Chi
lascia andare via una stella in un cielo d'estate si ritroverà
a raccogliere delle lacrime dalla terra d'inverno
Generale
Iroh
1.
Il Giglio Rosso
Ogni
volta che Katara sorpassava quelle imponenti porte dorate ecco che
improvvisamente l'insicurezza prendeva il sopravvento su di lei.
Aang
le stringeva la mano, cercando di rassicurarla ma era tutto inutile.
Toph
nonostante le sue maniere impetuose e i suoi cambi d'umore repentini
riusciva in qualche modo a trovarsi in perfetta sintonia con
quell'ambiente che invece all'amica stava fin troppo stretto così
come anche Suki e Sokka.
Cosa
non andava in lei?
Ma
ecco che il peggio doveva venire, sorpassarono il lungo corridoio
arrivando nella Sala del Trono.
Le
domestiche cominciarono a lanciarle occhiate ambigue e a fare
commenti acidi sul suo abbigliamento e sulla sua acconciatura, la
diciassettenne si toccò i capelli a disagio, le lacrime
minacciavano di uscirle da un momento all'altro.
“ Va
tutto bene, amore?” Aang la fermò con il proprio corpo,
molto più alto del suo rispetto a tanti anni addietro.
“Certo”
gli sorrise, mascherando il turbamento interiore.
Le
porte di legno massiccio si spalancarono di colpo, rivelando due
figure al centro della stanza.
Zuko
e Mai li stavano osservando, entrambi sorridenti.
“ Benvenuti”
proclamò la mora, “ ora scusatemi ma devo proprio
andare, così vi lascio da soli a rivangare i vecchi tempi, mi
spiace ma la cosa mi mette il voltastomaco” lo disse
tranquilla.
“ Mai
sono passati solo quattro anni” mormorò il Signore del
Fuoco esasperato, alzando gli occhi al cielo e stringendosi la punta
del naso.
La
ragazza gli posò una mano sulla guancia, “ mph, come
vuoi tu. Sai dove trovarmi dopo” gli altri la guardarono basiti
da quell'atteggiamento ma per niente stupiti tranne Katara che
cominciava seriamente a domandarsi cosa trovasse il suo amico in
quell'impermeabile umano.
Zuko
le sorrise, spostando la sua mano, “ va bene, a dopo” e
lei uscì dalla stanza.
Appena
Mai varcò la porta, Zuko si tolse il simbolo imperiale
lasciando ricadere i capelli scuri appena sopra le spalle e anche il
mantello, mostrando lo yukata verde scuro pieno di decorazioni più
chiare e dorate quello che di solito metteva nelle occasione
informali, ovvero, quando di soppiatto andava alla Sala da The di suo
zio, comportandosi come un qualsiasi ragazzo e cittadino di Ba Sing
Se.
Gli
altri lo guardarono sconvolti, il ventenne sembrò non
curarsene, ripiegando con cura il mantello e posandovi sopra il
simbolo lo nascose dentro una cassapanca infondo alla stanza.
Spense
il fuoco davanti al trono con un gesto delle mani e si rivolse agli
amici.
“ Cosa
c'è?” domandò stizzito.
Tutti
risero di gusto.
“ Caspita,
a volte mi dimentico perfino io che nonostante tutto sei ancora
quello che si è presentato a noi con il viso da cucciolo
bastonato a chiedere scusa e di potersi unire a noi” sghignazzò
Sokka.
“ Già,
bei tempi!” Toph gli diede una gomitata sul braccio.
“ E
se non fosse stato per te non avrei mai potuto scoprire quanto possa
far comodo avere un migliore amico che è anche il Signore del
Fuoco” sentenziò Aang sorridendo a trentadue denti.
“ Ah-ah,
spiritosi” disse Zuko fintamente divertito anche se un sorriso
sghembo apparve sul volto di quest'ultimo.
Tutti
guardarono Katara con curiosità tranne Zuko che la stava
implorando di non metterlo ancora più a disagio interiormente
di quanto non lo fosse già.
“ Sì...allora?”
chiese lei come risvegliatasi da un sogno, stava ancora riflettendo
sui commenti di poco prima delle donne delle pulizie.
“ Katara,
tutto bene?” Zuko si accorse dello sguardo assente dell'amica e
le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla apprensivo.
“ Certo,
Zuko” lo rassicurò con due pacche sulla sua mano che era
posata su di lei “ chi vuole un the?” domandò
sentendosi come risposta dei vivaci – io.
Dopotutto,
non si era mai troppo vecchi per quello.
Ma
il ragazzo non se le bevette e sospetto che c'era qualcosa di più
grosso che lei si preoccupava di tenere ben nascosto e che turbava il
suo sguardo celeste.
Appa
ruggì salutando il moro con una mega leccata.
“ Anche
io sono felice di rivederti, amico” disse di rimando, pulendosi
dalla saliva.
Saltarono
tutti e sei in groppa al bisonte volante, puntati malamente da un
irritata Mai.
Decise
che prima o poi doveva far quattro chiacchiere con il suo
irresponsabile fidanzato.
Arrivarono
davanti alla graziosa villa e Iroh rimase di sasso a vederseli
arrivare tutti e sei, era da tanto che non vedeva il nipote, sempre
occupato dietro una scrivania a governare.
“ Ma
guarda un po' chi viene a far visita ad un povero vecchio”
esclamò allegro, salutandoli non appena varcarono la soglia.
Ma
Zuko non passò inosservato, le persone smisero di fare i loro
comodi e s'inchinarono a terra così come anche per Aang.
“ Vi
prego, non c'è ne bisogno davvero” bofonchiò
quest'ultimo, imbarazzato.
“ Ascoltatemi,
oggi non avete davanti un Avatar o il Sovrano della Nazione del Fuoco
ma solo due semplici ragazzi di città quindi vi prego
alzatevi” dichiarò Zuko e così fu, tutti
tornarono ad ignorarli.
Iroh
li salutò uno ad uno come si deve, li fece accomodare ad un
tavolo circolare e chiese cosa poteva offrire ai suoi ospiti
preferiti.
“ Decidi
tu, zio. Qualsiasi cosa per me va bene” furono tutti d'accordo
con il giovane.
L'anziano
s'inchinò con un sorriso e li ringraziò.
La
Sala si riempì di allegre risa, Toph continuava a rimpinzare
Suki di domande su come procedeva la relazione con Sokka,
quest'ultima di tanto in tanto si intrometteva con foga e per il
resto del tempo giocava con Momo mentre Aang partecipava interessato.
Katara
ignorata da tutti o almeno così credeva, incominciò a
far roteare il the dentro la tazzina con la mano ma Zuko gliela
fermò.
“ Non
sembri di buon umore” constatò, lasciandole la
mano,quasi dispiaciuto.
“ In
effetti, mi capita spesso quando veniamo a trovarti”.
“ Oh...”
s'intristì.
“ Cioè!
Non fraintendermi sono felicissima di vedere come te la passi,
ma...ogni volta che metto piede nel tuo Palazzo le persone, cioè
i tuoi domestici...mi criticano”.
“ Cosa?
Sei la persona più adorabile di questo pianeta, una volta che
ti si conosce meglio ovviamente” le diede una scherzosa
spallata.
Lei
sorrise un po' rincuorata da quel sincero complimento anche se era
stato detto in tono semi-serio, tornando a fissare le foglie che
galleggiavano nella tazzina.
“ Zuko...”.
“ Sì?”.
“ Tu...insomma,
non ti senti mai fuori posto?”.
Lui
posò la sua tazzina sul tavolo, voltandosi con metà
busto verso di lei, posò un braccio sul tavolo posandovi la
guancia sopra.
“ Ogni
giorno, Katara. A volte sinceramente, non vorrei mai aver accettato
di diventare quello che sono, certo, ha i suoi pregi...però.
Mi sento...anzi non mi sento me stesso. Devi sempre fare attenzione a
tutto quello che dici e soprattutto fai, è un incubo a volte
ma diciamo che attingo la forza di sopportare la cosa da molte fonti,
come Mai e voi, il mio popolo” spiegò pragmatico.
“ Quindi
è per questo che vieni spesso qui di nascosto?” lo
stuzzicò.
“ Come...”
si bloccò, certo suo zio, “ lo sai solo tu?”
sembrava ansioso.
“ Sì,
stai tranquillo. Me lo ha confessato un mese fa quando io e Aang
eravamo passati a salutarlo”.
Sospirò
sollevato e lei sorrise divertita.
“ Non
essere paranoica comunque, se troverai problemi basta solo che tu
venga a dirmelo e ci penso io”.
“ Ti
ringrazio” ma non sembrava essersi tranquillizzata del tutto.
Zuko
avvicinò il viso al suo, facendola arrossire ma lui sembrava
indifferente al disagio che aveva creato alla ragazza.
“ Katara,
non c'è nulla di sbagliato in te. Ricordati sempre la
persona...che sei” sembrava volesse aggiungere qualcosa ma si
bloccò.
Fu
Aang che ad un tratto osservò la scena e afferrò la
ragazza per le spalle attirandola a sé.
“ Cosa
stavate combinando, volevate baciarvi?”.
Diventarono
entrambi due pomodori e inveirono contro di lui.
Il
ragazzo mise su lo sguardo da cerbiatto per farli smettere.
“ Io...stavo
solo scherzando, lo so che non lo fareste mai” si giustificò
con un sussurro spezzato.
Gli
altri presenti risero.
Iroh
passò a raccogliere le stoviglie sporche ritrovandosi a
pensare che in realtà quei due pomodori maturi insieme,
dopotutto, come coppia non sarebbero stati niente male.
Il
pomeriggio passò in un battibaleno e calò la sera, era
l'ora dei saluti.
Toph
distrusse tutte le articolazioni dei presenti prendendo sotto
braccetto Sokka e Suki, portandoseli dietro verso Appa.
Rimasero
solo più Aang, Katara e Zuko.
“ Ti
ringrazio per averci dedicato un po' del tuo tempo, amico mio”
lo salutò inchinandosi e posizionando le mani nel saluto della
Nazione del Fuoco.
Katara
gli gettò le braccia al collo, “ stammi bene e fai
attenzione” gli mormorò all'orecchio, lui annuì.
Li
guardò volare via su Appa e lui e Katara si scambiarono un
ultimo sorriso.
Iroh
mise un braccio intorno alle spalle al nipote, “chi lascia
andare via una stella in un cielo d'estate si ritroverà a
raccogliere delle lacrime dalla terra d'inverno” dichiarò
solenne.
“ Cosa
stai farfugliando, zio?” gli domandò senza capire.
“ Oh,
niente” alzò le spalle e continuò a ramazzare
l'ingresso.
Zuko
lo salutò e tornò a Palazzo.
Sicuramente,
Mai non sarebbe stata contenta.
Difatti,
appena varcò l'ingresso trovò una carrozza e la sua
fidanzata davanti a essa con il mantello da viaggio.
“ Sei
in partenza?” le chiese andando per abbracciarla, lei lo fermò.
“ Dovrai
dirmelo tu”.
“ Che
cosa?” si stava arrabbiando, odiava quel tono secco.
“ Sono
stufa Zuko. Io ho bisogno di un uomo, un uomo vero che mi dia
sicurezze e non che prende e se la va a spassare con una banda di
scapestrati, dimenticandosi chi è e qual'è il suo
posto”.
“ Quella
– banda di scapestrati – sono miei amici” la imitò,
era quasi al limite, “ Mai...io tengo davvero molto a te, ti
prego, non discutiamo” cercò di baciarla ma lei si
scansò.
“ A
volte credo preferisci loro a me “ sentenziò, il tono si
fece cupo.
“ Cosa?Non
è assolutamente vero...tu”.
“ Io
cosa, Zuko? Ma non ti vedi? Sei su di giri e stai cercando di
trattenerlo a stento, almeno ammettilo che questa vita non ti va più
a genio e vuoi tornare a fare quello che facevi una volta, il
traditore codardo che mi ha mollata per seguire chi?L' avatar che
fino a pochi istanti prima voleva catturare, sei infelice. E se lo
sei tu lo sono anche io. Non ti sto chiedendo molto dopotutto, solo
che sei arrivato ad un punto di non ritorno e devi scegliere. O loro.
O me”.
“ Mi
stai chiedendo di non rivederli più? Di pugnalare le uniche
persone a cui devo tutto?”.
“ Detesto
tutti loro, specie quella Katara” fece il gesto.
Finalmente,
capì.
“Tu
non hai mai amato me, ma hai amato solo quello che rappresento”
sibilò.
“ Volevo
arrivare anche a quello ma mi hai tolto le parole di bocca”.
“ Non
abbiamo più nulla da dirci, addio”.
“Bene,
addio”.
“Bene”
ma prima che lei salisse sulla carrozza, lui le afferrò il
polso, “ e comunque Katara è cento volte migliore di
quanto lo sia tu, così come tutti loro” e la lasciò
andare.
Aang
posò la pelliccia su Katara, erano rimasti solo loro due
seduti su Appa ad ammirare le stelle nel cielo.
Lei
si accoccolò di più vicino a lui, e le baciò la
testa.
“ Sei
la mia stella più preziosa” le mormorò lui e si
scambiarono un tenero bacio.
Ad
un tratto Katara sentì una fitta sulla spalla che ore prima
Zuko le aveva posato la mano.
Aang
avrebbe dovuto riaccompagnarla alla Tribù dell'Acqua e poi
dirottare verso il Paese della Terra per affari politici che
richiedevano la massima attenzione.
La
dominatrice però sentì che doveva ritornare alla
Nazione del Fuoco, in qualche modo.
Aveva
come un presentimento.
Zuko
aveva bisogno di lei.
Chiese
a Aang di tornare indietro, gli spiegò ogni cosa della loro
conversazione e lui accettò, informandola che per almeno un
mese non sarebbe tornato a riprenderla.
Zuko
era furibondo, come aveva potuto Mai fargli una cosa simile?
E
lui che stupido si era fatto illudere, forse era meglio Jin, se solo
avesse risposto a quel bacio con più intensità.
Era
come se gli avessero bruciato il cuore e si sentiva tremendamente
vuoto e solo.
Si
tolse la parte superiore della casacca rimanendo a torso nudo e
incominciò a sferrare il suo dominio a destra e a manca.
“ Stupido!Stupido!Stupido!”
esclamava tra un colpo e l'altro, ruggì una vampata enorme di
fuoco.
Era
esausto e voleva piangere.
Aveva
un groppa alla gola che non ne voleva sapere di sciogliersi.
Si
lasciò cadere a terra, osservando il firmamento sopra di lui.
“ Una
stella in un cielo d'estate, eh zio?” incrociò le
braccia sulle fronte, nascondendosi a quella vista mentre calde
lacrime gli rigarono il volto.
Ad
un tratto un pensiero si fece largo tra i suoi già confusi e
carichi di risentimento.
Voleva
che Katara fosse lì con lui.
“ Così
ti prenderai un accidente” una voce acuta lo raggiunse.
Aprì
gli occhi e vide una figura china su di lui con difficoltà
mise a fuoco, rendendosi conto che era la persona che mai si sarebbe
aspettato di rivedere ed inoltre che era quasi l'alba.
“ Katara...come,
cosa ci fai qui?”.
“ Hai
un aspetto orribile” si sedette vicino a lui, sull'erba del
prato.
“ E'
successo tutto così in fretta, Mai mi ha lasciato,
definitivamente” dichiarò, mettendosi seduto.
“ Mi
dispiace...” gli posò una mano sulle sue.
“ E'
tutto apposto, credo che nel mondo esistano ragazze mille volte
migliori di lei e prima o poi troverò quella giusta”.
“ Sei
ottimista, non è da te, devi essere distrutto. Vuoi
parlarne?”.
“ No.
Ma grazie lo stesso”.
“ Allora,
Aang mi tornerà a prendere tra un mese e nel frattempo ti farò
compagnia”.
“ Sono
lusingato” scherzò.
Guardarono
il sole colorare il cielo di un vivace arancione.
“ E'
bellissimo” mormorò la ragazza al suo fianco, Zuko la
guardò.
Era
davvero l'opposto di Mai in tutto e per tutto, sentì una fitta
al cuore ma passò subito dopo le parole intrise di veleno che
lanciò in riferimento della giovane al suo fianco.
Nel
frattempo che i due continuavano a osservare quello spettacolo
maestoso una donna anziana li controllava già da diverso tempo
dietro un pilastro, aveva un cappuccio scuro che copriva la sua
figura.
Senza
che nessuno la vedesse uscì dalle alte mura, attraversando i
vicoli stretti e arrivando ad una vecchia capanna diroccata, scostò
la tenda sulla porta e notò un fiore rosso disegnato sulla
stessa.
Bussò
in un certo modo due colpi, poi uno, poi due.
Un
uomo con una tunica rossa, calvo e con un espressione perennemente
granitica le aprì.
“ Ama”
sbottò, “ cosa ci fai qui?”.
La
sottoscritta sorrise mesta, “ credo che al Giglio Rosso farà
piacere sapere che esiste ancora una dominatrice nella Tribù
Meridionale dell'acqua”.
“ Non
ci vediamo da molto, ti prego, entra pure”.
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