Titolo
Titolo: Tra perle e sangue... oro.
Autrice: Koorime
Beta: Thalia, che io ringrazio non solo per aver
betato il capitolo a tempo di record ma anche per avermi dato una mano a trovare
un titolo carino ed evocativo che secondo me è perfetto per la storia.
Trama: Davanti a tutti c’era Sasuke, o almeno uno
che gli assomigliava parecchio. Camminava avanti e indietro senza sosta con le
mani dietro la schiena e lo sguardo più truce che gli si fosse mai visto in
faccia da quando aveva otto anni.
Disclaimer: Naruto e tutti i personaggi del manga
appartengono a Kishimoto sensei e alle case editrici che ne detengono i diritti.
La fic non è quindi scritta a scopo di lucro, ma solo per festeggiare il
compleanno di una persona speciale. Kin invece è tutto mio! *-*
Avvertimenti: Mpreng, mpreng, mpreng! Questo
significa che ci saranno maschietti incinti sparsi per la fic.
Una piccolissima precisazione: il titolo deriva dal
fatto che Kin in giapponese significa oro.
Note dell’autrice: Questa storia è tutta da dedicare
a una persona, per il suo compleanno.
TANTI AUGURI
STAT!
Lo so, sono in ritardo di ventiquattro ore... ma tanto tu
non potevi leggerla prima, quindi sono perdonata, vero, amore? *sfarfalla le
ciglia*
Mi avevi chiesto il sequel di
Our little treasure quindi eccolo qui, tutto
per te. Ti faccio ancora tanti auguri e ti strapazzo di coccole (XD) in attesa
di incontrarti, finalmente.
Per tutti gli altri buona lettura, Yu.
Tra perle e sangue... oro
Benvenuto al mondo.
La porta si chiuse con uno scatto dietro di lui e Naruto
avanzò a passo spedito tra i corridoi asettici dell’ospedale. Svoltò più e più
volte fino a quando non sbucò nel reparto maternità, dove lo accolse un
campanello di teste more.
Fu accolto dai pianti di Gai Maito e Rock Lee e i tentativi
di Hinata di calmarli prima che le infermiere li sbattessero fuori per tutti
quegli schiamazzi. Ten Ten si massaggiava le tempie e probabilmente era solo per
il fatto che si trovassero in ospedale che ancora non aveva picchiato a sangue i
suoi due compagni di squadra, e al diavolo che uno fosse il suo ex sensei!
Davanti a tutti c’era Sasuke, o almeno uno che gli
assomigliava parecchio. Camminava avanti e indietro senza sosta con le mani
dietro la schiena e lo sguardo più truce che gli si fosse mai visto in faccia da
quando aveva otto anni. Naruto gli si fece accanto con un leggero fiatone e
palesò la sua presenza toccandogli la spalla leggermente. Lui gli concesse una
singola occhiata e riprese a scavare la sua trincea con lunghe falcate, su e giù
per il corridoio immacolato.
-Ho bisogno di una sigaretta!-
Naruto, che era rimasto a guardarlo, sbatté le palpebre
confuso –Sasuke, tu non fumi.- Constatò a onor del vero.
-Beh, questo mi sembra il momento adatto per cominciare,
non credi?- Sbottò quello voltandosi a fulminarlo.
-Okay, adesso calmati.- Il biondo lo prese per le spalle e
lo trascinò senza troppi problemi verso una delle sedie poste contro il muro
–Stai esagerando, vedi di riprendere il controllo di te o ti faccio internare!-
Sasuke lo fulminò con un’occhiataccia ma non fiatò e si
lasciò spingere a sedere. Si prese la testa tra le mani e sbuffò esasperato,
fissando il pavimento lucido. Una volta tanto Naruto aveva ragione, doveva
calmarsi, assolutamente, o avrebbe sfasciato tutto, ma non era facile quando il
proprio compagno era in sala parto a dare alla luce il loro primogenito e lui
era lasciato lì fuori ad aspettare. Si sentiva impotente e inutile, e non era
una sensazione piacevole, affatto, proprio come quella volta per il referendum.
Un anno prima era stato fatto un referendum sui matrimoni
omosessuali per decidere la politica internazionale da seguire, e uno interno ad
ognuno dei Paesi per decidere la linea da seguire singolarmente. Konoha aveva
votato no ad entrambi, così come gli altri Paesi, ad esclusione solo del
Villaggio della Sabbia. Suna era stato l’unico a votare favorevole,
probabilmente influenzati dalle vicende personali del Kazekage, sentimentalmente
legato da anni ormai a Rock Lee della Foglia.
La questione era stata alquanto spinosa e aveva visto
grosse lamentele da parte di chi invece era favorevole a quella svolta perché si
sentiva chiamato in causa o semplicemente perché credeva nell’amore senza
confini e nella legalizzazione dei rapporti omosessuali. I capi dei Paesi si
erano purtroppo ritrovati con le mani legate e avevano dovuto sottostare al
volere del popolo cercando di sedare i malcontenti con la diplomazia.
Nessuno sapeva che Tsunade aveva distrutto il suo ufficio
più volte presa dalla rabbia per l’ingiustizia fatta dal suo popolo, o che era
stata lei a fermare la rabbia di Sasuke e Naruto, quelli che avevano sofferto di
più per quella negazione, quelli che sognavano da un’intera vita di ricostruirsi
una famiglia ed essere felici.
Alla fine più o meno tutti si erano rassegnati a quel dato
di fatto e la vita aveva ripreso a scorrere tranquilla, fino a quando Neji Hyuga
non aveva fatto scandalo rimanendo incinto del suo compagno. A quel punto
Tsunade aveva agito d’anticipo e aveva preservato il diritto di ogni coppia di
adottare un bambino, supportata da tutti gli shinobi del Villaggio.
Sasuke stava solo aspettando che il bambino nascesse per
poter avviare le pratiche dell’adozione.
Una gomitata lo distrasse dai suoi pensieri e si voltò a
guardare Naruto che fissava il gruppetto poco distante.
-Perché sono tutti qui?-
-Erano con Neji quando... si è sentito male.-
-Sentito male?-
-Sì, insomma... quando sono cominciati i dolori.-
Naruto ridacchiò un po’ –Non sei proprio in pace con la
questione della rottura delle acque, vero?-
Il moro fece una faccia scura ed era già pronto a
rispondergli male quando la porta della sala parto si aprì e calamitò tutta la
sua attenzione. Ne uscì una Sakura stanca e sudata, ma con un sorriso gentile
sulle labbra.
Lei si avvicinò ai due suoi compagni di squadra e fissò lo
sguardo in quello nero dell’Uchiha.
-Congratulazioni, Sasuke. Sei papà di un bel bimbo di tre
chili e ottocento.-
Naruto esultò dandogli una pacca poderosa sulla schiena e
Sasuke espirò, senza neanche rendersi conto di aver trattenuto il fiato fino a
quel momento. Il gruppetto attorno a loro lo riempì di auguri e felicitazioni ma
lui neanche li sentiva, troppo preso a ripetersi mentalmente che era diventato
padre. Non riusciva a crederci sul serio.
-E... e Neji? Sta bene?- Chiese con apprensione, ritornando
con la mente al suo compagno. Sakura sorrise, intenerita.
-Sta bene. Vuoi andare da lui?- Sasuke annuì e lei lo guidò
nella stanza singola dove avevano spostato lo shinobi –Ora è sotto sedativi,
perché abbiamo dovuto operare per la posizione scorretta del bambino, ma stanno
bene entrambi.-
La voce di Sakura nella sua mente si affievolì fino a
scomparire nell’istante in cui vide sul suo compagno addormentato in quel letto,
con la flebo nel braccio e l’espressione serena di chi dorme. Fu accanto a lui
in pochi istanti, i suoi occhi a scrutare febbrili il suo incarnato in cerca di
qualcosa che non andasse.
-Sta bene, non preoccuparti.-
Registrò appena la voce di Tsunade, insieme alla presenza
di Shizune, e il suo tono rassicurante e con una nota di presa in giro per
l’apprensione che sapeva irradiava il suo intero corpo.
-Ci crederò quando si sveglierà e me lo dirà lui.- La sua
risposa fece sbuffare divertite le tre donne, ma nessuna si sentì di ribattere.
L’Hokage e la sua assistente se ne andarono per la necessità di controllare
altri pazienti, e Sakura si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Vuoi vedere...-
-No. Non senza Neji.-
La donna annuì e con un sorriso lo lasciò solo di vegliare
sul proprio compagno. Quando la porta si chiuse, Sasuke prese la sedia poggiata
al muro e si accosto al letto, tenendo sempre sotto controllo Neji. Si appoggiò
alla spalliera della sedia ed aspettò.
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Quando, ore dopo, Neji socchiuse gli occhi, agitandosi nel
letto, Sasuke scattò subito verso di lui per controllarlo. Lo Hyuga si muoveva
con lentezza, guardandosi attorno per fare luce su dove si trovasse e perché.
Poi tutti i ricordi esplosero nella sua mente alla sola vista del viso teso del
proprio compagno e lui sorrise, pigro.
-Ciao.-
-Come stai? Senti male da qualche parte?- Sasuke continuava
a studiarlo, non fidandosi delle mille altre volte in cui aveva controllato che
fosse tutto a posto. Neji voltò meglio il capo sul cuscino e sorrise ancora,
allungando una mano per fermare quelle del compagno che continuavano ad
esaminare la flebo nel suo braccio.
-Sasuke, sto bene.-
-Sei sicuro? forse dovrei chiamare Sakura, o Tsunade...-
-Sì, ma solo per farci portare il nostro bambino.-
Sasuke Uchiha si bloccò completamente e se non l’avesse
conosciuto bene, Neji avrebbe potuto credere che stesse tergiversando, preso dal
panico. Se avessero portato il bambino da loro tutta la questione dell’essere
padri sarebbe diventata vera.
Con le poche forze che gli erano rimaste, Neji strinse una
delle sue mani e sorrise di nuovo, socchiudendo gli occhi perlacei e fissandoli
in quelli mori del suo compagno.
-Va’ a prendere il nostro bambino, Sasuke.-
Quello tentennò ancora un istante, ma lasciò andare la sua
mano, adagiandola gentilmente sulle lenzuola candide e si alzò, andando in cerca
di qualcuno che avrebbe potuto rendere reale la sua paternità.
Parlò con un’infermiera che sorrise e lo rimandò in camera,
mentre lei andava al Nido.
Entrò nella camera del paziente Hyuga spingendo un box
trasparente occupato. Gli occhi dei due uomini vennero calamitati da ciò che lo
occupava e attorno a cui si affaccendava la donna.
Il box venne posizionato accanto al letto e Neji fu aiutato
a sedersi contro i cuscini prima che l’infermiera prendesse quella cosina
e gliela mettesse tra le braccia.
Sasuke sgranò gli occhi, completamente preso da quella
visione. C’era un affarino piccolissimo e tutto rugoso tra le braccia del suo
uomo, e l’unica cosa che faceva era respirare. Neji invece tratteneva il
fiato mentre cercava di poggiarselo contro il petto e sostenerlo con un solo
braccio, così da avere l’altra mano libera per toccarlo, e fu quello che fece
per tutto il tempo. Studiò le mani microscopiche e i piedini coperti dal
pagliaccetto azzurro, le gambine erano piegate a ranocchia e non volevano
saperne di rimanere stese, mentre il nasino all’insù e il labbro superiore
leggermente sporgente gli davano un’aria imbronciata che li faceva sorridere
emozionati e increduli.
La testolina era ricoperta già da un mare di sottili
capelli neri e dalle palpebre socchiuse si potevano intravedere due perle
lucide.
Sasuke si accomodò sul bordo del letto, accanto al suo
compagno e studiò suo figlio fin nell’ultimo particolare, per accertarsi che
stesse bene, fosse sano e forte, proprio come i suoi papà.
Il piccolo fagottino fece uno sbadiglio con la sua
boccuccia sdentata e Sasuke scoprì di essere già completamente perso per suo
figlio. Allungò un dito e tracciò una piccola carezza dalla guancia paffuta,
lungo il braccino, fino al pugnetto soffice, e sorrise, poggiando la testa
contro quella castana di Neji.
-Benvenuto al mondo, Kin.-
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