Tell me a lie

di Anastasija00V
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Vi era un unico modo per andarmene via da quel posto.
E ahimè anche se a volte me ne vergogno, credo di aver fatto la cosa migliore e più giusta sia per me sia per il bambino che portavo in grembo.
Finsi di stare male, dolori atroci e che non mi facevano dormire la notte e che disturbavano il sonno di mio marito.
Lo vedevo lottare contro il nervosismo e la sua rabbia di non poter abbandonarmi come aveva sempre fatto per andarsene a letto con altre donne.
E in cuor mio mi chiedevo se alcune di loro stessero vivendo gravide la stessa situazione che aveva colpito me, ricolme di gioia, speranze e promesse che non aveva mai mantenuto.
E se anche economicamente vantavo di un patrimonio invidiabile, io mi sentivo come il relitto di una società più costruita e più falsa di un castello di carte da gioco.
Ma io volevo giocare perché non mi sarei mai arresa, e raccogliendo tutto l’orgoglio e il coraggio di cui ero capace riuscii nel mio intento.
Tornai nella mia città, nel mio appartamento e nella mia casa.
Passò qualche giorno e Colin mostrò una certa insofferenza alla sua “nuova” vita famiglia e così mi propose “per il mio bene” di scrivere alla mia famiglia per chiederle di trasferirsi da noi il tempo necessario affinché io mi riprendessi.
Accettai con entusiasmo e approvazione la sua richiesta.
Non avrebbe mai potuto sfuggirmi perché anche se bigotta la mia famiglia avrebbe notato i suoi a dir poco discutibili movimenti.
Avevo la vittoria in pugno.
E in più mi sarei riscattata da tutte quelle voci e le malelingue che mi avevano turbato e offeso per un anno intero.
Quanto a Colin, si sarebbe rovinato con le sue stesse mani.
 
 




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