Bound to you
Bound to you
Il
tepore invitante
del letto, per l’Inquisitrice, era da sempre una tentazione a
cui,
seppur con difficoltà, riusciva a sfuggire, in un modo o
nell’altro, con tutto che spesso si sentisse spossata; il
richiamo al dovere alla fine riusciva sempre a farla alzare, cosa che
Dorian non mancava di puntualizzare dicendole in modo scherzoso di
essere terribilmente
noiosa, praticamente “una vecchia incantatrice
nel corpo di una giovane ragazza”, stando alle sue esatte
parole.
La verità era che, mettendo sempre al primo posto gli altri,
Delia aveva dimenticato cosa volesse dire pensare un poco a se stessa,
e il letto, assieme alle coperte, volevano farglielo ricordare.
Da quando divideva il letto con Bull, invece, la stanchezza aveva
lasciato il posto a una serenità sia nel corpo sia nello
spirito, ma non per questo era sopraggiunta la voglia di alzarsi dal
letto, anzi: più era il tempo che passava tra le sue braccia
e meglio stava.
Non era male, a quanto pareva, mettere da parte il peso delle
responsabiltà, di tanto in tanto, permettendo a qualcuno di
prendersi cura dell'altra persona, e questo Delia lo stava imparando
piano piano.
Bull la sentiva mugugnare nel sonno e sapeva bene cosa
stava accadendo: si era svegliata, ma continuava a
tenere gli occhi chiusi. Sentire lo stomaco di lei brontolare per la
fame gli confermò però questo pensiero.
Non trattenne una risata e si concesse di vederla acciambellata come un
gatto, nuda, alzando il lenzuolo; le portò una mano sulla
natica e disse elusivo: «Fame,
Kadan?»
«Entrambe» fece lei, cogliendo
l’allusione.
Bull sorrise: era semplicemente perfetta.
Riluttante, Delia si mise a sedere sul letto stiracchiandosi e tenendo
lo sguardo fisso su Bull che la osservava con desiderio, una
riproduzione – più leggera e in argento
– del pendente di drago – quello che lui aveva al
collo invece la giovane lo aveva legato al cristallo del suo bastone
– che poggiava sul seno florido, mentre la sera precedente
era stato in bella vista sul suo abito da sera, senza vergogna e senza
paura di mostrare alla corte orlesiana che la donna al momento
più potente del Thedas avesse scelto lui come compagno.
“Io sono suo e lei è mia”.
«Dove siamo? Questa non è Skyhold...»
iniziò Delia guardandosi spaesata. Probabilmente, stanca com’era
per gli avvenimenti della sera
prima, non le sovveniva ancora che erano alla corte di
Celene.
«Siamo
ad
Halamshiral, ricordi?» fece Bull, rassicurandola, mentre in
cuor suo si disse che una volta tornati a Skyhold si sarebbe assicurato
che nessuno avrebbe disturbato la maga per almeno una giornata intera,
che sarebbe stata dedicata all’assoluto riposo... magari
interrotto di tanto in tanto con qualcosa di piacevole, a cui
avrebbe provveduto naturalmente lui.
Subito
tutto
le tornò alla mente, il panico che si fece spazio nel suo
animo: «Cazzo, l’incontro con l’imperatrice!
È
tardi!» urlò la ragazza, colta improvvisamente dal
terrore sia di aver dormito troppo sia di essersi dimenticata cose
ancora più importanti «Cazzo, cazzo,
merda!»
Delia provò a liberarsi delle coperte per andare a vestirsi,
ma fu trattenuta a letto dalle mani di Bull che andarono leste sui suoi
fianchi, la presa salda, ma delicata.
«Ehi, Kadan, rilassati, va tutto bene» le disse,
scostandole i capelli dal volto e dandole un bacio che la fece calmare,
poi un altro, e un altro ancora, fino a quando non la sentì
rilassata
«va meglio?»
«Sì... sì, credo» gli effetti
del bacio si fecero sentire, notò Bull, vedendola con uno
sguardo rapito «potevi svegliarmi però!»
fece lei subito dopo già più lucida, dandogli un
pugno sul petto, che non aveva fatto male, gli aveva suscitato solo il
riso.
«Ricordi cosa mi avevi detto?»
«No, cosa?»
«Aiutami a dimenticare
questa giornata di merda. Sono parole tue, e io l’ho
fatto, direi. Ecco
perché hai dimenticato anche il resto» il sorriso
storto di Bull le fece ricordare gli avvenimenti della notte appena
trascorsa, sorridendo a sua volta.
Le dita di Bull le carezzarono il viso, facendola avvampare.
«Non ho proprio detto così»
commentò lei
sghignazzando.
«Giusto, me lo hai chiesto per favore, educata come al
solito, ma poi mi hai implorato di farti venire; sono questi i per favore che amo
sentire.»
«Cretino.»
«A tua disposizione. Voltati, lasciami fare una
cosa.»
Curiosa, ma fidandosi di lui, Delia diede le spalle a Bull, che
iniziò a pettinarle i capelli con le dita.
«Non sono solo bravo a fare nodi» il qunari si
sporse per darle un bacio sulla guancia, intrecciandole i capelli.
«Lo sto notando, sai?»
«Mi piacerebbe vederti più spesso coi capelli
sciolti, ti donano.»
«Non sono pratici in battaglia.»
«Ma quando combattiamo noi sono
eccitanti.»
Girandosi, Delia fissò Bull in viso: aveva capito e lui non
poté fare a meno di sorriderle.
«Andata» e lo baciò a lungo,
languidamente.
«Andrà a finire che non andremo più
dall’imperatrice
così facendo.»
«Aspetterà
ancora.»
«Andata.»
[500 parole;
prompt: un semplice bacio sulla guancia]
Note: che dire? Si
è scritta da sola. Il p0rn con Bull è bello,
buono, divertente ed eccitante, ma trovo che questo colosso dal cuore
d'oro sia
capace anche di dare coccole e tenerezza.
Del resto, i momenti privati rivelano cose sconosciute ai
più, no?
La storia è ambientata dopo gli avvenimenti a corte di
Halamshiral, la mattina dopo; ho pensato che l'imperatrice come minimo
abbia dato all'Inquisizione di che alloggiare, che diamine!
Credo anche che, almeno una volta, chi ha giocato nei panni di
un'inquisitrice abbia immaginato di vedere la propria eroina in abiti
diversi rispetto a quei vestiti eleganti dell'Inquisizione che sembrano
i vestiti del principe schiaccianoci.
Seriamente, sembrano davvero tanti principi schiaccianoci, sono
terribili, quei vestiti!
Questa flash partecipa all'iniziativa Sette
giorni e tanti Prompt - drabble & flashfic special edition
indetta da Torre di Carta.
Spero che vi sia piaciuta, alla prossima!
Barbara
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