- SA-SU-KE.-
Queste tre
sillabe uscirono dalle sue labbra rosate.
Gli occhi
smeraldo spalancati in un misto di terrore e stupore [anche se lei avrebbe veramente voluto serrarli], mentre nella mente
una domanda su tutte sovrastava: perché?
Tre anni
passati a lottare, a stringere i denti e a trattenere lacrime amare, mandati in fumo, in un solo istante.
Non
riusciva più a vedere nulla, se non lui;
persino Sai alla sua destra era scomparso e con lui il rancore del tradimento.
Niente rocce, niente colori, niente odore di terriccio appena smosso. Niente,
al di fuori di lui.
Come
sempre.
La passione
per Sasuke Uchiha era nata agli albori della sua infanzia.
All’inizio
il suo era stato un semplice interessamento da bambina, lo vedeva come un
trofeo, un trofeo da mostrare orgogliosamente davanti a tutti [davanti a Ino],
per sentirsi più sicura, per sentirsi migliore.
Poi, il
fatto che le cambiò in parte.
Loro due –
e quel rompiscatole di Naruto, come lo chiamava lei- insieme, nella stessa
squadra. Allora, la semplice infatuazione divenne per lei un difficile
sentimento da gestire, qualcosa di totalmente nuovo. Esatto, perché non
riusciva a capire come potesse essere così felice e triste insieme: lui la
guardava dall’alto in basso, arrogantemente, eppure nei pochi momenti in cui
poteva essergli utile, toccava il cielo con due dita.
Così, la
bella bambina infatuata, divenne la ragazzina innamorata.
E nel corso
del tempo concluse che il suo destino e quello di Sasuke erano legati da un
magnifico nastro rosso. Rimase felicemente accecata da questo pensiero.
Finché
Sasuke non se ne volle andare.
E quella
notte, capì che non era un nastro rosso quello che la legava a Sasuke.
E quella
notte, per forza di disperazione, pronunciò quelle due semplici parole, dalle quali ebbe in ricompensa un magro “grazie”. Non sapeva
se qualcuno avesse memoria della sua prima fioritura, se non le fronde degli
alberi che quella sera erano testimoni di un tradimento; ma non le importava,
perché tutte le sue illusioni erano cadute, lasciando solo la disperata realtà.
Perché si
sa, le illusioni sono destinate a cadere, come i fragili fiori di ciliegio che,
nelle mani di una sorte troppo cattiva, hanno vita breve, ma magnifica nel suo
splendore.
Perché
aveva scoperto che il nastro rosso del destino era una gelida catena
avvinghiata intorno al suo cuore, e ovviamente Sasuke ne possedeva le
estremità.
Quasi non
si accorse della sofferenza di Naruto. Quando lui partì per i suoi allenamenti,
lei rimase sola. Certo, con Tsunade, Shizune e Ino, ma sola con le sue pene.
Così con
sangue, sudore, dolore, aveva tentato di liberarsi da quelle catene, nel corso
di tre anni. E ogni volta che pensava di essere riuscita nel suo intento, si
riscopriva a rispolverare una vecchia foto e con cura maniacale puliva
l’immagine di un ragazzino compunto di blu e di tristezza; eppure ogni volta
tornava a stringere i denti e ad impegnarsi, sebbene fosse sola.
Così, la
ragazzina innamorata divenne una donna che rincorreva l’amore sebbene ne
conoscesse il dolore.
Ma riuscì
solo ad allentare di poco la stretta di quel ferro ghiacciato.
Naruto
tornò e con lui, la ventata d’aria fresca della speranza e un rimedio per il
suo cuore afflitto.
Ma allora
perché non riusciva a staccare i suoi occhi da quelli di Sasuke?
Perché tutto
il suo lavoro stava andando a puttane?
Perché?
Perché si
sentiva cadere nel buio di quegli occhi gelati e ardere nel fuoco che vi si
nascondeva dietro?
In quel
momento solo due tonfi pesanti, scintillio di fulmini e saette.
Sai e
Naruto a terra. Naruto?
Bruciava
vederlo a terra, le bruciavano gli occhi di lacrime.
Non
concepiva come Sasuke fosse così indifferente al loro legame, al team 7. Il
cuore perse un battito: che fosse anche quello un legame unidirezionale?
Tutta la
fatica di Naruto non poteva essere sprecata in un solo istante.
Non era
quello il momento di mettersi a piangere e scongiurare Sasuke di tornare a casa
ancora una volta.
“ Sasuke…
lo riporterò io indietro!”
Sakura
prese finalmente in mano la situazione come si era preparata a farlo in tre
lunghi anni di solitudine e rimpianti. Dimenticate le parole di Ino, che le
diceva di lasciar perdere, gettate nel dimenticatoio le riprese di Tsunade, che tentava di insegnarle come proteggere se
stessa per poter proteggere gli altri, buttate fuori dalla mente le parole di
consolazione di Shizune, che le sussurrava sempre
parole disgustosamente compassionevoli.
Ora toccava
a lei, gettarsi nella mischia, combattere per un compagno – perché Sasuke lo era ancora.
E in quel
momento il cuore di Sakura iniziò a bruciare facendole quasi male.
E si
infiammò come una meteora, destinata però a spegnersi.
Come ho già
detto è una fan fiction senza pretese, però mi piacerebbe sapere se la
descrizione di Sakura è appropriata o meno, e lo chiedo direttamente alle sue fans!
Ringrazio di
cuore Hika-chan, che ha svolto un lavoro impeccabile,
veloce e giusto! ( la ringrazio soprattutto per i bannerini hihihihi!)