Labbra
nude
Sentieri
interrotti
Martha
era solo una
puttana del Pireo, e Manigoldo solo un cliente assiduo. Nulla di più.
A
questo pensò
l’uomo quando lasciò cadere le monete sul comodino, mentre si
alzava dal letto e Martha tendeva la mano per sentire scorrere la sua
schiena sotto i polpastrelli.
Manigoldo
guardò
con attenzione i pezzi d’oro: li fece cadere dall’alto, in modo
che il suono fosse forte e brillante, che roteassero a lungo,
affinché gli ricordassero di quale tipo fosse il loro rapporto.
Manigoldo non era l’amante di una puttana, né tanto meno l’uomo
di una donna. Manigoldo era un cliente; come lo era all’osteria del
Capitano o alle bancarelle del mercato.
Martha
era solo
l’amaro che gli piaceva più di altri e il frutto succoso che
sapeva di poter trovare solo lì. Era affezionato, ma affezionato
come poteva esserlo un compratore: ai prezzi bassi e alla buona
qualità.
Gli
dispiaceva solo
che Martha non controllasse mai quanti soldi le lasciasse sul mobile,
e che quei soldi gli tornassero sempre indietro tramite la birra o la
cena che gli offriva.
Non
che lei volesse
nulla di più dal loro rapporto: a Manigoldo piaceva perché non
aveva bisogno di mistificare nulla, non lo baciava né lo toccava mai
se non per eccitarlo, faceva esattamente il suo lavoro.
Martha
aveva labbra
rosse e piene come amarene, e quando le spalancava durante l’orgasmo
Manigoldo vi appoggiava le sue – sembrava davvero di poterla
cogliere e assaporare, quella frutta.
Ecco,
il Cavaliere
era l’unico cliente di una prostituta che si premurasse di
procurare piacere alla donna. Lei un giorno glielo aveva detto con
sguardo tagliente e provocatorio: “Tu ti trattieni e aspetti me”.
Manigoldo aveva scosso le spalle e squarciato le labbra in un sorriso
sardonico: “è solo che mi appaga di più così”, parlando si era
appoggiato con la schiena alla testiera del letto e aveva incrociato
le braccia in modo lasso: “Lo sai come sono gli uomini”.
Martha
nascondeva i
seni piegandosi sulle sue ginocchia. La schiena bruna era rimasta
scoperta, le costole si intravedevano sotto la pelle, e presentava
qualche livido qui e lì, perché la vita di una prostituta non è
facile. A volte lo guardava con occhi più tristi e timidi di quello
che Manigoldo avrebbe voluto. “È perché so come sono gli uomini
che mi sorprendo.”, disse storcendo il capo, abbassando la voce,
lasciando che il vento le rubasse gli ultimi suoni dalle labbra.
L’uomo
vide allora
una bellezza funestata da un dolore profondissimo. In fondo agli
occhi Martha celava tutta la sua voglia di morire, ma quella voglia
di morire che è desiderio autentico di vita; il desiderio di chi
dopo la morte si aspetta qualcosa di migliore. Il desiderio di chi,
come lui, avrebbe teso la mano al diavolo, se questi gli avesse
concesso una danza e la promessa di una risata.
Solo
quel giorno
Manigoldo passò una mano sulla sua, stringendola debolmente. La
sentì simile. Nessun diavolo li avrebbe portati via dalla loro
logorante esistenza.
Si
pentì subito del
gesto e ritrasse le dita. Si alzò bruscamente dal letto, e quando si
fu levato in piedi la osservò dall’alto con un sorriso feroce e
superbo: “Quelli sono omuncoli: a me piace fare contenta la gente
solo perché poi quando la offendo fa più male.”
Martha
rise forte
davanti alla sua presunzione. E fu una risata da prostituta: del
servo che ha reso dipendente da sé il padrone. La risata sprezzante
degli oppressi, tutta di gola, che le fece spalancare la bocca e
buttare indietro il capo, come sul punto di soffocare.
“E
come pensi di
offendere una prostituta?”
“Dandole
un
orgasmo e pagandola pure.”
“Non
vedo come
potrei offendermi.”
“Non
ti offendi
tu, perché sei due volte zoccola.”
Martha
alzò gli
occhi verso l’alto, pensandoci un momento. Non la convinse. Lo
guardò sarcastica, e sembrava dovesse scoppiare in una risata
cattiva: “Rivestiti e pagami anche per la gratificazione morale che
ti faccio provare.”
Dalla
finestra
entrava una bella brezza che scuoteva le tende; fuori borbottavano il
Pireo e tutto il mondo e tutto il mare.
“Non
ti pago
nemmeno un centesimo di più.”
“La
zoccola sei
tu, Manigoldo.”
Manigoldo
rise,
cercando una risposta. Non la trovò e ne fu comunque felice. Era
Manigoldo, ma davanti alla verità si toglieva sempre il cappello –
e su questo era più educato di quei superbi gufi impagliati che non
facevano che leggergli la vita. Una prostituta diceva il vero.
“Pagami
tu,
allora.”
Fuori
dalla finestra
un matto urlava, il vento aveva ripulito il cielo di tutte le nuvole.
La brezza urtò i fianchi nudi e madidi di Manigoldo, facendolo
rabbrividire.
E
allora Martha
disse: “Allora non paghiamoci.”
Martha
lo guardò
negli occhi e aveva lo sguardo serio e labbra serrate in modo
nervoso. Cadde un lungo silenzio, in cui Manigoldo spalancò gli
occhi e serrò la mascella: sapevano entrambi quale fosse il
significato di quella proposta.
Una
catena –
lui non l’avrebbe accettata.
“Questo
mai,
Martha. Questo mai.”
Era
la prima volta
che la chiamava per nome. E fu per negarle la possibilità di essere
chiamata allo stesso modo una seconda volta. E, forse per la prima
volta in vita sua, Manigoldo fu troppo serio per poter nascondere la
sua debolezza: nessun sorriso schermò il suo volto. Lui non avrebbe
mai amato: la libertà si paga cara; e il suo prezzo era quello delle
prestazioni di Martha. Non faceva sconti, la libertà. Manigoldo lo
sapeva.
Martha
ricordò fino
alla fine dei suoi giorni quegli occhi da diavolo, finalmente
sgranati – finalmente umani. Lo sapeva anche lei, e sapeva che
nemmeno lei poteva permetterselo. Eppure una volta nella sua vita
avrebbe voluto andare a letto con qualcuno per vivere e non per
sopravvivere. La libertà di Manigoldo era la sua schiavitù. Martha,
tuttavia, non gli avrebbe sottratto quella parvenza di libertà.
Amare è l’arte di saper tenere viva la finzione dell’altro,
immolando la propria.
Non
si videro per
molti giorni. Manigoldo tornò una notte di pioggia al termine di una
missione: aveva le labbra spaccate e la pelle sudicia di sudore e
terra. Bevve le labbra di Martha per dissetare l’arsura delle sue.
Fu come se nulla fosse accaduto: Martha smise di toccarlo alla fine
del rapporto e Manigoldo lasciò i soldi sul comodino.
“Dove
sei stato?”
“Da
qualcuno che
non mi facesse proposte oscene come la tua dell’altro giorno.”
Le
labbra rovinate
di aprirono in un ampio sorriso che le fece sanguinare copiosamente,
e un rivolo rosso scivolò lungo il mento. La donna lo tamponò con
il lembo di un lenzuolo, tenendogli il viso tra le mani; l’uomo si
appoggiò leggermente sul suo palmo.
“Smetti
di
sorridere, Manigoldo, se no non si chiude.”
“E
che faccio se
no?”
“Piangi.”
Il
suono della
pioggia e la fatica lo avevano stordito piacevolmente, o forse fu
quel breve contatto illegittimo. Egli chinò il capo sulla spalla di
Martha, la sporcò del suo sangue perché aveva continuato a
sorridere - per ripicca. Avevano violato il contratto, ma le monete
giacevano sul tavolo – rassicuranti.
“Non
è l’ora di
piangere, questa.”
La
Guerra Santa
imperversava là fuori. Ma anche se così non fosse stato, avrebbe
sempre imperversato la vita oltre quella finestra, ed essa non era
fatta per quelli che piangono. L’esistenza è carne di donna da
mordere e baciare, e labbra di ciliegia da sorbire tutte. L’esistenza
era dentro e fuori della finestra di Martha: non avrebbe pianto
nemmeno sulle sue spalle.
“Un
giorno
piangerai, Manigoldo.”
“Il
giorno in cui
morirò. Allora me lo concederò.”
Manigoldo
era uno
stupido, perché preferiva sanguinare piuttosto che smettere di fare
le boccacce al mondo intero. Si chiede se esistesse qualcosa di degno
delle sue lacrime. Si chiese se la sua vita potesse valere le lacrime
di quell'uomo – e se lo fosse stata, Martha avrebbe anche potuto
morire. Per un momento lo desiderò davvero: se fosse morta non
l'avrebbe mai dimenticata.
Martha
il mattino
dopo contò i soldi sul comodino. Era una cosa che non faceva da
tempo: era una cosa che aveva fatto solo quando erano poco più che
due sconosciuti. Manigoldo passava la lingua sulle proprie labbra per
sentire il sapore metallico del suo sangue, e ciò fece rimbalzare il
suo pensiero sulle monete.
“Lancia
la moneta
in aria e lasciala cadere”, chiese. Con le dita, Manigoldo
carezzava il tessuto ruvido della sua camiciola, indurito dalla
salsedine e dall'incuria. Martha lo guardò stranita, e parve una
cerbiatta scoperta dal predatore. Aveva le labbra leggermente
schiuse, gli occhi grandi e i capelli tutti buttati su una sola
spalla. Una donna, pensò
Manigoldo, e nient'altro.
“Perché
dovrei?”
“Fammi
sentire il
suono dei miei soldi che vanno via.”
Dietro
al riso
feroce di Manigoldo c'era una supplica; dietro ai suoi occhi, la sua
antichissima tristezza. Martha pensò di non averlo mai conosciuto:
ecco, quell'uomo le si apriva solo allora. La nudità di Manigoldo
era la sua malcelata tristezza – ed era estremamente pudico, lui.
Un vergognoso. Questa era la verità.
Martha
fece finta di
non vedere: non disse nulla – e lanciò in aria un pezzo di basso
valore. Rimbalzò sul pavimento di legno con un suono ovattato.
Manigoldo lo ascoltò attentamente ma non riuscì a trarne
soddisfazione.
“Lanciane
un'altra.”
Martha
ne lanciò
un'altra.
“E
un'altra”
E
un'altra.
“E
un'altra.”
E il sorriso di
Manigoldo che pian piano moriva. Martha allora si alzò, e baciò se
sue labbra nude, i suoi occhi sgranati, la sua insincerità. Il
sorriso scomparve: ecco Manigoldo.
Ero
incerta sul pubblicare questa storia. La considero un esperimento che
tutt'ora non so dire riuscito o meno. Per questo, alla fine, ho
deciso di postarla: se non posso decretare io sulla sua validità,
lascerò fare a chi ha voglia di spendere un commento. Eventualmente,
la rimuoverò.
Essa
nasce da una domanda che mi pongo spesso davanti a uomini particolari
come Manigoldo: chissà come può essere costui con la donna
che
ama. Quanto cambia una persona in amore? E quanto conserva
di se
stessa?
Nulla
resta identico a se stesso, tutte le finzioni crollano, ed il meglio
e il peggio di noi è trascinato fuori. Non si può mentire. Forse la
verità su di noi non sarà mai manifestata apertamente, ma di certo
non può nemmeno essere nascosta.
Manigoldo
è particolare, difficile, irto. Ero curiosa: ho provato a giocare.
La scrittura, dopotutto, non è che guardare a quali strade possa
prendere un uomo.
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