In Loving Memory___prologo
Premetto subito che questa fanfiction potrebbe non piacere. Basata sul film "Hellboy- The Golden Army", segue in parte lo svolgimento della vicenda originale, ma è incentrata sulla figura del principe Nuada, che passa al ruolo di protagonista. La novità è la storia d'amore tanto infelice quanto improbabile con un nuovo personaggio.
Siate clementi.
Buona lettura!^^
Dedicated to Flavia and Claudia.
Prologo
L'acchiappasogni indiano tintinnò con delicatezza
quando la porta si aprì. Brianna scivolò dentro con
cautela, sapendo bene che camminava su di un terreno minato. L'avevano
avvertita che la liutaia possedeva un pessimo carattere, e il suo
negozio non sembrava meno ostile di lei. Altro che bello e
caratteristico, era una giungla affollata e sporca. Puzzava di chiuso,
sudore e polvere. Ovunque c'erano scaffali ingombri di vecchi strumenti
malandati in legno o in ottone che ostacolavano il passaggio, vari vasi
di fiori erano allineati lungo i davanzali delle finestre impendendo
alla luce di filtrare attraverso i vetri. Nel complesso l'ambiente le
dava l'impressione di soffocare.
"E' permesso?"
Nessuna risposta. Il silenzio era totale, i vetri serrati e lo stereo
spento. Brianna accostò la porta più piano che
potè, sobbalzando al cigolio sinistro dei cardini arrugginiti.
Mosse qualche passo verso l'interno del negozio, incerta sul da farsi.
Tutto attorno a lei non dava segni di vita, persino la proprietaria
sembrava scomparsa, probabilmente inghiottita dalla massa di
cianfrusaglie accatastata in pile disordinate sul pavimento.
Presa da una strana curiosità, la ragazza si spinse fin davanti
al bancone, decisa se non altro a dare un'occhiata in giro. La custodia
del violino pesava come non mai e la impacciava, così lo depose
per terra e si fermò a contemplare il piccolo locale
tutt'intorno.
"C'è qualcuno qui?"
Ancora silenzio. Brianna si chiese se non fosse il caso di ripassare
più tardi. Ma no, non poteva, doveva far riparare quel maledetto
violino prima dell'esame di venerdì, e le occorrevano almeno due
giorni d'anticipo per perfezionare la sua esibizione. O forse, se
avesse lasciato un biglietto...
"Cercavi qualcosa, carina?"
La ragazza sobbalzò e si volse di scatto, rischiando
d'inciampare. La proprietaria era comparsa dal nulla dietro il bancone,
vecchia quanto il suo negozio.
Brianna cercò di recuperare l'uso della parola. "Mi- mi ha spaventato" boccheggiò.
"Lo vedo" la donna ridacchiò sommessamente, ma non era una
risata cattiva, solo divertita. Brianna si sforzò di sorridere,
mentre cercava di misurare la distanza che la separava dalla porta. La
liutaia girò attorno al mobile e le si parò davanti. Era
poco più alta di lei e piuttosto ossuta. Il suo aspetto, a prima
vista, le era sembrato abbinato a quello del negozio, logoro e corroso
dal tempo, ma ora che la vedeva con chiarezza Brianna ebbe modo di
constatare che tutte le storie su di lei erano prive di fondamento. La
signorina Euterpe Allister non era affatto come la descrivevano. Non
era particolarmente anziana nè particolarmente brutta; anzi, da
giovane doveva aver avuto un viso grazioso e un fisico aggrazziato. I
suoi capelli erano raccolti in un nodo elaborato sulla nuca e dietro
gli occhialetti cerchiati di ferro gli occhi erano ancora vispi. Ma
c'era qualcosa di strano, di anomalo in lei, questo sì. Forse
erano i suoi abiti di foggia vagamente orientale, quasi...elfica?
Brianna si sorprese per aver pensato una cosa così stupida.
Attribuì il tutto al ciclo completo del 'Signore degli Anelli'
che le avevano regalato per i suoi diciassette anni. E concluse che
quel genere di libri nuoceva gravemente alla salute mentale.
"Allora, ragazzina, che cosa vuoi?"
L'ostilità con cui era stata posta la domanda la riscosse dai
suoi pensieri. Le sue mani si mossero sicure e rapide verso la custodia
del violino.
"Io.. sono venuta per questo." Così dicendo appoggiò lo
strumento sul legno del tavolo. Le corde si erano tranciate
completamente durante la sua utima esecuzione dell'Inno alla Gioia.
Euterpe Allister si chinò ad esaminare lo stato di usura delle
corde. Brianna contemplò ammirata il lavorio delle sue mani
esili, così accurate, così precise. Realizzò che
non le sarebbe dispiaciuto svolgere quella professione, da grande. Se
non ce l'avesse fatta a passare l'esame s'intende. Se andava tutto
bene, invece, la sua strada era già tracciata. Qualche anno
all'accademia nazionale, e dopo quarant'anni buoni sui palcoscenici di
tutto il mondo.
"Ma che hai combinato, le hai tagliate con le forbici?
Eh?"commentò la liutaia raddrizzandosi. "Conciato com'è,
fai prima a comprartene un'altro, bellina."
Brianna si sentì mancare "Cosa?!"
"Mi hai sentita. Vieni, ti aiuto a sceglierlo. Il tuo amico è
spacciato, spenderesti una fortuna a ripararlo, te l'ho detto."
Senza aggiungere altro, la donna scomparve fra gli scaffali. Brianna la
seguì a ruota, temendo di perdersi. Non riusciva a distinguere
nulla in quella dannatissima semi- oscurità, e ben presto si
trovò stipata fra due stracolme file di spartiti. Respirò
l'odore della carta ingiallita dal tempo e la sua mano si
soffermò a sfiorare inconsciamente il dorso di una specie di
libro. Era più grosso degli altri, più spesso, ruvido al
tatto. La incuriosiva.
Chissà dov'era andata la signorina Allister... forse nel retrobottega. Solo una sbirciatina...
Il volume le scivolò tra le mani prima ancora che lo estraesse
dallo scaffale. Trattenendo il fiato, Brianna lo aprì.
L'immagine che vide subito dopo la copertina la sconvolse. Due grandi,
intensi occhi color oro la fissavano da un antico disegno a china. Il
volto di un ragazzo, giovane, fiero, di una bellezza spaventosa.
Sì, spaventosa, perchè lineamenti così perfetti
non erano- non potevano essere- umani. C'era qualcosa di agghiacciante,
di ultraterreno in lui, qualcosa che accendeva quello sguardo volitivo
e faceva brillare i suoi lunghi capelli, anch'essi di oro pallido.
Sotto il ritratto c'era un pentagramma. Delle note, il testo di una canzone. E un titolo.
"In loving memory."
Brianna lasciò cadere il libro e scattò all'indietro,
finendo lunga distesa sul pavimento. Euterpe Allister torreggiava su di
lei, feroce e molto composta.
Eppure, la sua voce suonava quasi dolce. "Ti piace?"
Sì, le piaceva. Davvero. "E' bellissimo."
La liutaia si appoggiò ad uno scaffale. "L'ho scritta io, sai? Quand'ero giovane, un po' più giovane di te."
Wow. Brava. "Oh, suonavate uno strumento?" Che commento idiota, era una liutaia, dopotutto.
Lei non rispose, il viso in ombra. "Com'è che ti chiami?"
"Brianna. Bree, per gli amici."
"Ce l'hai un ragazzo, Bree?"
Ma cosa diavolo le stava chiedendo? Importava, forse, se aveva un ragazzo oppure no?
"Sì."
"E lo ami?"
Ancora! "Beh, credo di sì..."
Euterpe la guardò sdegnosa. "Lo credi? No, non ci siamo. Non
è abbastanza. Devi amarlo, semplicemente amarlo. Ad occhi
chiusi, tesoro."
La ragazza non rispose. Euterpe Allister gettò un' occhiata al
quaderno sul pavimento e decise di togliersi il dente che le aveva
fatto male per tutti quegli anni. Era arrivato il momento, una volta
per tutte, lo sentiva sulla pelle. Ora o mai più.
"Hai detto che ti piace quella canzone, eh? Ti potrebbe interessare suonarla?"
Brianna la guardò, incerta. "Sì."
"Molto bene. Ma se la vuoi veramente, devi farmi un favore. Devi ascoltare la sua storia."
"Ascoltare la sua storia?"
La liutaia s'inginocchiò accanto a lei, a un millimetro dal suo
viso. "Vedi, questa non è una musica come le altre. Quelle le
suoni e basta. Ma questa...oh questa la vivi. La vivi, Brianna. Questa
è una storia d'amore, di amore feroce, contrastato, impossibile.
Un amore che portò alla morte degli amanti. Qualcosa che ti
brucia e ti distrugge dentro. Non mi aspetto che tu capisca, o
tantomeno che tu mi segua. E' lo stesso, sei troppo... umana."
Troppo umana? Le dita della ragazza si allungarono a sfiorare di nuovo
la copertina. Strinsero con forza il rivestimento di cuoio che le
separavano dalla musica. Dalla storia. Tese il volume alla donna, calma
e decisa. Aveva tutto il tempo che voleva.
"Mi metta alla prova."
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