Hymn of a Broken Knight.

di Mordekai
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Sulla ripida collina, che si staglia all'orizzonte mentre il mare abbraccia le pietre, le bacia e le accarezza, il sole è immobile tra la linea del cielo e dell'oceano. Abbandonato a me stesso, stremato da una guerra che ha cessato di stuprare, ferire e martoriare la natura sì cara, sono inginocchiato sul manto smeraldo. La brezza mi carezza le gote e sento quasi la frenetica voglia di piangere.

Ma non posso.

Le mie lacrime si sono seccate, come le foglie che ho calpestato mentre il nemico tentava di uccidermi. La mia armatura leggera e splendente ora sembra un comune pezzo di ferro arrugginito e putrescente. L'elmo, adornato da corna in avorio luccicante, giace nel fango, distrutto. Ho perso innumerevoli compagni tra le fiamme, fiumi scarlatti e il tanfo della melma. E tanti nemici sono morti allo stesso modo. Adesso, la voglia di future battaglie è svanita, non ne sento il bisogno. Vorrei alzarmi e tornare a casa.

Ma non posso.

Le gambe sono immobili, gonfie e dure. Nel petto un gran dolore mi affligge, tra scene terrificanti e momenti di gioia quotidiana, non potrò tornare dalla mia splendida dama. Tale è l'amarezza che maledico gli dei per questo.

Vorrei urlare.

Davvero vorrei.

Ma non posso.

La gola arde come carbone, sento la pelle squamarsi e il sangue quasi sgorgare con insistenza da esso.

La notte è giunta, il freddo avanza e l'unica luce visibile son le fiammelle del legno dei carri. Non riesco più a muovermi, perché ormai nel mio corpo la vita si sta spegnendo. Gli occhi sono offuscati, vedo a malapena il chiarore della luna. Vi invoco stelle, affinché vegliate sulla mia famiglia e guidate il loro sentiero. E io qui, ove la mia spada ha cessato migliaia di vite e giace nel terreno, lascio la mia anima alla vostra benedizione.

Come un flebile sospiro nel sonno, i miei occhi si chiudono e la mia anima si eleva alle stelle.




 




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