Shu e Leonheart
hanno dovuto prendere un'ardua decisione:lasciare il
Garden,abbandonarlo.
-Lo
riporteremo in vita,avremo la forza di ricominciare! Ora dobbiamo
lottare per sopravvivere e sconfiggere i nemici,se ci riusciremo
ricostruiremo un nuovo Garden!-aveva dichiarato quest'ultimo quando
tutti fummo riuniti nella Hall. Ha proprio una testa dura lo sfregiato.
Forse non sa nemmeno lui cosa sta facendo. Ma in fondo c'è
qualcun'altro che lo sa fra noi?
Così
ci siamo tutti separati,siamo saliti su dei motoscafi che tenevamo nel
Garage in gruppi da cinque,ciascuno con un compito da svolgere ben
preciso in una meta diversa,e abbiamo lasciato il Garden in balia della
suo destino.Mi tornano in mente le parole di Rinoa.
-La vita è fatta di addii e cambiamenti improvvisi. Solo chi
ha la forza di guardare avanti senza mai voltarsi indietro
può sopportare il peso dell'innovazione,delle conoscenze e
delle scoperte future che accompagnano la nostra vita. Ma l'ottimismo e
la forza di volontà non devono mai mancare. Io cerco di
sorridere sempre,nonostante tutti gli ostacoli e i dispiaceri che ho
dovuto affrontare.-
Quelle parole mi hanno fatto capire una cosa.Devo voltare pagina. Devo
ricominciare a vivere. Grazie al mio spirito guerresco e al mio
orgoglio,grazie all'ardore del mio animo e alla mia testardaggine,
posso trovare anche io un posto nel mondo.Sono
ambizioso,perciò arriverò da qualche parte.
Diamine,ho ancora 20 anni,se non morirò prima ho ancora
tanto da vivere e da imparare.Io non devo buttare via la mia
esistenza.Il mio posto è qui.Devo costruire la mia
storia:per me e in memoria della mia donna. Voglio vivere nel
presente,sia stato quel che sia stato e sarà quel che
sarà.
Viaggiare sul motoscafo mi fa pensare al macabro sogno fatto la notte
precedente e osservare l’acqua mi da la nausea.
-Ehi
Gallinaccio,quanto manca ancora per arrivare?-mi rivolgo a Dincht con
aria stufa. Lo vedo irrigidirsi sul sedile e stringere i pugni per la
rabbia fino a diventare paonazzo in viso.
-Poco.-risponde a
denti stretti-Non hai gli occhi per guardare? Si vede l’isola
da qui.-
Dannazione. Neppure stuzzicare Dincht riesce a farmi
distrarre un po’,ora che ha imparato a controllare la sua
impulsività. Il che è un vero peccato per me,non
potrò più divertirmi a vederlo urlare e agitare i
pugni in aria come una scimmia ogni volta che lo prendo in giro. Mi
sembra che tutto oscilli intorno a me,perfino il maledetto ciuffo del
Gallinaccio. Non avrei mai pensato di poter soffrire il mal di mare.Dannazione
di nuovo!
-Sei sicuro di stare bene? Hai una faccia strana…-mi domanda
Dincht.
Okay,dopo
avergli sentito fare questa domanda mi convinco di
non stare affatto bene. Da quando in qua Dincht mi si rivolge in
maniera da persona civile ? Forse da quando è morta
Quistis,in fondo anche lui ha avuto modo di conoscerla e magari prova
una piccola parte di dispiacere che provo io,un dispiacere che lo
spinge a trattarmi con compassione e gentilezza quasi. Lo fisso
minaccioso,con una perfetta occhiata stile
“Fatti-gli-affaracci-tuoi-e-non-mi-scocciare”,e
torno a concentrarmi sulla contemplazione delle mie scarpe. Io non
voglio essere compatito da nessuno.
-Comandante,siamo quasi arrivati!-annuncia il ragazzetto coi capelli
rossi. Gli altri due che erano rimasti silenziosi per tutto il viaggio
mi osservano con la coda dell’occhio,intimoriti e
assoggettati dalla mia presenza.
Finalmente dopo un’eternità arriviamo alla
spiaggia.Mi era mancato sentire la terra sotto i piedi.Siamo costretti
a fare la strada a piedi,poiché se fossimo passati
direttamente per il porto avremmo potuto trovare la città
assediata e controllata dai nemici. E finire dritti nella
tana del lupo sarebbe stata l’ultimo cosa che avrei
voluto.
-Muovetevi voi incapaci!- ordino al Gallinaccio che sta attraccando il
motoscafo a riva e agli altri tre sempliciotti- Dincht,credi che
ritorneremo a prenderlo?? Non ci servirà più!
Muoviti!- aggiungo quasi ringhiando. Durante la mia rapida corsa non mi
sono nemmeno voltato a controllare la presenza degli altri dietro di me
e in un attimo mi sono trovato alle porte di Balamb.
-Stiamo per entrare in un campo minato,dobbiamo fare molta attenzione a
ciò che facciamo o diciamo. Anche se non abbiamo avuto tempo
di organizzare la missione o di prepararci al peggio,dobbiamo essere
molto astuti. Non siete ancora dei veri Seed,posso capire la vostra
paura,ma se restiamo uniti…
-Piantala con le tue insulsaggini Gallinaccio. Sono solo un mucchio di
parole. Entriamo e basta!- lo interrompo irritato,non lo sopporto
quando inizia a parlare come un mitragliatore con quella sua aria
pomposa,mi mette un tale nervosismo.
-Calmo,devo restare calmo…-lo sento farfugliare a bassa voce.
La città di Balamb appare deserta.Niente persone,niente
macchine,niente rumori. Purtroppo nella nostra fuga improvvisa non
abbiamo potuto mettere in atto un piano,dobbiamo perciò
seguire il nostro istinto e proseguire senza indugiare. Potremmo
rimanere intrappolati,ritrovarci a fare kamikaze con una serie
di soldati,venire catturati e uccisi.Non sappiamo cosa ci
aspetta. Ma non possiamo fare altro se non proseguire. Vada come
vada…
Col Gunblade stretto nella mano destra mi incammino verso
l’interno della città,seguito da Dincht e dai tre
buoni a nulla. Balamb è un cimitero. Dopo venti minuti di
ispezione mi rendo conto che forse non c’è nessuno
veramente,l’intera isola è stata abbandonata. Che
ne è stato dei suoi abitanti? Negozi chiusi,strade
vuote,tutto perfettamente in ordine,aria piatta.
-Ma che diavolo è successo qui? Chissà dove
sarà finita mia madre…-riecheggia vuota la voce
del Gallinaccio.
-Hanno
portato via tutti. A quanto pare noi cinque siamo le uniche persone
presenti sull’isola.
-Allora che dobbiamo fare? Come facciamo ad avvisare Squall?-
-Non chiederlo a me. E stai calmo,dannazione! Piuttosto voi andate a
fare rifornimento di armi,cibo e di qualsiasi cosa possa esserci utile.
Io andrò al porto a sgranchirmi. Aspetteremo un
po’ e se non succederà niente decideremo
quale sarà la nostra prossima tappa.
-Ma quali rifornimenti? Vuoi che saccheggiamo tutti i negozi?-sbraita
Dincht irritato.
-Se vuoi puoi anche lasciare i soldi alla cassa,io non ho nulla in
contrario,sono problemi tuoi.Ora muovetevi! E vedete di prendere roba
decente!-ribatto infastidito e furente. Che razza di domande mi fa?
Però è divertente vedere come
gli altri tre rimangono impietriti tutte le volte che abbiamo un
battibecco.
-Zuccone…-sento dire mentre mi allontano per i fatti miei .
Non ho dubbi nel stabilire chi possa avermelo dedicato.
L’ambiente che mi circonda è in perfetta armonia
con la mia mente:vuoto assoluto,totale annullamento. Non penso a niente
e mi lascio piacevolmente catturare dal silenzio e dal suono dei miei
passi sull’asfalto. Neppure il vento sospira,ma
c’è quella monotona brezza nell’aria a
riportarmi indietro di due anni. L’uso dei G.F non ha potuto
cancellare la nitidezza di quei ricordi,i ricordi di una canna da pesca
e di due…di due…amici?…E’
così che devo chiamare Raijin e Fujin?E’
così che li avrei dovuti chiamare quando erano ancora in
vita?
Balamb mi riporta a pensare a quei giorni tranquilli e noiosi,a quei
giorni che ho tanto desiderato di poter rivivere. Ma ora posso solo
ricordare e gustarne il sapore,non posso tornare indietro. Seifer
Almasy passava le giornate guardando il riflesso della sua faccia
sull’acqua,proprio lui che amava l’intraprendenza e
il rischio,a cui piaceva provare il brivido. Ma almeno così
non si preoccupava di niente,se non solo di uno stupido amo da
pesca,non aveva nessun compito,nessun dovere,nessun problema,nulla da
fare.La sua vita gli piaceva in quel modo,doveva solo aspettare che un
qualche insignificante pesciolino abboccasse all’amo. Seifer
sapeva stare fermo,poteva vivere davvero senza il bisogno di cacciarsi
nei guai.
Avrebbe voluto lasciare immutato il corso degli eventi in quel
porto,aveva ritagliato il suo angolo di vita in quello
spazio…Ma non avrebbe mai ammesso a se stesso di essersi
affezionato al posto che aveva odiato e amato allo stesso tempo.
Si,mi dico,non lo avrei mai ammesso.
Dei rumori di
voci mi riportano alla realtà con violenza.
Dannazione…ero convinto che non ci fosse nessuno.Il sospetto
che i nemici siano in agguato,pronti a tendermi una trappola,tornano a
rianimarmi.Sono impaziente di dargli una lezione,stringo il Gunblade e
mi nascondo furtivo dietro un bidone.
-Questa poi…trasferire tutti gli abitanti
dell’isola a Galbadia in un giorno. Di cosa ce ne facciamo di
questa cittadella? Non è adatta per il servizio militare,ne
tanto meno per farci da area di rifornimento,è troppo
esposta. Se fosse situata in un punto più strategico,e
magari anche più fortificata,avremmo potuto utilizzarla da
tramite per metterci in contatto con la base…-
La voce che mi giunge alle orecchie è roca,infastidita e
scocciata.
-Si,hai ragione. Ma non parliamo così ad alta voce di queste
cose! Non si sa mai…-
Il secondo uomo che aveva parlato era più calmo
dell’altro,e anche più furbo,dedussi. Avevo una
voglia di uscire allo scoperto e rompergli le ossa,ma prima dovevo
scoprire da dove provenissero vedendo le loro uniformi. Ma forse
stavano giocando,forse mi avevano visto arrivare prima e non
aspettavano altro che io uscissi allo scoperto…
-Che diavolo te ne importa? Tanto ora dobbiamo darle
fuoco…Hai portato l’esplosivo? Così
sarà tutto molto più semplice…
Persi un colpo a quelle parole. Dannazione,dovevo trovare il modo di
avvisare il Gallinaccio e gli altri al più presto.Mi dovevo
dare una mossa. Quando mi sarei deciso a ritornare nel mondo dei vivi e
ad entrare in azione?
-Sai,a volte ti adoro. Hai ragione,così faremo molto
prima.-ghignò il secondo uomo con voce sibilante.
-Ma prima prendiamo quei bidoni. Dobbiamo caricarli con noi,dentro
hanno molto olio,è prezioso in questo periodo di
guerra.-continuò il tizio con voce roca.
Merda.
Ero veramente nella merda se si fossero avvicinati a me. Volevo fare
troppe cose in una volta:scoprire di più sulla situazione
esterna tramite i nemici,individuare la loro provenienza,dargli una
bella lezione,e aspettare che arrivassero il Gallinaccio e company. Ma
almeno qualcosa lo avevo scoperto:guerra. Avevano parlato di guerra.
Quindi è già iniziata un’altra epica
battaglia per il mondo?Grandioso,sarò in prima fila questa
volta, e nessuno mi ruberà la scena.
-Riceveremo uno stipendio favoloso se
porteremo con noi tutto quell’olio.-
Stavano
arrivando,bene…Sarei scattato prontamente e li avrei fatti
fuori prima di dargli il tempo di dire “A”. Sentivo
il mio corpo fremere di eccitazione al solo pensiero.
-Carl,aspetta! Sento delle voci!...-dichiarò improvvisamente
allarmato il tizio con voce sibilante.
-Stai pronto a fare fuoco,imbecille! Non ti agitare inutilmente.!-si
irritò il suo compagno.
Che idioti…Immaginai il Gallinaccio che parlava a
macchinetta e a voce alta,come se fosse per le vie del paese dei
Balocchi mentre si avvicinava. E infatti…ecco la sua voce
squillante e terribilmente fastidiosa giungerci alle orecchie. Si
può essere così…idioti?Rovina sempre
tutto.
-Avevi detto che non c’era nessuno!!! -Chi può
essere questo rincitrullito che parla a vanvera!? -aggredì
il suo compagno l’altro con voce ringhiosa.
Bella domanda,pensai. Ora i soldati erano vicinissimi al mio
nascondiglio. Potei vederli finalmente,quando mi affacciai furtivo.
Indossavano uniformi viola,come quella del soldato che io avevo preso
in ostaggio il maledetto giorno dell’aggressione al Garden.
La rabbia mi salì come bile fino in bocca,avrei voluto
torturarli atrocemente una volta uscito allo scoperto e ucciderli. Ma
qualcosa mi tratteneva.
-Perciò dobbiamo
solo…-si interruppe bruscamente una voce a me familiare.
-Voi chi siete!?-urlò adirato uno dei soldati.
-Stavamo per farvi la stessa domanda!!! In guardia ragazzi!!-
strillò Dincht,comparso assieme agli altri tre.
A quel punto abbandonai il mio nascondiglio e tirai un calcio al tizio
più muscoloso che stava per sparare agli altri,il colpo lo
fece cadere a terra.Il compagno lanciò una granata che
sollevò un polverone immenso,accecante e soffocante e prese
a trascinare lontano l’altro soldato.
-Non vedo un accidente! Seifer,fermali!!!-intimò Dincht.Lo
intravidi tastare con le mani l’aria attorno a se,gli occhi
chiusi per la polvere che gli era entrata dentro.
Agitai il Gunblade invano,non vedevo nulla nemmeno io e tossivo per la
polvere che mi ostruiva i polmoni. Maledetto bastardo che aveva
lanciato la granata.
-Firaga!!-urlò
il ragazzo coi capelli rossi,a quanto pare centrando in pieno uno dei
due nemici. Sentii un urlo disumano di dolore e un rantolo soffocato.
In seguito vidi il bidone vicino a me prendere fuoco,l’olio
aveva reagito all’effetto del gas e stava sprigionando un
incendio.
-Carl! Merda!- sentii un oggetto cadere ai miei piedi,sbalzato dal
lancio del Firaga. La polvere nera stava svanendo. Un rumore di sparo
centrò in pieno uno dei nostri ragazzi.
-Kilik!!-
-Dove credete di scappare!-gridai e mi
lanciai sui due soldati che stavano cercando di raggiungere il loro
motoscafo per mettersi in salvo. Con due perfetti fendenti del mio
Gunblade li disarmai dei loro fucili che volarono lontano in aria.
-Voi due verrete con noi e ci direte cosa sta succedendo!-dichiarai
collerico,ormai avevo perso il controllo di me.
L’incendio ormai divampava attorno a noi. Il soldato colpito
dal Firaga a stento si reggeva in piedi di suo,l’altro aveva
il mio Gunblade puntato alla gola. Dietro di noi Dincht ci
raggiunse,mentre gli altri due soccorrevano il ferito.
-Non c’è tempo Seifer!
Saliamo sul motoscafo,uno dei soldati aveva un esplosivo che
accidentalmente si è attivato quando è caduto per
terra! Dobbiamo lasciare l’isola,presto!-
Merda. Rividi a rallentatore la scena nella mia mente. Un oggetto
nero,grande come una mano,che volteggiava planando verso il
basso,mentre il fuoco si propagava per terra e la polvere della granata
si diradava. Quell’oggetto,un'unica constatazione:una bomba.
-Gettala in mare,gettatela in mare!-urlò
disperato il soldato accasciato a terra.
Dincht afferrò il dispositivo,stava per lanciarlo via,ma
improvvisamente si fermò come se avesse preso la
scossa.Stavo per esplodere d’ira e angoscia. Qui ci avremmo
lasciato la pelle.Gran bel modo di tirare le cuoia.
-Non posso lanciarlo! C’è una donna in acqua!-
-Non me ne importa! Che muoia!-strillò il soldato quasi
piangendo.
-Blizzaga! Blizzaga! Blizzaga!-urlavano dietro di noi i tre ragazzi per
domare le fiamme.
Una donna in
mare!?
-Allora vedi di disattivarlo!! Dovresti
essere in grado di farcela!-agitai il Gunblade
nell’aria,menando fendenti a destra e a manca. Corsi verso il
motoscafo,seguito dal soldato che trascinava il suo compagno. Ci
raggiunsero anche gli altri tre. Ma Dincht si guardava attorno spaesato.
-Non possiamo lasciarla morire!-ribatté e si
lanciò in acqua nuotando rapidamente,a grandi bracciate.
-Presto,presto! Qui saltiamo tutti in aria!!!-
Vidi Dincht trascinare la donna verso il
motoscafo e aiutarla a salire. Misi in moto all’istante senza
guardare in faccia nessuno. Il motoscafo partì a
velocità massima proprio mentre dietro di noi si
sentì un botto tremendo. Il fuoco danzava travolgente e la
bomba esplosa generò un incendio di grandezza ulteriore.
Eravamo tutti sconvolti,smarriti,distrutti. Eppure,una volta
preso un bel respiro e asciugatami la fronte madida di sudore, ai miei
occhi non sfuggirono i capelli biondi della donna rannicchiata di
fianco a Dincht.
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Spazio
della autrice:Anche qui me ne approfitto per fare un
ringraziamento speciale a Selhin,una scrittrice che stimo e apprezzo
per le sue fanfiction. Ma soprattutto apprezzo la sua coerenza nel dare
consigli^^ Spero ti piaccia il capitolo. Dolce Agonia è
sempre più travolgente...Lasciate una recensione,mi
raccomando!
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