INASPETTATAMENTE_ cap.2
One Way Or Another – Capitolo 2
14 Agosto.
V’s POV.
Le
primi luci del mattino passano attraverso le persiane della finestra aperta e raggiungono
i miei occhi chiusi. Dovrei svegliarmi, è vero, dovrei farlo, ma per compiere
questa faticosissima azione di sveglia, dovrei aprire gli occhi. Però al
momento non ne ho voglia, non mi va, mi sento particolarmente stanca, è come se
fossi andata a dormire tardissimo. Con le palpebre ancora socchiuse decido di
girarmi su un fianco, se la luce del sole non mi colpisce direttamente magari
potrei addirittura avere l’opportunità di riaddormentarmi. Mezza addormentata e
tremendamente sonnecchiosa, provo a rotolare con estrema calma anche se la mia
pigrizia mattutina è impressionante. Sto per concludere il difficoltoso ed
impacciato movimento, quando poco prima di essere completamente girata sul
fianco percepisco la presenza di un corpo caldo di fianco al mio. No, un
attimo. Oh cavolo… E’ il corpo di un
maschio, palesemente data la dimensione del suo torace ampio dove le mie spalle
sono finite voltandomi, un torace caldo e calmo, respira regolarmente, sembra
quasi che dorma ancora. Spalle molto larghe e muscolose che sono appoggiate
contro le mie e non è la prima volta che sono così vicino a me, quindi le riconosco senza problemi e come un
fulmine a ciel sereno mi ricordo ciò che era accaduto la notte precedente…
«Vi,
dormi con me.» non era una domanda, non era una proposta, era semplicemente una
richiesta.
«Cosa
Cri?» ho chiesto io.
«Rimani
con me stanotte, dai, dormi con me... Per favore.» erano un dolce sussurro le
sue parole.
«Sicuro?»
ho dovuto chiederglielo. Per forza. Anche se è stato come se mi fossi tirata la
zappa sui piedi. Gliel’ho chiesto nonostante l’attrazione che il dormire da
sola con lui mi poteva suscitare.
«Mai
stato più sicuro...» e quando lo diceva così, non potevo che accettare.
Ed
è stato così che mi aveva convinto a rimanere a dormire in sala, con lui. Chiaramente
non era la prima volta che dormivamo insieme, generalmente ci addormentavamo e
basta, senza chiederci nulla, come facevamo in spiaggia sullo stesso lettino
una decina di anni fa. Ma questa volta è stato diverso. Decisamente diverso.
Inoltre ci faceva compagnia una presenza
sul divano, addormentata ormai da tempo, che si faceva compagnia: Paola, che
avendo passato le ultime ventiquattro ore rinchiusa in una camera d’albergo con
il ragazzo con il quale aveva ballato alla festa di Cristian, era crollata
stanca morta sul divano con un’aria decisamente soddisfatta. Quella ragazza non si è mai fatta dei
problemi, soprattutto al suo compleanno, perché dovrei farmeli io ora? Già,
il compleanno di Cristian, una serata memorabile, soprattutto se ripenso a quei
meravigliosi occhi verde smeraldo di quello sconosciuto. Però mi sono detta: Virginia, non è il momento di pensare a lui,
soprattutto perché è un completo sconosciuto e soprattutto perché dopo tanti
anni puoi avere la tua occasione con Cristian, anche se sarà solo per una notte…
Anche se c’era la Barbie Paola addormentata sul divano, era inevitabile che
qualcuno fosse nei paraggi, ma almeno con lei avevo la certezza che fosse
profondamente addormentata e decisamente in fase REM dato il russare della
ragazza. Tre mesi prima dell’estate, avevamo deciso di prendere una casa in
affitto tutti e otto, era inutile spendere dei soldi in camere di un albergo,
quando avremmo comunque dormito tutti insieme e fatto degli orari
improponibili. Dato che avevamo adottato quella stessa strategia l’anno
precedente ed eravamo tutti rimasti soddisfatti, senza troppe lamentele e
soprattutto senza litigi furibondi per incomprensioni, avevamo prenotato la
stessa casa anche quest’anno, stessa casa e stesse otto persone.
Dopo
vari minuti di immobilità dopo il fato che fosse così sicuro, Cristian si è
avvicinato e mi ha abbracciato da dietro. Ho sussultato, sospirato e respirato
il suo profumo. Un profumo che mi è sempre, sempre piaciuto.
«Posso,
vero?» mi ha chiesto e non ho potuto fare altro che annuire, non poteva
chiedermelo con quella voce da cagnolino bastonato. Mi ha stretto forte e mi ha
sussurrato «Lo sai che domani sarà tutto come prima, vero?»
Ecco
il motivo per il quale prima gli avevo chiesto fosse davvero sicuro, tra di noi
il problema è sempre stato il “dopo”, ma i miei sentimenti per lui, che anni fa
sfioravano sempre il “cotto abbrustolito ma non dirlo a nessuno e soprattutto
non farlo capire”, li avevo rinchiusi nel fondo più fondo possibile del mio
cuore già da parecchio tempo e così la mia risposta non è potuta essere altro
che «Certo che sì, ti conosco fin troppo bene.»
«Vi,
non mi va di perdere l’unica…» non mi andava di ascoltarlo, non volevo
ascoltarlo, almeno, non ora. Lo conosco molto bene da sempre e quindi sapevo
che quella sarebbe stata la “nostra” notte. L’unica notte. E non mi andava di
sprecarla finalmente con delle parole, ora, inutili.
«Cristian,
non mi devi spiegazioni, lo so, vieni qui.» Ho detto questo con un filo di voce
e subito dopo l’ho abbracciato.
Dopo
più di vent’anni che ci conoscevamo, finalmente le nostre labbra si sono unite,
inizialmente in modo molto casto, come per tastare il terreno, come in punta di
piedi di notte quando non vuoi far rumore, come per poter tornare comunque
indietro, poi in un modo decisamente più passionale, come sempre avevo
immaginato.
«Finalmente,
Virginia...» ha detto lui ad un certo punto guardandomi negli occhi tra un
bacio e l’altro «Sei davvero una meraviglia.»
Non
mi erano mai piaciuti i complimenti, soprattutto se fatti per secondi fini,
soprattutto in questi casi e in questi momenti. «Cristian, shhh, smettila. Sono
una ragazza normalissima e...» un bacio mi ha chiuso la bocca, impedendomi di
proseguire.
Stavo
per riprendere il discorso quando guardandomi negli occhi, ha detto «Smettila
tu, se fossi un ragazzo con un minimo di testa sulle spalle, non esiterei un
attimo a stare con te, sei la ragazza perfetta, ma purtroppo…»
«Purtroppo
sei un ragazzaccio!» ho concluso con un sorriso. Abbiamo sempre scherzato su
questo fatto del ragazzaccio e della ragazza perfetta, ma entrambi abbiamo
sempre saputo che non sarebbe mai potuto esserci qualcosa di veramente serio
tra noi due, nonostante le sue parole mi abbiano sorpreso in pieno anche perché
non credevo che fosse un ragazzo così profondo, so benissimo che non potevo né
volevo pretendere nient’altro oltre alla notte insieme.
Ci
siamo baciati a lungo, scoprendo con le mani posti nuovi per entrambi sui
nostri corpi e quando la situazione si è fatta, come dire, più calda abbiamo
sentito Paola rigirarsi sul divano e mugugnare qualcosa.
«Facciamo
piano! Ti ricordo che abbiamo ospiti!» ho sussurrato a Cristian baciandogli una
guancia. «Vi, non ti preoccupare, non voglio fare tutto con te. Voglio solo
coccolarti un po’» la sua risposta molto semplice e senza malizia mi ha
decisamente spiazzata, dato che lui generalmente andava sempre fino in fondo
con tutte le ragazze conosciute e che sono passate dal suo letto. Lo sapevano
tutti, lo sapevo benissimo anche io, dato che mi ha sempre raccontato tutto.
«Va
bene.» ho sussurrato la mia risposta.
«Vi,
ascoltami. Tu non sei come tutte le altre ragazze, non ho intenzione di usarti
come faccio di solito con le altre, non ho intenzione di farlo e non lo farò. Meriti
di meglio, e per quanto sia possibile il mio meglio, soprattutto in questo
campo, non è quanto meriteresti...» mi ha risposto molto serio.
Alla
fine devo ammettere che non è andata così male, anzi, è stato di parola il
signor Cristian e mi ha senza alcun dubbio regalato il suo meglio. Non che io abbia chissà quale esperienza, ma il ragazzo
sa davvero il fatto suo in campo “letto” e le voci che spesso circolano su di
lui sono tutte vere; la cosa che mi ha lasciata leggermente stupefatta è stato
quando verso la fine mi ha sussurrato un «Sei brava, cavolo. Notte Vi, e
grazie.» e poi si è addormentato al mio fianco in tempo zero come se nulla
fosse.
Ho
voluto dare un’occhiata allo schermo del telefono per capire che ore fossero e
mi è quasi preso un colpo: l’orologio segnava 5.27 ed io ero stanca sì, ma dopo
tanti anni, un bello sfizio me l’ero tolta.
Però,
poco prima di cadere in un sonno ristoratore, mi sono tornati in mente due
occhi verdi e soprattutto il detentore di quegli occhi che salutava nel buio
della discoteca, chissà se stava davvero salutando me e chissà se almeno lui è
diverso da tutti... Sì, Virginia, pensa
ancora a lui, brava, è proprio un bel comportamento da persona matura che non
crede assolutamente nelle fiabe. Mi sono maledetta mentalmente due secondi e
con quei pensieri in testa mi sono addormentata.
Oh… merda? E’ la prima esclamazione dopo aver ripercorso
nella mia testa gli eventi della sera prima. Virginia, ora, fai il punto della situazione, so che puoi farcela: allora,
ho passato una meravigliosa nottata-mattinata, mi sono finalmente tolta un
grosso sfizio che avevo da una vita e, soprattutto signori e signore, sono libera! Tre a zero per me. La cosa che
più mi fa piacere però è la sensazione di libertà, perché non mi piacciono i
legami basati solo sul sesso o sullo pseudo-sesso,
conosco Cristian da una vita e so che quanto successo rimarrà tra noi, e poi è
stata una cosa solo di una notte, come avevamo già chiarito ancor prima di
iniziare. Quindi ritorno a respirare normalmente, mi stiracchio un po’ e mi
allungo e sento indolenzite un po’ tutte le articolazioni, è
quell’indolenzimento che piace e che soprattutto ricorda le belle azioni della
notte passata. Cavolo però, è bravo, il
signor Cristian... Mi è appena tornata in mente una cosa decisamente da
censurare che però mi farà compagnia per il resto della giornata e soprattutto
che mi terrà di buon umore per tutto il giorno. E’ bravo sì, ora capisco anche
tutto l’attaccamento di Paola che prova a farlo capitolare da anni senza
riuscirci, deve aver sentito anche lei le voce di corridoio. A proposito di lei,
spero abbia dormito profondamente tutta la notte dato che aveva da recuperare
un po’ di ore di sonno.
Riprendo
contatto con la realtà, decido quindi di aprire definitivamente gli occhi e di
mettermi a sedere sul letto, certi pensieri fanno svegliare meglio e di
buon’umore più di una tazza gigante di caffè.
Cristian
si sta svegliando proprio in questo momento «Bu… Bu... Buongiooorno» dice
sbadigliando.
«Buon
giorno a lei, cos’è il risveglio dell’orso bruno?» chiedo io e in tempo zero mi
afferra per i fianchi, mi atterra e inizia con la solita tortura del solletico.
La storia dell’orso bruno va avanti ormai da una decina d’anni e lui reagisce
sempre allo stesso modo: solletico.
«Cris!
Per favore basta! Mi arrendo!» affermo io senza fiato.
Dopo
svariati minuti di solletico e risate, Cristian si blocca improvvisamente, mi
guarda fisso negli occhi e sussurra «Buon giorno, Vi.» e deposita un bacio su
una mia guancia che ovviamente di tinge di rosso.
«Buon
giorno a te.» chissà come mai le parole risultano un po’ più basse e
strascicate di quello che in realtà volevo far sembrare. Credo che per entrambi
sia stato, almeno in piccola parte, strano risvegliarsi insieme dopo che è
effettivamente successo qualcosa tra di noi dopo tutto quel tempo.
Dalla
cucina arriva un solito e molto familiare frastuono, che da un paio di
settimane a questa parte accompagna la sveglia di tutti gli abitanti della casa
e che a me fa sorridere molto, evidentemente qualche anima pia, molto
probabilmente Carlotta, sta preparando con la sua solita meticolosità latte, caffè,
the, succhi di frutta, brioches, fette biscottate e biscotti per la colazione
in maniera impeccabile, alla Pinterest
per intenderci. E ogni mattina Carlotta, una volta completata la sua opera,
postava innumerevoli foto su Instagram dove riceveva moltissimi “like”.
Come
un tornado Mirko apre la porta della sala esclamando un «Buon gioooorno
dormiglioni! Forza belli addormentati, è ora di fare colazione! Forza, forza!»
Carlotta
e Mirko, sono una coppia meravigliosa, e sono entrambi davvero adorabili. Carlotta
è dolcissima, calmissima e si preoccupa sempre per tutti, Mirko invece è una
sorta di uragano, sempre allegro e riesce a far sorridere tutti alla mattina, e
non tutti sono particolarmente inclini ad essere felici e vivaci alla mattina.
Sono una coppia davvero molto tenera e dopo tanti anni di amore platonico, due
anni fa si sono finalmente dichiarati, prima avevano paura della distanza ma
ora, frequentando la stessa università, vivono nella stessa città e sono
felicissimi.
Mirko
entra completamente in sala, scruta bene tutti e si accorge della presenza di
Paola sul divano.
Guarda
con aria mista tra il curioso, l’enigmatico e il super divertito me e Cristian
e dice facendo cenno a Paola «Ma, lei che cosa ci fa qui che non c’entra
nulla?»
Cristian
lo guarda, alza gli occhi al cielo e borbotta un «Bho, sai che mi tiene
d’occhio.»
Decido
io di rispondere dando una spiegazione più concreta ed esaustiva «Si è
addormentata qui dopo le magnifiche ventiquattro ore che ha passato in hotel!»
Adesso
sia Cristian che Mirko ridono quasi sguaiatamente pensando a una Paola mezza
nuda che ci dà dentro con quello sconosciuto, come fosse una cosa assolutamente
normale per tutti, o almeno, è una cosa molto normale nell’universo di Paola.
Ogni
volta che dico o penso alla parola “sconosciuto” mi tornano in mente due occhi
verdi. Chissà se si è accorto di me, però era proprio un bel sogno a occhi
aperti.
Ritorno
alla realtà subito dopo e mi alzo dal letto condiviso con Cristian per una
notte, mi fa cenno di andare e trascinare via dalla sala Mirko, poco prima mi aveva
sussurrato «Sono completamente nudo sotto il lenzuolo. Mi sistemo e arrivo.» E
subito l’immagine di un Cristian come mamma l’ha fatto mi è balenata in testa. Virginia, sai come continuare ad avere un
bel sorriso in faccia tutto il giorno: pensando e avendo in testa certe cose.
«Iniziamo
ad andare di là, ma non svegliamo Paola che sarà stravolta, conoscendola» dico
a Mirko molto divertito, dirigendolo verso la cucina.
Il
profumo di caffè che aleggia in cucina mi fa sentire proprio a casa, vedo
Carlotta che ormai è una specie di mamma che si prende cura di noi e dico «Carlotta,
adoro quando prepari tu il caffè. Ha un qualcosa in più.”
Lei
sorride, dà un bacio veloce a Mirko e mi risponde «Vi, lo so che vivresti solo
a caffè, l’ho preparato come piace a te, ma promettimi che mangi anche qualche
biscottino o uno yogurt. La colazione è il pasto che dà più energia, mi
raccomando, lo sai.»
«Va
bene, mamma.» le rispondo io con una
smorfia.
«Sì,
ricordati che poi con ‘mamma’ ci fai una bella chiacchieratina.» risponde
facendo l’occhiolino. Che abbia già intuito tutto? Anche se non penso che sia
così palese. Ma conoscendomi può sospettare qualcosa dal mio strano sorriso
mattutino pre-caffè.
«Dopo
il caffè.» borbotto affondando il naso nella gigantesca tazza fumante del mio
liquido preferito. Credo proprio che mi servirà per affrontare al meglio la
giornata. Quello più i pensieri colorati della notte passata.
Cristian
sta arrivando in cucina, Paola dorme beata sul divano, Carlotta e Mirko sono
qui… Mancano ben tre persone all’appello: Valeria, Giorgio e Alessandro, due
fratelli patiti per il calcio più la ragazza del primo.
«Ma
i bros e Vale dove sono?» chiedo poco
dopo a Carlotta che sicuramente ne è al corrente.
«A
correre, ovviamente! I bros tra un
po’ inizieranno la preparazione atletica e vogliono già essere allenati per non
sfigurare. E Vale non può fare altro che fare da coach!»
«Che
bravi ragazzi! Dovrei proprio andare con loro qualche volta.» dico io con un
sospiro. Dovrei proprio iniziare a correre con loro, in tempo zero sarei in
super forma ma la mia costante pigrizia me lo continua a impedire.
Fa
il suo ingresso in cucina a petto nudo Cristian ispirando il profumo di caffè e
chiedendo «Facciamo colazione o aspettiamo gli altri?»
«No
no, colazioniamo pure. Vi ha già iniziato a drogarsi di caffè, come puoi ben
vedere, e poi ci sono tutte le tue scandalose foto del compleanno da vedere sul
pc!» risponde prontamente Mirko con un sorriso sornione.
«Ottima
idea Mirko! Io non le ho ancora viste!» prendo subito la palla al balzo e
soprattutto sono decisamente curiosa di vederle tutte. Ma proprio tutte. Chissà
se trovo il ragazzo sconosciuto in qualche foto… Basta Virginia però, basta illudersi. Lui è praticamente scomparso e
con molta probabilità non stava né guardando né salutando te, l’alcol fa brutti
scherzi lo sai. Ok, devo anche smettere
di parlare con me stessa.
Con
la pancia piena e il caffè che finalmente mi scorre nelle vene sono decisamente
pronta per affrontare la missione “foto”. Siamo tutti e quattro davanti allo
schermo del portatile di Mirko, Paola dorme ancora e gli altri tre non sono
ancora tornati dalla corsa. Sono un po’ irrequieta, e non posso non esserlo. Ti prego, ti prego, ti prego… Fai che non
mi sono immaginata niente, fai che ci sia lui almeno in una foto. Ma anche di
sfuggita. Un pezzo di lui. Muta preghiera la mia, inutile a dire il vero
dato che siamo già alla cinquantesima foto della serata e di lui non c’è alcuna
traccia. Mi sono persino messa gli occhiali da vista per osservare meglio ogni
singola immagine, ogni singolo frammento, ma è inutile, semplicemente inutile,
la fortuna non è dalla mia.
«Vi,
tesoro, ma stai ascoltando?» oh cavolo, di che cosa mi stava parlando Carlotta?
«Mmm.
No. Scusatemi, ero soprappensiero» dico togliendomi gli occhiali.
«Mirko
ti ha chiesto se hai riconosciuto Marco nelle foto.» dice tranquillamente
Cristian.
«Marco?
Ma il Marco nostro? Marco era alla festa di Cristian?» chiedo con aria piacevolmente
stupita, non ci avevo proprio fatto caso della sua presenza al compleanno di
Cristian e nelle foto ho guardato tutto tranne che facce conosciute.
«Dai
Vi, non ti sei accorta che stavamo parlando con dei ragazzi? E poi c’era il
nostro Ale che stava parlando con uno...» lascia la frase a metà Carlotta con
una faccia speranzosa. Allora non mi ero immaginata dei ragazzi vicino ai
divanetti dove erano loro. Prosegue il discorso con «…ecco, c’era Marco con dei
suoi amici, Andrea, Alberto e Matteo.» Toh,
che bel nome Matteo. Mi è sempre piaciuto. «E poi Marco e Ale si sono finalmente
parlati a lungo» sospira infine lei.
«Tu
stavi ballando con me.» ammette Cristian sorridendo.
Guardo
Cristian negli occhi, mi volto verso gli altri e cerco di sdrammatizzare alzando
le mani in alto in senso di resa e dico «Ero giustificata!» Ci guardiamo e
scoppiamo subito a ridere. Che peccato non aver rivisto Marco, era da
tantissimo tempo che non tornava al mare.
Ore 02:48
Sospetto
che sia molto tardi. Ma davvero molto tardi. Continuo a girarmi e rigirarmi nel
letto. Do un’occhiata allo schermo del cellulare e segna le 02:48. Merda, stasera non riesco proprio a
prendere sonno. Questa notte ha deciso di dormire con me Carlotta, anche se forse
con Cristian sarei riuscita ad addormentarmi subito. Ma dopo la chiacchierata
pomeridiana sulla spiaggia con Carlotta, nella quale si è complimentata a lungo
per la mia notte precedente «Vi, finalmente, cavolo! Erano… anni che te lo
dicevo? Ti sei tolta uno di quegli sfizi enormi, brava!» mi ha anche chiesto
del perché ultimamente rimango troppo spesso immersa nei miei pensieri e così
le ho raccontato di quel ragazzo della discoteca e dei suoi occhi verde
smeraldo. «Vi, ma sei sicura che non stesse guardando proprio te? Io la
guarderei una come te in discoteca, e anche fuori, ad essere molto sincera. Non
ti valorizzi abbastanza, tesoro.» e prima che potessi ribattere qualcosa mi ha
fermato con uno «Stanotte per togliere i brutti pensieri dormo con te. E te lo
dico io, lo rivedrai, vedrai...» non ho potuto fare altro che abbracciare
stretta stretta Carlotta e le ho risposto con una smorfia divertita «Sì, certo.
Nei miei sogni!»
Dopo
quella frase, il karma ha deciso di punirmi. Il presupposto per sognare una
persona sarebbe quello di addormentarsi e addentrarsi nella fase REM o quinta
fase del sonno. Ma stanotte ha deciso per me l’insonnia e i pensieri. Questa
notte c’è il vuoto dentro di me, neanche la presenza di Carlotta può alleviare
questo strano senso di solitudine.
La
mia mente decide quindi di tornare a quella sera, ai tratti del suo viso, al
suo sorriso, al suo collo, alle sue spalle larghe, alla sua altezza, e poi al
suo viso e ai suoi capelli mori mezzi spettinati e infine loro… La parte
migliore: gli occhi, quegli occhi così verdi che mi hanno decisamente sconvolta
e scombussolata. Fin troppo, Virginia, non
puoi continuare così. La mia razionalità torna a galla rapidamente. Dovrei
proprio smetterla di pensare alle cose più strampalate e soprattutto impossibili.
Non posso pretendere che una persona così sconosciuta in discoteca mi possa
quasi togliere il sonno. Devo però cercare di essere il più realista possibile
e soprattutto convincermi che lui non
stesse guardando me. I miei sentimenti questa volta volevano uscire,
volevano provare a prendere una boccata d’aria, volevo fare un qualcosa di
diverso. E invece no, non posso permetterlo. Basta illusioni e basta sognare Virginia, o forse non proprio basta sognare, cerca di sognare cose fattibili e
realizzabili.
E
con questo pensiero, chiudo gli occhi e decido di dormire.
M’s POV.
Ore 2:51
Mi
sveglio di quasi soprassalto con una strana sensazione addosso, qualcosa non va. Non va questo senso di
vuoto che sento alla bocca dello stomaco, non va questo senso di solitudine e
di tristezza che aleggia dentro di me questa notte.
Per
cercare di calmarmi il più possibile e mandare via quella sensazione, ripenso a
lei. Occhi meravigliosi, corpo da
favola e sorriso da infarto. Sorrido a me stesso e mi maledico perché avrei
potuto osare di più quella sera e non un semplice mezzo saluto da perfetto
idiota con una mano a mezz’aria. Matteo,
sei proprio un cretino. L’unica occasione che mi capita dopo molto tempo, l’ho
praticamente buttata via in tempo zero. Anche se lei era chiaramente fidanzata.
Che poi, chissenefrega dell’essere fidanzata, mi sarei impegnato con ogni
singola molecola del mio essere per poterla conquistare e provare a renderla
felice.
“One
way. Or Another. I’m gonna find ya.”
“One way. Or Another. I'm
gonna see ya.”
Mi
tornano in mente le parole di una vecchia canzone che ho sentito questa notte
in un pub, sorseggiando una birra con Marco e Andrea e parlando di tutto quello
che ci aspetta nei prossimi mesi. Alberto è finalmente tornato a casa super
mortificato per le figure da cioccolataio che ha fatto grazie all’alcol durante
questo folle weekend.
Spero di poterti trovare e
rivedere con tutto me stesso, ragazza sconosciuta. Negli ultimi giorni non ho fatto altro
che pensare a lei, ai suoi occhi scuri, alle sue labbra e al suo corpo. E ogni
volta che capitava, il respiro e il calore del mio corpo aumentavano. Mi sto
veramente rincoglionendo come un cretino per una ragazza che non ho neanche
conosciuto. Andiamo alla grande, insomma. Forse sarebbe ora di dormire, così chiudo
gli occhi e ripenso a lei, e mi calmo anche.
Sì, in un modo o in un
altro, ti rivedrò. Dico a
me stesso in maniera molto determinata prima di cadere in un sonno profondo.
**
Buona sera a tutti! Come
promesso, sono tornata dopo una settimana con il secondo capitolo di “Inaspettatamente”
o meglio ribattezzata “Schiffy”. E niente, abbiamo avuto un capitolo strano, lo
so. Virginia con Cristian che si toglie “un piccolo sfizio” e Matteo che beve
birra e ascolta musica strana al pub che gli fa avere pensieri strani. A
proposito di musica, il titolo del capitolo e una piccola parte di canzone è “One
Way Or Another” di Blondie. (E sì, lo so che c’è anche in versione One Direction,
ma quella di Blondie rimane la classica. Oltre a quella cantata da Veronica
Mars.) Spero che questo secondo capitolo sia di vostro gradimento. Grazie per
essere passati di qui e aver letto questo capitolo. Come sempre, lavoro e
impegni vari a parte (la settimana prossima parto per i Campionati Italiani di
Nuoto Master a Riccione) dovrei riuscire a pubblicare il prossimo capitolo tra
una settimana. Spero che questi Matteo e Virginia in “versione 2016” vi
piacciano come piacciono a me perché, devo ammettere, riscrivere di loro mi sta
piacendo troppo! Grazie mille ancora, dal profondo del mio cuore.
Un abbraccio e a presto!
E.
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