Quando
gli avevano parlato per la prima volta del luogo,
Jacob era scoppiato a ridere, convinto che lo stessero prendendo in
giro: come
poteva esistere un luogo dove vendessero anime?
Eppure,
ora, si trovava di fronte alla stamberga
di cui gli avevano parlato quella volta. Un edificio che pareva essere
sorretto
dai due tra i quali era incastrato, e con i quali contrastava
visibilmente per
dimensioni e manutenzione: era piccolo e in legno, la vernice che una
volta
ricopriva la facciata era stata portata via dal tempo e dalla pioggia,
lasciando scoperte le assi di legno marcescente. Una vecchia insegna
sbatacchiava al vento freddo e feroce, Jacob riuscì a
distinguere appena tra le
gocce di pioggia le lettere slavate che rimanevano ostinatamente
abbarbicate
sull'insegna invasa dallo sporco e dalla ruggine. Sollevando il
colletto del
cappotto, Jacob entrò.
L'allegro
trillo di una campanella smosse l'aria
polverosa e viziata del negozio del Signor Benkett.
Il
cappotto del nuovo arrivato luccicava di
pioggia e alcune gocce erano rimaste impigliate tra i suoi folti
capelli
corvini.
«È
questa la bottega del Signor Benkett?»
domandò con voce calda e profonda, gettando uno sguardo
scettico intorno a sè.
Il
locale era piccolo e ingombro di scaffali su
cui si affollavano barattoli di vetro coperti da una sottile patina di
polvere.
«Sì»
rispose semplicemente l'omuncolo dietro il
bancone con una vocetta stridula e fastidiosa
«Quindi
immagino voi siate...» continuò l'uomo
«Il
Signor Benkett, in persona...O meglio, quel
che ne rimane» gli confermò l'omuncolo sorridendo.
Questo gesto, però, risultò
piuttosto grottesco dal momento che a Benkett rimanevano sì
e no una decina di
denti sottili e giallognoli, distribuiti a caso lungo le gengive.
«Me
lo aspettavo diverso» borbottò sottovoce
l'uomo. Il Signor Benkett aveva udito distintamente le parole, ma il
suo
sorriso non vacillò.
«Siete
nuovo da queste parti, Signor...?»
«Meadow»
rispose laconicamente l'uomo, iniziando
a passeggiare tra gli scaffali, evidentemente alla ricerca di qualcosa.
«State
cercando qualcosa di particolare, Signor
Meadow?» domandò l'omuncolo, allungando il magro
collo per seguire i movimenti
dell'uomo, inghiottito dagli scaffali.
L'uomo
si irrigidì e contrasse la mascella,
fissando ostinatamente lo sguardo sugli scialbi filamenti biancastri
che
fluttuavano nei vasetti.
«Ho
trovato» rispose, prendendo dagli scaffali
un barattolo, apparentemente uguale a tutti gli altri, tranne per il
fatto che
non fosse altrettanto polveroso.
«Non
avete risposto alla mia domanda» fece
notare il Signor Benkett.
«Come
potete vedere, stavo cercando qualcosa»
rispose l'uomo, appoggiando il vasetto sul bancone.
Il
Signor Benkett scoppiò a ridere, una risata
graffiante e irritante «Vi ho anche chiesto se eravate nuovo,
Signor Meadow...»
«Non
ho mai avuto il bisogno di venire da queste
parti» borbottò
«Fino
ad ora» ammiccò l'ometto «Vuole che
glielo
incarti» aggiunse, accennando al barattolo.
«No»
replicò il Signor Meadow, che stava
iniziando a spazientirsi.
«Sapete
come funziona?» domandò l'omuncolo
«Sì,
sì» rispose sbrigativamente il Signor
Meadow prendendo il barattolo e uscendo dalla bottega claustrofobica.
"La
signora Meadow, in coma
ormai da tre anni e dichiarata deceduta dai medici appena un giorno
prima, si è
svegliata improvvisamente. I
medici dichiarano:« un caso inaudito,
inspiegabile» e già si inneggia al miracolo"
Il
Signor Benkett lesse l'articolo e sorrise di
quel suo sorriso grottesco, poi ripiegò il giornale e lo
appoggiò sul bancone.
Prese tra le dita lunghe e ossute un vasetto, in cui danzava inquieto
uno di
quei filamenti pallidi.
«Il
Signor Meadow è stato velocissimo nel
pagamento» commentò Rafael, gettando un'occhiata
al giornale
«Davvero
un cliente modello» confermò Benkett,
sistemando con cura il vasetto sullo scaffale «I vantaggi di
essere un uomo
molto innamorato»
«O
disperato»
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