva dove si trovava
-Al piano inferiore si trova la sala del trono, giusto?-
Dreamy la guardò meravigliata ma entusiasta.
-Esatto principessa. La sala del trono si trova al piano
terra del palazzo, proprio sotto gli appartamenti reali. Come la sala da ballo
del palazzo-
Rein guardò stupita la cameriera
-Sala da ballo?-
Dreamy annuì
-Ma io credevo che la sala del trono fungesse anche da sala
da ballo…-
Disse la principessa. Era stata molte volte a dei balli nel
palazzo della Luna, e mai si ricordava di essere stata in una stanza diversa.
-Non vi sbagliate, altezza. La sala del trono, viste le sue
dimensioni, è ormai usata ufficialmente anche come sala da ballo. Ma in realtà la
sala da ballo vera e propria è un’altra ma… dalla morte di re Skyler, non è
stata più usata-
E detto questo Dreamy non aggiunge niente altro. La ragazza
si incamminò verso la parte opposta della balaustra, dove Rein immaginò che la
porta di legno custodita da due guardie reali conducesse agli appartamenti
reali veri e propri. Non appena le guardie le videro arrivare si affrettarono
subito ad aprire. Rein sorrise agli uomini, e mormorò anche un
-Grazie-
Cosa che fece sì che quegli uomini si inchinarono ancora di
più e le sorrisero a loro volta. Quando la porta si richiuse dietro le sue
spalle, Rein si ritrovò all’estremità di un lungo corridoio, decorato allo stesso
modo dell’altro, solo che, pur essendo molto simile, era possibile notare delle
differenze. Era come se le due donne fossero entrate in uno spazio privato e
isolato della corte. Era lì che la famiglia reale aveva le sue stanze, dove re
e regine avevano dormito. Era un luogo quasi sacro. Lungo il corridoio Rein poté
vedere tutta una serie di porte, chiuse. E dreamy si mise ad indicarla ad una
ad una al loro passaggio, spiegandole.
-La porta che vedete qui davanti a noi, subito di fronte
alla porta che abbiamo appena passata principessa, conduce agli appartamenti
della defunta regina madre. Questo appartamento è destinato alla futura regina-
Dreamy iniziò ad incamminarsi, e Rein la seguì. Dreamy poi
indicò una porta alla sua destra
-Questa è la porta delle stanze della principessa Milky, da
qui si accede al suo appartamento privato-
Rein se lo appuntò mentalmente. Doveva ricordarsi quale era
la porta che conduceva alla camera della sua allieva. Sull’altro lato, spostato
di qualche metro, dreamy le indicò un’altra porta
-Questa è la porta che conduce all’appartamento del re.
Quando il principe diventerà sovrano a tutti gli effetti, si trasferirà qui. Ma
per ora, il principe Shade risiede in questo appartamento-
Ormai le donne erano arrivate alla fine del corridoio, e
Rein si ritrovò a vedere quattro porte nella parte finale del corridoio, una
proprio di fronte, due sulla sua sinistra, e una sulla destra. Dreamy si fermò
e si voltò verso di lei. Queste sue porte che vedete, una vicino all’altra, non
conducono a nessun appartamento. La prima, conduce ad una scala, che consente
ai reali di raggiungere la sala del trono direttamente. Di fianco ad essa,
invece, vi è una stanza per le guardie reali-
Dreamy poi indicò la porta posta sul lato destro.
-Questa è la porta dell’appartamento del principe Shade.
Come vede, è dallo stesso lato delle stanze della principessa, e da sempre
questi due appartamenti sono destinati ai principi. Sono gli appartamenti più
piccoli, e sono comunicanti, è possibile, infatti, passare da un appartamento
all’altro da una stanza comunicante. Ovviamente ora gli appartamenti sono separati,
la porta che conduce all’appartamento del principe è stata chiusa a chiave, e
l’unica a possedere quella chiave è la regina Moon Maria-
Rein annuì, cercando di assimilare e mandare a mente tutte
le informazioni che Dreamy le aveva dato. Dopo avere fatto un piccolo ripasso,
Rein non aveva dubbi, ormai, su quale appartamento si celasse l’ultima porta,
quella posta proprio alla fine del corridoio.
-E questa porta, principessa, conduce all’appartamento della
regina Moon Maria. E se siete pronta, io busserei-
Rein fece un respiro, passò le mani sulla gonna, cercando di
lisciarla, e annuì alla donna di fronte a lei.
-Sono pronta. Bussa Dreamy-
Dreamy le fece un piccolo inchino e poi si voltò e bussò. La
porta venne aperta pochi secondi dopo, da una guardia del palazzo.
-La principessa Rein. Sua maestà la sta aspettando-
La guardia non rispose, si limitò a fare un piccolo inchino
alla turchina e si spostò per farle passare. Rein si ritrovò in una sorta di
anticamera, piccolina ma decorata con un gusto impeccabile. Dreamy senza
esitazione si diresse verso una porta posta sulla destra e ribussò. Questa
volta ad aprire la porta fu Elinor, la cameriera personale della regina.
-Principessa, vi stavamo aspettando. Prego accomodatevi-
Dreamy e la donna si fecero da parte, e Rein entrò nella
stanza. La turchina non sapeva bene cosa aspettarsi, di certo, comunque, non si
aspettava di vedere ciò che stava vedendo. La porta dava su un muro, totalmente
ricoperto da un immenso quadro. Il quadro, grande quanto una parete, raffigurava
un paesaggio celestiale. Delle colline, ricoperte da una lussureggiante
vegetazione, al cui centro splendeva uno specchio di acqua, quasi perfettamente
circolare. Ma la cosa sorprendente di quel quadro, non era il paesaggio,
perfettamente riprodotto da sembrare reale, nemmeno il fatto che l’acqua era
talmente realistica che veniva voglia di provare ad immergerci la mano per
sentire quanto fosse fresca. Non era niente di tutto ciò. La cosa più
sorprendente era la luce. Perché il paesaggio era un paesaggio notturno. A dare
luce al quadro era un’immensa luna, perfettamente circolare, perfetta e
bellissima, che irradiava il cielo e si rifletteva nell’acqua, creando un gioco
di colori e di riflessi assolutamente meraviglioso.
-Bello non è vero?-
Rein annuì semplicemente, mentre la regina le si avvicinava.
-Anche io la prima volta che l’ho visto non riuscivo a
staccargli gli occhi di dosso, proprio come te-
-È meraviglioso…-
-Si, meraviglioso. Skyler sapeva fare degli ottimi regali
quando doveva scusarsi con me-
Rein si voltò verso la regina sorpresa. Moon Maria le
rispose con un sorrisetto ironico.
-Oh, non guardarmi così. Quando avevo più o meno la tua età,
avevo un bel caratterino. Non accettavo volentieri di passare dalla parte del
torto, ero terribilmente permalosa. E la gravidanza mi rendeva ancora più
combattiva. E questo provocava qualche litigata con Skyler. Anche lui aveva un
bel caratterino, lo sai? Quando litigavamo potevano anche passare giorni prima
senza che ci parlassimo, ma poi alla fine qualcuno cedeva sempre. E mi piace
dire, che a cedere era quasi sempre lui. E questo quadro è il risultato di un
litigio-
-Se questo è stato il regalo di perdono… non oso immaginare
il motivo della vostra discussione-
Moon Maria ridacchiò, poi appoggiò una mano su un braccio
della principessa, e le fece una piccola carezza.
-A mia discolpa, posso solo dire che ero incinta, di sette
mesi, ed ero stata confinata in queste stanza per non affaticarmi. Praticamente
ero agli arresti domiciliari. Skyler pensava di fare il meglio certo ma… io una
sera esplosi. Gli dissi che non avrei tollerato di essere rinchiusa come una
belva in una gabbia dorata. Lo ferii profondamente, lui stava solo cercando di
pensare al meglio per me, e di permettermi di passare dei mesi tranquilli e
sicuri, sia per me che per il bambino ma…
Insomma, io presi la bella
decisione di andarmene… sul serio. Sai i reali del regno della Luna, oltre al
palazzo, hanno anche un piccolo palazzo estivo, diciamo, un luogo isolato dove
trascorrere del tempo lontano dalla vita di corte. Ovviamente non viene usato
molto spesso, ma è un posto incantevole. E lì, in una piccola radura circondata
da colline, c’è un meraviglioso specchio d’acqua, quasi un cerchio perfetto. Lo
chiamano “Moon Mirror”, tanto che anche il palazzo è nominato così. Sono stata
lì per cinque lunghi giorni, prima che il mio re mi venisse a riprendere. Ti
avverto mia cara, i reali del regno della Luna sono veramente bravi a prendere
le donne, soprattutto a convincerle a tornare al loro fianco-
Moon Maria le lanciò uno sguardo divertito e ammiccante, che
fece arrossire Rein.
-Ma per tornare al racconto, dopo essere tornata a palazzo,
una mattina Skyler mi chiamò con una scusa, e mi fece allontanare dalla mia
stanza. Poi mi riaccompagnò, e mi ricordo che pensai che era strano che
lasciasse gli impegni di corte per me ma poi… aprì quella porta e davanti a me
c’era questa meraviglia-
Moon Maria guardò ancora per qualche secondo il quadro,
prima di voltarsi verso la principessa.
-Bene, dopo questo tuffo nei miei ricordi, che sicuramente
ti avranno annoiato a morte, direi che possiamo incominciare-
Moon Maria indicò alla giovane una poltrona su cui si
sarebbe dovuta sedere. E fu così che la turchina si mise ad osservare il
salotto privato di sua maestà la regina. Rein si voltò, e si ritrovò ad avere
la porta da cui era entrata sulla sua sinistra. Davanti a lei la stanza si
allargava. Infatti, la stanza della regina era a forma di L, e la porta da cui
Rein era entrata si trovava nel lato lungo della stanza. La forma a L della
stanza era data dal fatto che da un lato lungo era stata ricavata una stanza,
che la principessa immaginò fosse lo studio privato della regina. I colori
delle pareti erano un giallo chiaro, lisce, senza disegni particolari, l’unica
decorazione era data da una cornice bianca, posta ad un metro di altezza dal
pavimento, che correva lungo tutto il muro. IL colore chiaro e la cornice
anch’essa chiara facevano sembrare la stanza molto luminosa, nonostante la
rientranza dello studio. Il pavimento era di un legno chiaro, ed era ricoperto,
ogni tanto, da qualche tappeto. La stanza non era eccessivamente piena di
mobili, anzi, era molto sobria ed essenziale. Grande risalto era dato alla
parete di vetrate posta nel lato corto, vetrate che permettevano di accedere ad
un piccolo terrazzo, molto simile a quello che Rein aveva nella sua camera da
letto. Nell’angolo destro, vi erano poi due semplici poltrone, di un rosa
chiaro, e davanti ad esse era posto un tavolino da caffè, dove al centro, era
posto un vaso di cristallo con dentro delle rose rosa. Visto che la regina
aveva indicato a Rein le poltrone, la principessa si avviò verso di esse e si
sedette sopra una delle due. Fu seguita poco dopo dalla regina, che le sorrise.
Da seduta, Rein poteva avere una visione globale del locale, e solo allora si
rese conto che il lato di parete che formava un lato dello studio, era interamente
ricoperto da una libreria piena di libri. Vedendo il suo sguardo, Moon Maria
sorrise
-Condividiamo una stessa passione-
-Anche voi amate leggere?-
-Certo. Credo che i libri, a volte, siano la cura migliore
per certe giornate negative-
Gli occhi di Rein brillarono sentendo quel commento.
-Perfettamente d’accordo con voi, maestà-
-Rein, cosa ti ho detto riguardo al “maestà”?-
Rein arrossii
-Avete ragione perdonatemi. Ma ancora non riesco a chiamarvi
per nome-
Moon Maira le prese la mano
-Con il tempo allora…-
Le due donne si guardarono, rimanendo in silenzio. Rein
stava per ribattere, quando un sonoro colpo alla porta la fece sobbalzare per
lo spavento. Moon Maria si rivolse alla sua cameriera, che con un cenno del
capo aveva capito subito il messaggio della regina.
-Principessa Rein, come la mia fidata Elinor vi ha già
comunicato, il motivo per cui vi ho convocata qui è molto semplice. Rein,
permettetemi di presentarvi Chandra, il nostro sarto di corte-
Rein non era minimamente preparata a quella vista. Infatti
nella stanza era entrata una donna, sui trent’anni, piccolina, dai folti
capelli rossi e con alcune lentiggini sulle guance. La donna fece un profondo
inchino
-Maestà, è sempre un onore per me essere convocata a corte
da voi. Ed è un onore conoscere anche la famosa principessa Rein del regno del
Sole. Principessa, è un onore avervi nel nostro regno-
Moon Maria si alzò e si avvicinò alla donna.
-Rein, permettimi di presentarti la donna più talentuosa che
io abbia mai conosciuto quando si tratta di tessuti, ago e filo. Non ho mai
avuto abiti così belli da quando questa piccola donna se ne occupa-
Il sorriso di Chandra si allargò ancora di più
-Vostra maestà, le vostre parole mi lusingano-
-È la semplice verità. E Rein, visto che abbiamo un così grande
talento a corte, sarebbe un peccato assoluto non poterne usufruire. Rein oggi
Chandra si occuperà interamente di crearti un nuovo guardaroba, con gli omaggi
della famiglia reale-
Rein a quel punto si alzò dalla poltrona e si avvicinò a sua
maestà, con uno sguardo implorante sul volto.
-Vostra maestà io… io, vi prego, non posso accettare una
cosa simile e poi…-
Moon Maria alzò una mano, fermando il discorso della
turchina.
-Nessuna obiezione sarà tollerata Rein. Sei una principessa
reale, ospite di un palazzo reale dove risiede una corte, e dovrai occuparti di
mia figlia. Io esigo e ordino che tu abbia un guardaroba adeguato per tutto
ciò. Non saremo certo un paese noto per le sue magnifiche feste sfarzose come
il regno del Gioiello ma, anche qui a palazzo abbiamo ricevimenti, balli e feste.
E non posso permettermi che tu non sia adeguata per le situazioni. Non posso certo
lasciarti con solo quel vestito e, visto come sono andate le cose con i tuoi
genitori, credo che questa sia la soluzione migliore di tutte. Quindi poche
storie, e lascia che le mani di Chandra ti trasformino-
Rein si ritrovò così al centro della stanza. Chandra la fece
mettere al centro e le girò intorno un paio di volte.
-Siete stupenda principessa, e vedrete che vi realizzerò dei
vestiti che vi faranno splendere ancora di più. Ma per prima cosa, principessa,
dovete spogliarvi. Elinor, mi scusi, può chiamare le mie aiutanti? Ho bisogno
dei miei strumenti, e soprattutto del mio metro. Misuriamo la principessa per
prima cosa-
Rein si ritrovò a sospirare. Quella mattinata sarebbe stata
sicuramente molto lunga.
Dopo tre ore, Rein non ce la faceva più. Era stata costretta
a spogliarsi, rimanendo solo in sottoveste, per di più davanti alla regina,
mentre Chandra la misurava. La stanza, si era riempita presto di altre tre
donne, che avevano portato tutto il necessario, compresi rotoli su rotoli di
stoffe di tutti i tipi, colori e disegni. Tuttavia, anche se era stanca e ormai
disperata in mezzo a tutti quei chiffon, tulle e sete, Rein doveva ammettere
che Chandra sapeva sul serio il fatto suo, ma che soprattutto, l’aveva
ascoltata. Rein aveva potuto dire la sua su tutto, su ogni singolo capo a cui
la donna avrebbe lavorato. Rein era rimasta impressionata dal numero esagerato di
capi che la regina aveva richiesto per lei, ma se Chandra si sentisse sotto pressione
per la mole di lavoro, non lo diede mai a vedere. Dopo tre ore, erano stato
commissionati quattro camicie da notte, due vestaglie, un numero imprecisato di
indumenti intimi tra cui sottovesti, corsetti e calze, venti abiti da giorno,
sei abiti da thè o per le piccole cerimonie pomeridiane, e infine quindici
vestiti da sera, per le occasioni ufficiali come cene o piccole feste e due
abiti da ballo. Questo era stato stabilito essere il numero minimo di indumenti
per iniziare. Con il tempo, poi, ne avrebbero commissionati altri.
-Poi ci sarà sempre tempo per ordinarne di nuovi per
cerimonie particolari per qualche evento, dico bene?-
Era stato il semplice commento di Moon Maria. E Rein non
aveva potuto dire assolutamente niente per fermare la donna. Ad un tratto,
comunque, a movimentare ulteriormente la giornata, era entrata nella stanza
Milky, che aveva iniziato ad osservare tutto con curiosità. Alla fine aveva
anche spuntato la confezione di un nuovo abito
-Shade ha detto che me lo regala lui-
Era stato il suo commento, e Rein le aveva sorriso. Si
vedeva quanto Milky amasse suo fratello, e anche quanto il bel principe tenesse
alla sua sorellina, anche se, Rein dovette ammetterlo, la viziava abbastanza.
Tuttavia l’entusiasmo di Milky si era presto raffreddato dopo che la sua
richiesta era stata esaudita. Aveva resistito per un’altra ora, prima di
trovare una scusa per assentarsi e tornare nelle sue stanze.
-È ancora una bambina, non posso certo prendermela-
Era stato il laconico commento di Moon Maria, anche se Rein
aveva visto un sorriso sulle sue labbra. Alla fine, quando Chandra aveva
decretato di avere tutte le informazioni necessarie per confezionare gli abiti,
a Rein era stata data la facoltà di tornare a vestirsi. Quando la principessa
ritornò nella stanza, la sarta e le sue aiutanti erano già andate via, e la
regina era seduta su una poltrona, una tazza di the in mano, e un’altra
poggiata sul tavolino
-Immagino sarai assetata e anche stanca. Ho fatto preparare
il the, ne vuoi prendere una tazza insieme a me?-
-Ne sarei onorata-
Rein si risedette sulla poltrona e si lasciò andare ad un
piacevole sospiro di gioia per stare finalmente seduta.
-È stato così terribile?-
Rein si ricompose subito, mentre un leggero rossore le
imporporava le guance
-Scusatemi io… non volevo mancarvi di rispetto-
-Rein non potrei mai pensarlo e ti prego, smetti di scusarti
per qualsiasi cosa tu faccia-
-Perdonatemi ma è una abitudine e…-
-E l’hai appena fatto di nuovo-
Rein rimase un attimo zitta, prima poi di scoppiare a
ridere.
-Temo voi abbiate proprio ragione-
-Ovvio che ho ragione Rein, sono una regina dopotutto-
Le due donne si misero a ridere di gusto. Moon Maria, finita
la risata, appoggiò la tazza sul tavolo, e poi si fece improvvisamente seria.
-Rein, quello di oggi… io l’ho fatto per te. Sei una
principessa, e come tale è ora che tu inizi ad essere trattata. Perciò il
guardaroba, non è un mio capriccio, ma è un’esigenza. Devi iniziare a capire
che devi pretendere un certo atteggiamento da te stessa per il rango che hai. E
questo, è solo l’inizio temo-
Rein la fissò, serissima in volto
-Cosa volete che faccia?-
-Io non voglio che tu faccia niente, mia cara. Voglio che
sia tu a sapere cosa devi fare. Io ho solo dato la spinta iniziale, ora tocca a
te muoverti in questo mondo. Credimi, la corte del regno della Luna sa essere
molto spietata, soprattutto con i reali. Tu non fai parte della mia famiglia
Rein, questo so che lo sai benissimo, ma devi capire che per la corte tu ora ne
sei parte integrante. Ti chiameranno altezza reale, e può darsi che qualche
volta dovrai svolgere il mio ruolo in certe cerimonie se le mie condizioni di
salute non me lo dovessero permettere. Non ti preoccupare, solo piccole cose
ovviamente, ma può darsi che tu ti possa trovare impegnata molto spesso con mio
figlio… spero che questo non sia un problema-
Rein si ritrovò a negare con la testa.
-Se questo è ciò che mi potrà permettere di sdebitarmi anche
solo un poco con voi e la vostra famiglia, sarà un onore-
-Ottima risposta principessa-
In quel momento però, un piccolo bussare distolse l’attenzione
della regina da Rein. Elinor entrò silenziosamente, e si avvicinò a Moon Maria
e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Moon Maria si fece seria di nuovo e poi
si voltò verso la turchina
-Principessa, so che ti ho detto che d’ora in poi dovrai decidere
da sola ma, permettimi di darti una spinta finale-
-Ma certo maestà-
Disse titubante Rein. Moon Maria sorrise
-Perfetto. Perché non ti ho detto tutto. Non ho convocato
solo il sarto di corte ma anche il gioielliere di corte. Ed è qui per te.
Elinor fallo entrare-
Elinor fece entrare un uomo distinto, che portava con se una
borsa che sembrava molto pesante, che custodiva gelosamente.
-Principessa Rein, permettetevi di presentarvi mastro Rube-
-Principessa, è un onore conoscervi-
-Piacere mio ma…-
-Rein, non potrai certo pensare che possa bastare solo un
abito per renderti un’altezza reale, giusto? Mastro Rube è qui per confezionare
dei gioielli apposta per te-
-Gioielli?-
Chiese sbalordita la turchina. Moon Maria le sorrise
-Gioielli, certo. Mastro Rube, prego-
L’uomo si inchinò, prima di appoggiare la sua borsa sul
tavolo e iniziare ad aprirla.
-Maestà, come mi avete chiesto, ho portato un campionario di
tutte le gemme in mio possesso. Vogliamo cominciare?-
-Non aspettavamo altro. Fateci vedere le vostre gemme
maestro Rube-
Era tardo pomeriggio ormai. Shade non aveva avuto un solo
momento libero quella mattina. La discussione con il ministro del tesoro era
stata lunga, terribilmente noiosa, e priva di qualsiasi argomentazione
ragionevole, almeno per lui. Ma alla fine era riuscito a vincere sul vecchio consigliere,
anche se gli era costata pazienza, una dosa incredibile di sangue freddo per
non saltare al collo di quel vecchio bacucco, e un pezzo della sua sanità
mentale, perduta nello scontro. Ma almeno aveva vinto, aveva ottenuto
l’appannaggio necessario, forse addirittura eccessivo, ma almeno aveva
mantenuto la promessa fatta alla madre, e risolto la situazione al meglio. Anche
se aveva dovuto saltare il pranzo. Nel silenzio del suo studio, dato che Thomas
aveva dovuto occuparsi di certe questioni di sicurezza del palazzo, una scusa
bella e buona per non sorbirsi ore e ore di discussione, Shade poteva
concedersi un po’ di tranquillità e pace. Il suo studio, infatti, era sì il
luogo del suo lavoro, ma era anche il suo rifugio. In pochi sapevano, infatti,
che la libreria posta nella stanza, non conteneva solo libri inerenti al suo
compito di altezza reale, ma lì erano conservati anche i suoi libri preferiti,
le sue letture che lo avevano accompagnato da ragazzo, distraendolo dai mille
compiti e doveri che come principe doveva attendere. E ogni tanto, si rileggeva
qualche brano, qualche capitolo, a volte libri interi. Era come avere dei
vecchi amici silenziosi, ma sempre pronti per lui. E in quel momento, si era
detto, ne aveva decisamente bisogno. Così si era alzato, e a colpo sicuro aveva
afferrato un libro dalla copertina rossa, leggermente consumata lungo i bordi.
Shade conosceva quel libro a memoria ormai, e con un colpo preciso, aprì
proprio sul suo capitolo preferito, e, risedendosi sulla sua poltrona, e appoggiando
i piedi sulla scrivania, perché lui era principe, e lo poteva fare, visto che
era la SUA scrivania, si mise a leggere. Non sapeva di preciso da quanto tempo
stava leggendo, un po’ considerando il numero di pagine che aveva già
sfogliato, quando ad un tratto dei colpi secchi alla porta lo disturbarono. Istintivamente
mise giù i piedi dalla scrivania, e chiuse il libro, nascondendolo nel primo
cassetto a portata di mano. Poi, sparpagliati un paio di foglio sul piano si
affrettò a rispondere
-Avanti-
Ad entrare fu Thomas. Shade lo guardò con uno strano sguardo
-Da quando in qua bussi per…-
-Vostra altezza, c’è una visita per voi-
Shade guardò attentamente il volto del suo amico e subito
capì che c’era qualcosa che non andava. Gli occhi del suo amico, di solito
molto allegri e luminosi, erano insolitamente freddi e duri. Shade fece un
cenno al suo amico di chiudere la porta rimasta aperta. Non appena fu chiusa, Thomas
non si trattenne
-Ma con che coraggio osano fare un oltraggio simile!-
Shade si alzò, e corse dal suo amico, poggiandoli entrambe
le mani sulle spalle
-Thomas, che succede?-
Thomas alzò lo sguardo verso il suo
-Non hai sentito il trambusto?-
Shade scosse la testa
-Per forza, rinchiuso qui dentro non te ne puoi essere
accorto…-
-Thomas, che cosa succede?-
Thomas si scostò dal suo amico, facendo un paio di passi
indietro. Il capo delle guardie strinse con forza i pugni delle mani, prima di prendere
un bel respiro e parlare
-Una delegazione dal regno del Sole, principe è appena
arrivata a palazzo. La regina Elsa è di sotto, nella sala del trono, e vuole
parlare con sua figlia-
Sul cuore di Shade scese subito un terribile senso di gelo.
Non era possibile… dopo tutto quello che avevano fatto, dopo il modo in cui si
erano comportati, come si era comportata lei, la regina Elsa aveva avuto il
coraggio di venire nel suo palazzo per parlare con sua figlia? Improvvisamente
Shade seppe cosa fare
-Andrò di sotto a parlare con lei-
-Vengo con te-
-No Thomas, tu non verrai-
Thomas lo guardò meravigliato.
-Come sarebbe a dire non vengo? Certo che vengo con te, e se
solo uno degli uomini della scorta del regno del Sole prova a fare qualcosa
giuro che…-
-Thomas, tu dovrai fare una cosa più importante-
Shade mentre parlava, si era avvicinato alla scrivania, e
preso un foglio di carta bianco aveva iniziato a scriversi sopra.
-Dimmi cosa devo fare-
Disse semplicemente Thomas. Shade gli consegnò il foglio di
carta, piegato in modo che il messaggio al suo interno non si potesse leggere.
-Porta questo a mia madre, non mi interessa se ti diranno
che non vuole essere disturbata. Anche se dovesse riposare, svegliala-
-Ricevuto-
-E poi fa tutto quello che ti dirà. Segui i suoi ordini-
Thomas si portò la mano destra sul cuore, facendo un leggero
inchino
-Ai vostri ordini, maestà-
Shade si avviò deciso verso la porta e uscì, Thomas subito
dietro di lui. Subito usciti dallo studio, Shade si ritrovò in quella che era
chiamata la “sala di attesa delle udienze” dove coloro che aspettavano di avere
udienza con il principe aspettavano. La sala era grande, ma non era chiusa,
infatti un’enorme apertura, di un paio di metri, permetteva di accedere ad
un’altra stanza, molto più grande della precedente, di solito usata per delle
piccole cerimonie o eventi di corte. Qualcuno la chiamava la “piccola sala
delle feste”. Dal di lì, era possibile accedere, attraverso una porta posta
sulla sinistra, ad una monumentale scala di marmo, che conduceva al piano
inferiore, o a quello superiore del palazzo. Ma Shade non si avviò verso quella
porta, ma andò invece, dritto per dritto, verso il muro. Infatti, nascosta
dalla tappezzeria del muro, e a conoscenza solo di alcuni membri della corte e
del personale, si trovava una porta nascosta. Shade la aprì, facendo scattare
il meccanismo segreto, che consisteva nello spingere su un particolare
dettaglio della tappezzeria, e la porta si scostò leggermente dal muro. Shade
la spalancò e si ritrovò in un corridoio, lo stesso corridoio che la mattina
Rein aveva percorso per raggiungere la camera della regina Moon Maria. Shade svoltò
a destra, e percorse il breve tratto che lo condusse alla porta che dava sul
ballatoio dell’altra scala monumentale. Non appena le guardie poste a
sorveglianza delle porta lo videro, spalancarono subito i battenti per il
principe e il suo Capo delle guardie. Una volta sul ballatoio, i due finalmente
interruppero il silenzio
-Che succede se la principessa Rein è ancora con tua madre?-
Shade si fermò, aveva già messo un piede sul gradino della
scala, pronto a scendere verso la sala del trono.
-Consegna la lettera a mia madre e non fare trapelare
niente. Non dirle niente, non farle sapere che sua madre è qui-
-Non potrai tenerglielo nascosto-
-Lo so. Ma per adesso, se posso preservarla per altri
cinque, dieci o quindici minuti lo farò. E ora va da mia madre, di corsa-
I due si separarono. Shade fece le scale quasi di corsa, e
si ritrovò immediatamente al piano terra. La scala conduceva direttamente nelle
vicinanze della sala del trono, infatti Shade dovette fare solo pochi passi
prima di arrivare davanti alla doppia porta imponente della sala. Non gli
sfuggì lo sguardo preoccupato delle guardie, e la leggera tensione che avevano
i loro corpi. Persino loro dovevano avere immaginato la delicata situazione che
si stava creando.
-Signori, non fate entrare nessuno qui dentro. Solo mia
madre se dovesse arrivare-
Le guardie fecero un piccolo cenno con il capo
-Agli ordini vostra maestà-
Shade si impose la calma. Fece un respiro, raddrizzò le
spalle e si fece serio come non mai
-Aprite-
La guardia alla sua destra si avvicinò alla maniglia, la
girò e con un colpo deciso spalancò uno dei battenti. E sua altezza il principe
Shade, erede della corona del regno della Luna, entrò nella sua sala del trono.
E dentro ad essa calò il silenzio.
Moon Maria si trovava da sola nel suo salotto. La confusione
della giornata ormai era alle spalle, e ogni traccia di stoffe, o gioielli era
scomparsa, restituendo solo il caldo ed accogliente salotto a cui era abituata.
Il sole stava tramontando ormai, e anche se non lo poteva vedere direttamente,
infatti le sue stanze erano orientate verso sud-est, vedeva comunque la luce
aranciata risplendere sul suo giardino. Era seduta sulla sua poltrona, posta al
centro della stanza, di fronte al camino, in modo da riscaldarsi più facilmente
durante le lunghe giornate invernali, ma in modo anche che potesse vedere
fuori, e godersi la luce del sole. Moon Maria adorava quei piccoli momenti di
solitudine che poteva gustarsi nelle sue stanze. Sapeva bene, infatti, quanto
poco discreta fosse la vita a corte, ma lì, nel suo salotto, poteva essere
lasciata in pace. Anche se ammetteva che la compagnia della principessa Rein
non la disturbava affatto. Rein era una compagnia piacevole, una grande
conversatrice, e soprattutto, era una donna molto colta, dato che aveva passato
così tanto tempo a leggere. Avevano trascorso il pomeriggio a conversare di
libri, passando da un argomento all’altro. Solo quando erano scoccate le
quattro, Rein si era scusata con lei, chiedendo il permesso di potersi
congedare. Moon Maria aveva visto un accenno di stanchezza sul suo volto,
dovuto forse all’intensa giornata passata a provare abiti e a scegliere
gioielli, e forse, doveva ammettere, una giovane ragazza di vent’anni non
doveva trovare poi così amabile la compagnia di una vecchia regina come lei.
Così era rimasta sola, preda dei suoi pensieri e ricordi, ma serena. Aveva una
meravigliosa sensazione di calma dentro di se. Ogni cosa era andata per il
meglio quella mattina, e Moon Maria rivolse una piccola preghiera di
ringraziamento per la Luna, per averla aiutata in quel giorno a far sì che
tutto andasse per il meglio. E ora, quella pausa di silenzio ci voleva anche
per lei. Moon Maria era in uno stato di rilassamento molto profondo, tale che
quando sentì degli insistenti colpi alla porta, fece finta di niente. Non aveva
voglia di scocciatori in quel momento, e potevano essere solo scocciatori a
quell’ora. La regina pensava che ignorando quei suoni insistenti, presto
sarebbero svaniti. Invece, più il tempo passava, più forti e insistenti
diventavano. Ad un tratto, sentì un suono di voci concitate che parlavano
nell’anticamera. Moon Maria tese l’orecchio, e le sembrò di riconoscere la voce
di Thomas D’Orvail, il capo delle guardie di suo figlio. Incuriosita decise di
alzarsi. Come mai l’uomo era venuto nelle sue stanze? Non erano molte le
occasioni in cui il conte veniva da lei, lui era praticamente l’ombra di Shade.
Quindi se si trovava lì, doveva essere un motivo serio. E doveva averlo mandato
suo figlio. Velocemente si avviò verso la porta, e la spalancò. Nell’anticamera
c’era effettivamente il capitano delle guardie, che stava litigando con la
guardia che sorvegliava la sua porta. Alla vista della regina, i due uomini
smisero di colpo di parlare, e si affrettarono a inchinarsi. Moon Maria passò
lo sguardo dall’uno all’altro, prima di parlare
-Si può sapere il motivo di così tanto trambusto nelle mie
stanze?-
Fu Thomas, a parlare per primo
-Vi chiedo perdono, vostra maestà, non oserei mai
interrompere il vostro riposo, se non fosse una questione importante-
-È successo qualcosa?-
Chiese subito preoccupata la donna, avanzando verso il
conte. Thomas semplicemente fece un cenno di assenso col capo, e poi allungò la
mano, porgendole un sottile foglio di carta, ripiegato. La donna lo afferrò, e
la aprì. Riconobbe all’istante la calligrafia del figlio. Non c’era scritto
molto, ma ciò che lesse la fece impallidire, e se non fosse stato per la
velocità di Thomas nell’afferrarla, sarebbe sicuramente scivolata a terra. Moon
Maria si ritrovò così tra le braccia dell’uomo, che la portarono veloce verso
la poltrona nella sua stanza. L’altra guardia, con lo sguardo preoccupato, si
avvicinò alla regina. Ma Moon Maria, dopo l’iniziale mancamento, aveva già
capito cosa fare.
-Guardia, chiama la mia cameriera Elinor, e dille di venire
subito da me-
L’uomo si inchinò, prima di svanire dalla porta. Una volta
che rimasero soli, Moon Maria afferrò la mano di Thomas
-Conte, ora dovete ascoltarmi bene e fare come vi dico.
Voglio che andiate nelle stanze della principessa Rein, e voglio che la
portiate nella sala del trono-
Thomas spalancò gli occhi stupefatto
-Ne siete sicura vostra maestà?-
Moon Maria alzò una mano per farlo tacere.
-Fatemi finire conte. Per nessuna ragione vorrei che Rein e
sua madre si vedessero e affrontassero, ma se la teniamo all’oscuro, potrebbe
essere anche peggio. Ma voglio che sia Rein a prendere la decisione di parlare
con sua madre, oppure no. Per questo dovrai portarla nella sala del trono, ma
non dovrai passare per la porta principale. Fai in modo che nessuno si accorga
del vostra arrivo, passa per l’altra via. Mi sono spiegata?-
Thomas capì all’istante ciò che sua maestà gli stava
chiedendo. Annuì
-Come ordinate maestà-
In quel momento, Elinor comparve nella stanza
-Vostra maestà-
-Elinor, preparare il mio abito da ricevimento. Dobbiamo
andare a salutare una regina-
La cameriera la guardò, poi annuì e sparì nella camera da
letto della regina. Moon Maria si alzò dalla poltrona, e fece cenno a Thomas di
avviarsi. Ma Thomas rimaneva fermo, indeciso
-Conte, non abbiamo tempo da perdere-
-Come dovrei dire alla principessa che sua madre è qui a
palazzo? Come posso dirle una cosa del genere senza ferirla troppo?-
Moon Maria addolcì lo sguardo, prima di poggiare una mano
sotto il mento del ragazzo, in modo da far sì che i loro sguardi si guardassero
-Non esiste un modo migliore o peggiore nel dare certe
notizie. Sono certa che troverete il modo più delicato possibile. Non vi
sottovalutate, soprattutto, non sottovalutate il vostro buon cuore. Sarà questo
ad aiutarvi-
Un leggero rossore imporporò le guance dell’uomo
-Grazie vostra maestà-
La regina sorrise, ma poi si rifece seria
-Muovetevi ora conte. Andate-
L’uomo si inchinò, e poi si avviò veloce verso la porta.
Moon Maria era sicura che non appena avesse raggiunto il corridoio, si sarebbe
messo a correre. E correre era anche quello che doveva fare lei.
-Elinor, dobbiamo muoverci, non c’è tempo da perdere. Devo
andare ad aiutare mio figlio-
E mentre la donna spariva dentro la porta della sua camera
da letto, il biglietto di carta scritto da suo figlio giaceva sul pavimento.
Chi fosse passato da lì per caso, avrebbe letto solo poche frasi, ma
terribilmente chiare e precise.
“La regina Elsa è a
palazzo, vuole vedere Rein. Non so come comportarmi… ti prego, ho bisogno della
regina della Luna al mio fianco. Mamma ho bisogno di te”
E Moon Maria sarebbe corsa per aiutare suo figlio.
Rein si era accasciata sul letto non appena era arrivata
nella sua stanza. Era stanca, sfinita, distrutta… aveva dovuto ammettere che si,
la giornata non era stata poi così male, ma essere stata in piedi per così
tanto tempo, sotto osservazione, e cercando di mantenere uno stato di calma
l’avevano provata. E soprattutto, l’aveva distrutta lo scegliere dei gioielli.
Rein non era il tipo da gioielli… non le piaceva sfoggiare parure di orecchini,
collane e braccialetti come amavano fare alcune donne di corte. Lei si sentiva
a suo agio con poco luccichio addosso, un semplice braccialetto magari, o una
collana con un piccolo ciondolo le bastavano. Era famosa ormai per indossare
all’orecchio solo dei semplici punti di luce, di diamante ovviamente, era pur
sempre una principessa. L’unica cosa a cui non rinunciava era la sua tiara, un
gioiello che i suoi genitori le avevano regalato per i suoi sedici anni, e che
lei adorava. Era una tiara molto semplice in realtà, poco vistosa, ma
d’effetto. Era di diamanti, diamanti bianchi luminosi, che con i suoi capelli
azzurri formava un contrasto bellissimo e sembrava risplendere ancora di più.
La tiara aveva un diamante a forma di goccia al centro, e sotto di esso vi era
un ricamo di diamanti a tema floreale. Il tutto poi era sorretto da un semplice
cerchietto d’argento. Ed era l’unico gioiello che aveva portato con se dalla
sua casa. Ma su insistenza di Moon Maria, era stata costretta a scegliere tutto
ciò che era necessario per una altezza reale.
-Sei l’istitutrice reale di mia figlia, sei una principessa.
Il tuo status si deve vedere anche dai gioielli che indossi. So che non sei una
persona che ama mettersi in mostra, Rein, ma sarai al centro di molti
pettegolezzi e in molte occasioni sarai al fianco mio e di mio figlio per le
cerimonie di corte. Devi essere ciò che sei, una principessa-
E così Rein aveva ordinato e scelto. Braccialetti, collane,
tiare, orecchini persino qualche anello. Tutti di pietre preziose, diamanti,
zaffiri, qualche smeraldo anche, oltre ad oro e argento. Solo la regina poteva
sapere quanto tutto era venuto a costare… sperava solo che le finanze dello
stato non fossero state messe a dura prova per causa sua. Dopo poi era rimasta
a parlare con la regina. Avevano fatto un pranzo leggero, e avevano parlato,
molto. Rein e la regina condividevano la passione dei libri, avevano letto gli
stessi libri, almeno parecchi anche se non tutti, e poi avevano parlato di
molti argomenti, dalla storia, al paese, ad antiche leggende e miti. Rein aveva
passato un bel pomeriggio e per la prima volta si era sentita apprezzata per le
sue conoscenze. Le era piaciuto, e Moon Maria le trasmetteva una sensazione di
calma e di serenità che le mancava da tempo. Si sentiva veramente amata con lei
era come… era come una madre. Era quella la sensazione che provava Rein stando
con la regina, una sensazione di calore, come quella che una madre dovrebbe
trasmettere ad una figlia.
-Mamma…-
Si ritrovò a mormorare Rein, senza nemmeno rendersene conto.
Sua madre, la regina Elsa, le mancava. Sarebbe stata bugiarda a dire che non
sentiva la lontananza di casa, come sentiva la mancanza di sua sorella. Fine,
la sua energica, terribilmente rumorosa sorella, che ora la odiava. Rein si
raggomitolò sul letto, rannicchiando le gambe contro il suo petto. Sentì delle
lacrime scenderle dagli occhi.
-Fine, potrai mia perdonarmi?-
In quel momento un lieve bussare alla porta della stanza le
fece fare un sobbalzo per lo spavento. Si voltò verso la porta
-Fine?-
Chiese. La porta si aprì, ma al posto della sorella, entrò
Dreamy, la sua cameriera.
-Principessa, scusatemi se vi disturbo-
Rein si passò veloce una mano sotto gli occhi, per cancellare
la traccia delle sue lacrime, e sorrise alla ragazza.
-Non ti preoccupare, che succede?-
Dreamy entrò, seria.
-Il conte Thomas d’Orvail chiede di voi. Sembra una
questione seria, principessa-
Rein si alzò di scatto, e senza dire niente, corse nel
salotto, dove Thomas l’attendeva. Non appena lo vide, e vide lo sguardo serio
del ragazzo, il cuore di Rein iniziò a battere all’impazzata per l’agitazione
-Che cosa succede?-
Thomas le si avvicinò, si inchinò leggermente, e poi le
afferrò entrambe le mani. Rein non ci fece nemmeno caso a quel gesto, aveva
capito che le notizie che stavano per arrivare non dovevano essere buone per
niente. Thomas infatti fece un sospiro e poi le parlò
-Principessa, non so come fare a dirvi ciò che devo, perciò
spero vogliate perdonarmi per le parole che sono costretto a riferirvi-
-Mi state preoccupando Thomas…-
Rein non si era nemmeno resa conto di stare usando un
linguaggio così formale con lui. Lo considerava già un amico, e aveva iniziato
a dargli del tu, come faceva anche il conte stesso, ma in quel momento, lui non
era lì in veste di amico, e lei era tornata ad essere una principessa reale.
-Principessa… la regina Elsa del regno del Sole è a palazzo-
Rein sentì le parole come ovattate. Aveva capito ciò che il
conte le stava dicendo, ma era come se il suo cervello non riuscisse a
elaborare il discorso
-Cosa?-
-Vostra madre è qui. Vostra madre Elsa è a palazzo, nella
sala del trono-
-Mia madre… ma cosa…-
-Vuole vedervi. Vostra madre chiede di voi, principessa-
Rein non sentì altro. Iniziò a tremare e la paura si
impossessò di lei. Era venuta a prenderla, sua madre era venuta a portarla a
casa.
-È tutto finito-
Si ritrovò a mormorare Rein, mentre le lacrime iniziavano a
scorrere copiose dai suoi occhi.
-Sono perduta-
Elsa era ferma immobile al centro della stanza. La sua
scorta personale era subito dietro di lei, pronta a proteggerla. Ed Elsa non
poteva fare a meno di pensare quanto fosse ridicola quella situazione. Era come
se fosse entrata in territorio nemico, come se la sua vita fosse in pericolo,
come se dovesse combattere una terribile battaglia. Invece, era solo andata in
visita al palazzo della Luna, una cosa che aveva già fatto nella sua vita,
anche molte volte. Dopotutto lei e Moon Maria si conoscevano da anni, non aveva
certo motivo di sentirsi così nervosa in quel palazzo, in quella sala. Quante
volte aveva partecipato a dei balli organizzati dai reali della Luna, quante
volte aveva ballato proprio in quella sala. Eppure, eppure Elsa sapeva che era
tutto diverso in quel momento. Non poteva non ignorare il fatto che sua figlia
fosse lì, in quel castello, e che non la volesse vedere. Perché Elsa temeva,
più di ogni altra cosa, di avere fatto un viaggio inutile. Non sapeva nemmeno
lei cosa l’aveva spinta a farlo. Era semplicemente partita, salita sulla
carrozza senza ripensarci. E più si avvicinava alla meta, più la consapevolezza
che sua figlia non la volesse vedere aumentava, costante, fino a diventare
quasi una certezza. Dopotutto, sua figlia si sentiva tradita, ferita, dimenticata
da lei. Come poteva lei pretendere che Rein le volesse parlare… eppure sperava,
sperava con tutto il cuore, che Rein comparisse dalla porta con il suo sorriso
e l’abbracciasse forte. Ma al posto di sua figlia, fu il principe Shade ad
entrare. Elsa si ritrovò a pensare che era davvero un bellissimo giovane.
Capelli dai riflessi violacei, profondi occhi di un blu intenso, una camminata
fiera e decisa, un portamento impeccabile… decisamente Shade era diventato uno
splendido uomo, un bellissimo principe. Elsa si ritrovò ad inchinarsi
-Principe Shade-
Shade si fermò, e si inchinò a sua volta
-Regina Elsa-
Ad Elsa non sfuggì il tono freddo e distaccato con cui Shade
le aveva parlato. Non poteva certo biasimarlo, capiva perfettamente. Ma non
avrebbe mollato così presto, dopotutto era pur sempre una regina
-Principe, chiedo scusa per questa visita inaspettata. Ma
non ho avuto modo di potermi fare annunciare prima-
Shade la fissò, indeciso. Elsa poteva quasi vedere le
domande che stavano passando per la sua mente. Così decise, senza troppi giri
di parole, di arrivare subito al punto della sua visita
-So principe, che non sono gradita. So che non mi vorreste
qui, ma ho una semplice richiesta da farvi. Desidero vedere mia figlia-
-Perché?-
-Una madre non può…-
-Vostra altezza, non mi prendete per stupido, perché non lo
sono. Perché volete vedere Rein? Che cosa sperate di ottenere? Siete venuta per
portarla via dal castello?-
-No, certo che no principe io…-
-Perché sappiate, che per nessun motivo al mondo, farò sì
che Rein ritorni con voi, soprattutto adesso-
Elsa rimase stupefatta. Negli occhi di Shade c’era una
durezza che mai gli aveva visto. Il principe aveva le mani contratte, chiuse a
pugno, e lei, istintivamente, fece un passo indietro.
-Credetemi io…-
-Spero Elsa che tu voglia perdonare le parole dure e poco
cordiali di mio figlio-
Elsa e Shade si voltarono verso la porta dove Moon Maria
aveva fatto la sua apparizione. Moon Maria indossava il suo abito da regina, e
la corona. Tutto in lei sottolineava il fatto che lei era una regina in quel
momento, e non un’amica. Ed Elsa lo percepì chiaramente. Elsa fece un inchino
alla donna, prima di parlare
-Nessun perdono è necessario, vostra maestà. Posso capire la
durezza delle parole di vostro figlio, e sinceramente, credo anche di
meritarmelo-
Moon Maria la guardò sorpresa e stupita. Aveva pensato che
Elsa fosse più combattiva o aggressiva, che volesse fare confusione e
riprendersi la figlia con la forza. Invece Moon Maria vide una donna
profondamente sola, fragile e sconfitta. Moon Maria si avvicinò alla donna, in
modo da poterla guardare negli occhi, e vedere. Era lì, sotto i suoi occhi,
aleggiava sulla regina del Sole come una nube che la oscurava. Era la
tristezza, o meglio, la consapevolezza di avere perso una figlia, di averla
persa, forse, in modo permanente. Era la stessa tristezza che albergava in
Rein, si rese conto la regina. Madre e figlia erano terribilmente simili,
l’oscurità che albergava nei loro cuori, pur causata per due motivi diversi,
era esattamente speculare. E guardando quegli enormi occhi rossi, Moon Maria si
sentì cedere. Forse aveva giudicato troppo aspramente Elsa, forse,
semplicemente, la donna non si era resa conto di ciò che stava avvenendo dentro
l’animo della sua bambina, forse non era stata in grado di vedere i segni del
dolore portati da Rein. In quel momento Moon Maria aveva davanti una donna, una
madre, consapevole di avere sbagliato, consapevole di avere ferito sua figlia, e
che forse stava cercando di rimediare.
-Ho mandato a chiamare Rein, regina Elsa, ma non so se vorrà
parlarvi, o venire addirittura. La scelta spetterà a lei, e solo a lei-
Elsa annuì, rivolgendo un triste sorriso a Moon Maria.
-Temo proprio questo, che Rein non mi voglia nemmeno vedere.
Ma dovevo tentare, dovevo venire. Ho bisogno di parlarle, ho bisogno che lei mi
ascolti, anche se temo di avere perso questo diritto molto tempo fa ormai.
Credevo che diventare regina fosse il compito più difficile che potesse mai
capitarmi nella vita, ma essere madre… niente poteva mai prepararmi ad un tale
compito, meraviglioso, certo, ma al tempo stesso terribilmente difficile…-
Moon Maria si ritrovò ad annuire, concordando con le parole
di Elsa. Il silenzio scese poi sui tre presenti in sala. Shade non sapeva cosa
fare, o come comportarsi in quella situazione, e le parole e il cambio di
atteggiamento di sua madre nei confronti della regina del regno del Sole
l’avevano spiazzato. Certo, Elsa non era arrivata pretendendo e ordinando,
aveva semplicemente chiesto di potere vedere la figlia, eppure era qualcosa che
lo metteva a disagio. Fu solo allora, però, mentre passava con lo sguardo sulla
scorta reale del regno del Sole, che si rese conto di un dettaglio che prima
gli era sfuggito.
-Posso chiedervi, regina Elsa, cosa stanno proteggendo le
vostre guardie?-
Elsa fu come riscossa dai suoi pensieri e guardò per un
attimo confusa il principe.
-Come, scusate?-
Shade a qual punto, alzò un dito, e lo puntò contro una
guardia, che teneva tra le mani quello che sembrava una specie di forziere. Elsa
puntò gli occhi su ciò che il principe indicava, e si ritrovò a sorridere.
-Oh, certo, me ne stavo quasi dimenticando. In realtà,
quello è un oggetto molto speciale per Rein. Quello è…-
-Il mio scrigno del tesoro-
Disse una voce proveniente da dietro di loro. Elsa, sentendo
quella voce si gelò sul posto, e il suo respiro si fece affannoso. La donna si
voltò lentamente, incredula, terrorizzata e felice allo stesso tempo. Sotto lo
sguardo di Elsa, comparve la sua bellissima bambina, alta, fiera, coraggiosa e
bellissima, come lei non la vedeva da molto. Erano passati solo due giorni
dall’ultima volta che Elsa aveva visto Rein, eppure sembrava passato molto di
più, e sua figlia, non le sembrava più nemmeno la stessa donna. Davanti a lei
si stagliava una bellissima elegante e fiera principessa, come lei non l’aveva
mai vista prima.
-Rein, bambina mia-
Disse Elsa, facendo dei passi in avanti, andandole in
contro. Elsa avrebbe voluto abbracciarla, e stringerla a se, ma Rein non appena
vide la madre farsi avanti, fece un passo indietro. Elsa si fermò,
pietrificata, mentre una calma rassegnazione entrava in lei. Certo, come poteva
pensare che Rein fosse felice di vederla? Era lì, l’aveva almeno voluto vedere,
ma non voleva certo dire che l’aveva perdonata. La regina sentì scendere dai
suoi occhi delle calde lacrime, mentre un sorriso di rassegnazione le si
dipingeva sulle labbra.
-Sei bellissima tesoro mio-
Rein ascoltò sua madre, ma rimase ferma e muta. Non sapeva
cosa fare, o cosa dirle. Rein aveva seguito Thomas senza parlare, confusa,
preda di mille pensieri diversi e contrastanti. Non aveva nemmeno badato alla
strada, tranne quando si era ritrovata in un luogo che non conosceva.
-Dove siamo?-
Aveva chiesto allora al capitano delle guardie. Lui si era
fermato e l’aveva guardata.
-Siamo nella scala privata della famiglia reale, Rein. Dagli
appartamenti reali, infatti, è possibile accedere direttamente alla sala del
trono, da una scala interna che porta qui. Questa porta che vedi qui davanti, è
una porta nascosta in realtà, dall’altra parte c’è la sala del trono. Permette
di accedervi senza essere visti-
-Vuoi dire che mia madre non mi vedrà entrare in sala?-
Thomas aveva annuito.
-È una porta laterale questa, per cui direi che, a meno che
la regina Elsa non guardi proprio in questa direzione, non dovrebbe vederti-
Rein aveva annuito, prima di prendere un bel respiro e fare
un cenno a Thomas. Era entrata silenziosamente, e l’aveva vista lì, sua madre,
bella come sempre, luminosa come il Sole, che parlava con la regina Moon Maria
e con Shade. L’aveva osservata per qualche secondo, accostata alla parete, non
vista. Una parte di lei le urlava di andare via il più lontano possibile da lì,
di non ascoltare, di non vedere. Ma un’altra parte voleva buttarsi tra le
braccia della sua mamma, e chiedere quelle carezze e quell’affetto che tanto le
erano mancate. Poi, però, aveva notato ciò che teneva tra le mani una delle
guardie della scorta di sua madre, e aveva sentito il sangue gelarsi nelle sue
vene. Come faceva sua madre a saperlo? Come aveva fatto a trovarlo,
soprattutto? Era stata sicura di averlo nascosto bene, in modo che nessuno lo
trovasse a meno che… a meno che qualcuno, sua madre in quel caso, non avesse
cercato ovunque, fino a trovarla. Nella sala del trono il silenzio era assoluto
e palpabile. Nessuno osava muoversi o dire niente. La prima a muoversi fu la
regina Elsa. Fece un cenno alla guardia che teneva tra le mani lo scrigno e gli
ordinò di avvicinarsi. La guardia obbedì.
-Ti ho portato questo. È tuo, e credo sia giusto che ce
l’abbia tu-
-Come avete fatto a trovarlo?-
Chiese con un filo di voce Rein.
-Perdonami Rein, ho dovuto farlo…-
-Cosa, frugare in camera mia? Perlustrarne ogni angolo in
cerca di cosa? Una spiegazione forse?-
Rein provava sentimenti contrastanti dentro di se. C’era
rabbia, frustrazione, incredulità, una sensazione di essere stata violata nel
suo intimo. Per trovare quella scatola, Elsa doveva avere spostato il suo letto
e doveva avere visto l’asse leggermente scostata del pavimento. La doveva aver
sollevata, e così doveva avere visto che sotto di essa c’era una specie di
cavità, e che le altre assi del pavimento non erano incollate come sembravano,
ma si potevano sollevare. E lì dentro doveva avere trovato il suo scrigno, e lo
doveva anche avere aperto. Rein sentì le
lacrime scenderle dagli occhi
-Come avete potuto? So che ormai rispetto nei miei confronti
non ne avete più, ma addirittura violare la mia intimità e la mia camera in
quel modo? Come potete definirvi una madre?-
-Rein no, non è così. Io avevo bisogno di capire, di sapere
dove avevo sbagliato e…-
-Basta, andate via, vi prego. Non sareste dovuta venire qui,
non sarei mai dovuta venire qui a vedervi. Andatevene, e portate via tutto
quanto. Non voglio niente che mi possa ricordare quella prigione dorata in cui
ho vissuto e che voi chiamate casa-
Senza aggiungere altro, o permettere che sua madre potesse
dire niente, Rein si voltò, e sparì dentro la porta nascosta.
-Rein, ti prego-
Fu il disperato tentativo di sua madre di fermarla, ma
quando la voce di Elsa risuonò nella sala del trono, ormai sua figlia era già
sparita. Elsa si affrettò verso la porta, ma fu fermata da Thomas, che si parò
davanti a lei, bloccandola. Subito dopo, anche Shade si mise a fianco del suo
amico, bloccando ogni tentativo di passaggio.
-Mi dispiace, vostra maestà, ma mi pare chiaro che la
principessa Rein abbia fatto la sua scelta, e che non desideri più vedervi al
momento. Vi prego quindi di lasciare il palazzo assieme alla vostra scorta il
più presto possibile-
Elsa fissò gli occhi scuri di Shade, e si ritrovò a
bloccarsi sotto quello sguardo così freddo e glaciale. Era chiaro che Shade non
avrebbe mai cambiato idea e le avrebbe permesso di vedere ancora sua figlia.
Aveva avuto un’occasione, ma aveva fallito.
-Come desiderate, principe. Me ne vado, perdonate se ho
disturbato la quiete del vostro palazzo-
Shade si pentì di avere usato delle parole così dure nei
suoi confronti, ma non aveva potuto fare altrimenti. Si sentiva in dovere di
proteggere Rein, e lo avrebbe fatto, anche a costo di offendere una altezza
reale. Tuttavia, Elsa non aveva finito di parlare ancora con lui
-Vi chiedo solo un favore, altezza. Date questo a Rein, vi
prego. So che non lo vuole ora, ma le serve. Qui dentro c’è qualcosa di molto
importante per Rein e io vi prego, vi supplico, consegnateglielo-
Detto questo Elsa prese dalle mani della guardia lo scrigno,
e lo consegnò a Shade, che si ritrovò a prenderlo senza esitazione. Fece solo
un piccolo cenno di assenso con la testa alla regina, e Elsa lo ringraziò con
un sorriso. Poi si voltò, e guardò Moon Maria, che era rimasta ferma e
silenziosa per tutto il tempo. Elsa le sorrise mestamente
-Vostra maestà, un tempo potevo permettermi di chiamarvi
amica. Vi affido la mia bambina, e vi rinnovo la mia richiesta. Prendetevi cura
di lei, come io non sono stata in grado di fare-
Senza aggiungere altro, e senza aspettare che altre parole
fossero dette, la regina Elsa si diresse verso la porta, seguita dalle sue
guardie della scorta, e si allontanò dalla stanza. Al suo passaggio, alcune
persone, cameriere o nobili presenti al palazzo della Luna, si scansarono,
meravigliati di vederla passare davanti a loro. Non capitava certo di vedere
tutti i giorni una regina straniera nel loro castello, e ancora meno una regina
in lacrime che si allontanava dal palazzo. Presto, le persone che l’avevano
vista, iniziarono a fare congetture e ipotesi sul perché fosse lì a palazzo e
fosse in lacrime. Non si sa come successe così rapidamente, ma ben presto, la
notizia lasciò il palazzo e si diffuse per il villaggio, e ben presto in tutto
il regno della Luna, e da lì, passarono pochi giorni prima che ne parlasse tutto
il pianeta di Wonder. Elsa, regina del regno del Sole, usciva in lacrime dal
palazzo del regno della Luna. Cosa era realmente successo? Tutti gli occhi
erano puntati sul palazzo del regno della Luna, e sulla loro ospite reale. Cosa
sarebbe successo d’ora in poi?
Rein si era rifiutata di uscire dalle sue stanze quella
sera. Aveva impedito a chiunque di entrare, persino a Dreamy. Non aveva voluto
cenare, non aveva voluto parlare, non aveva voluto vedere nessuno. Voleva solo
essere lasciata in pace, sola, in silenzio. Si era buttata sul letto, e si era
lasciata andare alle lacrime, al dolore, alla rabbia, e aveva pianto, aveva pianto
così tanto che il suo corpo alla fine non aveva retto, ed era sprofondata nel
sonno. Quando aveva riaperto gli occhi, non avrebbe saputo dire da quanto tempo
dormiva, se da un paio d’ore, o molte di più. Ma ormai la notte era calata, e
nella sua stanza regnava il buio. Rein fu sorpresa di non vedere nemmeno la
luce della luna rischiarare la stanza, ma forse la luna non era ancora sorta,
oppure, era già calata. La principessa si alzò dal letto, la testa pesante e
martellante a causa del pianto di qualche ora fa. Quando le capitava, Rein
sapeva che l’unico modo per farle passare il dolore era alzarsi, camminare un poco,
magari all’aria fresca. Fu per quello che si diresse verso il terrazzo, sicura
e decisa. Nel giardino e anche nel palazzo regnava il silenzio più assoluto.
L’unico rumore che si sentiva era quello delle guardie che pattugliavano il
giardino per la ronda notturna, ma era un soffocato rumore di ghiaia calpestata
da stivali, e la luce delle lanterne che accompagnava gli uomini nel loro
compito. Per il resto, tuttavia, il castello era nel silenzio più assoluto.
Solo in quel momento Rein si rese conto che mai le era capitato di vedere il
palazzo di notte. Non era molto illuminato, ora che guardava bene dal suo
terrazzo. I piani superiori erano tutti bui, le uniche finestre illuminate erano
quelle del piano terreno, e Rein immaginò che quelle luci fossero in corrispondenza
dei corridoi o delle porte di accesso al giardino. Per il resto, però, solo le
stelle mandavano il loro bagliore. Rein si avvicinò al lato del suo balcone, e
si sedette sulla ringhiera di marmo. Si trovò così a poggiare la schiena contro
il muro della sua camera, e tirò su i piedi, in modo da essere completamente
appoggiata alla balaustra. E lì, all’aria aperta della notte, si lasciò andare
ai suoi pensieri. Pensava alla sua casa, alla sua famiglia, a ciò che si era
lasciata alle spalle, a quello che le sarebbe successo da ora in poi… ma soprattutto,
pensava a sua madre. Rein voleva bene a sua madre, era questo il suo problema.
Non era mai riuscita ad odiare i suoi genitori per il modo in cui la trattavano
o la facevano sentire, non poteva provare altro sentimento se non affetto per
loro. Eppure, proprio loro, le persone che più amava, l’avevano ferita più
profondamente. Perché non le avevano mai riservato lo stesso trattamento che riservavano
a Fine. Fine era la loro unica gioia, non lei. Era lei su cui riversavano i
loro consigli, le loro indicazioni, e Rein restava sempre in disparte, a
guardare la sorella venirle preferita sempre, in qualsiasi circostanza. E alla
fine Rein si era ritrovata a pensare di non valere quanto la sorella, di non
essere all’altezza della famiglia reale, di non essere degna di essere
considerata una buona principessa. Fino a quando non era arrivata Moon Maria, e
con le sue parole le aveva fatto mettere in discussione tutto ciò che fino a
prima aveva creduto. Ma vedere sua madre lì, nel castello, le aveva fatto
ritornare tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni. Perché più di ogni altra
cosa avrebbe voluto avere l’appoggio di sua madre, e invece… invece sua madre
aveva profanato la sua stanza, frugando in ogni angolo e scoprendo ciò che non
avrebbe mai voluto che la donna vedesse. I suoi più intimi segreti, custoditi
nel suo scrigno.
-Come ha potuto…-
Si ritrovò a chiedere, di nuovo, la principessa. Ciò che
successe dopo, però, la colse totalmente di sorpresa. Una voce, una voce di un
uomo, che non aveva mai sentito, le rispose
-Credimi, non ne ho idea. Ma è successo, quindi a cosa serve
stare a pensarci ancora?-
Rein spostò lo sguardo sul balcone, cercando la persona che
aveva parlato. Ma non c’era nessuno con lei. E poi, all’improvviso, un’altra
voce parlò
-Non ce la faccio a non pensarci. Insomma, è una cosa grave!
Non puoi pensare che non ci faccia caso-
Rein si affrettò a scendere dalla balaustra e a guardarsi in
torno. Due voci, aveva sentito due voci di uomini nel suo terrazzo, anche se
non c’era nessuno.
-Sto impazzendo…-
Si ritrovò a mormorare la ragazza. Poi, Rein sentì una
risata, che la fece sobbalzare. E poi, ancora la voce di prima
-Zitto, ma che fai! Non puoi scoppiare a ridere così! Vuoi
svegliare tutto il palazzo?-
Rein si girò verso il punto in cui le sembrava provenisse la
voce. Si portò veloce verso il limite del terrazzo, e guardò verso il giardino.
E fu allora che li vide. Due uomini, due guardie reali, erano di ronda nel giardino,
e si trovavano proprio sotto il suo terrazzo. Rein si diede della stupida per
essersi spaventata così tanto. In fondo, nel silenzio generale, era normale che
delle voci pronunciate nel giardino le sembrassero così tanto vicino a lei. Si
ritrovò a ridacchiare di se stessa. I due uomini, intanto, ignari che la principessa
li stesse guardando e ascoltando, continuavano a parlare
-Ma hai presente che ore sono? Secondo te, i grandi signori
e nobili del palazzo si fanno svegliare da un’umile guardia come me? Sicuramente
sono sprofondati nei loro bei materassi morbidi, persi nei loro sogni-
-Non è un buon motivo per ridere come se fossi al mercato-
-La fai troppo lunga, novellino. Fidati, faccio questo
lavoro da sei anni, i nobili non si svegliano per così poco. E a quest’ora, di
sveglio da farti la ramanzina, non c’è nessuno-
-Ah sì? E che mi dici di quello allora? A quanto pare il
principe è ancora sveglio… se ti sente vedi dove ti ritrovi, caro il mio
veterano. Ti sbatteranno lungo il confine, altro che palazzo-
Ci fu un attimo di silenzio, poi l’uomo che era il
“veterano” sembrò ricomporsi. Si sentì un rumore sordo, come se un uomo avesse
dato uno spintone ad un altro. Poi il veterano si trovò a dire
-Basta scherzare ora novellino, o ti faccio vedere io dove
ti mando per i prossimi turni di ronda. Su continuiamo, il giardino è grande, e
non voglio certo stare tutta la notte qui fuori. Muoviamoci-
Rein sentì il rumore di passi che si allontanavano, e quando
fu sicuro che gli uomini ormai erano abbastanza lontani, si lasciò andare ad
una risatina. Poi però, le parole dell’uomo più anziano la fecero pensare, e
subito si portò lungo il lato del terrazzo, e si sporse a guardare il castello.
Era vero, lo studio di Shade, che era visibile dal suo terrazzo, era
illuminato, segno che il principe doveva essere ancora lì, sveglio. Rein non
seppe cosa la spinse in quel momento a prendere quella decisione, ma si ritrovò
a percorrere a passo veloce il terrazzo, poi la sua camera, e il suo salotto,
fino a ritrovarsi nel corridoio, e poi via dietro ad una porta e poi ad
un'altra, fino a che non si ritrovò di fronte alla porta dello studio di Shade.
Non seppe mai come fece a non incontrare nessuno nel suo lungo percorso, né una
guardia, o un cameriere, o qualsiasi persona poteva ancora girare per il
castello a quell’ora. Forse fu perché quando Rein si incamminò era un momento
di cambio della guardia, oppure, semplicemente, fu solo fortunata a eludere il
giro di ronda. Ma nessuno la vide camminare, nessuno la vide e le corse incontro
chiedendole se le servisse aiuto. E così, quando si ritrovò a bussare alla
porta dello studio, non ci fu nessuno che la vide, e questo incontro, rimase
solo un ricordo di Rein e Shade.
Shade sapeva che era tardi e che sarebbe già dovuto essere
nelle sue stanze. Sapeva che il giorno successivo sarebbe stato un giorno
lungo, impegnativo e pieno, e che una notte di sonno gli sarebbe stata utile,
ma c’era qualcosa che lo spingeva a stare alzato. Non che fosse insolito. Di
notte poteva concentrarsi su questioni particolarmente complicate che
richiedevano tutta la sua concentrazione, e sicuramente, a quell’ora, nessuno
l’avrebbe disturbato. Ma non era quello il caso di quella sera. Shade si era
chiuso nel suo studio, da solo, portandosi dietro solo lo scrigno che la regina
Elsa le aveva dato. Era lì, appoggiato alla sua scrivania, e lui non sapeva
cosa fare. Non sapeva dove metterlo, se portarlo semplicemente a Rein e
lasciarglielo, se tenerlo lì, in attesa che fosse la donna a chiedere di
averlo, se guardare cosa contenesse prima di darglielo… era preda di mille
pensieri, e, nonostante le ore passate a pensarci sopra, non aveva trovato ancora
una soluzione.
-Cosa dovrei fare ora io?-
Aveva chiesto, più volte, alla stanza vuota, ma non aveva
mai ricevuto risposta. Così aveva deciso di lasciare lo scrigno lì, sulla sua scrivania,
e di passare ad altro. Si era occupato dello stato, del suo regno, aveva letto
tutto quello che i ministri gli avevano lasciato, aveva svolto tutto i suoi
compiti, non c’era più niente che lo tenesse ancora lì, tra quelle quattro
mura, eppure… Shade si alzò dalla sedia, e si sgranchì gambe e braccia. Si
affacciò poi ad una delle finestre che davano sul giardino, e si mise a
guardare il panorama. Stranamente, quella notte, ancora la luna non era sorta.
Oppure lo aveva già fatto e Shade non se ne era nemmeno reso conto. Infatti,
ora che ci pensava, non sapeva nemmeno che ore fossero. Stava per voltarsi per
guardare l’ora, quando sentì dei colpi alla porta. Il principe guardò
meravigliato la porta del suo studio. Aveva sentito bene? Qualcuno aveva
bussato alla sua porta, a quell’ora? Chi mai poteva essere? Di certo non Thomas,
che sicuramente era già a dormire, e non poteva essere nemmeno sua madre, o sua
sorella. Che fosse successo qualcosa? Shade si avvicinò veloce alla porta, e la
aprì. Si aspettava qualsiasi cosa, chiunque, tranne ciò che vide. Lei era lì,
la causa dei suoi mille pensieri, era lì, di fronte a lui, bellissima come non
mai. Shade non si era mai accorto di quanto fossero grandi e luminosi i suoi
occhi fino a quel momento.
-Rein…-
Lei gli sorrise, timidamente
-Posso entrare?-
Shade semplicemente annuì, prima di spostarsi e lasciarla
passare. Una volta che fu entrata, richiuse prontamente la porta dello studio,
e si voltò a guardarla. Lei era in piedi, e si era voltata verso di lui
-Scusami per l’ora…-
-Non ti preoccupare-
-Non dovrei essere qui…-
-Non è vero-
-Non so nemmeno perché sono qui…-
Shade la guardò, poi spostò lo sguardo sullo scrigno posto
sulla sua scrivania. Rein seguì il suo sguardo, e si ritrovò a fissare il suo
scrigno, stupita.
-Cosa ci fa qui?-
-Me lo ha affidato tua madre-
Disse Shade. Rein si voltò stupita verso di lui
-Lo hai aperto?-
-NO! Non lo farei mai-
-Si scusami, lo so è solo che…-
Shade vide un leggero rossore sulle guance di Rein, e si
affrettò ad avvicinarsi a lei
-Stai bene Rein?-
Rein lo guardò, e in quel momento, si rese perfettamente
conto del perché era corsa da lui. Sapeva cosa sarebbe successo, e si lasciò
andare. Sentì le lacrime scenderle dagli occhi e non cercò di fermarle, anzi,
le lasciò scorrere. Senza dire niente, si buttò tra le braccia dell’uomo, e
pianse. Shade si mosse da solo, istintivamente. Le sue braccia circondarono il
corpo della principessa, e lui la strinse a se, forte. Non le disse niente, non
cercò di consolarla o confortarla. Semplicemente la lasciò piangere, facendola
sfogare e buttare fuori tutta la tristezza che la invadeva. E mentre Rein singhiozzava
contro il suo petto, Shade si ritrovò a farle una promessa
-Prometto che non permetterò mai a niente e nessuno di farti
ancora del male. Ci sarò io a proteggerti da ora in poi-
Rein, in riposta, si strinse ancora di più contro di lui, e
si lasciò andare. Era al sicuro tra quelle braccia, e lei sapeva, che lui
avrebbe fatto di tutto per prestare fede a quella promessa. E lei si sentì al
sicuro, come non le capitava da molto, troppo tempo.
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Ciao a tutti!!
Si, lo so, questo capitolo doveva essere aggiornato per la
fine di gennaio, e invece siamo a maggio… sono imperdonabile, non ho scuse, e
non ve ne voglio dare. Se c’è ancora qualcuno che ha voglia e tempo di leggere
questa storia, vi dico solo grazie, e portate pazienza, tanta pazienza. Purtroppo
sono fatta così, ci provo, ma gli impegni mi tengono molto spesso troppo
lontana dal computer, e anche se vorrei aggiornare con più frequenza, purtroppo
al momento non ce la faccio. Se la storia vi piace anche solo un pochino, vi
chiedo di portare pazienza. La continuo, sono solo un po’ lenta, perdonatemi.
Parlando del capitolo, sinceramente non so come lo possiate
prendere. Succede tutto e niente, ma, mi serviva un capitolo così. E non ho
resistito all’idea di mettere Rein al centro di una stanza, con mille donne che
le ruotano attorno con stoffe, metri, merletti e cose simili…
La scena finale, l’ho scritta e riscritta mille volte, e non
ne sono soddisfatta al cento per cento, ma alla fine ho trovato un modo, e
credo si capisca bene, anche se nella mia testa la scena è mille volte meglio
ma, purtroppo renderla non è stato così facile, come mi capita altre volte.
Domanda finale, cosa conterrà lo scrigno? Vi lascio con la suspence, ma sono certa che ci arriverete presto,
dopotutto, siamo state tutte adolescenti, e sono certa che non sono stata l’unica
a tenere delle cose nascoste in camera per non farle trovare dai miei… niente
di illegale si intende, ma qualche segreto bisogna pur averlo, no? Ok, spero di
non esservi sembrata una pazza, anche se ammetto che vista l’ora, l’una di
notte, e avendo un bel po’ di sonno, non so bene quello che dico XD
Ora vi saluto veramente, e come sempre, vi ringrazio con
tutto il mio cuore. Grazie a chi legge, commenta, aggiunge la storia tra le
seguite, ricordate o preferite. Grazie, grazie mille, e ci vediamo alla
prossima. Un bacio dalla vostra
Juls