Questa
storia è stata scritta per l’event di maggio del We are Out for Prompts
con il prompt “Famiglia Lightwood – Una tipica cena a casa Lightwood”
di Little Red Bird.
How to survive
Dinner time
“La
cena è pronta!”
La
voce allegra di Isabelle risuonò nella stanza, proveniente dal piano di sotto.
Tre
paia di occhi preoccupati s’incrociarono.
“Ancora?”
Max
si lasciò ricadere sul divanetto con fare teatrale, lasciando ciondolare il
capo su uno dei braccioli.
“Ma
aveva promesso che non avrebbe più cucinato!”
“Forse
ha ordinato qualcosa…” azzardò Alec, senza tuttavia apparire convinto. L’odore
pungente che aveva avvertito qualche minuto prima, quando era sceso di sotto
per recuperare il telefono, aveva parlato chiaro: Izzy doveva aver trascorso
gli ultimi trenta minuti di fronte ai fornelli.
“Qui
ci serve un piano” intervenne Jace, mettendosi a braccia conserte.
“Possiamo
buttare tutto il cibo fuori dalla finestra e dire che è stato un folletto…”
propose Max, incrociando le gambe sul cuscino.
“Nessun
folletto può entrare nell’Istituto senza essere stato invitato, Max…” gli
ricordò bonariamente Alec, arruffandogli i capelli.
“Potremmo
invitarne uno…” replicò Jace, facendo spallucce.
Un
sorrisetto si arrampicò sulle labbra del suo parabatai.
“Sì,
sarebbe senz’altro divertente…” commentò, prima di aggrottare appena le
sopracciglia. “… Aspetta, non era una battuta, vero? Tu lo faresti sul serio.”
“Ragazzi!
La cena!”
La
voce di Izzy aveva assunto un’accentuata nota di irritazione.
“Simuliamo
un allerta demoni” tentò ancora Jace, appoggiando il gomito a una spalla di
Alec. “Poi, intanto che siamo in giro, ci fermiamo a mangiare fuori.”
“Ed
io cosa mi mangio?” replicò piccato Max, prima che il maggiore dei fratelli
Lightwood potesse aprire bocca. “Lo so che non mi portereste mai dietro…”
“Possiamo
dire che siamo allergici a qualsiasi cosa Izzy abbia preparato…” propose Alec,
stringendosi nelle spalle.
Jace
scosse la testa.
“Tutti
e tre? Non funzionerebbe mai e comunque Izzy conosce le nostre abitudini
alimentari meglio di noi.”
“Ragazzi!”
La
nota di irritazione, ormai, si era trasformata in un’intera sinfonia.
“Hodge,
salvaci tu!”
Jace
appoggiò le mani sulla scrivania del tutore, che fino a quel momento non aveva
proferito parola: era completamente assorto nella stesura di una lettera.
Hodge
gli rispose con un’occhiata distratta: sembrava essersi accorto della loro
presenza solo in quel momento.
“Temo
di non potervi essere d’aiuto, ragazzi…” si scusò, riprendendo a scrivere. “…
La cena la passo. Devo mandare una lettera al Conclave e sono giorni che
temporeggio.”
“E
ci tradisci così?” ribatté Jace, mettendo il broncio come un bambino.
“Abbandonandoci in balia della cucina velenosa di Izzy?”
“Potresti
per lo meno chiedere al Conclave di venire a salvarci…” scherzò Alec,
avvicinandosi alla porta socchiusa per assicurarsi che la sorella non fosse nei
paraggi.
L’aria
stanca di Hodge sfumò appena e sulle sue labbra apparve un sorriso fievole.
“Isabelle
non cucina poi così male” difese la ragazza, in un tono di voce per nulla
convincente.
“Certo
che no!”
La
voce dell’unica femmina fra i fratelli Lightwood li raggiunse dal corridoio,
mentre Alec si affrettava a richiudere la porta. Non servì a molto: pochi
secondi più tardi sua sorella aveva fatto ingresso nella stanza con le mani ben
piantate sui fianchi, un grembiule legato in vita e uno sguardo assassino
dipinto in viso.
“E
adesso tutti di sotto. O giuro che vi trascinerò giù per le scale uno a uno.”
E,
uno ad uno, i tre ragazzi Lightwood si arresero alle minacce di Isabelle.
Borbottando
e scambiandosi occhiate truci, Alec e Jace abbandonarono la biblioteca.
“Questa
è violenza su minore…” mugugnò fra sé il piccolo Max mentre, strisciando i
piedi per terra, si affrettava a seguire i suoi fratelli verso l’orrore che li
attendeva in cucina.
Rimase
sorpreso quando Alec gli fece scivolare in mano il cellulare, bene attento che
Izzy non se ne accorgesse.
Max
rifilò un’occhiata interrogativa al ragazzo, che gli rispose mimando una parola
con le labbra: pizza.
Il
piccolino di casa sorrise, incominciando a rallentare l’andatura. Non appena i
fratelli si furono allontanati a sufficienza tornò di corsa in biblioteca per
chiedere a Hodge il numero di una qualsiasi pizzeria della zona.
Forse,
almeno per quella sera, sarebbero sopravvissuti a una cena in famiglia.