LA TULIPE ROUGE
Piccolo avviso:
i personaggi di questa fanfic non sono miei, appartengono tutti a J.K.
Rowling ed io li uso momentaneamente senza fini di lucro o simili.
Eventuali citazioni da altri autori sono poste tra virgolette o
segnalate come tali.
Ora godetevi la storia!
Adoro i tulipani bianchi.
Ne ho sempre qualcuno nella mia stanza.
Infilati nei preziosi vasi di cristallo di Rocca che ornano la mia
mobilia, appoggiati a grandi mazzi sul tavolo di mogano con inciso il
mio monogramma D.M., oppure semplicemente abbandonati distrattamente da
qualche parte a sfiorire in solitudine.
Non posso farci niente, dopo che mi sono beato della loro bellezza per
qualche minuto li dimentico in giro e mi capita di ritrovarli giorni
dopo a marcire nella polvere.
Ora, ad esempio, seduto sul letto, me ne rigiro uno tra le dita, ne
inspiro il profumo leggero… ma tra quanto me ne
stuferò?
Come le ragazze che puntualmente vengono a scaldare le mie lenzuola.
Una notte e poi addio. A volte capita che mi cerchino il giorno dopo,
che accennino un timido “Ci vediamo stasera?”, ma
una delle mie occhiate di puro ghiaccio basta a frenare le loro misere
speranze.
Per me sono come fiori appassiti ormai, non hanno più niente
che possa tentarmi.
Io, Draco Malfoy non posso dar loro niente più che la mia
indifferenza.
Sempre meglio del mio disprezzo. Quello loro riservo a pochi eletti. A
Potter in primis e agli altri membri del suo dannato trio di
santi…
Prendo il mio mantello e vado verso la porta. Nell’uscire, il
mio sguardo cade su una morbida corolla bianca che si affloscia sul
comodino, abbandonata a se stessa.
Ma pensa, l’ho fatto di nuovo…
Passo attraverso la Sala Comune accennando un saluto a Pansy che
risponde con un gesto annoiato della mano. Lei è una delle
poche che abbia avuto l’onore di infilarsi tra le mie coperte
più di un paio di volte, non perché provi
qualcosa di particolare per lei, ma solo perché so che non
si fa illusioni. Siamo amici ma benissimo che non la amo, dopo ogni
volta si riveste e torna in camera sua, non cerca baci, carezze o
parole dolci che non potrebbe avere.
Ogni volta mi sembra di fare le prove per la mia vita
futura… sarà così il nostro
matrimonio? Già, perché le nostre care famiglie
avevano già combinato la nostra unione prima ancora che
nascessimo; avrebbero potuto quasi battezzarla
Parkinson-Malfoy…
Esco dal dormitorio con tutta l’intenzione di andarmi a
fumare un paio di sigarette post-cena.
I miei occhi notano un movimento all’estremità del
corridoio.
Lei qui? Che insperata occasione di affilare un po’ il mio
sarcasmo…
“Granger… come mai quaggiù nei
sotterranei? Non temi che respirare la stessa aria di noi Serpeverde
possa farti male?”
La Mezzosangue si blocca a metà passo, mi rivolge uno
sguardo distratto e procede a diritto scuotendo la testa.
Eh, no. Nessuno mi ignora così bellamente.
La raggiungo con tre falcate e la fermo stringendo le mie dita attorno
al suo polso sottile.
La sua pelle è molto più calda della
mia… paradossalmente mi dà un brivido. Credo di
non averla mai toccata prima…
“Che vuoi Malfoy? Devo andare a parlare con
Piton…”
Ovviamente. Ogni sua azione è più o meno
direttamente collegata alla scuola e a quegli stupidi voti a cui tiene
tanto.
“A quest’ora? Mh… sa tanto di incontro
illecito… è così che ti guadagni i
tuoi Eccellente?”
Sospira con impazienza e sembra voler ignorare la mia insinuazione.
Ha deciso di farmi arrabbiare?
“Potter da solo non ti soddisfa più?… O
hai solo voglia di provare un tipo un po’ più
maturo?”
Non ho intenzione di smettere finché non vedrò le
sue guance imporporarsi di rabbia e saprò che le ho rovinato
la serata. Lo so, sono un bastardo.
Si ribella alla mia stretta ma io non la lascio andare.
Sospira ancora e rinuncia a liberarsi. Guarda verso la fine del
corridoio dove la aspetta l’Ufficio del professore e storce
la sua meravigliosa bocca rossa in una smorfia annoiata.
“O forse è il fascino di noi Serpeverde quello a
cui non sai resistere?” la incalzo.
Ci siamo… il sangue le affiora al volto e una luce di rabbia
le accende gli occhi dorati.
Soddisfatto, sciolgo la presa sul suo polso.
Pessima mossa.
Prima che possa rendermene conto quella delicata mano si abbassa sulla
mia guancia, lasciando un ampio segno rosso e dolorante.
Non speravo di farla infuriare tanto.
“Sei soddisfatto ora Malfoy?” sibila tra i denti.
Lo ero, prima che osasse colpirmi. Ora devo prendermi la mia rivalsa,
non posso certo lasciarla andare via vincitrice.
Mi passo una mano sul volto, massaggiando la parte lesa. Dannata
Mezzosangue, sa tirare dei begli schiaffi.
Fa per andarsene ma stavolta sono io a coglierla di sorpresa. Con un
gesto rapido la afferro per una spalla e la spingo contro il muro, poi
mi piazzo davanti a lei. Il mio corpo scolpito dal Quidditch la
inchioda alla pietra.
“Lasciami andare Malfoy…”
Vedo la paura nei suoi occhi, è nascosta da un sottile velo
di spavalderia, ma la vedo.
La spingo contro la parete con il mio peso e la blocco piantando le
braccia ai lati della sua testa
“Lasciami andare …” scandisce lentamente
con il viso a pochi centimetri dal mio.
Prima voglio la mia vendetta.
Sogghigno e potrei giurare che ora leggo persino curiosità
in quegli occhi dorati. Ma ancora è la paura a predominare.
Oh, no, non c’è bisogno che si guardi intorno in
cerca di aiuto, non le farò fisicamente del male. Non
colpisco le donne io. Eppure sono state in tante a dirmi che le ho
ferite.
Allo stesso modo ora ferirò lei.
In un secondo brucio le distanze che separavano la mia bocca e la sua.
La mia lingua si fa strada tra le sue labbra dischiuse a pronunciare
un’ingiuria che non vedrà mai la luce. Le sue mani
chiuse a pugno percuotono il mio petto in una debole protesta. Sempre
più debole, poi inesistente.
Quando io intrufolo le mie mani oltre la stoffa chiara della sua
camicetta ormai lei ha annodato le sue dietro la mia testa e gioca con
i miei crini biondi.
Le nostre lingue danzano una danza che non conoscevo. Ho
l’impressione che il mio cuore batta all’unisono
col suo… Dio come vorrei stringerla tra le mie
braccia…
Ehi, aspettate. Questo non va bene.
Mi stacco con un sussulto dal bacio e richiamo disperatamente aria nei
polmoni, nella speranza che il mio cervello una volta rifornito di
ossigeno riprenda a funzionare.
Che cosa mi è preso? Dovevo solo punirla…
Freddo e distaccato. Freddo e distaccato. Freddo e distaccato, mi
ripeto come un mantra.
Lei mi guarda e i suoi occhi castani pieni di dubbi mi fanno sentire
nudo e senza difese. Di nuovo sento l’irrazionale istinto di
prenderla tra le mie braccia.
No. Freddo e distaccato. Freddo e distaccato. È il solo modo
per ferirla.
Un’idea totalmente illogica mi attraversa la mente come un
flash: voglio davvero ferirla?
Dannazione. Freddo e distaccato.
Sempre.
Ferisci per non essere ferito.
Le volgo le spalle e me ne vado, lasciandola lì con i suoi
dubbi e il suo appuntamento con Piton che sembra aver totalmente
dimenticato.
Non appena risalgo in superficie e raggiungo finalmente il loggiato
esterno mi accendo una sigaretta. L’aria di fine aprile mi
solletica la pelle e la nicotina scivola lentamente nelle mie vene a
distendere i miei muscoli, ancora tesi allo spasmo per quel dannato
contatto col corpo della Mezzosangue.
Calmati Draco, per la miseria, neanche fosse il tuo primo bacio!
Finisco l’ultima boccata di questa sigaretta e ne accendo a
ruota un’altra.
Da sopra la fiamma dell’accendino vedo un’aiuola
fiorita arrossire sotto i tenui raggi del tramonto.
Tulipani.
Senza pensarci due volte vado a reciderne uno tra i pochi che ancora
non sono sfioriti. Bianco, bello, più grande degli altri. Ha
un che di elitario che mi ricorda vagamente me stesso…
Torno verso il loggiato e mi appoggio ad una colonna dando le spalle al
giardino. Mi rigiro il fiore tra le dita e i miei occhi ne percorrono
le linee semplicissime ma perfette su per il gambo ricurvo verso la
delicata curva dei petali ed oltre, fino alla figura sfocata di una
Grifondoro che viene verso di me dal corridoio. So già chi
è prima ancora di poterla mettere a fuoco.
“Granger… già fatto con Piton? Oppure
vuoi optare per un’altra Serpe…”
Si avvicina in silenzio e una parte di me che non riesco a zittire si
augura che stia venendo per baciarmi ancora… Il mio corpo si
tende involontariamente verso il suo ma lei mi oltrepassa senza una
parola. Curvo il collo per vederla raggiungere tranquillamente
l’aiuola che già io ho mutilato.
Quando torna da me stringe tra le dita un tulipano rosso sangue.
Sorride mentre me lo offre e come un idiota io lo prendo e resto muto a
bocca aperta. Quella corolla purpurea cozza contro l’altra
completamente nivea e i loro petali sembrano sfiorarsi in un bacio.
“Che cosa significa Mezzosangue?”
Il Sole quasi crepuscolare scorre sui suoi tratti delicati,
accendendoli di rosso.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse bella.
“Dipende, Malfoy… cosa significava il tuo
bacio?”
Un’enfatica alzata di sopracciglia le comunica il mio
sconcerto.
“Era solo una rivincita sul tuo
schiaffo…”
Suono stranamente falso. Eppure credevo davvero fosse la
verità.
“Allora questo è solo un tulipano.”
I suoi occhi dorati sembrano volermi leggere l’anima mentre
parla.
“Solo un tulipano…” le faccio eco.
Voglio abbracciarla…
Basta, sto delirando. Non posso resistere oltre. Ancora una volta le
rivolgo le spalle e mi allontano in silenzio. Non è una
fuga… solo una ritirata strategica.
Entro nella Sala Comune con l’allegria di un condannato a
morte e mi butto sul divino accanto a Pansy, i due tulipani ancora
stretti tra le dita.
“Ehi Draco… che hai, ti vedo un
po’pallido…”
Mi distendo per riposare la testa sulle sue gambe e lei prende ad
accarezzarmi i capelli con aria materna.
Guardo il tulipano rosso in controluce davanti al fuoco.
L’immagine della Mezzosangue davanti al tramonto riaffiora
prepotentemente tra i miei pensieri.
“Da quando ti piacciono i tulipani rossi?”
Già, da quando? Credevo di essere un tipo da bianco. Puro,
come il mio sangue. Ma in fondo non è rosso anche il liquido
che pulsa nelle mie nobili vene?
“Problemi di cuore Draco?”
Siamo così simili io e lei che mi capisce al volo. Due
rampolli dal destino segnato, intrappolati da catene d’oro ad
un destino che non possiamo cambiare.
Oppure sì?
“Pansy… cosa diresti se ti chiedessi di non
sposarmi?”
Forse sto facendo la più grande cazzata della mia vita.
Lei inclina la testa, probabilmente già certa della mia
totale pazzia.
“Ti sei innamorato?”
Mi sono innamorato?
Mi alzo e le poggio i fiori in grembo in una muta richiesta
d’aiuto. Se ora mi dice di non fare idiozie le
chiederò scusa e tutto tornerà come prima.
“Va da lei…” sussurra con un sorriso
mentre le sue dita delicate spingono il tulipano rosso verso di me.
Bacio il dorso di quella mano candida.
“Grazie…”
Mi alzo dopo aver ripreso i miei fiori e scatto verso
l’uscita.
“Draco…”
Volgo i miei occhi grigi, brillanti di una luce nuova, verso la mia
compagna.
“… posso sapere chi è la tua tulipe rouge?”
Ma tulipe rouge…
il mio tulipano rosso… solo che in francese tulipano
è un nome femminile, non ci avevo pensato. Perfetto per
indicare una donna. Perfetto per la mia Mezzosangue.
Sorrido.
“Lo saprai presto.”
Esco di nuovo dal dormitorio e nella foga dei miei movimenti un petalo
candido si sfalda dal mio fiore. Sarà un caso che io mi
senta come se avessi appena rinunciato ad un pezzo di me?
Appena messo piede fuori mi blocco: non ho idea di dove cercarla. Provo
da Piton ma l’ufficio è chiuso, provo in
biblioteca ma ci sono solo un paio di Tassorosso del secondo anno mezzi
addormentati sulle pagine di Storia della Magia, tento anche in Sala
Grande ma è ormai tardi per la cena e non si vede
più anima viva.
Forse è tornata al suo dormitorio. Bel problema, non so
neanche dove sia l’ingresso Grifondoro e poi, mica posso
presentarmi lì.
Forse non era destino che la trovassi. Mi rassegno, secondo
l’indolente passività che ha sempre caratterizzato
la mia vita, e faccio dietrofront verso la mia Sala Comune. Sento le
mie vecchie catene dorate stringersi attorno alle mie caviglie da
condannato e trascinarmi di nuovo nella fatua pompa di
un’esistenza a cui per un’ora neanche mi ero illuso
di poter sfuggire.
Una sigaretta però non ci starebbe male per tirarmi su.
Torno al loggiato più vicino. Una luna pallida si
è sostituita al Sole della sera. Le torce alle mie spalle
diffondono nel loggiato una luce rossastra e tremolante mentre la dea
Diana diffonde il suo pallore sulla natura circostante. È
un’atmosfera quasi surreale.
Tra il fumo della mia sigaretta, guardo per l’ennesima volta
i tulipani che stringo in mano. A forza di correre avanti e indietro li
ho massacrati: i loro petali si aprono disordinatamente a mostrare gli
stami gialli e il gambo verde chiaro ha preso una piega innaturale.
Peccato, volevo conservarli. Forse ce ne sono altri
nell’aiuola; getto via il mozzicone e vado a controllare.
Sì ce ne sono in abbondanza, ma…
qualcos’altro attrae la mia attenzione. Questo sì
che sarebbe perfetto…
Se solo lei fosse qui… Perché mai il destino
capriccioso e spietato sembra volersi accanire su di me?
“Draco?”
Sollevo di scatto la testa e non ci metto più di un istante
a trovare la fonte di quell’angelica voce.
La mia Mezzosangue è seduta tra le verbene appena sbocciate
dietro degli alti cespugli che la nascondevano alla mia vista. Non le
chiedo neanche perché si trovi lì,
perché abbia pronunciato il mio nome con una nota di pura
speranza nella voce, invece del mio cognome come al solito,
perché nei suoi occhi color dell’oro brilli una
luce nuova tanto simile a quella che è nata nei miei.
La raggiungo e basta, ed allungo verso di lei un tulipano.
Non uno bianco e neppure uno rosso.
Uno che ho appena raccolto: un tulipano rosa.
Rosso fuso col bianco. Lei ed io, io e lei. Insieme come una sola anima.
Spero solo che capisca…
E lei sorride. Vedo chiaramente le fossette delicate sulle sue guance
riempirsi di luce lunare mentre le sue labbra si allargano in
un’espressione di gioia.
È intelligente la mia Grifondoro, capisce sempre
tutto…
Prende il fiore dalle mie dita e io ne approfitto per intrappolare la
sua mano nella mia ed attirarla a me.
I nostri corpi combaciano perfettamente, sembriamo fatti per stare
insieme, destinati a completarci; possibile che non me ne fossi mai
reso conto?
“Draco, cosa stiamo facendo?” sussurra con il viso
nascosto nella mia spalla.
“Secondo te, Mezzosangue?”
Scuote lentamente la testa contro il mio petto.
“Non è possibile… è da
pazzi…”
“Sht…”
Le sollevo il mento con le dita e mi ritrovo le sue labbra a due
centimetri dalle mie.
Sarò pazzo, sarò sconsiderato, sarò
impulsivo, probabilmente quando darò la bella notizia a mio
padre sarò anche diseredato, ma per ora non me ne importa
assolutamente nulla.
“L’amore è da pazzi,
Hermione…” le sussurro sulle labbra dischiuse.
Lei chiude gli occhi e sorride di nuovo. Non potrei mai averne
abbastanza di quel suo sorriso…
Lo faccio mio in un bacio leggero che è lei a voler
approfondire. La sua lingua si spinge a giocare con la mia, dandomi
brividi di piacere.
Sento i capelli drizzarmisi sul collo e un’esplosione di
calore allo stomaco.
Sento il rumore del mio cuore impazzito e del mio respiro che si fa
più veloce.
Sento l’intenso profumo di cedro della verbena che mi penetra
la carne.
Sento il rombo del sangue che mi scivola nelle vene come miele bollente.
E mentre una folata di vento spazza via i petali martoriati dei miei
tulipani e annulla così per sempre ogni differenza
tra bianco e rosso, io finalmente stringo la mia Grifondoro tra le
braccia e per la prima volta in vita mia posso dire davvero di essere
vivo.
Il n’aurait
fallu
Qu’un moment
de plus
Pour que la mort vienne
Mais une main nue
Alors est venue
Qui a pris la mienne
Qui donc a rendu
Leurs couleurs perdues
Aux jours aux semaines
Sa
réalité
Á
l’immense été
Des choses humaines
Moi qui
frémissais
Toujours je ne sais
De quelle
colère
Deux bras ont suffi
Pour faire à
ma vie
Un grand collier
d’air.
[…]
Un tendre jardin
Dans l’herbe
où soudain
La verveine pousse
Et mon cœur
défunt
Renaît au
parfum
Qui fait
l’ombre douce.
« Il
n’aurait fallu… », Le Roman
inachevé,
Louis Aragon (1897-1982)
Non ci sarebbe voluto
che un altro momento
Perché la morte venisse
Ma una mano nuda
Allora è venuta
Che ha preso la mia
Che quindi ha ridato
I loro colori perduti
Ai giorni alle settimane
La sua realtà
All’immensità
Delle cose umane
Io che fremevo
Sempre di non so
Quale collera
Due braccia sono state sufficienti
Per dare alla mia vita
Un grande collare d’aria.
[…]
Un tenero giardino
Nell’erba dove all’improvviso
La verbena cresce
E il mio cuore defunto
Rinasce al profumo
Che rende dolce l’ombra.
“Il n’aurait fallu…", dalla raccolta
« Le Roman inachevé »,
Louis Aragon (1897-1982)
The End
§ Spazio autrice: §
Salve a tutti i miei cari lettori!
Ecco a voi la seconda ff che sottopongo al vostro giudizio.
Non è stato facile scrivere dal punto di vista del Principe
delle Serpi, ma spero che il risultato sia accettabile... A me l'idea
di usare i tulipani come simboli di tutte le differenze che
intercorrono tra Draco e Hermione piaceva molto.
Voi che dite?
Sono graditi sia commenti positivi che critiche costruttive!
A presto,
MmeBovary
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