Fuori
Carter Knight correva per il corridoio, diretta verso
l’uscita più vicina. Per fortuna i tacchi che
indossava non erano così alti da impedirle di correre.
Vedeva a malapena: aveva gli occhi pieni di lacrime. La scena a cui
aveva appena assistito le aveva fatto troppo male.
Finalmente
trovò una porta, che si apriva su un cortile vicino al campo
sportivo della scuola. Pensò che gli spalti del campo
sarebbero stati un posto tranquillo dove calmarsi e pensare. Appena
varcata la porta, la ragazza smise di correre e cominciò a
camminare più lentamente, diretta verso il campo.
Pensò a quello che era appena successo: perché
aveva reagito in quel modo? Non era più una dodicenne,
avrebbe dovuto avere una reazione più moderata, invece era
scoppiata a piangere ed era scappata.
Avrebbe anche dovuto aspettarselo: Abigail l’aveva avvertita
che si stava fidando delle persone sbagliate, ma Carter non le aveva
mai dato retta. E adesso aveva appena avuto la prova che
l’amica aveva ragione.
Soltanto qualche minuto prima, Carter si stava avvicinando, felice,
alla porta del bar della scuola, dove avrebbe incontrato alcuni dei
colleghi con cui aveva stretto amicizia ultimamente. Era in leggero
anticipo, cosa che avrebbe rimpianto amaramente, solo qualche minuto
dopo. Avvicinò la mano alla maniglia, per aprire la porta,
ma si bloccò improvvisamente quando, attraverso il vetro
della parte superiore della porta, vide qualcosa che non avrebbe mai
voluto vedere: i suoi colleghi, che ridevano e scherzavano tra di loro,
senza badare all’assenza di Carter. Ma fu la frase che
sentì pochi secondi dopo che la fece scappare:
«È incredibile, quella Carter! Davvero pensava di
essere amica nostra? E che Colin si sarebbe innamorato di lei, poi!
Andiamo, tutti sanno che è pazzo di me, perché io
sono almeno mille volte meglio di Carter Knight o come accidenti si
chiama!»
Quelle parole arrivarono al cuore di Carter come una pugnalata. Aveva
riconosciuto subito la voce: apparteneva a Dana Hawk,
l’insegnante di lettere, che aveva più o meno la
sua stessa età, e che già dal primo giorno si era
finta sua amica, dicendole di abbandonare e di non fidarsi di tutti
quelli che non avevano il privilegio di essere suoi amici. Questo
includeva Abigail, l’insegnante di musica, la prima persona
che aveva rivolto la parola a Carter, quando era appena arrivata nella
sua nuova scuola.
Carter era arrivata agli spalti del campo sportivo. Sfortunatamente,
vide che c’era già un’altra persona
seduta sui gradoni: pazienza, pensò, si sarebbe seduta
lontano da quel ragazzo. Man mano che si avvicinava, riconobbe il
ragazzo che aveva visto da lontano: si trattava di Michael, suo
fratello, o meglio, suo fratellastro. La ragazza salì sulle
gradinate e andò a sedersi accanto a Michael, che
alzò lo sguardo quando la vide.
«Brutta giornata, Mike?» esordì la
ragazza.
Il ragazzo non rispose. Si limitò ad annuire.
«Siamo in due, allora!» continuò Carter.
«I miei rapporti sociali sono ufficialmente andati in
fumo!»
«Perché?» chiese Michael.
«Sembravi tanto felice di essere amica della signorina
Hawk…»
«Diciamo che non è tutto oro quello che
luccica… Mi sono fidata della persona sbagliata, e adesso mi
toccherà pagarne le conseguenze…»
«A chi lo dici…»
«Che è successo? Problemi con la squadra di
football?»
«In realtà il problema è la
squadra di football!»
«Ma a me sembrava che ti piacesse stare con
loro…»
«Già, era una cosa fantastica stare in mezzo a
tutti quei ragazzi popolari… almeno fino a quando non sono
arrivato negli spogliatoi prima dell’allenamento di
oggi…»
«Che è successo?» chiese Carter,
più preoccupata che curiosa.
«Hai presente Austin Wood, il capitano della squadra, e quei
due armadi che lo accompagnano sempre dovunque vada, Dan e
Travis?»
«Sì, quelli che ti stavano per spalmare su un
armadietto il tuo primo giorno di scuola, se non sbaglio…
Per fortuna sono arrivata io!»
«Prima di aprire la porta li ho sentiti che ridevano, che
dicevano che non ero all’altezza della loro squadra, e che,
secondo loro, corro come una ragazzina!»
«Sai una cosa? Ho in mente una sola parola per descrivere il
loro comportamento…»
«Avevi ragione, quando hai detto che non ti fidavi di
loro…»
«Già, ma poi ho cambiato idea, quando hai detto
che ti trovavi benissimo, con quei giocatori di football, quindi ho
pensato che forse anche degli energumeni come quelli hanno un cervello,
nascosto da qualche parte, e delle
qualità…»
«Lo pensavo anche io, ma quei tre mi hanno fatto
ricredere… E a te, invece, che è
successo?»
«Più o meno la stessa cosa… Ho sentito
quell’oca di Dana Hawk che mi prendeva in giro… e
sono scappata!»
«Strano… La signorina Hawk sembra tanto
gentile…»
«Già… Sembra gentile, ma rimane sempre
la solita vipera… Non riesco ancora a credere che ho perso
così tanto tempo con lei…»
I due rimasero in silenzio per qualche istante, fissando il vuoto
davanti a loro.
«Carter… Da quanto tempo porti i capelli
lisci?» chiese Michael.
«Da quando Dana Hawk mi ha dato qualche consiglio per
sembrare più carina… e per piacere di
più a Colin… Ora che ci penso, non ho mai messo
minigonne o tacchi alti, se non…»
«Aspetta, chi è Colin? Non il signor Stewart,
vero?»
«Perché? Non ti è simpatico?»
«È l’insegnante di matematica! Nessuna
persona sana di mente vorrebbe mai un insegnante di matematica in giro
per casa!»
«Ma non vivo a casa tua!»
«È da quando ci siamo conosciuti che vieni a casa
mia un giorno sì e l’altro pure,
Carter… E l’ultima cosa che voglio è
vedere anche il signor Stewart a cena a casa mia!»
«Magari, se lo conosci meglio, non ti sembrerà
così male… Non trovi che sia carino?»
«Ma per chi mi hai preso?? Che razza di domande
fai??»
«Stavo soltanto chiedendo un tuo parere… Visto che
tutta la metà femminile è affascinata da lui, e
che il corso di matematica è strapieno grazie a Colin,
volevo solo sapere se aveva lo stesso effetto anche
sull’altra metà della scuola…»
«È un bravo insegnante… E penso di
essere uno dei pochi della mia classe che lo ascolta veramente, durante
le lezioni… Un po’ come durante le tue, di
lezioni…»
«Perché, non mi ascolta nessuno?»
«Diciamo che, fino a poco tempo fa, tutti i ragazzi non
riuscivano a staccare gli occhi da te… E poi venivano a
rompermi le scatole, chiedendomi se per caso tu fossi mia
parente…»
«E tu cosa rispondevi?»
«Negavo tutto! Dicevo che non ti avevo mai vista prima, che
era soltanto un caso di omonimia, e che è un caso, se un
po’ ci assomigliamo…»
«E perché hai detto che era così solo
fino a poco tempo fa? Che è successo?»
«Sei diventata molto più simile alla signorina
Hawk…»
Quelle parole colpirono Carter quasi come quelle che aveva sentito dire
da Dana qualche minuto prima. Quello che temeva si era realizzato,
anche se lei cercava di ignorarlo. Perfino la sua amica Abigail le
aveva detto che a momenti non la riconosceva più, ma lei non
ci aveva creduto, aveva continuato a stare con Dana, a credere alle sue
bugie, e a trasformarsi, lentamente. Ma c’era un modo per
tornare indietro?
«Senti, mi è venuta un’idea:»
cominciò Carter. «Perché non facciamo
vedere a quelli che ci hanno scaricato tutto quello che si stanno
perdendo?»
«E in che modo?»
«Sabato prossimo c’è la partita di
football, giusto? Io ti ho visto giocare, e so che non corri come una
ragazzina, come dice quell’idiota di Austin Wood! So che
sarai il giocatore migliore in campo, e farai vedere a quegli
energumeni che si sbagliavano di grosso sul tuo conto!»
«Dici sul serio?»
«Certo che dico sul serio! Per chi mi hai preso? Anche se hai
detto che adesso le somiglio moltissimo, non sono mica Dana
Hawk!»
«D’accordo, io dovrò massacrare un
po’ di gente… E tu che farai?»
«Dovrai darmi una mano a tornare com’ero
prima… Non posso ripresentarmi da Abigail come se niente
fosse e chiederle una cosa del genere… Non se ne
parla!»
«Abigail? La signorina Harper?»
«Oh mio Dio, non dirmi che non sopporti nemmeno
lei…»
«No, lei è carina… Forse anche troppo,
dato che metà dei suoi alunni la prende in giro…
Ma secondo me non si arrabbierà con te,
vedrai…»
«Dici?»
«Quando le spiegherai tutto, capirà, e non ti
mangerà per cena…»
Carter rise alla battuta.
«D’accordo…» disse.
«Ma voglio lo stesso che sia tu a darmi una mano, non
Abigail! Sei mio fratello, dovrei fidarmi di te più di
chiunque altro!»
«Almeno non dovrò sorbirmi ore infinite di sfilata
di moda… Non hai tanti vestiti che sembrano tutti uguali,
vero?»
Carter si alzò, e decise di tornare a casa.
«Allora… Ci vediamo stasera?» chiese a
Michael.
«Perché? Che succede stasera?»
«Vengo a cenare a casa tua, ovviamente!»
«Ah, ok… Ma non portare il signor
Stewart!»
«Ma se non ci ho mai neanche parlato per più di
tre secondi!»
Ridendo, Carter si allontanò da Michael, ancora seduto sulla
gradinata. Fece qualche passo, poi si voltò.
«Ah, penso proprio che dovresti parlare con quella ragazza
con gli occhi grandi… Melissa, credo si chiami
così… È nel tuo stesso corso di
arte… L’ho vista a lezione, e non riesce a
staccarti gli occhi di dosso… A dopo, comunque!»
Con un gesto della mano, salutò il fratello, che
ricambiò immediatamente, poi continuò a camminare.
L'angolo
dell'autrice:
Ho cominciato a
pensare a questa storia mentre sentivo la canzone "The Outside" di
Taylor Swift (a proposito, ascoltatela, è molto bella), e ho
provato a immaginarla come duetto... E poi mi è venuta in
mente l'idea di due storie parallele ma collegate in qualche modo.
Questa è una one-shot, ma potrebbe essere un altro
esperimento per provare a raccontare una storia attraverso un
dialogo... solo che stavolta le storie sono due, e sono anche molto
simili! Avevo intenzione di trasformare anche questa one-shot in una
storia più lunga, ma alla fine non l'ho mai realizzata.
Scrivendo questa
breve storia ho fatto pratica con i nomi che indicano caratteristiche
specifiche di un personaggio (cognomi, più che altro), come
Knight e Hawk, e vi invito a farci attenzione perché
userò questa tecnica molto spesso. Inoltre, vi prego di
notare il nome poco comune della protagonista, Carter (che è
una ragazza, nel caso non l'aveste capito bene): molte volte, infatti,
scelgo nomi poco comuni per i miei protagonisti.
Come al solito, vi
invito a recensire questa storia, a esprimere il
vostro parere, o anche se volete darmi qualche consiglio per
migliorare: mi farebbe davvero molto felice!
A presto!
Arkytior
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