Morning after dark
Titolo: Morning
after dark
Fandom: Batman
& Robin: Reborn
Tipologia: One-shot
[ 1278 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Dick
Grayson, Damian Wayne
Rating: Verde
Genere:
Generale, Slice of life, Hurt/Comfort
Avvertimenti:
What if?, Missing Moment
The angst time: 16.
Malinconia
The season challenge: Autunno
› Malinconia
Di peccati e di virtù:
Carità
› Solitudine
Caretaking challenge: 05. Slice of life
Notte Bianca #23: Conversazione filosofica nel
cuore della notte perché i personaggi non riescono a dormire
@ flat_what
BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Could you take care of a broken
soul?
Will you hold me now? Oh, will you take me home?
Si era quasi strozzato con la sua
stessa saliva durante il sonno, aprendo gli occhi di scatto e
ritrovandosi in un bagno di sudore a causa degli incubi a cui non era
riuscito a sfuggire nemmeno stavolta. Da quando suo padre era sparito -
non morto,
come quell'idiota di Drake continuava a ripetere sicuro di
sé, e in cuor suo, anche se non lo ammetteva, avrebbe voluto
che fosse davvero così
-, capitava che si svegliasse nel cuore della notte durante i periodi
in cui non era di ronda con Grayson, ed era in quei momenti che si
sedeva fuori, precisamente sulla ringhiera del balcone, e osservava in
silenzio le luci di Gotham dall'attico della Wayne Tower in cui si
erano ormai trasferiti. Esattamente come stava facendo in quello stesso
momento. Da lassù riusciva a vedere proprio tutto: se
aguzzava la vista, poteva scorgere almeno in parte il quartiere di
Bowery e Grant Park, le grosse lancette della torre dell'orologio che
scandivano i rintocchi della mezzanotte appena scattata, persino il via
vai frenetico delle auto di pattuglia. A volte gli veniva persino da
pensare come si fosse sentito suo padre ad osservare la sua città,
la Gotham che proteggeva ogni notte, al di sopra di una delle gargolle
della Wayne Tower originale, aspettando l'alba per ritirarsi nelle
ombre di villa Wayne. Lui si sentiva solo terribilmente fuori
luogo.
«Farai prendere un colpo ad
Alfred se continui a startene seduto là sopra. Un colpo di
vento e cadi giù», si fece infine sentire una
voce, rompendo quel silenzio un po' surreale. Suonava rassicurante e un
po' divertita, proprio come al solito, ma Damian non era certo di
riuscire a sopportare quella pacatezza e quell'ironia, quella volta.
No, proprio no.
«Mi sono addestrato con la
Lega degli
Assassini di mio nonno sin dai miei tre anni, Grayson, non...»
«...non sarà uno stupido
colpo di vento a metterti fuori combattimento, lo so, lo so»,
replicò tranquillo l'ex acrobata, e Damian vide, con la coda
dell'occhio, il modo in cui si avvicinò prima di incrociare
le
braccia sulla ringhiera. Cominciò a guardare anche lui
Gotham,
con un angolo della bocca sollevato in un sorriso che sembrava quasi
nostalgico. Chissà se anche lui stava pensando a suo padre,
in
quel momento. Certe volte non riusciva proprio a fare a meno di
chiederselo, visto tutto il tempo che loro due avevano passato assieme,
e non riuscì a finisce di dar voce mentalmente a quel
pensiero
che Grayson si voltò, fissandolo attentamente negli occhi
con
un'espressione che gli vedeva solo poche volte in viso.
«Allora.
Cos'hai?»
Damian si prese un momento, distogliendo
lo sguardo per non continuare a guardare il nuovo Batman,
dato che, nonostante non se la fosse cavata affatto male, fino a quel
momento, non era proprio dell'umore adatto per dargli corda. Eppure,
anche senza volerlo, aprì la bocca prima ancora che la sua
mente
gli lasciasse formulare un pensiero razionale. «Non riesco a
dormire», snocciolò schietto, e una piccola risata
aleggiò tra di loro qualche secondo dopo.
«Oh... quindi anche tu sei un bambino normale,
ogni tanto. La cosa mi rincuora, stavo cominciando seriamente a
preoccuparmi», scherzò Dick, ignorando
l'occhiataccia di Damian. E per un po' il silenzio calò su
di loro come un velo leggero, senza che nessuno dei due si azzardasse a
dire nulla, prima che proprio Damian, dopo aver socchiuso semplicemente
le labbra, lo infrangesse con poche e semplici parole.
«Mio padre ha
mai...» cominciò,
interrompendosi prima di poter aggiungere qualcosa di più,
tanto
da richiamare l'attenzione e, a ben vedere, anche un po' la
curiosità di Dick, che inclinò il capo verso di
lui per
osservarlo meglio e sbattere un po' le palpebre. Sentiva il suo sguardo
insistente, le parole che avrebbe voluto porgli per spronarlo a non
nascondergli niente, ma sapeva che, per quanto non aprisse bocca
né sembrasse desideroso di farlo, quella domanda avrebbe
potuto
aleggiare fra loro per giorni e giorni senza essere posta,
perché Grayson era proprio così: paziente, molto
più di quanto non lo fosse mai stato suo padre, e con la
capacità di comprendere quando qualcuno cercava quasi
inutilmente di tenersi tutto dentro. Quindi si fece coraggio, traendo
un lungo respiro nel guardare nuovamente il cielo notturno, mentre il
vento autunnale scuoteva le chiome degli alberi a Grant Park.
«Mio padre ha mai sentito la necessità di
lasciarsi alle
spalle tutto questo? Tutta questa follia, quest'oscurità,
questo
continuo giocare al gatto col topo con quei pazzi di
Arkham...»
Dick sbatté un po' le
palpebre, come se in un primo momento non sapesse esattamente che cosa
rispondere a quel bambino divenuto adulto troppo presto, proprio come
suo padre. Ma poi abbozzò l'ombra di un sorriso,
poggiandogli il proprio giaccone sulle spalle e ignorando anche la
replica successiva per quel modo di fare. «Ha fatto una
promessa. Ha seguito la propria strada fino alla fine, ha cercato di
ripulire la sua città dal male che aveva portato via i suoi
genitori, e non poteva lasciare che qualcuno dei mostri a cui dava
la caccia vincesse... ma a volte temeva la notte proprio come
tutti».
«Lui era Batman, non poteva
temere una cosa del genere come affermi».
«Non pensare che Bruce non
avesse paura dell'oscurità e di ciò che
c'è là fuori, Damian»,
cominciò serio. «La notte può rivelarsi
più scura di quello che credi, anche se gran parte di Gotham
è piena di luci e sembra che ci si possa riparare dietro di
esse. Ma Gotham ha i suoi vicoli bui... Bruce lo sapeva meglio di tutti
noi, avendolo scoperto forse troppo presto. Persino prima che morissero
i suoi genitori rischiò lui stesso di morire in fondo al
pozzo abbandonato di villa Wayne; passò tre giorni
nell'oscurità in compagnia dei pipistrelli che abitavano
quelle grotte. Sfiorò la morte fra i vicoli di Gotham quando
ancora non sapeva come intraprendere la sua crociata... Bruce era un uomo, Damian. Non un'isola, né un
dio, né
qualcos'altro. E anche lui aveva bisogno di sapere di poter contare su
qualcuno per superare il silenzio di una ronda, di tanto in
tanto», gli disse, guardandolo attento prima di poggiargli
una mano su una spalla. «Quando ti sembra di non poter
più sopportare le tenebre o la solitudine... non
è sbagliato cercare qualcuno con cui stare ed esorcizzare la
paura che la notte può portare con sé. Bruce
questo lo sapeva fin troppo bene».
Il silenzio calò di nuovo,
senza che nessuno
dei due ragazzi osasse aggiungere qualcosa alle parole che aleggiavano
fra di loro, come un sudario che cercava inutilmente di coprire un
chissà quale segreto che aveva cominciato a pesare come un
macigno sulle loro spalle. Ma fu proprio Dick ad infrangere di nuovo
quella quiete e a gettare una rapida occhiata alla torre dell'orologio,
passandosi una mano dietro al collo per
massaggiarselo. «Ora
va' a dormire», affermò, facendo retro front.
«Domani abbiamo un evento organizzato da Fox. E non vorrai
che ci
vada senza il mio tormento di dieci anni preferito», lo prese
in
giro, anche per smorzare un po' l'atmosfera pesante che gravava su
entrambi, scompigliandogli un po' i capelli senza prestare attenzione
alla sua lamentela; gli diede invece le spalle, facendogli giusto un
breve cenno di saluto nel sollevare una mano. «Buonanotte,
Damian», soggiunse, e Damian lo osservò mentre si
allontanava, aspettando di vederlo sparire prima di afferrare i lembi
di quel giaccone e stringerselo addosso, godendosi quel calore con le
palpebre brevemente socchiuse mentre il vento gli scompigliava i
capelli e portava con sé l'inconfondibile odore di pioggia.
Cercare
qualcuno con cui stare non era poi così sbagliato, se la
notte diventava troppo buia da essere affrontata da soli...
forse Grayson non aveva tutti i torti.
_Note inconcludenti dell'autrice
Era
praticamente da una vita che non postavo qualcosa qui su EFP, sia per
vari problemi personali sia per motivi vari, ma ho deciso di
ricominciare, almeno parzialmente, con una storia su Batman. Sono anni
e anni che leggo del Cavaliere Oscuro, eppure non ho mai voluto
scriverci qualcosa su... fino a questo momento. O meglio, non ho mai
scritto nulla che sia poi stato postato su EFP ma, dopotutto,
c'è sempre una prima volta per qualunque cosa.
In realtà è una storiellina da niente scritta
tanto per,
originariamente era persino al presente ma non è esattamente
il
mio stile narrativo preferito, quindi l'ho un po' convertita anche per
mio stesso gusto personale. Non volevo fare qualcosa di troppo
complicato né di troppo angst - o a quel punto avrei scritto
di
Jay, già -, dunque ho optato per una via di mezzo che
rimanda
più alla malinconia che ad altro. Per quanto non mi soddisfi
per
niente, parlare di Dick e Damian mi è sempre piaciuto, visto
il
loro rapporto. La canzone d'apertura, inoltre, è Take me home di
Jess Glynne.
Commenti e
critiche sono ben accetti, ovviamente.
Alla
prossima.
♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|