I sepolcri

di General_Winter
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Rivale


Osservò a lungo il sepolcro nero come l’ebano.
Corrugò la fronte, scrutando ogni lettera dorata che era incisa sul legno. Assottigliò maggiormente gli occhi, quasi sdegnato, per poi rilassare i lineamenti rassegnato. Tutta questa vasta gamma di emozioni che era passata sul volto del francese non restò inosservata da parte dell’inglese, che gongolava e si preoccupava allo stesso tempo: erano già dieci minuti, da quando erano entrati nella cattedrale di St. Paul, che stavano fermi di fronte alla tomba di Nelson. In realtà Arthur se l’era quasi immaginato che quell’altare di memoria avrebbe attirato l’attenzione del francese, ma si aspettava una reazione ben più teatrale, qualcosa tipo “Napoleone ce l’ha più grande” oppure “Ridammi l’albero della mia nave!”; non di certo lunghi istanti di silenzio in compagnia di muti pensieri che deformavano il viso di Francis. Stava per chiedere a quella rana maliziosa cosa gli passasse per la testa, ma il silenzio fu interrotto da una frase del francese, come una quieta litania nella sua lingua madre, sconnessa come il delirio di un malato: « Meglio la gloria dopo una ferita mortale o un mito dopo la vecchiaia? Con la magia hai estratto dalla feluca a brandelli il coniglio della tua Trafalgar, ma scommetto che avresti preferito un’isola in comproprietà nell’Atlantico. Non è così, Horatio? ».
Arthur guardò stralunato il francese, quasi spaventato dalle sue parole, insicuro su cosa stesse dicendo.
Non riuscì a domandarlo che il francese aveva già abbandonato il nemico sul campo di battaglia.




Angolo autrice:
Torno dopo mesi con questa raccolta senza pretese. Spero piaccia l'idea anche se può risultare scontata. Aspettatevi altri lavori durante quest'estate!
A presto.




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