"Mi chiamo Neil Hart . Ho 80 anni e questo è un diario che intendo lasciare a chi ,forse, un giorno, troverà i miei resti su questo arido pianeta. La mia storia, in questo inferno, comincia 50 anni or sono. Ero uno degli ergastolani diretti sulla colonia penale di Aldebaran Prime. Eravamo una nave piena di uomini e donne che avevano commesso i reati più infami previsti dal codice penale. Eravamo un centinaio di detenuti,uomini e donne, pronti a trascorrere la nostra vita a scavare minerale nelle viscere di Aldebaran Prime. Forse gli altri lo erano. Io no di certo! Se si fosse presentata anche la minima possibilità di liberarmi , non avrei certo esitato. E infatti ...non l'ho fatto. Appena ho intravvisto uno spiraglio ho attaccato, seguito da alcuni uomini che mi erano fedeli. In breve tempo si è scatenata la rivolta sulla nave galera. Abbiamo sopraffatto le guardie, ma lo scontro che ne è seguito, ha danneggiato i controlli della nave che è precipitata su questo pianeta dove poi abbiamo sempre vissuto e dove, alcuni di noi hanno trovato la morte. L'impatto è stato tremendo. Alcuni di noi sono morti tra i rottami contorti. Io sono strisciato fuori da una breccia nello scafo pronto a correre via, verso l'agognata libertà .Finchè non ho dato un 'occhiata al posto dove eravamo finiti. In quel momento è finito tutto . Questo pianeta, di cui non conosco il nome, è un immensa distesa di sabbia rossa. La temperatura di giorno raggiunge i 45 gradi per poi precipitare drammaticamente sottozero di notte. I principali abitanti del pianeta sono insetti e rettili . Chi altro potrebbe sopravvivere in un simile inferno? Strisciano sotto la sabbia mangiandosi l'un l'altro. Le oasi di acqua sono rarissime. Sono degli autentici "miraggi" in questo rovente deserto. Quando eravamo prigionieri sulla nave avevamo tutti un unico scopo : fuggire anche a costo di sterminare tutte le guardie . Anche a costo di ucciderci l'un l'altro . Ma quando siamo usciti e abbiamo visto l'inferno che ci circondava le priorità di ognuno sono istantaneamente cambiate. Fuggire ? Per andare dove ? La nave che ci doveva condurre su Aldebaran Prime era un guscio inerte e contorto. La radio un rottame inservibile. Sarebbero venuti a cercarci? La possibilità c'era , ma era appunto solo una possibilità. Allora cosa ci rimaneva? Potevamo sopravvivere in un posto simile? Domanda oziosa. L'autoconservazione è un istinto insopprimibile . Anche in gente come noi. Avevamo vissuto fino a quel momento vite dissolute e violente , senza regole e senza pietà. Ora dovevamo allearci e trovare il modo di convivere pacificamente se volevamo sopravvivere. Perchè nessuno avrebbe potuto vivere da solo su questo pianeta. Dovevamo costruire un riparo con i rottami della nave e con i pochi alberi simili a palme che si trovavano qua e la nel deserto .Dovevamo trovare cibo . Per lo più bacche somiglianti a datteri o frutti che maturavano su piante come i saguari . Piccoli animali , insetti. Roba schifosa. Ma l'unica che si poteva trovare qui. Una vita triste quella che ci si parava davanti . Dovevamo lasciare da parte il passato .Niente più guardie e ladri . Di centoventi persone a bordo eravamo sopravissuti in 95. Potevamo farcela se restavamo uniti . Alla fine ha funzionato.Anche perchè non c'era scelta. Ci siamo organizzati. Abbiamo anche atteso che qualcuno arrivasse. Ma non è mai successo . Ovviamente perchè il gruppo funzionasse c'era bisogno di una leadership forte. Ho preso io il comando . Lo detengo ancora , anche se ormai sono vecchio .E' per questo che sto scrivendo questa testimonianza. Per chi verrà dopo di me. Non sono ancora pronto ad andarmene sia ben chiaro. Anche perchè mentre eravamo qui , sono nati dei bambini. Ho due nipoti . Mi chiedo che vita ho loro da offrire . Vivere su questa palla di sabbia senza aver mai visto altro , senza aver da scontare alcuna colpa e una condanna tropo crudele. " |