Tramonto sul capanno

di Pareidolia
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 Nel grosso edificio regnava un denso silenzio, rotto solo dal lento e acuto scricchiolio delle strutture in legno all'interno.

-Bene, cerchiamo di fare il punto della situazione.- Mormorò Jigen grattandosi la barba. Si accese una sigaretta, gettando con stanchezza fuori dalla bocca la prima folata di fumo.

-Secondo te come facevano a sapere della nostra presenza? Insomma, ti sarai fatto un'idea, no?-

-Fujiko ha parlato, questo è indubbio a pensarci.- Rispose Goemon, studiando con attenzione la lama della spada.

-Già, è troppo strano che un mafioso ricco e potente come Beltrand tenga a protezione del proprio patrimonio solo uno psicopatico appena uscito da un film slasher.-

-Ci conosceva, alla perfezione. Soltanto Fujiko può aver rivelato determinate cose su di noi o la sua macchina sarei riuscito a tagliarla.-

-Già, quel maledetto...mi chiedo cosa stia facendo ora quel tizio.-

-Aspetta il momento giusto per attaccarci. Anche se ci ha persi di vista sa benissimo che non possiamo fare troppa strada con Lupin in queste condizioni e l'unico posto in cui rifugiarsi è proprio questo. Sa anche che noi stiamo pensando a cosa sia successo e non fa altro che aspettare una nostra distrazione per attaccare, come un vero predatore.-

-Non riesco a credere che siamo finiti in una simile situazione! Bloccati nel nulla con Lupin ferito e quel fenomeno da baraccone che ci osserva da chissà dove. Spero si sbrighi ad entrare qui, così posso piantargli un proiettile in fronte.-

Goemon non disse più nulla, entrambi presero una pausa per pensare. Solo il suono del vento che filtrava attraverso le finestre di vetro, accompagnato dagli scricchiolii del legno, impediva al silenzio di spandersi nel capannone. Sentivano che la soluzione del dilemma era di fronte a loro, a portata di mano ma che qualcosa, un singolo elemento, mancava e rendeva impossibile vedere il quadro della situazione nella sua interezza. Nessuno dei due riusciva più a parlare, per il semplice fatto che di parole o di cose da dire non ce n'erano più. Il fatto che fosse stata Fujiko a parlare era ovvio, non esistevano altre possibilità ma quel qualcosa, ancora misterioso e nascosto, si prendeva gioco delle loro menti, delle loro congetture, ingannandoli e ridendo della loro confusione. Ciò che di misterioso si celava in quella storia gli aleggiava attorno e li ossessionava, mentre i gemiti di Lupin tornavano a farsi sentire e l'uomo, perfetto e calcolato in ogni proprio movimento, li osservava da lontano, compiaciuto di quella loro confusione e in costante attesa, così come Goemon pensava, di una loro distrazione, del momento adatto in cui attaccarli. Osservandoli imparava ogni loro movimento, il modo di comportarsi e, soprattutto, il loro stato d'animo in quel preciso momento. Capì, seguendo i loro movimenti, che quando avrebbe attaccato non ce l'avrebbero fatta perché la loro mente era confusa dalla costante, delirante ricerca di una soluzione a quel mistero. Sorrise, un solo movimento quasi impercettibile e nascosto dalla maschera, poi si mosse.





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