Stanotte e per il resto della mia vita

di AwkwardArtist
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Capitolo 1 - Nightcall

 

Un ticchettio costante accompagna la mia insonnia.

Forse contribuisce in qualche modo a tenermi sveglia ma ho scelto apposta un vecchio orologio da muro invece di una sveglia ultramoderna. Ho bisogno di sentire lo scandire del tempo, dei secondi e dei minuti che si consumano inesorabili. Devo ricordare che è tutto quello che mi rimane.
Questo scorrere delle ore e dei giorni che si assottigliano mano mano che corrono in una direzione che non posso vedere. Quello che è certo è che finirà per tutti, questo ticchettio, per me forse prima che per gli altri.

Non stiamo facendo progressi, chiusi in questo laboratorio sotterraneo dove mi sembra di avere già rinunciato ad una vita normale, alla speranza di poterla condurre.
Sento il peso della responsabilità, quella che ho così volentieri delegato sulle spalle di qualcun altro fino a qualche mese fa. La responsabilità di trovare una cura per dare alle mie sorelle geneticamente identiche, una possibilità di viverla quella vita normale.

Invece va tutto a rotoli. La scoperta di quella specie di verme bionico nella guancia di Sarah, aggiunge solo qualcosa in più all'orrore di questi tempi.

Come se non fosse già abbastanza tremendo sapere di essere un prodotto di fabbrica. Un prodotto di fabbrica a cui qualcuno ha voluto dare una data di scadenza piuttosto risicata. La mia si avvicina e se ripenso a tutto quel tempo speso a volerlo negare, mi mangio le mani. Ognuno di noi avrebbe dovuto fare la sua parte in questo gioco deciso da altri, per cercare di sovvertirne il risultato.
Io ho latitato e ora intendo rimediare a questo madornale errore, che è costato delle vite e ne costerà molte altre se non trovo qualcosa, qualsiasi cosa per uscire da questa nebbia.

Un colpo di tosse mi scuote dal mio rimuginare. Perfetto, sicuramente avrò creato un'impressione alla Pollock sul cuscino. Mi alzo, tanto vale darsi una ripulita.

Le luci di questo bagno sono spettrali. Mi fanno apparire come una specie di entità che abita questi luoghi oscuri. Ok basta con il dramma in fondo siamo sotto ad un negozio super Nerd, non in una base post apocalittica.
Mi lavo la faccia e penso che probabilmente questi pensieri tendenti al nero sono stati favoriti dalle parole di Kira.
'Ziette, facciamo un barbecue con mamma! Mamma sarà la portata principale'.
La nipotina è un po inquietante, bisogna pure ammetterlo.
Non che le si possa fare una colpa di questo.
Se noi adulti non stiamo reagendo granché bene a questo stravolgimento dell'esistenza, non si può pretendere che lo faccia una bambina. Sebbene un po' bambina di Satana alle volte.

Sorrido al mio riflesso, sono proprio idiota ma questo ironizzare sulle cose mi ha sempre salvata in passato. E' quando perdo l'ironia e soprattutto l'autoironia, che affondo davvero.

Attraverso il piccolo corridoio e rientro nella mia cella, ok è una stanza ma ha le caratteristiche di una cella. É pure polverosa e...fredda.
Sobbalzo e sbatto con la spalla contro la porta aperta, c'è qualcuno seduto sul mio letto.
Per un attimo penso che sia Kira, che ha letto nella mia mente e ora vuole farmi sapere che la seconda portata sarò io. Carne un po al sangue, ma tant'è...

Ma non è la forma di una ragazzina quella che si volta verso di me.Lo so prima che parli, lo so perché non c'è possibilità al Mondo per cui potrei non saperlo.

“Cossima” dice con quel lieve accento inconfondibile.

I miei polmoni esausti gracchiano aria oltre la trachea. Non so perché quando la mia voce finalmente esce ha un suono ed un sapore metallico

“Delphine...”

 





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