INASPETTATAMENTE_ cap.1
If We Ever Meet Again – Capitolo 1
12 Agosto.
V’s POV.
Luci,
colori, musica assordante, martellante, gente che balla, si dimena, sudore, calore,
alcol, fumo… Sono in una discoteca, che alla fine non è che un infuso di tutto
ciò. Le discoteche non sono mai state al primo posto tra le mie cose preferite,
però per gli amici si tende a fare questo e molto molto altro. Finalmente dopo
un lungo inverno pieno di libri, di buio, di ore infinite di lezioni universitarie,
di freddo gelido e di studio, sono in vacanza con loro, i miei amici di sempre,
quelli che conosco ormai da ventidue anni; siamo cresciuti insieme nel corso
degli anni e ogni estate ritrovarmi con loro è sempre stata una gioia. Tra noi
esiste un’amicizia che, nonostante le distanze, si rinforza di anno in anno e
soprattutto di estate in estate. Sembra una banalità, lo so, ma devo ammettere
che il rapporto con loro è quella meravigliosa eccezione che conferma la
regola. Questa serata è stata ideata solo ed esclusivamente per celebrare un
evento molto importante: il ventesimo compleanno di Cristian. Cristian è uno
dei più cari amici che ho da sempre, una sorta di fratellone, nonostante abbia
due anni in meno di me. La nostra amicizia non è iniziata nel più roseo dei
modi: a quattro anni aveva deciso di rubarmi l’innaffiatoio dell’acqua sulla
spiaggia, dopo averlo rotto ed essere tornato in lacrime circa un quarto d’ora
dopo, la nonna di Cristian aveva deciso che entrambi dovevamo utilizzare il suo
per tutto il pomeriggio. Il giorno dopo, un sorridente Cristian era apparso in
spiaggia con un regalino per la sottoscritta: uno sfavillante innaffiatoio
verde evidenziatore. Dall’innaffiatoio in avanti, si è instaurato un bellissimo
legame che ogni estate diventava sempre più profondo e per me, è sempre stato “il mio fratellone” perché sì, è spaventosamente
alto nonostante i due anni in meno, ha un fisico indiscutibilmente muscoloso ed
è decisamente un bellissimo ragazzo.
La
serata è iniziata da un bel po’, le persone sono probabilmente parecchio brille
da tempo e io anche. Per una volta ho provato ad applicare la teoria del “b&b”, bevi&balla, altrimenti non mi sarei mai e poi mai alzata da
questo meraviglioso divanetto in pelle nera, sono troppo timida per dimenarmi
in mezzo alla pista e danzare come una matta come se mi avesse punto una
tarantola, non ne sono capace e soprattutto non l’ho mai fatto. Mi sono sempre
vergognata. Per questo motivo evidentemente ho «davvero davvero bisogno di una spintarella, tesoro» ha detto così quella
simpaticona di Paola, evidenziando con la sua voce stridula la parola “davvero”
e “tesoro” riferendosi chiaramente a un cocktail. O più di uno. Paola ormai è
solo una conoscente, una semplice conoscente, non più una vera e propria “amica
per la pelle” come lo era più di dieci anni fa, la rivedo ogni anno e ogni anno
è sempre peggio: sempre svariati ragazzi o veri e propri uomini che le girano intorno,
se ne frega di tutto e di tutti, niente università e soprattutto niente lavoro.
«Scherzi? Quando ho uno o più di uno che mi mantengono? Perché dovrei
scomodarmi?» era la frase che spesso ripeteva quando erano in gruppo. Certo,
con la sua situazione famigliare le era tutto possibile e tutto a disposizione
venendo da una famiglia molto benestante, inoltre la cerchia di ragazzi o
uomini che le vorticavano intorno come dei piccoli satelliti non le facevano
mai mancare nulla. Chissà, forse faceva bene a fregarsene di tutto e di tutti e
a fare ciò che meglio preferiva, il fatto era che se lo poteva permettere
essendo praticamente una Barbie: bellissima, con un corpo da favola,
biondissima e con gli occhi azzurri.
«Vi,
prendiamo ancora da bere e poi balliamo, vieni con noi?» la domanda è stata
posta dal super festeggiato della serata, Cristian, che allunga una sua mano
verso di me, intimandomi di scollare il mio derrière dal meraviglioso divanetto
nero in maniera davvero cavalleresca. E anche con un’occhiata eloquente che non
ammette repliche “o ti alzi, o ti faccio alzare” dice il suo sguardo.
«Sì
sì, arrivo» gli rispondo con un mezzo
sorriso. Devo proprio alzarmi? Mi sa di sì. Cerco di farmi forza e gli chiedo
«Però balli con me, vero?». Ho sempre avuto dei problemi a ballare, soprattutto
se si tratta di ballare da sola in discoteca e lui lo sa molto bene.
Cristian
dal canto suo, sorride. E quando sorride a me fa sempre un certo effetto,
nonostante il sorriso sia spontaneo. Mi risponde «Certamente mia signora,
altrimenti non ti lasci andare!» si avvicina al mio orecchio e sussurra
«Vederti ballare fa parte del mio regalo di compleanno». Sorrido facendo una
smorfia, afferro la sua mano e per una volta, decido di buttarmi e lo seguo.
Tra
Cristian e me c’è sempre stata un’amicizia profonda ma negli ultimi anni è
sfociata anche nel “molto strana”, sfiorando spesso il “io piaccio a te e tu
piaci a me ma non ce lo diciamo che è meglio”. Per me va più che bene così,
senza etichette, senza coinvolgimenti, senza spiegazioni, senza chiarimenti. Ci
conosciamo da troppo e per come siamo fatti entrambi non potremmo mai stare
insieme. La cosa molto bella e particolare però è che entrambi lo sappiamo, ne
siamo consapevoli e ci scherziamo su. Ogni tanto facciamo addirittura i finti
fidanzatini, soprattutto se c’è in giro Paola.
Dato
che mi hanno trascinato qui controvoglia ma è il suo ventesimo compleanno, credo che la scelta migliore che io possa
fare sia quella di divertirmi, o almeno mi impegno nel divertimi. Lo so, sono
restia alle discoteche e soprattutto al loro rumore assordante e rimbombante,
so già che domani potrei avere una splendida emicrania, per questo mi sono
attrezzata per tempo, ho messo la mia solita pastiglietta placa-emicrania nella
pochette. Prevenire è meglio che curare,
diceva così un vecchio detto e a me piace essere previdente.
Riemergo
dai pensieri e mi ritrovo con un bicchiere in mano che mi è appena stato
passato dal festeggiato, annuso e sento l’odore amaro del rum miscelato con
della Coca-Cola, il ragazzo mi conosce bene e sa quanto io abbia una
predilezione verso il Cuba Libre. Uno a zero per lui. La cosa che però mi crea
un leggero fastidio è il ritrovarmi in mezzo alla pista con centinaia di corpi
che ballano al ritmo martellante e incessante della musica, non sono la musica
e il rumore che mi creano questa insofferenza, ma sono tutte queste persone che
si strusciano e mi sfiorano. Mi hanno sempre dato l’idea di un qualcosa di
viscido, come un branco di serpenti. Sia chiaro, non è che non apprezzi il
contatto con le persone, quello lo trovo fondamentale, ma in discoteca, con
tutto questo sudore, questo spingersi, questo contatto forzato, quando mani di
persone estranee ti toccano, ecco, questo mi urta molto.
Dopo
il primo cocktail, finisco anche il secondo drink della serata e mi sento più libera,
la testa è effettivamente più leggera, la sensazione è quella dell’ovattamento,
percepisco le cose in maniera leggermente differente, ed è come se sentissi il
bisogno di lasciarmi andare. Dopotutto è nei miei diritti divertirmi, è una
serata di festa, con i miei amici di sempre e non vedo perché non dovrei farlo.
Cerco
con lo sguardo Cristian, adesso avrei voglia di ballare con lui dato che me
l’aveva promesso e fino a qualche minuto fa era accanto a me, ma ora lo ritrovo
in dolce compagnia. Dolce non direi
proprio, si può dire “Barbie compagnia”? Lui sta ballando con Paola, una Paola
trionfante e raggiante di felicità che si sta strusciando molto animatamente su
di lui. Il mio primo pensiero? Amen. Che
ci posso fare? Finalmente Paola ha ottenuto una conquista in più. Ed ecco a
voi la solita Virginia che accantona l’idea di ballare e divertirsi un po’ con
l’opzione di ritornare sul meraviglioso divanetto nero. Cerco di fare mente
locale su abbiamo lasciato alcuni dei nostri amici e lì trovo in fondo, erano
in cinque ma ora sono un paio di più… tre in più? Peccato che non riesca a
vedere bene. Maledetto buio della discoteca. E maledetto alcol che mi fa vedere
le cose un po’ annebbiate. Mi giro in direzione amici e prima di compiere il primo
passo, una mano si posa sul mio fianco e mi blocca.
«Vi,
non tornare là, balla con me» il mio sguardo si posa su quello di Cristian, un
Cristian parecchio brillo, con gli occhi leggermente appannati, che mi sorride.
E’ uno di quei sorrisi che promettono notti sfrenate e sudate bellissime.
«Cri,
c’è già Paola che balla con te, non ti preoccup…» mi interrompe, spinge da qualche parte Miss Barbie e mi fa
girare come una trottola. Me lo ritrovo dietro, con entrambe le mani poggiate sui
miei fianchi, con la mia schiena appoggiata perfettamente al suo addome
scolpito e la mia testa al suo torace solido, ed è una situazione nuova per me,
così nuova e così strana che mi piace. Molto.
«Sei
meravigliosa stasera» sussurra all’orecchio facendomi venire un brivido lungo
tutta la colonna vertebrale, l’alcol stasera mi ha fatta diventare molto
sensibile.
«Smettila
dai!» cerco di sdrammatizzare un po’ ma sono molto compiaciuta della sua
affermazione.
«Ora
esigo il mio regalo di compleanno! Scatenati!» ecco che ritorna il vero Cristian,
quello che scherza sempre e che ottiene sempre ciò che vuole. Voleva il suo
regalo di compleanno, e l’ha ottenuto.
Ormai
stiamo danzando da un po’, la mia testa è su una nuvoletta alcolica. Devo
smettere di bere così tanto rum, l’alcol mi fa diventare disinibita e ballo.
Ballo come una matta, liberando tutte le mie energie e fregandomene di quello
che le persone potrebbero pensare o fare vedendomi ballare così. So solo che c’è
Cristian dietro di me che mi fa sentire protetta e tutto va bene.
«Lo
so che ti stanno fissando, ma ci sono io» mi sussurra Cristian all’orecchio. Lo
ringrazio in un muto silenzio, annuendo semplicemente e continuo a ballare.
Inizio
ad essere stanca, i tacchi fanno male soprattutto dopo due ore che saltello e
ballo come una scema con Cristian. Ma mi sto divertendo, questo è un bene, anzi
è un’ottima cosa perché ne sentivo il bisogno.
Sto
per fermare il mio ballo improvvisato quando scorgo due meravigliosi occhi
verdi che mi stanno guardando. Un verde smeraldo, meraviglioso, che non avevo
mai visto in vita mia. Guardano me? Sono sicura? Guardano proprio me? Mi guardo intorno e noto che poco distante
c’è Paola che sta dando spettacolo con un nostro amico. Non sta ballando, sta
avendo una sorta di rapporto molto intimo al centro della pista da ballo.
Faccio mente locale, lui sta guardando lo spettacolo, quindi no, non sta
guardando me. Quel ragazzo alto, meraviglioso, con un viso d’angelo e due occhi
da infarto sta ovviamente guardando lei, Miss Barbie.
Con
una sensazione strana come un peso sullo stomaco, data da un’amara
consapevolezza, avvicino la mia bocca all’orecchio di Cristian e gli dico «Cri,
vado a sedermi, i tacchi mi stanno uccidendo!».
«Non
ti preoccupare, vai che sei stata una compagna di danze perfetta! Io vado a
cercare una pollastrella che ho intravisto prima» tipico e solito Cristian.
Sorrido
e gli dò un bacio sulla guancia augurandogli mentalmente buona fortuna. Si
merita qualcuno migliore di me per trascorrere la notte del suo compleanno.
Finalmente
cerco di avviarmi verso il “mio” adorato divanetto nero dove ritrovo tre dei
cinque amici che avevamo lasciato all’inizio serata, ma poco prima di mettermi
seduta il mio cuore decide di perdere un battito. Inizialmente lo perde,
successivamente i battiti si fanno doppi o anche tripli. Il mio cuore martella
incessantemente e pompa sangue nelle vene. Gli stessi occhi verdi che prima
stavano fissando Paola, ora fissano me.
Questa volta, forse, ne ho la certezza. In realtà mi piacerebbe averla, ma
tendo sempre a essere pessimista, se si aggiunge inoltre che in discoteca c’è
sempre troppo buio ed è piuttosto difficoltoso riuscire a capire dove guardano
le persone. Il pessimismo per questa volta, vince a mani bassi così decido di togliermi
immediatamente l’idea dalla testa che lui
stia osservando me. Non è plausibile, starà cercando chiaramente delle
altre persone. Non me.
“I’ll never be the same... If we ever meet again...”
Arriva
dagli altoparlanti della discoteca questo bellissimo brano. Può una canzone
essere così azzeccata? Così giusta? Ovvio che non sarà più lo stesso se mai ci dovessimo incontrare un’altra volta.
Anche perché se mai dovesse capitare, credo che avrei l’encefalogramma completamente
piatto. Ora che ci penso, ho avuto una sorta di colpo di fulmine con uno
sconosciuto che non stava guardando me. Ottimo inizio, davvero ottimo.
Virginia, renditi conto che non ci hai neanche parlato, ma neanche ti sei
avvicinata al soggetto in questione, zero assoluto proprio. Magari sta veramente
guardando me ora? Mi volto bene e oh
cavolo, sì. Guarda ancora verso di me, nella mia direzione, è possibile? No,
come no? Sta guardando almeno nella tua direzione Virginia, svegliati! E sta
anche sorridendo. Sorride. Dio mio che bel sorriso. Può un sorriso farti capire
la dolcezza e la gentilezza di una persona? Sì, può. Quel ragazzo sembra davvero
meraviglioso.
Alzo
un’altra volta lo sguardo verso di lui, per accettarmi che sia veramente vero e
che soprattutto io non mi stia sognando nulla. Attenzione attenzione, il
ragazzo dagli occhi verdi si sta avvicinando. Passo dopo passo, è sempre più
vicino. Sta arrivando qua. Sta venendo verso di me con un sorriso da infarto. Stava, ecco. Mai parlare, mai pensare,
mai fare supposizioni. Si è fermato quando un altro ragazzo gli si è avvicinato
piuttosto allarmato, gli ha detto qualcosa nell’orecchio e si è voltato verso
l’uscita. Ecco, la mia solita fortuna. Sono la personificazione della Legge di
Murphy. Sono senza alcun dubbio della personificazione di “Se qualcosa può
andare male, lo farà”. Prima di uscire dalla discoteca però, quel bellissimo
ragazzo si volta, e per questa volta, solo per questa, sono sicura e certa che
stia guardando me. Mi guarda, sorride, alza una mano in segno di saluto, come
per dirmi “Ehi ciao” e se ne va con
aria triste. Triste? Sei sicura che abbia l’aria triste? Me lo sono immaginata,
sicuro come l’oro. Ho un sorriso da ebete sulla faccia, sono rimasta ferma,
immobile, paralizzata e bloccata e così, prima di poter alzare la mano per
ricambiare il saluto lui non c’è già più, è già uscito. Bravissima Virginia,
hai appena vinto il “premio ebete” dell’anno. “La vincitrice per il premio annuale per l’essere più ebete della serata
e della vacanza va a… Virginia!” Ebbene sì, me lo sono meritata, anche
perché non hai la certezza che stesse realmente guardando te e figuriamoci se
salutava te! L’alcol mi fa diventare ancora più ebete del solito, parlo anche
da sola. Un’ultima folle idea mi passa per la mente. Chissà se mai lo rivedrò,
le possibilità sono praticamente pericolosamente vicine allo zero. Chissà,
sarebbe stata una bella cosa avere la possibilità e l’opportunità di poter
conoscere un ragazzo così bello. Sono certa che sarebbe potuto essere
bellissimo. Peccato. Anche se nella vita, mai dire mai. Anche se ci credo
davvero poco.
M’s POV
Maledico
Andrea. Lo maledico e lo stramaledico. Maledico lui e il suo maledetto cugino
che sta male, che ha deciso di bere fino allo sfinimento questa sera per
dimenticare una delusione amorosa e che mi ha costretto ad uscire da questa
discoteca per tornare a casa. Non poteva stare male, che ne so, tra quattro
ore? Oppure imparare a reggere gli alcolici a una certa età? O imparare che l’alcol,
dopo una chiara ed evidentissima delusione amorosa nella quale la pollastra di
turno se la fa con altri due, non serve a niente e a nessuno? Serviva a me
questa serata! Per una volta in vita mia che trovo finalmente qualcosa di bello
in una discoteca, vengo obbligato ad andare via. Devo calmarmi un attimo e fare
il punto della situazione.
Credo
di aver avuto una visione. Ho visto una ragazza che ballava. Non era una
semplice ragazza, era uno splendore di ragazza, l’unica pecca era che stava ballando
con un ragazzo, che molto presumibilmente era il suo fidanzato e che quindi non
l’avrei mai dovuta guardare in quel modo. Non mi era mai capitato di bramare
una ragazza così, in quel modo, non mi era mai capitato di vedere una ragazza
così, l’ho osservata in un modo così possessivo, volevo che ballasse con me,
volevo che fosse mia. Ho avuto un attacco di possessione verso una ragazza che
non conosco e che ho visto una mezza volta. E soprattutto che è fidanzata.
Questa serata si è dimostrata un fallimento su tutti i fronti. Lei però era
proprio bella, aveva un vestitino nero corto sopra al ginocchio, tacchi che le
slanciavano due gambe toniche e lunghe, curve al posto giusto, capelli castani
lunghi sotto le spalle, delle labbra meravigliose e carnose e occhi molto
espressivi e scurissimi. L’ho guardata in un modo totalmente nuovo per me, come
se avessi avuto una sorta di visione, non mi era mai capitato in ventiquattro
anni della mia esistenza e soprattutto non mi era mai capitato con nessuna delle
mie ex; figuriamoci se non mi capitava una sera in discoteca con una
sconosciuta che ballava con il suo ragazzo! La casualità della vita! L’ho vista
voltare il capo, cercare l’orecchio del suo fidanzato, sorridere e poi andare
via. Ma quale fidanzato sano di mente lascia andare a sedere una visione del
genere? Per di più da sola. Mai, io non l’avrei mai fatto.
Si
è accomodata su un divanetto nero, non molto lontano da dove mi trovavo io
all’inizio della serata, ho cercato i suoi occhi, ho pregato che mi guardasse a
sua volta e dato che mi stava osservando mi sono fatto forza e ho compiuto un
passo verso di lei. Ebbene sì, io, che prendo l’iniziativa. Cose da non
credere, eppure l’ho fatto! Peccato che qualcuno di nome Andrea mi abbia
bloccato un attimo dopo che ho finalmente preso l’iniziativa. «Guarda che Alberto
non sta bene, deve tornare a casa. Al momento c’è Marco con lui». Alberto è il
cugino di Andrea, appena stato mollato e in cerca di super divertimento
alcolico che evidentemente ha trovato, esagerando come suo solito. All’inizio
ero molto restio nel farci raggiungere solo “per un weekend” dal cugino, ma
alla fine, capendo la situazione sia Marco che io abbiamo deciso di dare il
semaforo verde. Peccato che adesso la situazione sia precipitata drasticamente.
Ho insultato mentalmente Alberto e ho annuito a malincuore, mai una volta che
qualcosa vada per il lato giusto. Ma dato che ero in vena di cose totalmente
nuove in una serata del genere, ho deciso comunque di agire: ho alzato una mano
e l’ho salutata, mi sono chiesto cosa avessi da perdere e la mia risposta è
stata “nulla, assolutamente nulla”. Quindi l’ho salutata giusto un attimo prima
che Andrea mi trascinasse via e lei stava sorridendo. Sorrideva a me e non a quel ragazzo con il quale
stava ballando prima. Un sorriso che mi ha mozzato il fiato. E ha continuato a
guardami con uno sguardo che mi ha fatto quasi venire un coccolone. Quegli
occhi... Degli occhi così profondi ed espressivi, così scuri, così pieni di
vita, così meravigliosi, non avevo mai visto degli occhi così.
Cerco
di togliermi dalla testa quelle due perle e torno alla realtà. Salgo in
macchina e mi metto alla guida senza dire una parola.
«Ehi
Teo! Tutto a posto?» mi domanda Andrea.
No.
«Sei
sicuro di stare bene?» mi chiede Marco posizionandosi nel posto da passeggero.
No.
«Sì
certo. Stavo solo pensando. Torniamo a casa, ok?» la mia risposta appare molto
seccata e suona anche molto falsa, la cosa che in realtà vorrei fare ora è entrare
direttamente con la macchina in discoteca e fare salire in auto quella
meravigliosa ragazza.
«Sì,
torniamo. Credo che Alberto farà un secondo round a casa.» mi risponde colui
che ha bloccato la mia azione.
«Teo,
scu... Scusami ma… Non… Non sto molto... B-bene.» mi dice un Alberto pallidissimo in volto. La cosa importante è
che non vomiti in macchina. Domani subirà l’ira funesta mia, quella di Marco
che è chiaramente scocciato e quella di Andrea.
«Non
ti preoccupare, facciamo presto a tornare così poi stai meglio» gli rispondo
con aria rassicurante. Che cos’altro avrei dovuto fare? Insultarlo? Quello,
domani e parecchio. Ho cercato di spiegargli che sfondarsi di alcol non avrebbe
lenito il suo dolore, anzi, l’avrebbe solo attenuato per una sera, ma
evidentemente non mi ha prestato ascolto. Anche se è grazie a lui che siamo
venuti in discoteca. O meglio, è Alberto che ha insistito e quasi costretto
Marco a farci imbucare alla festa di compleanno di un certo Cristian, suo
vecchissimo amico d’infanzia e che purtroppo non ho potuto conoscere perché
mentre Marco parlava con lui io e i due cugini siamo andati a prendere da bere.
Peccato mi avrebbe fatto piacere conoscere un suo caro e vecchio amico.
Giro
che chiavi nel cruscotto, schiaccio la frizione, accendo il motore e parto. La
mia mente vaga e ripenso a lei, a quello splendore di ragazza, che senza
saperlo è stata una ventata d’aria fresca per me. Aria…
“Ok, ora metti che ste frecce veramente è sto
Cupido che le tira, ecco ha sbagliato mira.
Ha colpito me e lei no, lei
stanotte dorme con qualcuno che non so, io non dormirò.
Succede o almeno dicono, in
un film lo troverebbero poetico, romantico una cotta a senso unico.”
La
radio sta passando questa canzone degli Articolo 31. Una più indicata non ci
potrebbe essere. “Lei stanotte dorme con qualcuno che non so...”
e mi sale un po’ di rabbia. Una leggera rabbia. Possibile che io sia geloso di
una sconosciuta? Non sono mai stato un ragazzo geloso, ma di quello splendore
lo sarei.
Chissà
se mai la rivedrò e soprattutto chissà se riuscirò a dormire stanotte.
**
Buona sera a tutti! Ebbene
sì, incredibile ma vero sono tornata, come già preannunciato editando e
sistemando al meglio la one-shot “Sguardi e supermercati”. Sono tornata con la
mia prima storia, il primissimo capitolo che ho pubblicato quasi sei anni fa.
Ho deciso di dare a “Inaspettatamente” una ventata di freschezza e novità, ho
inserito delle parti, tolte delle altre, aggiunto un personaggio in questo
primo capitolo, sistemato praticamente tutto e riscritto quasi tutto perché chi
mi conosce sa che quando provo a leggermi cerco di cambiare tutto e non sono
mai pienamente soddisfatta del lavoro eseguito. Però qui, adesso… Mi piace
com’è venuto questo primo capitolo. Mi piace un pochino e spero che sia
piaciuto soprattutto a voi. Sono tornata con “Schiffy”, come chiamo io questa
prima mia storia, e ne sono contenta soprattutto perché mi sta aiutando molto e
mi sono decisamente divertita nel farlo. Qualche piccolo riferimento per le
canzoni citate nel testo: la prima è “If We Ever Meet Again” di Timbaland ft.
Katy Perry che dà il titolo a questo primo capitolo e la seconda è la
bellissima “Aria” degli Articolo 31. Lavoro e impegni a parte, dovrei riuscire
a pubblicare (o meglio ri-pubblicare) anche su WATTPAD questa storia entro breve e
soprattutto cercherò di postare un capitolo a settimana, con la speranza di
riuscire a editare almeno un capitolo a settimana! Vi prometto che mi ci
applico e che avrete almeno un capitolo a settimana. Spero che questi nuovi
Virginia e Matteo e tutti i loro amici vi piacciano in questa “versione 2016”!
Un’ultima cosa, ci tenevo davvero tantissimo a ringraziare chiunque abbia
dedicato un po’ del suo tempo e abbia deciso di leggermi. Grazie, grazie
davvero tanto.
A presto!
E.
PS: Come ben avete potuto
notare, la versione “originale” della storia è stata cancellata da EFP, questo
perché sarà completamente nuova. E presto sistemerò anche “E poi
all’improvviso”. Vi preannuncio già, che tutto questo lavoro che faccio è per
dare anche una continuità e soprattutto una fine anche all’altra storia, visto
che ero bloccatissima da anni.
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