The Things I Do For Love

di sibley
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L'uomo incappucciato uscì dal portone del grande castello, dirigendosi a lunghe falcate verso le mura della città, stringendo tra le braccia un grosso fagotto. Approdo del Re non era silenziosa nemmeno di notte, c'era sempre qualche schiamazzo o qualche ubriaco che cadendo al suolo produceva un sordo tonfo seguito dalle urla del locandiere che gli intimava di non tornare mai più. L'incappucciato proseguì la propria marcia verso la zona più povera della Capitale, non degnando di uno sguardo ciò che lo circondava. Pochi occhi si alzarono per guardare quel losco figuro che incedeva spedito verso il Fondo delle Pulci ed in pochi riuscirono a notare che cosa nascondeva quel fardello che teneva in braccio finché un pianto di bambino non squarciò l'aria e fu chiaro subito che proveniva dalle braccia dell'uomo. Quest'ultimo abbassò il capo a posare un bacio sulla fronte del bambino che continuò a piangere disperato mentre l'uomo allungava ancora il passo. Molti minuti dimarcia più tardi, l'incappucciato bussò forte alla lercia porta di una locanda chiusa alla quale venne ad aprire un grasso uomo pelato che tese immediatamente le braccia per prendere il bimbo in fasce e portarlo all'interno.

«Immagino che minacci te più di chiunque altro, Ser.» disse il grasso.
«Minaccia tutto ciò che ho di più caro.» rispose l'uomo che teneva ancora alto il cappuccio.

Un attimo di pausa.

«Fai in modo che arrivi sano e salvo a destinazione, o ti troverò dovunque tu sia andato a nasconderti.»
«Perché tanta premura? Te ne stai liberando con così tanta facilità, ma allo stesso tempo non vuoi che gli venga fatto del male...»
«Lui è una creatura innocente, non merita del male. Non ha sentore di ciò che è, di ciò che può fare a me.»
«Egoismo... che brutta storia...»
«Tu più di chiunque altro sai che cosa c'è sotto, non è così Ragno?»
«Ovviamente.»
«Allora penso tu possa immaginare perché questo bambino mi turba.»
«La trovo una forma di egoismo... ma non ti disprezzo per questo. A me non importano queste quisquilie, se così si possono chiamare. Io sbrigo le vostre faccende, ascolto tutto con i miei Uccellini... ma la mia è solo precauzione. E a differenza di ciò che si pensa, mi basta vivere tranquillo in mezzo agli agi...»
«Allora sbriga questa faccenda ed il tuo tenore di vita non verrà intaccato.»
«Senza dubbio, Ser.»

L'incappucciato abbassò ancora il capo per baciare di nuovo la testolina dai capelli scuri che spuntava dalla copertina in cui era infagottato.

«Dunque addio, principino.»




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