Tutto
successe in un attimo; aveva visto Dorian fermo, immobile, esposto, con la
spada in pugno, mentre Xena combatteva a pochi metri lontano da lui. Lo
raggiunse per metterlo al sicuro, quando dietro ad alcuni alberi vide comparire
alcuni soldati persiani armati di archi, pronti a scoccare le loro frecce. Vide
Xena alzare lo sguardo e girarsi verso di lei; fece un salto e se la ritrovò di
fronte. Ci fu solo il tempo di sentirsi poggiare le sue mani sulle spalle,
come a portarla via da li e mentre si spostavano sentì un sibilo, qualcosa
fendere l’aria e riconobbe il suono di una freccia che si conficcava nella
carne: avevano colpito Xena!
A
conferma di questo suo timore, lei si voltò brandendo il chakram lanciandolo
verso quel gruppo di soldati. La freccia era li; l’aveva colpita nel punto
esatto in cui l’armatura lasciava un lembo di pelle scoperta, all’altezza della
spalla sinistra.
Il
chakram andò a segno colpendo il gruppo di uomini costringendoli alla fuga.
“Xena”!
Urlò, vedendo la sua amica cadere su di un ginocchio. Il suo corpo era teso e
sudava a causa del dolore che gli smorzava anche il respiro. “Sto bene
Gabrielle. Aiutami”
L’aiutò
ad alzarsi reggendola e la fece sedere appoggiandola con la schiena ad alcuni
massi.
“Accendi
un fuoco Gabrielle” le disse passandole un bastoncino di legno.
“Cosa
devo fare”?
“Bruciane
la punta”.
“Ok”
le disse dandosi subito da fare.
Era
preoccupata, le mani le tremavano. Per lei era insolito vedere Xena ferita, in
genere era sempre lei a cacciarsi in guai seri. Si muoveva non staccandole gli
occhi di dosso. Dorian le era accanto.
Quando
tutto fu pronto corse da lei.
“Ti
fa male”?
“Un
po’..ma non è questo che mi preoccupa. Gabrielle.. devi aiutarmi e… ciò che ti
chiederò di fare non ti piacerà affatto.. ma devi farlo se vogliamo evitare che
questa ferita s’infetti”.
“Dimmi
cosa devo fare”
“Spezza
il retro della freccia. Dovrai spingere fino a che… non mi trapasserà e poi la
dovrai estrarre”.
“Cosa”?
Le chiese con gli occhi sbarrati.
“Dopo
dovrai..
“Dovrò
passare questo bastoncino bruciato nella ferita…vero”? Concluse spaventata.
“Si…”.
“Per
tutti gli Dei Xena..non ho mai fatto una cosa del genere e non sarà indolore”.
“Lo
so ma se non vogliamo che la cosa peggiori devi farlo…per il mio bene”.
Alzò
lo sguardo e lo incatenò a quello della sua amica. Aveva paura, ma avrebbe
fatto di tutto per aiutarla.
“Va
bene”.
“Ok,
sono pronta…procedi”.
Mise
le sue mani sul retro della freccia e con un colpo secco ne spezzò la parte
piumata. Xena ebbe un sussulto ma non emise un gemito. Procedette spingendo la
freccia fino a quando non incontrò più resistenza, provocando stavolta una
fitta di dolore a Xena che abbassando la testa e stringendo i denti cercò di
riprendere fiato.
Prese
la freccia, ormai fuoriuscita dal petto dell’amica e la estrasse. Xena urlò dal
dolore e
affannata
e con la fronte imperlata da copiose gocce di sudore, si lasciò andare
pesantemente contro i massi a cui era poggiata.
“Resisti,
abbiamo quasi finito”.
Le
rispose con un sorriso stanco e provò una profonda tenerezza nei suoi
confronti, al pensiero che anche in quel momento cercava di rassicurarla.
Prese
il bastoncino rovente e dovette fare appello a tutta la sua forza d’animo per
fare l’ultimo passo. Xena la guardò “Adesso”! E concentrandosi sul suo viso lo
fece.
Sentì
l’odore della carne bruciata, cosa che le provocò un conato di vomito.
L’ennesimo e, sperava anche l’ultimo urlo di dolore di Xena le diede la forza
di non lasciarsi andare…aveva bisogno di lei in quel momento.
Lo
estrasse, ringraziando gli Dei che fosse tutto finito. Sostenne Xena che era
ormai stremata. Bagnò una benda e prese a tamponarle il viso cercando di darle
un po’ di sollievo quando l’amica le chiese di passarle la freccia estratta. La
vide portarsela al viso ed annusarla: il suo sguardo sgomento la mise in
allarme.
“Cosa
c’è”?
“E’
avvelenata Gabrielle”.
“Ma…ci
sarà un antidoto”?
“Si..forse
ad Anfissa troveremo il necessario” le disse avendo cura che Dorian non la
sentisse, cosa che la incuriosì.
Si
erano trovate nel mezzo dell’avanzata dell’esercito persiano, in marcia verso
Atene e se l’avessero raggiunta, l’avrebbero rasa sicuramente al suolo. In quel
momento avevano incontrato Dorian in fuga e ferito.
Le
truppe spartane non avrebbero potuto farcela da sole. Xena voleva provocare una
frana al passo delle Termofili, costringendo così l’esercito persiano a passare
per Anfissa, dov’erano dirette e dove Xena aveva un deposito di armi,
sufficienti ad armare l’ intero villaggio e proteggere Atene.
“Gabrielle
nella bisaccia ci sono delle erbe. Prepara un impacco con delle bende”.
“Subito.
A cosa servono”?
“Rallenteranno
il diffondersi del veleno”.
“Mi
dispiace Xena…Gabrielle si è esposta per mettermi al sicuro mentre io…”.
“Non
importa Dorian. Ora però dobbiamo andare, non possiamo restare qui”.
“Cosa
vuoi fare nelle tue condizioni”? le chiese lavorando con le erbe.
“Gabrielle
dobbiamo proteggere Atene”.
“Non
puoi fare granchè nel tuo stato ed inoltre dobbiamo trovare l’antidoto”.
“Non
c’è tempo per questo. Dobbiamo arrivare ad Atene”.
“Prima
l’antidoto”.
Finì
di preparare l’impacco e cominciò ad applicarlo alla ferita, per poi
fasciargliela.
“Xena,
prima che ti ferissero mi hai detto che avevi un piano…ora sarà cambiato.
Cos’hai in mente”? le disse Dorian.
La
guerriera rimase zitta un istante poi rispose “Si …le cose sono cambiate. Ho
bisogno del tuo aiuto Dorian. Io sono fuori uso e non voglio che Gabrielle si
esponga ad altri rischi. Avviserai tu le truppe ateniesi dell’arrivo dei
persiani ma devi fare in fretta visto che il passo delle Termofili è bloccato”.
Cosa
diceva Xena? La frana avrebbero dovuto provocarla loro. Fidandosi di lei resse
il gioco restando in silenzio.
“Cosa?
Bloccato”?
“Si…c’è
stata una frana. Devi fare in fretta”.
“Certo
Xena, vado subito. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per aver salvato la
mia vita”.
“Và
ora”.
“Addio
Gabrielle”.
“Addio
Dorian”.
Lo
videro allontanarsi dando loro le spalle.
“Cosa
significa? Perché gli hai detto che il passo è bloccato”?
“Vedi
Gabrielle, il villaggio che ha menzionato quell’impostore non ha delle cascate.
Inoltre gli Spartani, sin dall’età di 8 anni tengono tra le mani un bastoncino
di legno per rendere robuste le loro mani. Quando ho stretto la sua non ho
sentito nessuna callosità.
E’
una spia”.
“Quindi
dicendogli quella bugia hai fatto comunque in modo di dirigerli ad Anfissa
senza provocare alcuna frana”.
“Esatto.
Ora aiutami, dobbiamo sbrigarci”.
Le
tese la mano e l’aiuto a rimettersi in piedi.
Xena
richiamò Argo
“Aspetta”
le disse salendo per prima sulla cavalla.
“Questa
è nuova” le disse con un sorriso divertito.
“Smettila
Xena, sei ferita. Dammi la mano e facciamo in fretta. Dobbiamo trovare
quell’antidoto”.
“Si
mio comandante”! la schernì l’amica.
Partirono
spedite.
Arrivate
ad Anfissa, lo trovarono deserto e ormai divorato dalle fiamme.
“Cosa
è successo”?
“Hanno
preferito bruciare tutto piuttosto che lasciare il loro villaggio in mano ai
Persiani”.
“Il
deposito”?
“E’
quell’edificio laggiù”.
Alzò
lo sguardo nella direzione indicatagli da Xena e vide che ai confini del
villaggio vi era un edificio più grande del solito e fortificato.
“La
capanna dell’alfiato”.
“Cosa”?
Le risposte distratta dai suoi pensieri.
“Vi
dovrebbe essere l’antidoto”.
Cautamente
Xena scese da cavallo e si diresse presso i resti di quello che prima doveva
essere un negozio. La vide rovistare in giro, rischiando di essere colpita da
una trave che cadde fortunatamente alle sue spalle. Dopo un po’ ne uscì con in
mano una bottiglietta rotta, preoccupata.
“Niente
antidoto vero”?
“No”
“Dobbiamo
andare . Qui non c’è nulla che possa esserci utile. Né uomini da armare né una
cura per te”.
“Gabrielle
ascoltami. Troveremo il rimedio per questo veleno in Tessaglia, ma non possiamo
andare via da qui. Dorian avrà già detto ai Persiani della frana e si staranno
sicuramente dirigendo qui”.
“Possiamo
farcela. Andiamo, prendiamo l’antidoto e torniamo”.
“Non
c’è tempo. Se partiamo ora per la Tessaglia, i Persiani raggiungeranno Atene e
la distruggeranno” le disse guardandola dolcemente.
Lei
lo sapeva. Non avrebbero mai avuto il tempo necessario per andare a prendere
l’antidoto e tornare indietro ma non poteva lasciarla in quelle condizioni.
Aveva già visto gli effetti del veleno e sapeva che sarebbe peggiorata da un
momento all’altro fino a…
“Quanto
tempo ti rimane”?
“Non
lo so”.
“Xena”!
“Davvero
Gabrielle, non lo so. Potrebbero essere ore o giorni, non lo so. So solo che
dobbiamo sbrigarci prima che il mio stato di salute peggiori”.
“Ma
come pensi di poter fermare un’intera armata qui, con te ferita e sicuramente
nelle prossime ore peggiorerai. Io non posso esserti di grande aiuto, non
possiamo farcela”.
“Dobbiamo
e non dire così…sei molto più coraggiosa e forte di quanto tu stessa possa
sapere” le disse poggiandole le mani sulle spalle e guardandola dritta negli
occhi.
“Siamo
due matte”.
“Bè
almeno ci facciamo compagnia. Andiamo nel deposito”.
Sorrise
e sorreggendola si avviarono verso il deposito.
N.d.a:
Salve
a tutti! Eccoci alla fine del primo capitolo. Mi è capitato ultimamente i
rivedere le repliche di Xena e nello stesso periodo ho scoperto questo
fantastico sito.
Rivedendo
l’episodio “One Against an Army” ho provato ad immaginare come se la sarebbero
cavate le nostre due eroine se ad essere ferita fosse stata Xena e non
Gabrielle.
Aggiornerò
quanto prima. Il secondo capitolo è già in fase di scrittura.
Un
saluto a tutti e se vi va recensite commentate e criticate!
Un
bacio a tutti!
Grazie!