Dreams

di Annie _ story95
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Dreams


-Prologo-



Nessuno era in grado di capirlo.
Un dolore intenso, la perdita di qualcuno...
Nessuna possibilità, solo un tunnel buio.
Per lei non c'era più niente, solo un gran senso di vuoto.

-mamma...papà...-

Sussurrò tra le lacrime.
Quando la notizia arrivò in casa sua i sorrisi di una giornata spenzierata sparirono in un'istante.
...papà e mamma...assassinati...?
Non  era possibile....
Era uno scherzo...
...giusto...?

-NO! NON E' VERO!! LEI UN BUGIARDO!!-

Disse correndo fuori dalla porta.
Non era vero, non era possibile, era uno scherzo!!
Uno stupido stra maledetto scherzo!!

-Hai sentito? Gli investicatori Smith sono stati assassinati...-
-Sì, ne hanno parlato sta mattina al telegiornale...una disgrazia...-

Sentiva discorsi così durante tutto il tragitto.
Ma continuava a non crederci. 
Non ci avrebbe mai creduto.
Mai...mai...perché non era vero.

La sfrenata corsa giunse al termine.
Diverse auto della polizia c'erano in quel luogo...
La castana riuscì a scorgere due figure su delle barelle coperte da candite lenzuola...
Cadde in ginocchio mentre lacrime amare ricominciarono a rigarle il viso e i singhiozzi suonavano come una nota stonata in quel concerto di sirene.



Si svegliò con un sussulto.
La fronte era sudata e le guance rigate da alcune lacrime...
Si guardò intorno constatando di trovarsi nel letto della sua stanza.
Sospirò.
Fantastico, un altro incubo.
Si alzò dal suo  giaciglio...era ancora notte.

-Ehy piccola, come mai sveglia a quest'ora?-
-Non chiamarmi piccola, Matth, abbiamo la stessa età!-
-Per me sarai sempre piccola, ahah-
-Gnegnegne, fatti gli affari tuoi--


Strinse i pugni.
Ricordare faceva male.
Ricordare i suoi amici, la sua famiglia....ricordare di come scelse il suo cambiamento di vita.
Certo...faceva male.
Ma non le importava.
Avrebbe vendicato sua madre e suo padre.
L'avrebbe fatta pagare molto cara a quegl'assassini.

Sentire il suono del campanello della porta era come l'inferno per lei.
Vedere i genitori con i propri figli era un'inferno per lei.
Sentire risate, vedere sorrisi, divertimento...era l'inferno.
Perché sapeva che lei non avrebbe mai più provato la senzazione che tutte quelle azioni generavano.
Sapeva che non avrebbe mai più provato felicità.

-Tu sarai una persona molto felice, Frisk.-

Aveva detto consegnandole il suo regalo.
Era un piccolo medaglione dorato con una scritta incisa sopra.
-Best friendz....che vuol dire?-

Chiese ingenuamente la bambina.

-Frisk che domande! Significa migliori amici!-

Rispose lui sorridendole a trentadue denti.


Sospirò. 
Quanto odiava ricordare.
Odiava pensare a lui, a sognare...
Ma lui era l'unica cosa che le dava la forza di continuare.
Continuare a lavorare, continuare a stare lontano dalla sua famiglia.
Il suo obbiettivo era la venndetta e l'avrebbe ragiunto.
Anche se questo significava lavorare con i più brutti ceffi della città.
Si. Era marchiata ormai.
Marchiata da diversi crimini:
Rapine, pestaggi, rapimenti.
Ma nessun omicidio.
No, l'unico punto in cui la sua pistola avrebbe sparato sarebbe stato il petto dei bastardi che le avevano distrutto la famiglia.

-Nessuno di loro fugirà.-




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