Uno degli assiomi fondamentali
intorno a cui girava l’intera
vita di Sirius Black, era che l’amicizia e
l’implicito mutuo soccorso ad un
amico era qualcosa di sacro ed imprescindibile.
Per quanto l’impresa fosse
disperata, aveva giurato a sé
stesso che per il suo compagno di vita ci sarebbe stato. Sempre. Anche
quando
non gli sarebbe piaciuto. Anche quando non sarebbe stato
d’accordo. Una
promessa è una promessa, in fondo. Non vale infrangerla
appena la situazione
diventa critica, no?
Una tiepida sera di giugno, Sirius
Black ebbe a maledire
amaramente quella sua tendenza alla fedeltà incondizionata.
Il caso volle che
fosse la stessa tiepida sera in cui il suo migliore amico, al secolo
James
Potter, radunò i suoi compagni di ventura per mostrar loro
il suo ultimo
acquisto: un anello di fidanzamento per la sua fidanzata dagli occhi
smeraldini.
“Naturalmente, tu sarai il
testimone!” si sentì dire.
Me fortunato
, si
ritrovò a pensare sbuffando.
La sola parola matrimonio
gli provocava forti brividi: un po’ per la sua
decantata vocazione al
celibato, un po’ – soprattutto questo
po’
– per i terribili ricordi che gli suscitava, memore di simili
occasioni mondane
in cui sua madre lo mandava abbigliato come un paggetto ottocentesco e
le ore
passavano lente, tra parenti dalle espressioni solenni e posate
d’argento.
A due giorni dalla fatidica
passeggiata verso l’altare, le
sue convinzioni sulla cerimonia non erano davvero cambiate, anzi, e fu
con una
serie infinita di sbuffi e smorfie accigliate che partecipò
all’ultima – grazie al
cielo! – prova del matrimonio.
Unica parte positiva di tutta la
situazione: la sua
controparte femminile, in piedi composta a fianco a Lily. Era una
Babbana,
amica d’infanzia, tale Michelle McKenna.
Mica male ,
constatò
il canide, soffermando un attimo lo sguardo sulle lunghe gambe di lei.
Forse un attimo di troppo: la bella
proprietaria,
evidentemente conscia dell’ occhiata rivoltale, si era ormai
girata a
guardarlo.
No problem ,
gongolò
mentalmente.
Se c’era qualcuno che
sapeva risolvere una situazione,
specie con una femmina, col solo potere dello scintillio del suo
sorriso, quello
era il rampollo dei Black. Lo sfoggiò con sicurezza, certo
del successo. Quello
che non si aspettava, era che la destinataria di tanto ben di Dio lo
ricambiasse tra l’accigliato e il derisorio, come pure il
prete, il suo
migliore amico e la promessa sposa.
“Sirius? Sei ancora dei
nostri?” sentì ghignare, come in
lontananza.
L’aureola di fascino che lo
aveva temporaneamente avvolto si
infranse improvvisamente: la realtà tornò
prepotente, nei panni di un
ridacchiante sposo occhialuto.
“Che
c’è?” sbuffò.
“Ti stavamo chiamando. Le
fedi” sorrise James Potter.
“Ah,
già” fece Black sovrappensiero, sfilando dalla
tasca un
cofanetto di velluto.
Il resto della prova si svolse
rapidamente e senza altre
stranezze. E mentre gli sposi si stavano attardando un attimo in
più con il
celebrante per definire gli ultimi dettagli, Sirius ebbe appena il
momento di
ringraziare qualsiasi divinità per la fine di quella tortura
prima che la sedicente
Michelle gli picchettasse imperiosa su una spalla.
“Ah sei tu”
sbuffò.
“Sai, sarà
un’impressione, ma prima non mi sembrava che ti
desse fastidio la mia presenza” fece secca Michelle
“Ad ogni modo, Lily mi
aveva chiesto di ricordarti i tuoi doveri in qualità di
testimone”.
“Non bastavano le
prove?” grugnì Black.
“Lily ti conosce troppo per
pensarlo” gli rispose, serafica
“Ad ogni modo, la cosa è molto semplice: le fedi e
l’addio al celibato. Niente
di complicato”.
“Addio al
celibato?”.
“Naturale. La sera prima
del matrimonio. Non ti sarai
dimenticato, spero” sogghignò la ragazza.
“Assolutamente no. Ti
dirò di più, cara, ho un fantastico
programma in mente” mentì pronto.
“Quanto fantastico?”.
Lily Evans, presto in Potter, gli si
era avvicinata con passo
felino, e ora lo fissava con un’espressione quasi impaurita.
“Ecco, Black, terzo compito
del testimone… fare in modo che
lo sposo arrivi all’altare il giorno e l’ora
prestabiliti. Intero e
possibilmente sobrio” frecciò maligna Miss Ti-ho-sorpreso-a-guardarmi-le-gambe-quindi-ho-pieno-diritto-di-trattarti-come-una-pezza.
“Naturalmente”
rispose freddo “Lily, non ti preoccupare, te
lo riporterò sano e salvo, davvero. Fidati. Piuttosto, forse
dovresti ricordare
lo stesso ammonimento alla mia controparte”.
“Con me certe
raccomandazioni non servono, Black” disse
saputa Michelle, lisciandosi la gonna.
“Davvero?”.
“Assolutamente
sì. E sono pronta a scommettere, se non ci
credi”:
“Interessante
McKenna” ghignò Sirius “Ci
sto”.
James Potter raggiunse finalmente
amici e fidanzata, un
sorriso estatico da un orecchio all’altro.
“Che mi sono
perso?”.
“Niente, i ragazzi stavano
decidendo gli ultimi dettagli”
rispose serena Lily “Piuttosto, penso sia il caso di
salutarsi, James”.
“Sì, lo so, non
devo vederti il giorno prima del matrimonio”
cantilenò Potter, imbronciato.
“Appunto” fece
Lily, prima di issarsi sulle punte e
stampargli un bacio.
“Sì,
sarà meglio andare. Ricordati la scommessa Black”
ricordò Michelle.
“Senza alcun dubbio,
McKenna” fece Sirius, deciso.
“Sai Felpato”
disse James Potter, passando un braccio
intorno alle spalle di Black mentre le guardavano allontanarsi
“mi manca di
già. Ma la cosa buona è la mitica festa che hai
organizzato per domani sera! E’
in questi momenti che apprezzo a pieno il fatto di essere tuo amico!
Non vedo
l’ora…”.
“Eh
già” esalò l’altro. Sapeva
già che la sua reputazione di
Migliore Organizzatore di Feste stava per finire in un posto molto,
molto
lontano da lì. Ma una scommessa è una scommessa,
diamine. Avrebbe tenuto James
nei ranghi, in un modo o nell’altro.
|