The boys wear red, black and blue

di Himawari__
(/viewuser.php?uid=866601)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Note : Scritta per l'evento di maggio della community We are out for prompt, per il seguente prompt:

Peter/Wade ( qualcosa di molto fluff su questa immagine )

 
- 5 -
Some evenings are like that

Peter sentiva dolore in punti che non pensava neppure di avere. Aveva appena completato una ronda fra le più estenuanti di quel mese, e il recente scontro contro Scorpion lo aveva visto vincitore, sì, ma al prezzo di qualche costola incrinata, un costume da buttar via e tanto, troppo mal di testa. Aveva giusto trovato la forza di cambiarsi in un vicolo e dar fuoco alla tuta di spandex, prima di dirigersi con passo barcollante verso casa.

Mai il suo misero appartamento nel Queens gli era sembrato così distante. Certo, le costole incrinate si sarebbero sistemate in un paio di giorni, ma il dolore iniziale era veramente intenso.

Ritrovare le chiavi nelle tasche dei jeans logori fu un’impresa degna dei migliori guerrieri, e infilare suddetta chiave nella toppa richiese ben più di uno sforzo, ma quando riuscì a spalancare la porta e a entrare in casa sua zoppicando venne premiato da un intenso profumo di pulito. Era una cosa abbastanza curiosa, ma non inspiegabile: zia May ogni tanto irrompeva in una delle sue visite inaspettate, che gli causavano grandi emicranie e ramanzine su ordine e pulizia, e probabilmente era venuta anche oggi a fargli visita e, non trovandolo in casa, aveva avuto l’idea brillante di sistemare un po’ in giro.

Troppo dolorante per sentirsi in colpa, andò verso il bagno a luci spente. Anche lì, si presentò lo stesso scenario che lo aveva accolto in casa: profumo di disinfettante, biancheria pulita e lo specchio che, per una volta, non presentava segni di schizzi d’acqua.
Oh beh. Zia May non avrebbe potuto scegliere giorno migliore per aiutarlo con le pulizie.

Si sciacquò il viso con un po’ d’acqua ghiacciata, facendo attenzione a non sfregare troppo l’occhio tumefatto, poi si spogliò velocemente e gettò gli indumenti nel cesto della biancheria sporca. Sopra al calorifero, vi era un pigiama azzurro pulitissimo, e se fosse stato credente Peter avrebbe ringraziato tutti i Santi e Beati di cui conosceva il nome, perché dopo una ronda così distruttiva infilarsi in un pigiama caldo era un toccasana.

Lo indossò rapidamente, cercando di non disperderne il calore, e quando alzò il viso, lo specchio rimandò l’immagine di un ragazzo di poco più di vent’anni che sembrava uscito da una rissa nei peggiori bar di Caracas.

Poco male.

Ignorando lo stomaco che brontolava, uscì dal bagno, attraversò il piccolo corridoio ed entrò in camera sua a luci spente.

Quando fece per sdraiarsi sul letto, tuttavia, qualcuno lo salutò.

“Oh, Peee-te,” cantilenò la voce famigliare. Peter avrebbe potuto riconoscerla fra mille e, seppur non fece scattare il suo senso di ragno, lo spavento fu tale da spingerlo istintivamente ad attaccarsi al muro; non era cosa da tutti i giorni ritornare a casa alle due di notte e ritrovarsi in camera da letto il proprio scopamico-ragazzo-amante-amico-quellocheè, dopotutto, e per quanto la sorpresa fosse gradita, forse avrebbe gradito di più saperlo per tempo.

Probabilmente Wade (dannato bastardo) lo aveva visto grazie ai raggi della luna che sgusciavano sotto le tendine chiare, poiché scoppiò in una risata terribilmente rumorosa.

“Ti odio.” Borbottò Peter, scendendo dal muro e portandosi una mano al fianco “Odio te e tutta la tua famiglia e anche i tuoi animali domestici, se ne hai.”

“Ho provato a tenere un pesce rosso, una volta. Alla terza maratona di The Golden Girls si è suicidato per la noia, quel bastardo traditore.”

“Posso capirlo.” Gemendo dal dolore (l’ultimo salto lo aveva fisicamente provato), si lasciò cadere sul letto. Neanche ebbe il tempo di godersi il calore delle lenzuola fresche di bucato, che provò a infilargli una mano guantata sotto la maglietta del pigiama; Peter sbuffò e gliela scacciò con uno schiaffo.

“Oh, suvvia, bimbo, non vuoi prenderti cura del tuo sexy maschione Avenger preferito?” Wade gli prese un braccio, e lo infilò sotto la gon – aveva una gonna? Avrebbe potuto perfino trovare la situazione tremendamente eccitante, se non fosse stato 1) stanco morto 2) terribilmente dolorante.

“Shh. Ti ho lasciato casa pulita come uno specchio, il minimo sindacale è che tu mi premi.” Gli mormorò il mercenario all’orecchio, e – oh. Allora era stato lui a…

“Sì, sono stato io, ma se non la smetti di pensare ad alta voce chiamo il dottore. O tua zia.”

Un’ondata di calore invase il suo petto; non provava un sentimento così forte da… non avrebbe saputo dire da quanto tempo, precisamente, sapeva solo che Wade si era presentato a casa sua non invitato, probabilmente aveva saccheggiato il suo frigo semivuoto e distrutto qualche soprammobile, ma gli aveva pulito casa e gli aveva preparato il pigiama caldo, ed era da parecchio che una persona non lo coccolava in quel modo.

Peter si avvicinò a lui col corpo, posando la testa sul suo petto, la mano ancora ferma sulla coscia muscolosa di Wade. Sotto la guancia, poteva sentire la trama zigrinata di pizzi e merletti del bustino. “È il costume da…?”

“Cameriera, sì. Però quello per il cambio di stagione primaverile, eh. Non confonderlo, mi raccomando.” Sentì una mano pettinargli distrattamente i capelli con delicatezza, e istintivamente chiuse gli occhi sotto quel tocco gentile. Ancora trovava incredibile come quelle mani, che erano state capaci di uccidere più e più volte, potessero essere così gentili e delicate.

“No no. Domani ti ringrazio a modo mio.” Mormorò in risposta; avrebbe voluto usare un tono di voce più sexy, ma riuscì ad esprimersi solo in mezzi grugniti e carezze distratte. Wade, tuttavia, capì, e gli posò un piccolo bacio sulla fronte: a dispetto di quanto dicevano i loro colleghi, Peter aveva scoperto in lui una persona estremamente recettiva e sensibile verso il prossimo (o meglio, verso chi gli interessava), e tutto questo era confermato dalle piccole attenzioni che gli riservava costantemente, che lo facevano sentire unico e, a dispetto di tutto, perfino amato, ecco.

Quando il sonno si fece strada dentro di lui, Peter lo accolse a braccia aperte, accoccolato a Wade.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3453574