Fondamentalmente
non era difficile:
Quattro rampe,
Tante porte,
Una giusta,
O forse no.
La materializzazione della promessa
Mai avvenuta
Per completare
Il generale materialismo
Vuoto a cui protende
Il genere umano
Aveva portato me
E qualche anima,
Una in particolare,
In un posto inesistente
Che pure c'era.
La rimembranza
Più rimembranze
Fuse in più tempi
Nelle sfumature indefinite
Di una sola cosa.
Una stanza,
Quella stanza.
Due persone.
Quattro.
Otto.
Divise come numeri
Da un limite diverso
Che in gruppo però
Costituiscono un complesso
Divani a fiori in stile asiatico
Pareti anni Cinquanta
Lampadari di un'eleganza
vissuta
E andata via
Ma rimasta
Assieme ad ogni presenza
Passata in quello spazio.
Forse non ricorderò il giorno
O la circostanza
Perchè legami soldi alla realtà
Questo fatto in effetti non ha.
Sul mio retro
Due correnti:
Non era un fiume a sfociare
Ma la natura in esso
E poi di una metropoli
Presenziavano le auto
E le facce stanche
delle persone
Dirette a Nessundove
Verso una casa
Che per noi resta inesistente
Ora che ci penso
Perchè mai pensata
Ma forse ora c'è.
Era strano che a dividerci
Ci fossero solo qualche metro
Ed una lastra di vetro
Apparentemente pulito
In cui forse si era specchiata
La faccia stanca di chi
Con la mano e un misero panno
Per vivere
Si era affidato a quel vetro.
Ma quella del vetro
È una storia diversa.
Il tempo si era contratto
Creando una bolla
Ricca
E vuota
Di otto presenze
O forse piena.
Più presenze
Avrebbero negato
Probabilmente
L'assenza dei legami
Che la scena riportava
Con il tempo
Eppure aspettammo tanto
Forse non smettemmo
Mai.
Prima di cadere
Nello spazio materiale
Forse
Fino all'ultimo momento
Se mai ce ne fosse stato uno
Era vivo quel pensiero
Tra i tanti che c'è ne furono
Rivolto ad una condizione
Immaginata
e mai concretizzata
Data l'assenza
Delle presenze reputate
certe.
Quel vuoto di presenze
Non fu mai poi così vuoto
Si percepiva
Lì
Tra le nebbiose rovine
del tempo
Il flusso interminabile
Di comunicazioni
inibite
Che passavano
tra tempi
Ed amori diversi
E false figure
Immerse tra fiori
Generate
Dalla sovrapposizione della luce
Che colpiva
Calda
O fredda
Il luogo dell'amore recente
E timido
Nascosto da una colonna di legno
Forse finto
Forse vero
Che impediva a quest'ultimo
Di guardare in faccia l'amore maturo che si esprimeva in piroette
Che prima erano state represse
ma che ora sono osservate.
Suoni.
Rumori.
Le note del tempo
Nella solitudine
Direttamente proporzionali
Alla densità della vita.
Aspettiamo ancora.
Il suono rimane timido
Ma un lieve desiderio
Di quella melodia
Incitata ma mai pronunciata
Se non di rado
Rimane fisso e nascosto
Come chi ascolta
Tra passato e futuro
Attratto dal presente
ma sempre lontano da esso
Seduto
Accanto a me.
Aspettiamo ancora.
Echeggiano le nostre risate
Con un eco impercettibile
Non del suono
Ma del tempo
E sempre lì
Rimarranno
Nel ricordo
Fuori luogo
Di una vacanza
Lì dietro un vetro
Che sempre
Ci aveva permesso di osservare
Ma mai di vivere.
Quella volta
Però
Il vetro era dietro
E noi eravamo lì
A viaggiare nel tempo
E nello spazio
Ferme
Mentre tutto altrove scorre.
Non arriva ancora nessuno.
È finito il tempo
Senza mai iniziare
È giunto tutto
Ma non era mai arrivato nessuno
Andiamo via
Rimaniamo lì
Per sempre
Ad ascoltare.
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