Quell'angelo dai capelli rossi.
Quel pomeriggio. Leggero, candido e sereno. Caldo nella sua freddezza. Tiepido quano il cuore lo rivive.
Ti ho vista lì, in quella radura vicino al villaggio, la prima volta.
Era un pomeriggio di Dicembre. Aveva appena nevicato. I fiocchi si
erano posati soffici e lenti sul terreno, colorando di bianco l'erba
che caplestavi.
Ogni tuo passo spostava un po' di neve, lasciando scoperto un brandello di tappeto verde.
I tuoi capelli di un rosso fuoco facevano contrasto con il cielo rosseggiante, lì dove il sole moriva e il buio nasceva.
La tua figura snella tradita solo dai tuoi occhi verdi, si muoveva con agilità ed eleganza.
Dalla luce in quegl'occhi traspariva tutto lo sforzo e la concetrazione
che mettevi nel compiere quelle mosse. Era uno spettacolo paurosamente
stupendo. Era così stranamente meraviglioso vedere tutta quella
tecnica e forza racchiusa in un corpo di donna.
Ero nascosto dietro un albero a circa 15 metri da dove ti stavi
allenando, ma vedevo molto bene le gocce di sudore che scorrevano lungo
quel viso perfetto.
Sentivo un brivido percorrermi la sciena quando fendevi l'aria intorno a te.
Eri forte e bellissima.
In quel pomeriggio d'inverno il mio cuore si fermò per la prima volta: mi ero innamorato di te.
Passai tutto il tempo possibile delle giornate seguenti dietro quell'albero per vederti all'opera.
Poi un giorno successe.
Tu ti accorgesti di me.
Quello che mi stupì non fu l'essere scoperto, ma rendermi conto
che avevi sempre saputo dov'ero. Sapevi che c'era sempre stato qualcuno
che ti spiava, ma non pensavi certo che fossi io! Così alla
fine, quella più stupita eri tu e non io.
Ero così intontito dallo sguardo penetrante dei tuoi occhi smeraldini che non capii cosa mi stavi dicendo.
Erano occhi così simili ai miei... così profondi e così tristi...
Poi mi ridestai dalle mie riflessionie ti vidi inginocchiata a terra,
pronta a chiedermi scusa per l'affronto recatomi. Non volevi mancarmi
di rispetto piombandomi davanti così all'improvviso. Di scatto
ti feci rialzare e scappai via. Ero così scombussolato...
Come era possibile che esistesse una persona che avesse la stessa intensità di dolore che avevo io nei miei occhi?
Ero incuriosito, ma mi promisi di non andare più nella radura...non volevo più incrociare quegl'occhi... i miei...
Passarono giorni..settimane..mesi...e quando ormai ti avevo quasi cancellato dalla mia memoria, tu ricomparisti nel villaggio.
Dicevi di volermi parlare. Cercavo sempre di evitarti... non volevo
riprovare la sensazione di sentirmi "messa a nudo", ma poi decisi di
riceverti.
Tu entrasti nel palazzo vestita con un kimono rosso acceso, abbinato al casualmente al colore dei tuoi capelli.
Poi ecco che si incrociarono gli sguardi... le sensazioni si
scontrarono tra loro..da un lato c'erano paura e pietà per quel
fiume di dolore che scorreva negli abissi dei tuoi occhi, dall'altro la
curiosità di scoprire se lì in fondo c'era anche un po'
di speranza e di gioia. Il desiderio di trovare queste emozioni in te
mi diede la forza di affrontarti.
Con voce dolce ma decisa mi parlasti.
- Buongiorno...- Eri un po' titubante. Oppure semplicemente diffidente.
Avevo l'impressione che non amassi essere lì, al centro
dell'attenzione. Eri più una ragazza semplice e riservata.
Quello sfarzo che c'era nella sala nonti metteva a tuo agio. Odiavi
avere tutti gli occhi puntati addosso. Lo percepivo dal modo in cui
lanciavo sguardi un po' ovunque. Con fare nervoso.
- Buongiorno!- Ti risposi io, sorridendo.
I l tuo viso alla vista del mio sorriso si rilassò un po'.
Quindi perso un po' l'imbarazzo iniziale, preseguisti a parlare.
- Scusi il disturbo... volevo solo restituirle questa pergamena. Le era
caduta ancora quel pomeriggio, quando era andato via di corsa.-
Avevi la testa bassa, ma scorsi il piccolo sorriso furbo che ti si
disegnò sul viso. Eri quasi soddisfatta di avermi colto in
fragrante. Questo pensiero mi suscitò curiosità e un
pizzico di vergogna. Come avevo potuto lasciarmi scoprire da una
semplice ninja? Era strano, ma tutto questo mi stimolava e mi divertiva.
- Ti ringrazio... sei stata molto gentile a riportarmela. Era
estremamente importante e pensavo di averla persa. Grazie!- Conclusi,
ridendo.
Tu non ti scomponesti.
-Non serve che mi ringrazi. É un piacere per me .- Ti inchinasti e ti voltasti per andartene.
Avevo un piccolo dubbio che mi ronzava in testa. Perchè avevi
aspettato così tanto per riportarmela? Decisi che l'avrei
scoperto presto, ma non era quello il momento e il luogo adatto.
Però decisi lo stesso di chiederti un ultima cosa.
-Aspetta!- Ti ordinai. Tu ti fermasti immediatamente. Ti girasti di
scatto con un misto di terrore e di curiosità. Non sapevi il
motivo di quell'ordine improvviso. Riuscivo a vedere gli
ingranaggi del tuo cervello che si mettevano in moto per trovare una
spiegazione plausibile.
- Posso almeno sapere il nome della persona che mi ha riportato questa
preziosa pergamena?- Domandai divertito da quella situazione
imbarazzante per te. Era una specie di rivincita per essermi lasciato
spiazzare quel pomeriggio nella radura.
- Kushina.- Risposi un po' indispettita.
- Kushina? Bel nome. Complimenti!- Sorrisi.
Tu, un po' imbarazzata dal complimento, mi ringraziasti goffamente e sparisti dietro quel portone immenso.
Kushina. Che suono melodioso che ha il tuo nome. E se poi penso che
apparteneva ad un angelo dai capelli rossi e con occhi come smeraldi,
suona ancora più bello.