3 volte in cui Chris vuole andarci piano
Disclaimer:
Ovviamene non possiedo Chris, Darren o qualsivoglia membro del cast
di Glee, sarebbe alquanto strano il contrario, e tutto ciò di
seguito riportato è frutto della mia mente - purtroppo-.
3
volte in cui Chris vuole andarci piano
e
una in cui non gli importa
Farsi
accompagnare in giro per Los Angeles da Darren Criss non era stata
una buona idea.
Chris
avrebbe dovuto immaginarlo, e in realtà l'aveva fatto, ma quella
mattina aveva avuto la brillante idea di indire la sua personalissima
passeggiata di salute mensile fino agli studios, senza pensare a
quanta poca voglia avrebbe poi avuto la sera di tornare indietro,
dopo una giornata di interminabili prove.
Per
quale assurdo motivo poi aveva pensato che una passeggiata per il
centro dell'inquinatissima
Los
Angeles potesse giovare alla sua salute?
Un
cartello che indicava il limite di velocità sfrecciò a qualche
centimetro dalla carrozzeria, specchiandosi nel finestrino su cui
teneva poggiata la fronte, lo sguardo appannato che osservava
l'esterno.
Scomparve
nel buio dopo pochi secondi, ma riuscì comunque a notare la scritta
stampata prima che si volatilizzasse. Mosse per abitudine gli occhi
verso il conta miglia posizionato dietro al volante, stretto nelle
mani del suo riccio compagno di viaggio.
Trattene
improvvisamente il fiato, accorgendosi solo in quell'istante di un
dettaglio che prima, preso dalla pesantezza delle sue palpebre e
dalla sensazione dei suoi arti atrofizzati, non aveva notato: stavano
decisamente superando il limite di velocità consentito.
«Darren
sei impazzito?» quasi gridò mentre la lancetta sul cruscotto si
alzava sempre un po' di più ad ogni secondo che passava.
Le
strade intorno a loro erano inspiegabilmente vuote, complice l'ora
davvero tarda e il fatto che casa sua non fosse esattamente in centro
città, e questo favoriva solo la guida spericolata di Darren, che
ora aveva rivolto lo sguardo verso di lui.
Chris
si insultò mentalmente, perché, dannazione, anche lì,
nell'ombra della notte, con le sole luci dell'abitacolo ad
illuminarli, gli occhi di Darren erano uno spettacolo a cui il cuore
del tenore non avrebbe mai saputo abituarsi.
Lo
sentì compiere qualche capriola nel suo petto per poi salire nella
sua gola mentre quelle iridi color nocciola -castano chiaro? Ambra?-
continuavano ad osservarlo confuse.
«Che
succede Chris?» domandò, il tono del tutto innocente gli fece
subito tornare alla mente il motivo per cui aveva portato
l'attenzione dell'amico su di lui.
Non
guardare troppo i suoi occhi, o le sue labbra, i suoi capelli o le
sue mani strette al volante... non immaginare come sarebbero strette-
Oh
ma insomma Chris, sei un adulto, contieniti.
Scosse velocemente il capo, come
a scacciare i pensieri indesiderati, prima di riportare lo sguardo
sul viso dell'altro.
«Darren stai ignorando
qualsiasi limite di velocità esistente.» gli fece notare quando
quello non accennò a muovere gli occhi dalla sua figura. «E guarda
la strada, per l'amor del cielo.» ordinò, allarmato.
«Dio, sento che ci farai
schiantare contro qualche macchina, o dentro un burrone.» uggiolò,
spaventato. «Non voglio morire dentro un burrone.» sussurrò poi,
come rendendosene improvvisamente conto.
«Darren rallenta. Vai piano.»
strillò allora, mezzo lanciato verso il sedile del guidatore.
Era pronto a spostare il ragazzo
di peso e prendere il controllo dei comandi nel veicolo.
L'amico in tutta risposta rise,
forte e sguaiato, quasi con le lacrime agli occhi, scacciando
scherzosamente le mani di Chris dal volante, non accennando a
diminuire la pressione sull'acceleratore, stava prendendo tutta la
vicenda come un simpatico gioco.
Chris, di tutt'altro avviso, era
seriamente preoccupato per la sua incolumità, ne aveva passate
troppe tra Clovis e tutte le difficoltà della sua carriera per
morire così giovane e in un modo così infimo, ma se Darren iniziava
a ridere il suo cervello non collaborava più, fossilizzandosi sulle
fossette ai lati della sua bocca o sul suono cristallino che usciva
da essa.
«Darren Criss non sto
scherzando, va piano.» ripeté, cercando di riprendere un respiro
costante dopo le danze di gruppo in cui il suo cuore si era
prodigato.
Il moro sbuffò sonoramente,
alzando gli occhi al cielo. «Piano mi annoio, Chris.» provò a
giustificare.
«Si da il caso che questo non
sia un momento ludico per dimostrare le tue leggendaria capacità da
pilota.» lo fulminò, ritornando piano a sedersi dritto sul suo
sedile, vedendo la lancetta scendere lentamente. «Vorrei solo
tornare a casa vivo.»
«Ti dovresti fidare di più,
Colfer.» gli scoccò una veloce occhiata sorridente. «Non lascerei
mai che tu cada in un burrone, abbiamo ancora troppe maratone di
da recuperare.» ammiccò.
Lo stomaco di Chris si
attorcigliò su se stesso più volte, causandogli una strana
sensazione. Voleva urlare alla macchina di accostare nella prima
piazzola disponibile per vomitare tutto ciò che aveva sbocconcellato
durante il giorno in uno sprazzo d'erba, e, allo stesso tempo,
sentiva la più totale percezione di benessere e leggerezza prendere
possesso del suo corpo, come se potesse spiccare il volo in qualsiasi
momento, la cintura di sicurezza attorno alla vita come unica ancora
che lo assicurava al terreno.
Insieme a tutte queste
sensazioni non si fece mancare anche un'improvviso rossore delle
guance, che sperò di mimetizzare con l'oscurità.
Si schiarì la gola. «Allora va
piano, e forse riusciremo a terminare quel rewatching di Indiana
Jones.»
Darren sorprendentemente lo
ascoltò, rallentando nella strada deserta, adeguandosi ad una
velocità umana.
«Bravo» si complimentò,
concedendogli qualche pacchetta a mano aperta sulla testa, rimanendo
qualche secondo di troppo ad assaporare la morbidezza di quei ricci
sotto il palmo, le punte leggermente più rigide a causa delle
quantità industriali di gel che indossava il suo personaggio.
Darren accolse le 'carezze' come
un piccolo gatto, spostandosi verso la mano e grugnendo qualche suono
di apprezzamento.
«Lo faccio solo perché se vado
piano forse riesco a convincerti a fare qualcosa di più interessante
di un rewatching di Indiana, più tardi.» lo guardò velocemente,
una divertita malizia che gli riempiva le iridi.
Il cuore di Chris era davvero
stanco di perdere tutti quei battiti, in una sera, per un solo
muscolo, era davvero troppo. Cercò di indossare un sorriso
sarcastico, senza pensare a lui e Darren, nel suo appartamento, tra
le sue lenzuola, impegnati a fare... altro.
Oh
Dio.
Un principio di soffocamento lo
colpì improvvisamente, costringendolo a boccheggiare piano, per non
farsi sentire, non troppo almeno.
«Dovrai andare davvero piano
allora, Criss» tentò, guardando fisso davanti a se, le strisce
bianche sull'asfalto improvvisamente molto interessanti.
Darren ghignò, accarezzando il
volante, e Dio, gliele avrebbe staccate quelle mani se non avesse
smesso in quel momento.
«Oh, andrò molto piano,
Colfer.»
*
Chris
non capiva esattamente come si fosse ritrovato a camminare
meccanicamente da un lato all'altro del suo camerino, canticchiando
nenie che si ricordava parzialmente dalla sua infanzia.
Sopratutto
non capiva come fosse finito a fare tutto ciò con un bambino stretto
fra le braccia.
Era
un giorno di riprese piuttosto calmo per quanto riguardava il suo
personaggio quindi quella mattina era arrivato agli studios
rilassato, avvertendo gli altri del ritardo di Darren, impegnato con
una casa discografica per tutta la mattinata.
Sapeva
che la notizia non avrebbe fatto scaldare gli animi, praticamente
tutte le scene di Blaine comprendevano anche Kurt, ed era quindi un
giorno sgombro anche per lui. Inoltre tutti sapevano che la casa
discografica in quel periodo gli stava procurando non pochi impegni.
Comunque
non si sarebbe aspettato il silenzio più totale che seguì quella
affermazione, non fu nemmeno rivolto un saluto alla sua persona.
Alzò
lo sguardo dal copione su cui stava sfogliando la storyline di
Rachel, per posarlo sul campanello di persone davanti a lui che
faceva alzare nell'aria un contenuto brusio e dei pigolii sommessi
che potevano appartenere solo a Lea.
«Che
sta succedendo?» chiese alla piccola folla che gli mostrava le
spalle.
«Oh
Dio Chris» trillò contenta Dianna, arrivando ad afferrarlo per un
polso e trascinandolo in avanti. «Devi assolutamente vederlo.»
E
in mezzo ai suoi colleghi, sembrando completamente a suo agio sotto
l'attenzione di tutti, se ne stava un bambino stretto in un
maglioncino blu e dei pantaloni in jeans forse un po' troppo corti
per le sue gambine.
Rimaneva
seduto su una coperta sistemata sul pavimento ad osservare tutti i
volti che intorno a lui si aprivano in smorfie e sorrisi. Il suo
sguardo ricordò a Chris quello di Brian quando lo vedeva fare
qualcosa di particolarmente stupido, come diminuire la sua dose di
crocchette giornaliera.
Prima
di poter tornare a il copione che teneva tra le mani, curioso
di sapere a quale personaggio avessero fatto avere un bambino senza
avvisarlo, Ryan si fece spazio tra di loro con un biberon pieno di
latte in mano.
Sbuffò
pesantemente mentre si sedeva vicino al piccoletto, che ora tendeva
le manine paffute verso il suo cibo.
'Sempre
più Brian' pensò costernato il controtenore.
A
quanto pareva il piccolo Brian in questione era il nipote di Ryan,
affidatogli dalla sorella senza nessun avvertimento proprio quella
mattina, causa problemi superiori. Non bisognerà star certo a
spiegare quanto un bambino, per quanto carino e pacato, possa essere
d'impiccio sul set di una famosa serie televisiva, quindi non c'era
da stupirsi di quanto Ryan sembrasse agitato.
Si
rivelarono preoccupazioni inutili, Paul, eccolo il nome del piccolo
imprevisto, non avrebbe mai più potuto essere viziato come in quel
momento.
Chiunque
avesse anche solo tre minuti liberi dalle sue scene programmate
correva a fargli un saluto, a prenderlo in braccio facendolo giocare,
Lea si arrischiò addirittura a fargli provare un piccolo ruttino
sopra la sua spalla, mettendo a rischio i vestiti di scena di Rachel
(fortunatamente salvi).
Tutto
andò liscio come l'olio, almeno finché Paul non iniziò a piangere,
e nulla sembrava poterlo calmare.
Chris
aveva finito da qualche ora le sue scene come sfondo in qualche
coreografia ma rimase comunque sul set, avrebbero potuto aver bisogno
di rifare qualche inquadratura e comunque non gli dispiaceva
l'atmosfera che si creava agli studios.
Si
rilassò in un angolino dimesso, il computer in grembo e una pagina
di aperta, doveva obbligarsi a qualche pagina
entro quella sera o sarebbe rimasto bloccato su un capitolo per
giorni.
Fu
quella ricercata concentrazione che gli fece quasi prendere un
infarto quando, al posto del suo fidato apparecchio elettronico, si
ritrovò tra le gambe il bambino piangente, il volto arrossato e
umido a causa delle lacrime.
«Che
cosa...?» alzò lo sguardo per incontrare quello di Cory, quasi
spaventato.
«Ho
una scena» iniziò, guardando l'orologio al suo polso. «Tra nemmeno
cinque minuti, e lui» indicò agitato il bambino. «Non ne vuole
sapere di smetterla di piangere, ti prego, calmalo.»
E
lo abbandonò lì, ignorando i suoi balbettii confusi e le sue
imprecazioni subito dopo.
Da
quel momento nessuno sembrò più così entusiasta di avvicinarsi a
Paul, tutti sembravano avere qualche scena super importante da dover
girare e nessuno incrociava lo sguardo di Chris per più di due
secondi consecutivi.
Si
ritrovò a vagare per i set, il bambino stretto tra le braccia che
rovinava la sua camicia con lacrime e muco, cercando disperatamente
di farlo smettere di piangere. Senza evidenti risultati.
«Chris,
non ne posso più, qui dobbiamo lavorare!» gli sbraitò contro Ryan,
al terzo giro che iniziava nella sala canto del McKinley. «Portalo
nel tuo camerino e cerca di calmarlo.»
Chris
aggrottò le sopracciglia spazientito, e avrebbe volentieri risposto
per le rime al suo datore di lavoro se non l'avesse visto così
disperato e in ritardo sulla sua tabella di marcia. Provò un po' di
pena per lui e decise di lasciarlo perdere.
Oltretutto
era appunto il suo capo, ed era una persona stravagante, impulsiva e,
in quel momento, sotto stress, preferì assicurarsi di non vedersi
stracciare il suo contratto di lavoro sotto il naso.
Quindi
ora si ritrovava tra quelle quattro e silenziose mura, il nipotino di
Ryan ancora tra le braccia, canticchiando qualche canzone di cui
ricordava si e no metà testo.
«Su
piccolo Brian» sussurrò, cullandolo tra le braccia. «Smettila di
piangere e dormi, ti prego.»
Iniziò
ad osservarlo, concentrandosi sul suo viso, ripetendo più volte
nella sua testa la parola 'dormi', quasi sperando in un incantesimo.
Quando
lo vide sbattere pesantemente le palpebre per poi far ricadere la
testa ciondolante contro il suo petto, per poco non si strozzò
cercando di trattenere un grido.
Sorrise
soddisfatto mentre andava sedersi sul piccolo divano blu scuro
appoggiato alla parete di fronte a lui.
Aveva
sempre saputo di possedere dei poteri magici. La sua lettera per
Hogwarts era sicuramente ancora in viaggio, maledetti gufi.
Non
sentì nemmeno la porta aprirsi, improvvisamente la calda voce di
Darren stava riempiendo lo spazio vuoto intorno a lui, rimbalzando
sulle pareti spoglie che ne amplificavano il suono.
«Dio
Chris, non crederai mai a quello che la casa disco...»
Lo
fulminò con lo sguardo, mentre il bambino iniziava ad agitarsi tra
le sue braccia, irritato dall'improvviso rumore.
-Darren
potrei ucciderti se non fai silenzio.-
Il
riccio si immobilizzò con la mano stretta alla maniglia della porta,
sgranando gli occhi mentre metteva a fuoco la figura di Chris.
Restò
qualche secondo a boccheggiare prima di aprirsi in un sorrisetto.
«C'è
qualcosa che devi dirmi, Colfer?»
Chris
alzò gli occhi al cielo, arricciando gli angoli delle labbra.
«È
il nipote di Ryan» spiegò brevemente.
Darren
cercò di muovere qualche passo nella sua direzione ma colpì un
giocattolo che il controtenore aveva abbandonato a terra. Quello,
attivato dall'urto, iniziò a saltellare sul posto mentre meccaniche
musichette accompagnavano il balletto.
Il
bambino si mosse sul suo grembo, facendo allarmare Chris. Non avrebbe
passato altre ore cercando di far calmare quella piccola versione
demoniaca del suo gatto.
«Darren
Criss conosco posti in cui il tuo cadavere non potrebbe mai essere
ritrovato» minacciò mentre quello si abbassava verso il giocattolo
per spegnerlo.
Spaventato
dal rumore e agitato dallo sguardo assassino del collega, riuscì a
malapena ad afferrare la cosetta rumorosa prima che gli scivolasse
dalle mani, atterrando sul pavimento e creando altro rumore.
Chris
poteva sentire il basso ringhio formarsi sul fondo delle sue corde
vocali.
«Cristo
Darren, vuoi fare piano?» gli sibilò contro, mentre l'amico
riusciva finalmente a spegnere il giocattolo, andando a sedersi
vicino ai piedi di Paul, le braccia che sfioravano quelle dello
scrittore accanto a se.
«Non
sai nemmeno quanto tempo ho speso per farlo addormentare.»
«Scusa,
prometto che sarò silenzioso da ora» sorrise, allungando una mano
per accarezzare i piedini del bambino, mentre scalciavano tranquilli.
«Piano
Criss» lo ammonì.
«Calmati
Colfer. Sono piuttosto bravo con i bambini» comunicò orgoglioso
gonfiando il petto.
Per
qualche strano motivo, Chris non aveva difficoltà a crederci.
Vide
il cantante portarsi una mano al mento, pensieroso. «Anche se
preferisco le bambine.»
Chris
aggrottò gli occhi. «Perché?»
«Hai
idea di quanto sia difficile spiegare a un bambino che è
assolutamente normale che tu abbia degli occhiali rosa mentre quello
ti sbatte in faccia la sua collezione di capi d'abbigliamento blu?»
domandò, perfettamente serio.
Il
controtenore ridacchiò. «Penso di averne un idea sai?» rispose.
Anche
Darren si aprì in un grande sorriso, capendo l'allusione. «Giusto,
allora puoi capirmi.»
Si
lasciò riaffondare nel divano, continuando a rigirarsi tra le dita i
calzini di Paul, sorridendo quando questi gli calciava svogliatamente
la mano, infastidito.
Chris
stava quasi per raggiungere un equilibrio, cedendo alla stanchezza
per essersi dovuto svegliare all'alba quella mattina, le sue palpebre
si stavano facendo più pesanti e riuscì a sentire la testa iniziare
a ciondolare in avanti. Prima che le note di una qualche canzone pop,
sparate ad un volume indecentemente alto, lo risvegliassero
bruscamente, avendo lo stesso effetto sul bambino che reggeva tra le
braccia.
Gemette
rumorosamente, facendo sedere Paul sulle sue gambe prima di cercare
di calmarlo, mentre le sue grida gli riempivano le orecchie non ebbe
neanche il tempo di chiedersi da dove fosse arrivato il rumore.
Avrebbe
volentieri continuato a rimanere ignorante, pronto a prendersela con
qualche entità del cosmo, se non fosse stato per Darren, scattato in
piedi davanti a lui, che saltellava mentre cercava di recuperare
dalla tasca il suo cellulare, per poi spegnerlo.
La
musica cessò, l'unico rumore nella stanza rimase l'urlo acuto e
prolungato del bambino che si lamentava ancora tra le sue braccia.
-Dio
quanto ti odio- gli urlò addosso, non preoccupandosi più di
rimanere silenzioso.
«Scusascusascusa»
iniziò il riccio, lasciando il cellulare sul tavolino per
riposizionarsi accanto a Chris.
-Ore,
avevo impiegato delle ore per farlo addormentare.-
Le
sue guance si stavano imporporando, lasciando da parte il candore
niveo della sua pelle e sostituendolo con un accesso rosso, che
risaltava i suoi occhi ma preoccupava Darren. Continuò a inveirgli
contro, sembrando un po' più isterico ad ogni parola.
Fu
in quel momento che il cantante decise di prendere in mano la
situazione, allungando le braccia per afferrare il corpicino stretto
tra quelle dell'amico e portandoselo al petto.
«Senti,
faccio io ok? Vedrai che non sarà poi così difficile» lo
rassicurò.
Chris
ridacchiò, esasperato. «Non sarà così difficile, certo... Dio,
dovevi solo fare piano, ma figurarsi» sbuffò, affondando nel divano
per potersi godere la scena di uno sconfitto Darren Criss che
soccombeva alle urla di un bambino di nemmeno un anno.
Ma
quello era Darren Criss, e lui avrebbe dovuto imparare a conoscerlo.
Nel
giro di cinque minuti Paul -che decisamente non era un'umana versione
di Brian, il suo gatto non l'avrebbe mai fatto penare in quel modo-
stava dolcemente ronfando sul grembo dell'amico, un piccolo rivoletto
di bava che scendeva a macchiargli la camicia.
Si
ritrovò a desiderare che la saliva dei bambini non fosse lavabile.
Boccheggiò,
restando muto, mentre Darren si sporgeva per lasciare un bacio tra i
capelli chiari del piccolo. Forse avrebbe dovuto ritrattare: la sua
lettere per Hogwarts non si era persa, Criss aveva sicuramente rubato
l'ultimo posto libero nella scuola, distruggendo tutti i suoi sogni.
«Ecco
fatto, non è stato così difficile, no?» gli chiese, alzando lo
sguardo verso di lui e accecandolo con un sorriso.
Lo
odiava, in quel momento più che mai. Pensava sarebbe stato corretto
metterlo al corrente, quindi lo informò direttamente.
Darren
non reagì se non ridacchiando e alzando il braccio che non reggeva
Paul verso di lui, in un chiaro invito.
«Sembra
che qualcun altro qui non sia esattamente ben riposato» indicò
velocemente le occhiaie sotto i suoi occhi e il volto tirato. Chris
mugugnò.
«Mi
stai dicendo che si vede chiaramente quanto io sia stanco?»
D'accordo,
sapeva di non essere esattamente al piano delle sue forze, ma
farglielo notare in quel modo gli sembrava quantomeno indelicato...
eppure aveva ripassato il correttore sulle occhiaie giusto prima
dell'ultima scena, qualche ora prima
«No»
lo bloccò l'altro. «Sto dicendo che io so quanto sei stanco»
E
visto da quella prospettiva era tutto diverso.
Sospirò
prima di lasciarsi cadere sulla spalla di Darren, lasciando che il
suo braccio gli circondasse le spalle mentre lui inspirava il fresco
odore di sapone che emanava la sua camicia.
Era
tutto davvero troppo comodo e rilassato, dopo qualche minuto non
riuscì più a muovere razionalmente i suoi occhi, che si chiusero
pesantemente mentre la sua testa si abbandonava ancora u po'
nell'incavo del collo di Darren. E in quel momento gli sembrò quasi
di sentire l'amico iniziare a canticchiare qualche canzoncina, forse
una ninna nanna, ma pareva così lontana che non ci diede peso.
Qualche
secondo dopo era profondamente addormentato.
Darren
spostò lentamente il bambino con il solo braccio che aveva a
disposizione, mentre quello si risvegliava lentamente.
Iniziò
a mugugnare qualche lamento, stringendo gli occhi, e lui lo accarezzò
delicatamente, cercando di non fargli fare troppo rumore.
«Shhh»
sussurrò quando Paul aprì gli occhi per osservarlo, curioso.
Accennò con il capo all'altra persona appoggiata a lui,
profondamente addormentata. Lo osservò respirare tranquillo,
riposato come non lo vedeva da settimane, e portò la mano che lo
stringeva tra i suoi capelli, accarezzandone la cute in lenti
movimenti circolari, prima di tornare a rivolgersi al bambino.
«Qualcuno
qui ha il sonno leggero, dobbiamo fare piano.»
**
Non
avrebbe voluto trovarsi lì.
C'era
caldo, più caldo di quanto avrebbe dovuto farne in quel periodo, e
le luci che gli venivano sparate negli occhi lo lasciavano
leggermente stordito.
Si
aggrappò al bicchiere che aveva ordinato, rigorosamente pieno di
Diet Coke, cercando di restare il più vicino possibile al bancone
del bar.
«Forza
Chris, vieni a ballare.»
Sospirò,
girandosi per l'ennesima volta verso Lea che lo incitava a qualche
passo di distanza. Le sorrise tirato, sforzandosi.
«Per
stasera passo.»
Non
le diede tempo di commentare la sua scarsa socialità e strisciò
via, stando attento a non alzare lo sguardo dalle venature in legno
della superficie. E non guardare davanti a te mentre cammini non è
mai una buona idea, si sa.
Rimbalzò
qualche passo indietro, allungando le braccia per aggrapparsi a ciò
che aveva intralciato il suo cammino, le mani che lasciavano il vetro
sul bancone per stringere il tessuto leggero di una camicia.
«Ehy
Chris.»
Si
sentì afferrare prima di perdere l' equilibrio, due mani calde che
si stringevano sui suoi avambracci.
Vide
Darren sorridere luminoso davanti ai suoi occhi e le guance gli si
imporporarono, prima di ricordare che non c'era nulla per cui essere
imbarazzati o agitati.
«Sei
già ubriaco Colfer?» continuò l'amico, afferrando il suo bicchiere
per provarne il contenuto.
Fece
una smorfia, contrariato. «Seriamente Chris? Sai di aver già
compiuto 21 anni vero?» poi si sporse verso il barista, urlando per
coprire il suono della musica.
«Tequila, per favore.»
Lo
osservò mentre afferrava il bicchierino e ingoiava il liquido,
perdendosi nei movimenti della sua gola. Forse fu per questo che non
vide la ragazza che si stava avvicinando, prima che si fiondasse su
Darren.
«Non
ti trovavo più» rise, leggermente su di giri. «Non potevo
festeggiare senza festeggiato.»
E
Chris ricordò che era lì per Darren, perché aveva ottenuto il
contratto discografico a cui ambiva e perché lo voleva già vedere
sfumato a causa di improbabili foto ricatto, a quanto sembrava. Era
lì per Darren, non poteva semplicemente andarsene.
Quello
si voltò verso di lei, ricambiandole il sorriso e facendo incontrare
le loro labbra.
Era
un buon migliore amico Chris, lo sapeva, ma non capiva la sensazione
che gli stringeva il petto, quella stessa sensazione che lo implorava
di gettare addosso ai due l'intero contenuto del suo bicchiere, solo
per dividerli.
«Ehy
Chris, ciao!» continuò Mia, avanzando per abbracciarlo. Si lasciò
stringere, solo per qualche secondo, prima che le braccia della
ragazza tornassero intorno al busto del cantante.
«Bella
festa vero?»
Non
rispose, si limitò a sorriderle mentre la guardava finire l'alcolico
di Darren, bevendo direttamente dal fondo del suo bicchiere.
Non
ci stava neanche provando a far partire la conversazione, non voleva
far partire una conversazione, in quel momento non avrebbe davvero
avuto la forza per rimanere simpatico e civile mentre quella
sensazione gli rosicchiava i pensieri. Sentì solo Darren ordinare
altri due giri di shottini, ridendo.
Si
corrucciò. «Vacci piano con quelli Darren.»
Lo
vide guardarlo confuso per qualche secondo, prima di riabbassare lo
sguardo sul bicchierino che reggeva tra le mani. Sembrava quasi
pensieroso, come se davvero stesse riflettendo sulle parole di Chris,
e questo lo sorprese, solitamente si sarebbe limitato a sorridergli,
scuotendo il capo e millantando le sue grandi doti da ubriacone.
-Oh
ma è una festa, ad una festa si può anche esagerare un po'- poteva
quasi vedere tutti i suoi sforzi e progressi abbattersi contro il
muro di parole di Mia, che cancellarono qualsiasi dubbio dal volto di
Darren, convincendolo a continuare.
Sospirò
abbattuto, mentre anche i due bicchierini venivano spinti sul bordo
del bancone, vuoti e non più utili allo scopo.
«Forza
Chris, divertiti un po' anche tu.»
Sorrise
ancora, ormai sentiva il volto ribellarsi alle smorfie forzate in cui
lo costringeva.
-Penso
di passare per stasera, sai, qualcuno dovrà pur guidare fino a
casa.-
L'amico
gli sorrise, comprensivo, prima di lasciargli un'affettuosa pacca
sulla spalla.
«Piccolo
e responsabile Colfer» commentò.
Non
se la prese, sapeva che Darren conosceva il suo carattere e sapeva di
piacergli, si trovavano bene insieme, come amici, non avrebbero certo
pressato l'altro solo per qualche bicchiere di alcol.
Venne
riportato alla realtà dalla mano di Mia, le unghie perfettamente
laccate, che afferrava la camicia dell'amico, tirandolo verso il
centro della pista.
«Andiamo
a ballare, festeggiato, forza.»
Il
riccio fece solo in tempo a girarsi un'ultima volta verso di lui, un
sorriso di scuse dipinto sul volto.
«Se
ti venisse voglia di ballare un po' cercami, immagino sarò lì in
mezzo, tentando di non soffocare.»
Non
fece in tempo a rispondergli, un 'Certo' bloccato tra le labbra, che
quello fu inghiottito nella marea di persone che popolavano il
locale.
Sospirò,
ancora, gli sembrava di non star facendo altro quella sera, e afferrò
il suo bicchiere, cercando di affogare i dispiaceri nella sua
sobrissima DietCoke. Allontanò velocemente il bicchiere dal suo
viso, emettendo un verso a metà tra un ringhio e un gemito
strozzato.
Lo
poteva sentire, poteva davvero ancora sentire il sapore della bocca
di Darren sopra il vetro del suo bicchiere.
Imprecò
mentalmente, forse un bicchierino di tequila non avrebbe fatto male,
dopotutto
Due
ore dopo ringraziò tutte le divinità di cui conosceva il nome di
non aver ceduto a quel pensiero. In particolare mentre aiutava Darren
ad uscire barcollando dal locale, il volto pallido e le mani che si
stringevano sul suo stomaco.
Mia
era subito dietro di loro, sembrava preoccupata ma era troppo ubriaca
per capire davvero cosa stesse provando.
Ridacchiò
in modo incontrollato mentre inciampava sui tacchi per seguire il
loro passo.
«Dopo
il quindicesimo shottino ti avevo avvertito di piantarla,
festeggiato» si avvicinò, colpendolo dolcemente sulla spalla.
«Ti
dispiacerebbe portarlo tu a , Chris? Io non penso di poter guidare,
cercherò un passaggio da qualche amico.»
Il
ragazzo la osservò preoccupato, forse avrebbe dovuto offrirle lui un
aiuto, ma non se la sentì.
Stava
diventando una cattiva persona forse?
Decise
di non pensarci troppo in quel momento, annuendo alla domanda. Di
certo non avrebbe lasciato Darren fuori dal locale senza aiuto.
Mia
gli sorrise, riconoscente, allungandosi per baciarlo sulla guancia e
accarezzando il cantante.
«Salutamelo
quando si sarà ripreso, e grazie mille Chris.»
Il
controtenore si rasserenò quando la vide correre verso una sua amica
dall'altra parte della strada, la sua coscienza che si calmava
sapendo di non averla lasciata nelle mani di improbabili serial
killer.
Un
suono disgustosamente umido attirò nuovamente la sua attenzione, e,
quando abbassò gli occhi, vide Darren piegato ancora di più su se
stesso, una pozza di vomito sulla strada sotto di lui.
«Dio,
Darren...» sospirò (ancora) prima di continuare a trascinarlo sulla
strada verso la sua macchina.
Quello
mugugnò qualcosa a bocca chiusa mentre Chris apriva la portiera per
farlo scivolare all'interno dell'abitacolo.
«Se
mi sporchi la macchina sei morto, Criss, ti avverto» minacciò,
allungandosi sul suo torace per allacciare la cintura.
Fortunatamente
casa sua si trovava a pochi isolati dal club che Darren aveva scelto
per la festa, non se la sentiva di lasciarlo da solo per la notte e
in fin dei conti lui e il moro avevano dormito nella stessa casa una
quantità spropositata di volte, alcune addirittura nello stesso
letto.
Trascinare
Darren fino al suo salotto non fu un'impresa semplice, il ragazzo
poteva anche essere più basso di lui ma i suoi muscoli non erano
certo leggeri, sopratutto quando non era per niente collaborativo e
si lasciava cadere su di lui a peso morto.
Affannò
verso il divano, spingendolo poi sui cuscini, guardandolo lamentarsi
ad occhi chiusi per la lieve botta.
Lo
osservò per qualche minuto, in silenzio, prima di andare a
recuperare qualche pastiglia e un bicchiere d'acqua. Si sedette di
fianco lui, spostandolo per fargli alzare leggermente la testa e
portò le pillole verso le sue labbra dischiuse.
«Darren»
sussurrò.« Devi prendere queste.»
Quello
aprì gli occhi gonfi, un sorriso stupido che gli abbellì il viso
mentre metteva a fuoco la figura dell'amico. «Chriiis» lamentò
felice.« Ti sei ubriacato anche tu alla fine?»
Quello
sbuffò una risata.« No, ti lascio il primato per questa sera.»
Riuscì
a fargli prendere le medicine senza difficoltà e restò ad
accarezzargli i ricci, tutti impiastricciati sulla fronte.
Era
bello Darren, troppo bello per poter stare sdraiato semi-incoscente
sulle ginocchia di Chris senza che questo lasciasse vagare la mente
in luoghi che avrebbero dovuto essere proibiti per dei semplici
migliori amici. Avrebbe davvero voluto essere al posto di Mia quella
sera, in più di un momento l'istinto di camminare verso i due, che
ballavano stretti l'uno all'altra, si era fatto forte nella sua
testa.
Strinse
con decisione gli occhi, cacciando quei pensieri, prima di alzarsi e
cominciare a sbottonare la camicia sul petto dell'amico. Ecco, quella
era un'azione che non aiutava molto i suoi istinti, ma non poteva far
dormire Darren nei vestiti impregnati del suo stesso sudore.
Passata
la camicia sfilò anche la maglietta, lasciandolo a petto nudo, e
dopo averci pensato per qualche secondo decise di lasciargli i
pantaloni, quello forse era troppo da sopportare anche per lui.
Inoltre
non voleva causare imbarazzi la mattina seguente.
Si
occupò di sfilargli le scarpe, poggiandole vicino alla porta, e lo
avvolse con una calda coperta marrone che teneva sul divano ed era
ormai diventata proprietà del riccio durante le loro maratone di
.
Rimase
ancora qualche minuto ad osservarlo mentre dormiva pacifico sul suo
divano, prima di decidersi ad accarezzargli un'ultima volta i morbidi
ricci e dirigersi alla sua camera, cambiandosi per dormire.
Era
sicuro che avrebbe dovuto sfoderare tutte le sue abilità per
riuscire a prendere sonno quella notte (abilità che comprendevano
anche la scatola di sonniferi presente nel cassettone vicino al suo
letto, comprata per ogni evenienza), invece, appena la sua testa fu
ferma nel morbido cuscino, le sue palpebre cedettero alla stanchezza
e improvvisamente tutto il groviglio di pensieri che gli intasavano
la mente scomparve, lasciando il posto a una tiepida tranquillità.
Il
suo fu un sonno tranquillo e senza sogni, esattamente il tipo di
riposo che sperava di ottenere, quindi, quando sentì improvvisamente
le coperte scostarsi e uno spiffero gelido entrare per infastidirgli
la pelle nuda della schiena, non poté fare a meno di grugnire,
infastidito.
Per
i primi secondi rimase immobile, senza capire, pensando che Brian si
fosse infilato sotto le sue coperte alla ricerca di attenzioni. Solo
quando due braccia gli circondarono dolcemente la vita ebbe la
decenza di sussultare, girandosi velocemente sul letto e trovandosi
faccia a faccia con il suo sbronzissimo migliore amico.
«Ehy»
gli sussurrò quello, andando a sfregare il naso su una guancia di
Chris.
Una
guancia rossa e terribilmente accaldata.
Cercò
di deglutire un po' di saliva, ma la sua gola sembrava bloccata,
quindi la sua voce uscì incerta e gracchiante.
«Che
ci fai qui?»
Darren
si avvicinò ancora, rendendo improvvisamente conscio il controtenore
del fatto che fossero entrambi mezzi nudi.
«Mi
sentivo solo di là» iniziò a spiegare il cantante, con voce roca.«
E non mi va di stare solo quando sto male dopo essermi ubriacato, mi
fa sentire ancora più miserabile di quello che sono.»
A
Chris venne da ridere.« Per questo cerchi sempre qualcuno con cui
trascorrere la notte?»
Non
era certo un mistero che Darren non fosse proprio uno stinco di santo
per quanto riguardava le sue relazioni 'sentimentali'.
Non
si sorprese quindi quando anche lui ridacchiò, in risposta alla sua
battuta. « Esattamente, ma questa
soluzione mi sembra decisamente più comoda e sicuramente più
intelligente» ammiccò, l'effetto smorzato dal fatto che, non
ripreso del tutto, pasticciasse ancora un po' con le parole.
Bastò
comunque a far agitare Chris, il cui cuore iniziò ad esplodere nel
petto, così forte che ebbe paura che Darren potesse sentirlo.
L'amico
comunque non diede segni di aver percepito nulla di strano,
continuando ad accarezzare il retro della schiena di Chris con le
mani e andando a intrecciare le sue gambe -Nude. Era sicuro di
avergli lasciato indosso i pantaloni, perché gli stava facendo
questo?- con quelle coperte dal pigiama dello scrittore.
«
Grazie di avermi portato qui sano e salvo» sentì biascicare dopo
qualche minuto di silenzio.« E per esserti preso cura di me.»
Chris
sorrise, alzando finalmente le braccia per ricambiare il gesto
affettuoso dell'altro, andando ad accarezzargli i capelli.
«
Non potevo certo lasciarti solo in quello stato no? Chissà quanti
scellerati approfittatori avresti potuto incontrare sulla tua
strada.»
Darren
sembrò pensarci per qualche istante, incupito.« In realtà avresti
potuto» sentenziò alla fine.
«
Mi sono comportato da stronzo stasera, non ti sono nemmeno venuto a
cercare, sei dovuto finirmi addosso per riuscire a parlarmi.»
Chris
trattenne il fiato, colpito da quelle parole. Le aveva pensate e
ripensate per ore dentro la sua testa quella sera, incolpandosi di
aspettarsi troppo dal suo migliore amico, che sicuramente meritava di
festeggiare la bella notizia insieme alla sua ragazza. Ora, sentir
dar voce alle sue paranoie dallo stesso Darren faceva un certo
effetto. Le rendeva quasi reali, e Chris non voleva.
«
Ehi, non pensarci neanche, era la tua serata e ti sei divertito, non
c'è nulla di male.»
Darren
sospirò contro il suo collo, facendo increspare la pelle del
controtenore.
«
Ora che ne dici di provare a dormire?» l'altro annuì e lui si
sistemò meglio sul cuscino, pronto a combattere per lasciare il
pensiero di un Darren mezzo nudo fuori dalla sua mente.
«
Chris?» si sentì chiamare qualche minuto più tardi.
«
Che c'è?»
«
Avrei davvero voluto ballare con te.»
Il
respiro si bloccò nella sua gola e sorrise, lo sapeva di sembrare
stupido in quel momento ma non gli interessava.
«
Anch'io avrei voluto ballare con te» rispose, affondando il naso nei
suoi ricci.« Sarà per la prossima volta.»
Darren
mugugnò sulla sua gola e tornò a fare silenzio.
Per
i cinque minuti successivi.
«
Chris?»
Ok,
forse così era troppo, anche per lui.
Sbuffò.
« Che c'è ora Dare?»
«
Mi gira la testa.»
«
Ti avevo detto di andarci piano con quei bicchierini.» gli rispose.
Darren
annuì in assenso contro l'incavo della sua spalla, sospirando.
Ora
so che devo dare retta solo a te.»
***
Ovviamente
Darren non mantiene la parola, perché è Darren Criss, e non da
retta a nessuno se non a se stesso.
È
per questo che un mese dopo Chris si ritrova premuto contro il muro
di casa sua, a due passi dalla porta appena chiusa, in balia della
bocca di Darren che gli accarezza velocemente il collo e poi le
labbra, in un ciclo eterno che lo sta mandando in estasi.
E
non importa quanto Chris gli sussurri di smetterla, di pensare alle
loro azioni anche solo per un momento, Darren non sembra nemmeno
sentirlo e continua la sua deliziosa tortura ai danni dello
scrittore.
E
Chris non sa cosa pensare, non sa se dare la colpa all'alcol che
hanno inghiottito durante la festa a casa di Lea perché non trova
altra spiegazione al modo in cui l'amico l'ha spinto poco
delicatamente contro la portiera della macchina, attaccando le sue
labbra in un famelico bacio inaspettato. E non può neanche dirsi
dispiaciuto, mentirebbe a se stesso ed è troppo su di giri per
farlo, la verità è che aspettava questo momento come si aspetta
l'aria nei polmoni dopo una prolungata apnea e non vuole davvero
interromperlo, ma lo fa.
Spinge
delicatamente Darren all'indietro, alzando lo sguardo per incontrare
l'ambra liquida che alberga negli occhi dell'amico, e sono ancora
amici dopo questo?
«
Che stiamo facendo Dare?» sussurra, quasi spaventato. Ha visto
troppe commedie romantiche per non sapere che due amici che si
ritrovano a pomiciare mezzi ubriachi non portano mai a nulla di
buono.
Aspetta
una risposta che però non arriva e sta per parlare nuovamente, sta
per congedare Darren spiegandogli che forse dovrebbero prendersi del
tempo per riflettere sull'accaduto, per andarci-
«Ti
prego Chris, non dirmi di andarci piano in questo momento»
Il
respiro si blocca nella sua gola mentre la voce roca del cantante gli
arriva alle orecchie, causandogli dei brividi lungo la schiena.
Balbetta
qualche frase sconnessa e in un secondo Darren è di nuovo a premere
contro il suo corpo, le braccia introno alla vita che lo tengono
stretto e le labbra che catturano le sue.
È
un contatto leggero, più dolce dei baci precedenti, porta Chris a
stringere le palpebre mentre cerca di immagazzinare tutte le
sensazioni che prova in quel momento.
Quando
si separano anche gli occhi cerulei dello scrittore sono più scuri e
la voce esce strozzata.
«Non
ne avevo intenzione»
Mente,
giusto un po', perché forse il pensiero lo aveva sfiorato ma ora non
ha alcuna intenzione di dargli ascolto.
Tutto
ciò su cui si concentra è il sorriso di Darren, subito coperto da
un altro bacio, e i loro movimenti strascicati verso la camera da
letto.
Sta
perdendo il controllo per una volta e non potrebbe sentirsi più
felice.
Note Autore:
Ok, ho finito di e ricontrollato la
storia alle 2 di notte, ergo: sarà piena di errori. Non fatevi problemi e fatemeli
notare, provvederò a sistemare.
Lavoro
su quest'insieme di vicende da più tempo di quanto mi piaccia
ammettere, ho perso l'ispirazione, l'ho ritrovata, avevo
l'ispirazione ma le parole non volevano uscire dalla mia testa
seguendo un filo logico, insomma, è stata un casino.
Ma
sono fiera di lei, mi piace, mi piace davvero, è forse il primo
lavoro di cui sono soddisfatta, e niente, tutto qui, se volete
lasciare una recensione per farmi sapere la vostra opinione (magari
in realtà fa schifo e io mi sto illudendo, chissà) siete i
benvenuti :)
LA
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