FFI1
Agguato
«Sei sicuro di riuscirci? »
«Sì!»
«Bada che se fallisci non avrai altre
opportunità»
«Lo so bene, mio signore. Sono pronto!» disse con
più convinzione un uomo dalle vesti scure e lunghe. Si
confondeva perfettamente con l’oscurità della
notte che lo avvolgeva.
«Bene, procedi!» rispose l’altro, meno
incerto di prima. Uno youkai dalla figura elegante, appena percettibile
nel buio, dagli occhi di ghiaccio così chiari che potevano
apparire bianchi.
Si trovavano in un’immensa pianura, il cielo era
completamente scuro privo di luna e coperto da nuvole. Non vi era alcun
suono né di animali né di qualunque altro essere
vivente al di fuori di loro, solo il vento, ogni tanto, si faceva
sentire con leggere folate.
Senza proferire alcuna parola, l’umano tese il braccio in
avanti, mantenendo il suo bastone sospeso davanti a se in orizzontale.
Chiuse gli occhi, si concentrò per alcuni minuti, li
riaprì di scatto e piantò il bastone nel terreno
dal quale si liberò energia sottoforma di luce. Questa si
propagò, per poi fermarsi una volta coperto alcuni metri e
creato una barriera che circondò l’uomo e lo
youkai.
L’umano cominciò a pronunciare una formula a bassa
voce, quasi un sussurro impercettibile, e un flusso di energia si mosse
dallo youkai all’uomo e dall’uomo al punto in cui
era conficcato il bastone.
L’operazione continuò per diverso tempo, molti
minuti o addirittura ore; non erano in grado di stabilirlo. A un certo
punto la terra sotto di loro ebbe un fremito e crollò nel
punto in cui vi era il bastone.
«Si è aperto» costatò lo
youkai soddisfatto. Si era alzato subito, ignorando la sensazione di
spossatezza provocato dal consumo di energia e dallo stato di
prolungata concentrazione.
In ben altre condizioni era l’umano: stanco, affannato e
inginocchiato con le mani appoggiate al suolo. Faticava a stabilizzare
il ritmo del suo respiro dopo il grande sforzo che aveva
compiuto.
Lo youkai dovette attendere che si riprendesse, aveva ancora bisogno di
lui.
Nonostante tutto non ci volle molto. L’umano, appena
riacquistò un minimo di forze, si rimise a fatica in piedi,
facendo forza sul bastone.
«Andiamo!» ordinò lo youkai e
s’introdussero nell’apertura che si era creata
nella terra.
***
La corda di un arco che si tendeva, la mano che lo reggeva faceva
fatica a trattenerla per via della sua durezza. La punta della freccia
venne indirizzata verso il fantoccio di paglia. Quando fu sicura di
aver preso la mira giusta, la giovane ragazza che tendeva
l’arco, lasciò andare la freccia che
scivolò a lato del manichino.
La ragazza fissò con disappunto la freccia conficcata nel
terreno, ma si affrettò a ripetere l’operazione.
«Ciao Rin-chan!»
«Ah!» la ragazza si fece scappare la freccia che
finì poco lontana dai suoi piedi. «Accidenti mi
sono distratta»
«Non dovresti essere con Kaede-sama?» la giovane
dai capelli corvini e le vesti da miko, si avvicinò.
«Kagome! Ho finito poco fa di sistemare tutte le erbe e
poiché Miroku-sama non c’è, Sango-chan
è impegnata con i bambini e non può assistere al
mio allenamento, così avevo pensato di provare a fare un
po’ di pratica con l’arco» le
spiegò Rin col solito sorriso.
Erano trascorsi quasi quattro anni dalla sconfitta di Naraku e uno da
quando Kagome era tornata. Dal tempo in cui Sesshoumaru
l’aveva lasciata al villaggio, Rin non si era più
spostata da lì. Aveva instaurato un bel rapporto con tutti
ma la voglia si viaggiare ancora al fianco dell’ inu youkai
non era cambiata. Come non era particolarmente cambiato il suo aspetto:
cominciava ad assumere le forme di un’adolescente, continuava
a portare un ciuffetto di capelli legati al lato del capo e indossava
kimono ben più pregiati del resto delle ragazze e donne del
villaggio. In quel momento ne portava uno arancione a strisce verdi.
«Sei proprio decisa a voler imparare a combattere,
eh?»
Rin crescendo aveva maturato quel desiderio. Aveva anche chiesto alcune
volte a Sesshoumaru, quando andava a trovarla, di portarla con
sé e di farle da maestro ma lo youkai si era sempre
rifiutato, spiegandole che era troppo presto. Ma testarda e decisa
com’era, finì col convincere almeno Sango.
«Sì! Però non riesco a capire per che
cosa sono più portata» sospirò un
po’ scoraggiata.
«Bè l’arco per ora non è tra
questi» costatò Kagome notando la
quantità maggiore di frecce nel terreno che nel fantoccio.
«Mi daresti una mano tu? Giusto qualche nozione di base, che
ne dici?»
«E va bene. In fondo non ho nulla da fare fino a che Inuyasha
non torna»
La più giovane batté le mani per la gioia. Tutta
emozionata, andò a recuperare qualche freccia per poi
cercare di fare tesoro di tutti gli insegnamenti e i suggerimenti di
Kagome.
L’ultimo dardo tagliò l’aria e si
conficcò nella paglia.
«E’ andata!»
Rin aveva continuato a esercitarsi fino al tramonto. La sua
improvvisata istruttrice, dopo averle spiegato come fare, si era messa
seduta poco distante da lei a osservarla. Ogni tanto la correggeva o la
lodava quando vedeva qualche miglioramento.
«Kagome!»
Al suono inconfondibile della voce di chi l’aveva appena
chiamata, Kagome scattò in piedi.
«Inuyasha, Miroku finalmente siete tornati!» la
giovane andò loro incontro e abbracciò
il mezzodemone.
«Ciao Kagome, Rin! Cosa fate qui?»
domandò l’houshiconsiderando strana la loro
presenza fuori dal villaggio.
«Mi esercitavo con l’arco e Kagome-chan mi ha
aiutato»
«Capisco»
«Bè, ora è tardi. Sarà
meglio tornare» disse Inuyasha.
Gli altri annuirono e si misero in marcia verso il villaggio. Durante
il tragitto i due giovani raccontarono dello youkai che avevano
sconfitto in un castello non molto lontano.
Arrivati al villaggio, ognuno si recò nelle proprie dimore:
Rin da Kaede, Miroku da moglie e figli che lo attendevano e Inuyasha e
Kagome nella loro piccola casa ai margini del centro abitato.
Inuyasha e Kagome proseguirono sul viale tranquillo, dopo essere
rimasti soli.
«Ti sei annoiata in questi giorni?» chiese a un
tratto l’hanyou riferendosi al periodo di assenza.
«Mi sono tenuta impegnata, piuttosto mi sei
mancato» gli rispose dolce, prendendogli la mano. Inuyasha
gliela strinse a sua volta e arrivarono alla loro casa.
La gazza stava per entrare ma venne trattenuta da Inuyasha, che si era
bloccato sull’uscio con tutti i sensi all’erta.
«Inuyasha?»
«Stanno combattendo qui vicino»
«Eh! Chi sta combattendo?»
«C’è odore di youkai e di
ningen.»
«E’ in pericolo?»
«Non lo so ma si sente odore di sangue umano anche se poco.
Vado a vedere! Tu resta qui, Kagome»
«Vado ad avvisare Sango e Miroku!»
«Non venite!» le disse infine balzando in aria e
andando in direzione del bosco.
Kagome non sembrava intenzionata ad obbedire e tornò sui
suoi passi per informare gli amici.
***
«Noumu, secondo te questo può servirci a
qualcosa?» domandò una giovane donna prendendo
dalla sua sacca una boccetta contenente un liquido verdastro. Era una
donna alta, con capelli neri dai riflessi blu raccolti in una coda,
occhi grigi e un viso dai lineamenti delicati. Indossava un kimono
bianco con foglie rosse che decoravano le maniche, degli hakama blu
notte e ai piedi portava dei waraji. Al fianco sinistro aveva una
katana, mentre su quello destro, un machete e infine portava
annodato sulle spalle un furoshikirosso.
L’ okami youkai, che camminava al suoi fianco, la
guardò scuotendo il capo, facendo intendere che non lo
sapesse.
Era un grande lupo, dal torace ampio e possente ricoperto da folto pelo
grigio scuro e dagli occhi neri. Le spalle erano coperte da due ossa
della stessa forma della scapola e i canini particolarmente lunghi
fuoriuscivano ai lati della bocca.
«Uffa! Potrebbe anche spiegare le cose per intero»
si lamentò riponendo nella sacca la boccetta.
Mentre continuarono il loro cammino, Noumu si fermò
annusando l’aria.
«Sentito qualcosa?» anche la donna si fece
più attenta nel tentativo di percepire il più
piccolo suono. Se il suo amico si comportava in quel modo, era
probabile che ci fosse qualche pericolo imminente. Forse qualche
malintenzionato o peggio uno youkai.
L’okami youkai cominciò a ringhiare in una
direzione precisa ma non appena poté definire meglio
ciò che si stava avvicinando, morse un lembo del kimono
della donna, trascinandola verso di se e la fece salire in groppa.
«E’ così pericoloso?» la donna
percepì una certa agitazione. Era raro che Noumu scappasse,
ciò significava che ciò che aveva percepito, era
potenzialmente mortale. Non le piaceva l’idea di fuggire ma
si affidò all’istinto dell’amico, in
più non si era ripresa del tutto dalla fatica del
combattimento che aveva sostenuto pochi giorni prima e dal lungo
viaggio.
L’okami youkai correva il più velocemente
possibile tra gli alberi del bosco, incurante di rami e arbusti. La
donna si reggeva forte, trattenendo il folto pelo tra le mani e
mantenendo il volto chino per evitare di ferirsi.
Tra il rumore del vento e della vegetazione con cui si scontravano e
che calpestavano, alle loro spalle si percepì chiaramente
qualcuno che li stava raggiungendo.
La giovane donna si voltò all’indietro e vide da
chi stavano scappando: uno youkai ad ali spiegate e con in mano una
lunga arma. Li stava per raggiungere ed era vicinissimo!
«Noumu!» la donna lo tirò per
l’osso sul lato sinistro.
L’okami youkai comprese le sue intenzioni e si
spostò con un balzo repentino a sinistra, evitando la lama
per un soffio. Nel ritornare a contatto con il suolo, mise una zampa in
fallo, cadendo e con lui la donna.
Si rialzarono in fretta. Il lupo con le zampe leggermente distanti le
une dalle altre, mostrando le zanne mentre la donna sguainò
la katana, pronta allo scontro.
Di fronte a loro vi era uno youkai dall’aspetto umanoide, i
lineamenti affilati e taglienti, i capelli castani raccolti in
un’alta coda e gli occhi di ghiaccio, talmente chiari da
sembrare bianchi. Indossava abiti pregiati, un kimono blu con ricami
d’oro e hakama dello stesso colore, stretto alla caviglia.
Aveva piegato le ali dietro la schiena e reggeva la lunga arma con una
sola mano. Ora che poteva osservarla meglio, si trattava di una
naginata.
Si guardavano senza muovere un muscolo e la cosa urtava non poco i
nervi della donna.
«Che diavolo vuoi da noi? Perché ci hai
attaccato?»
«Non devo spiegazioni a chi sta per morire» disse
atono lo youkai impugnando anche con l’altra mano la naginata
e scattò in avanti.
Grazie ai suoi buoni riflessi, la donna si disimpegnò
all’indietro evitando l’affondo.
Noumu attaccò provando a morderlo al braccio ma lo youkai lo
intercettò, colpendolo con l’asta della naginata,
facendolo scontrare violentemente col suolo. Non contento gli
provocò un profondo taglio sul torace.
«Noumu! Maledetto lascialo stare!»
Lo youkai tornò a fissarla glaciale, pronto per un nuovo
attacco che non tardò ad arrivare.
La donna indietreggiò e parò facendo scorrere la
lama lungo la katana. Il secondo attacco venne fermato dal lupo che si
era ripreso e lo trattene per una gamba. Le zanne penetrarono in
profondità, facendolo sanguinare.
La giovane donna non sprecò l’occasione e si
lanciò in un fendente, incrociandosi con la lama della
naginata. Alzò la katana, continuando a sorreggerla con la
sola mano sinistra e con l’altra estrasse il machete, con il
quale provò a tagliargli la gola.
Allo youkai bastò inclinarsi leggermente
all’indietro per evitarlo. Alquanto irritato, si
liberò dalla presa dell’okami youkai dietro di
lui, colpendolo in mezzo alla fronte con la parte finale della
naginata, poi l’alzò e
l’abbassò rapidamente ferendo la spalla della
donna.
I due si ritrassero doloranti e sanguinanti. La donna aveva mollato la
presa sul machete e si era portata la mano alla spalla ferita,
arretrando mentre Noumu sembrava incapace di muoversi.
«Vediamo di finirla» sussurrò lo youkai.
«Non è ancora finita» la donna
riafferrò la katana con entrambe le mani e attese la mossa
del nemico.
Le lame s’incrociarono ancora una volta.
“Bene!” la donna esultò nella propria
mente a quell’opportunità. I due combattenti
imprimevano nelle loro armi una forza notevole. Il sangue
spillò con maggiore intensità dalla spalla e
presto la gioia dell’esultanza precedente svanì.
“Non c’è un flusso di energia demoniaca.
Com’è possibile?” la forza dello youkai
sopraffò quella della ningen e spazzò via la
katana. Con un fendente dal basso le provocò una ferita
seria alla coscia, che le fece perdere l’equilibrio e cadere.
Le si avvicinò con passo lento e leggero, la naginata dritta
nella mano destra.
La sollevò. Era finita!
«Kaze no kizu!»
Un’intensa luce devastò il campo di battaglia
costringendo lo youkai ad allontanarsi.
La donna si coprì istintivamente il volto con le braccia e
quando tutto si calmò, davanti a se c’erano tre
solchi nel terreno e più avanti il suo amico lupo sorpreso
almeno quanto lei.
«Stai bene?» chiese una voce al suo fianco.
Alzò lo sguardo, tracciando una figura rossa con una grossa
spada, capelli bianchi e orecchie da cane.
«Più o meno» si limitò a
rispondere incerta. Non sapeva chi fosse né
perché la stesse aiutando, ma era giunto nel momento giusto.
«Fatevi da parte! A questo ci penso io»
continuò a dire.
La donna annuì non potendo fare molto.
S’issò a fatica, trattenendo il dolore e raggiunse
Noumu che si era a sua volta rialzato.
«Sei venuto qui per morire hanyou?»
«Io non ci conterei»
«Non illuderti ammazzerò te per primo!»
sogghignò soddisfatto l’aggressore.
Lo youkai svanì dalla vista dell’hanyou e gli
ricomparve davanti a pochi centimetri di distanza con la lama della
naginata conficcata nel fianco.
Il sorriso dello youkai era perfido e tagliente ma durò
poco. Al suo posto infatti, comparve una smorfia contrariata. In un
moto di stizza, affondò ulteriormente la lama e poi la
estrasse.
«Sei stato fortunato, hanyou»
Il mezzo demone boccheggiò quando la lama liberò
il fianco, lasciando fuoriuscire il sangue che gli inzuppò
le vesti.
Com’era venuto lo youkai se ne andò rapidamente,
inoltrandosi nel bosco.
«Ehi! Sati bene?» la donna fu la prima a
riprendersi.
L’hanyou si guardò ancora sconvolto il fianco e lo
premette con la mano. Non era riuscito a seguire i movimenti di quello
youkai.
«Non è nulla di troppo grave. Passerà
in fretta» rispose frettolosamente.
«Voi siete feriti gravemente?»
«Solo dei brutti tagli che ci metteranno un po’ a
guarire» costatò amaramente la donna.
«Ti devo ringraziare. Probabilmente sarei morta se non fossi
arrivato tu»
«Forse sì. Piuttosto hai un posto dove
andare?»
«Vivo in un luogo abbastanza lontano da qui»
«Allora non ho scelta. Seguimi! Ti porto al mio villaggio,
lì potrete almeno medicarvi» disse loro scocciato.
«Ti ringrazio!» rispose cortesemente la donna.
Salì su Noumu con un po’ di fatica e seguirono
l’hanyou.
Lo osservò attentamente. Camminava con passo deciso ma
continuava a mantenersi il fianco con la mano, probabilmente la ferita
doveva fargli male. Aveva accettato il suo aiuto senza fare storie,
anche se si trattava di un perfetto sconosciuto. In fondo li aveva
salvati e poi le ricordava qualcuno.
Glossario:
Youkai = Demone, spettro
Miko = sacerdotessa
Houshi = monaco buddista
Hanyou = mezzodemone
Ningen = umano
Waraji = sandali di paglia
Furoshiki = involucro quadrato di stoffa per trasportare vestiti,
bentou, regali e altri beni
Okami = lupo
Naginata = arma giapponese composta da una lama ricurva su una lunga
impugnatura
Kaze no kizu = è la cicatrice del vento
Disegno
Moriko e Noumu
Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Incomincio col rigraziare tutti coloro che hanno letto
fino alla fine. Arigatou!
Sono torna con una nuova storia, questa volta mi metterò a
creare casini nella Sengoku Jidai.
Come avete notato mi piace usare i termini giapponesi, probabilmente
non lo farò sempre nel modo corretto ma fatemeli passare. Ho
messo la traduzione delle parole a fine capitolo ma se ritenete
più opportuno a inizio, posso modificare.
Pubblicherò un capitolo ogni due settimane e spero di
riuscirlo a fare insieme a un disegno. Bene! Credo di ver detto tutto
non mi resta che sperare che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima ;)
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