LA FESTA DI PRIMAVERA
Si servì di un sorriso gentile accompagnato da uno sguardo
fermo e la Signora Selwyn capì che il tempo a sua disposizione per conversare
con lui si era concluso, con un ultimo complimento all’arrendo della sala non
provò a rinnovare la conversazione e lasciò che il giovane Malfoy si
allontanasse da lei per dedicarsi ad un altro ospite.
Draco soffocò l’imprecazione pescando due bicchieri dal
vassoio che gli stava passando accanto e porgendo uno di essi al Signor Gibbon che lo accettò con garbo, iniziando a sciorinare i
complimenti di rito per la festa, la sala, gli invitati, il cibo e il vino. Non
un’ombra di impazienza colorò le risposte educate di Draco e il modo in cui si
occupò dell’ospite ormai anziano e velocemente incamminato verso la senilità fu
ineccepibile. Solo dieci minuti dopo, riuscì a liberarsi anche di lui per
gettare un’occhiata rapida e sperava invisibile, lungo tutta la sala. Lo aveva
perso di nuovo e le manovre di avvicinamento tragicamente lente non avevano
fatto altro che opporsi alle sue così che ora si ritrovavano ancora più
lontani.
Strinse i denti, ma la sua mascella si rilassò un secondo
dopo in un sorriso che poteva vincere il Premio Galateo dell’anno, gli occhi
posati su una nuova ospite e la sua attenzione apparentemente tutta sulla
signora, quasi che da quando aveva varcato la porta non avesse fatto altro che
aspettare di potersi dedicare a lei.
La signora Malfoy posò lo sguardo su di lui e annuì. La più
grande forma di complimento che suo figlio avrebbe mai ricevuto da lei in
pubblico.
Quella festa a casa Malfoy era una tradizione che si portava
avanti da quasi un secolo, ogni capostipite aveva dovuto dimostrarsene
all’altezza e ogni sua consorte aveva preso sulle proprie spalle quell’onere,
importante tanto quanto la procreazione di un erede.
La Festa di Primavera era un evento mondano, uno tra i tanti
che si organizzavano nell’Alta Società, ma contrariamente a tutti gli altri, a
questo nessuno ci avrebbe mai rinunciato, durante tutto il mese precedente, la celebrazione diventava l’argomento di
conversazione più frequente in qualunque ambiente, dalle parrucchiere che
vedevano il loro lavoro incrementare all’inverosimile tra le mille prove di
acconciatura per tutte le signore che vi avrebbero partecipato, ai giornalisti
che provavano invano a scoprire in anticipo il numero esorbitante di invitati e
i loro fortunati nomi, agli invitati stessi che dopo aver aspettato con
trepidazione il tanto atteso invito avrebbero venduto l’anima per conoscere il
colore degli addobbi dell’enorme Sala da Ballo del Malfoy Mannor
così che il vestito ne risaltasse al meglio. Generazioni di fanciulle vi
avevano fatto il debutto in società, generazioni di giovanotti vi avevano perso
il cuore e generazioni di madri avevano scandagliato le prime e i secondi alla
ricerca della sposa o dello sposo ideale per i loro pargoli pronti al
matrimonio.
Un solo punto nero macchiava l’ineccepibilità di quella festa:
per ben tre anni la tradizione si era interrotta in quanto tutta la famiglia
Malfoy stava scontando la propria pena nelle carceri magiche di Azkaban, ma non
appena la Signora Malfoy era stata scarcerata la tradizione era tornata ad
allietare tutta l’Alta Società e dopo cinque anni, con in prigione ormai
soltanto il Signor Malfoy, la Festa aveva perso il tono scandaloso di quei
primi anni per tornare al suo antico splendore e Draco Malfoy e sua madre
scivolavano eleganti e graziosi fra la folla di invitati, salutando,
chiacchierando, dedicando ad ognuno il tempo di cui avevano diritto, tanto
perfetti come Anfitrioni da far dimenticare ai loro ospiti l’imperfezione del
loro passato.
La Signora Malfoy si permise un sospiro, rapido, aggraziato,
ma soprattutto invisibile, dietro al fragile bicchiere di Champagne da cui prese
un sorso elegante, senza macchiare il vetro con il rossetto, così come le era
stato insegnato fin da bambina. La Festa stava procedendo alla perfezione, due
signori erano stati accompagnati alla Biblioteca dove stavano smaltendo i
bicchieri di troppo con l’aiuto di un paio di Elfi Domestici, il tacco della
Signorina Wilkes era stato prontamente aggiustato e il trucco troppo volgare
della Signora Jugson era stato ritoccato con l’uso di
tanto tatto quanto di sapone. Draco procedeva sicuro fra gli invitati e lungo il suo cammino i sorrisi si andavano
moltiplicando e illuminando.
Narcissa aveva temuto per lui, era
certa che suo figlio sapesse gestire alla perfezione quel tipo di evento, vi
aveva partecipato fin dai suoi quattordici anni e anche se più giovane di tutti
gli invitati già quella prima volta si era comportato ben più distintamente di
molti di loro. Eppure quell’anno era diverso, non si era preoccupata quando
Draco vi aveva dovuto partecipare ad un solo mese dalla sua scarcerazione, non
si era preoccupata nemmeno quando il Signor Rosier lo
aveva insultato apertamente, attirando l’attenzione di tutta la Sala, conosceva
suo figlio e sapeva che era in grado di gestire cose ben più complesse di
quelle, glielo aveva dimostrato più di
una volta, crescendo ad una velocità impressionante nei pochi mesi dopo la
Guerra e dimostrando di essere quell’uomo che aveva saputo riconoscere in lui
fin dai suoi primi anni di vita, ma che lei e suo marito avevano cercato di
soffocare il più possibile dietro all’immagine di piccolo bambino viziato che
non avrebbero mai voluto veder crescere. Tuttavia quell’anno era preoccupata.
Narcissa Malfoy alzò un
sopracciglio e il vassoio che stava Levitando nell’angolo destro della sala,
leggermente inclinato verso sinistra di riassettò immediatamente, schivando abilmente
gli invitati e posizionandosi sotto alle mani tese. Con un sorriso armonioso si
rivolse al giovane Mulciber che, gli occhi resi
bovini dall’insicurezza, stava vedendo la sua futura sposa volteggiare sulla
pista da ballo con un altro giovanotto ben più attraente di lui.
Nella sua mente si formò la parola: patetico, ma nei suoi modi mostrò l’opposto fino a farsi invitare a
ballare. Era vagamente inappropriato in quanto Mulciber
era molto più giovane di lei, ma la sua dama non avrebbe potuto fare a meno di
notarli e ballare con la padrona di casa era un onore che avrebbe innalzato il
suo futuro sposo ben al di sopra della bellezza del suo attuale ballerino.
Dovette prendere il controllo del ballo, ma il ragazzo
glielo cedette con facilità e sebbene leggermente impacciati la sua destrezza
compensò quasi del tutto l’inadeguatezza del suo partner, così che riuscirono a
concludere il ballo senza incidenti. Quando la musica venne sostituita la sua
futura sposa lo stava aspettando al lato della pista con un sorriso e le guance
rosse, pronta a ritornare al proprio posto.
La signora Malfoy tornò ad occuparsi dei propri invitati,
ogni dama trascurata si ritrovava con un invito a ballare o a partecipare ad
una conversazione, ogni giovanotto impacciato si ritrovava a brillare di fronte
alla giovane che sua madre sognava per lui, portato dalla padrona di casa a
parlare di quell’argomento che tanto gli stava a cuore, ogni madre guardava con
gioia il proprio figlio venir ammirato dalle amiche e ogni padre si ritrovava
con il suo vino preferito in una mano e la figlia ben lontana dal ricordarsi di
quell’irriverente Don Giovanni che da giorni provava ad entrare dalla finestra
della sua camera da letto.
Draco gettò un’occhiata a sua madre e la vide impegnata con
una vecchia signora con l’acconciatura storta che era sicuro sarebbe sparita
dalla Sala per tornare poco dopo perfettamente sistemata. Ma non era lei che
stava cercando e il suo sguardo vagò nuovamente alla ricerca sempre della
stessa persona, questa volta erano più vicini, ma non poteva sapere ciò che
sarebbe successo quando fosse infine riuscito a liberarsi del Signor Nott. Avrebbe dovuto restargli accanto, avrebbe voluto
aiutarlo, ma non gli era possibile e questo a discapito della distanza, se
anche fosse riuscito a raggiungerlo, cosa che stava provando a fare inutilmente
fin da quando era arrivato alla Festa, non sapeva per quanto tempo sarebbe
riuscito a non separarsi nuovamente da lui. Con una risposta gentile al Signor Nott, riuscì a gettare un’occhiata a Blaise Zabini che,
appoggiato al davanzale stava sussurrando qualcosa nell’orecchio di Paciock con
tutta la naturalezza con cui lo avrebbe fatto se fossero stati da soli e
sdraiati in un letto sfatto. I due
ragazzi erano arrivati assieme e dopo i saluti di rito alla padrona di casa si
erano rintanati in quell’angolino davanti alla finestra, e non avevano fatto
altro che parlarsi a vicenda, tanto immersi l’uno nell’altro da non sembrare
nemmeno inappropriati, si amavano e la delicatezza dei loro sentimenti giustificava pienamente la scortesia del loro
comportamento. Draco si mise a ridere alla battura della Signora Nott, invidiando dentro di sé i due ragazzi: perché non
avrebbe potuto fare altrettanto? Perché doveva preoccuparsi di quei due vecchi
bacucchi invece che dell’unica persona di cui avrebbe amato la compagnia?!
Ma naturalmente lui non era Zabini e non era nemmeno
Paciock, il suo dovere era quello di accogliere gli invitati e quello avrebbe
fatto. Aveva fatto le veci di Lucius Malfoy, aprendo
le danze con sua madre, si era occupato dei suoi ospiti così come gli era stato
insegnato e quella sera si sarebbe sentito stremato, con la gola secca per le
troppe futili chiacchiere e la testa dolorante per aver passato tante ore ad
escludere il suono dell’orchestra per concentrarsi sulla conversazione, ma
quello era il suo dovere, lui era un Malfoy e così doveva agire… ma nel suo
cuore, nel suo cuore poteva essere Draco e ancora una volta sfruttò la
distrazione dei suoi interlocutori per cercare la sua figura nella stanza: se
almeno avesse potuto incrociare i suoi occhi, anche solo per un istante…
Narcissa strinse le labbra nello
scorgere Draco alzare gli occhi sulla folla alla ricerca di qualcosa, i signori Nott
non sembravano essersene accorti ma qualcun altro avrebbe potuto farlo e quando
infine gli occhi di suo figlio passarono su di lei durante la loro
perlustrazione un’occhiata severa fu sufficiente a riportarlo ai suoi doveri.
Era ingiusto, lo sapeva, dopotutto erano quattro ore che si occupava
perfettamente dei suoi ospiti ed era più che certa che se anche qualcuno avesse
notato la sua momentanea distrazione nessuno l’avrebbe trovata inappropriata,
nemmeno sapendo chi stava cercando tra gli invitati sarebbe potuta risultare
sconveniente, non era null’altro che normale, ma il punto era proprio quello: i
Malfoy non erano gente normale!
Fu lei questa volta a posare gli occhi sulla persona che
Draco desiderava, ma lei non dovette cercarla, lei sapeva perfettamente in che
parte della Sala si trovava, la stava tenendo d’occhio fin da quando aveva
preceduto Draco per accoglierla lei stessa e impedire che suo figlio si
distraesse dai propri impegni. Harry Potter stava chiacchierando con quel
vecchio idiota del Conte Carrow e con sua sorpresa se
la stava cavando perfettamente.
Narcissa pensava che si sarebbe
fermato in un angolo della Sala, incapace di conversare con quelli che lo
avevano osteggiato fin da quando avevano saputo della sua esistenza, pensava
che si sarebbe incollato ai pochi amici che c’erano alla Festa o a Draco,
pensava che si sarebbe messo in imbarazzo comportandosi in modo inappropriato,
dopotutto era totalmente all’oscuro di tutte quelle piccole regole che l’Alta
Società riconosceva come leggi e che venivano tramandate da padre in figlio e
da madre a figlia, pensava che si sarebbe presentato con un completo preso in
affitto in chissà quale topaia e non avrebbe fatto altro che mettere in
imbarazzo se stesso, lei e, peggio ancora, Draco… invece Harry Potter indossava
un abito da sera di ottima fattura che doveva aver comprato per l’occasione e
che era chiaramente fatto su misura, la
sua postura era diritta, non aveva rovesciato nessun vassoio e aveva
chiacchierato con i suoi amici ma non più di qualche minuto per poi lasciarsi
trascinare dalle conversazioni che lo circondavano, gentile e attento,
tagliente quando provocato senza tuttavia offendersi o fare scenate, non aveva
ancora ballato con nessuno, ma aveva fatto di meglio: incoraggiando un paio di
giovanotti ad occuparsi di alcune dame che avevano voglia di ballare ma che si
trovavano sprovviste di ballerini e interrompendo una lite che stava sfociando
tra due coniugi, non solo non aveva creato problemi ma ne aveva perfino risolti!,
il modo in cui si comportava era ineccepibile ma soprattutto aveva lasciato che
Draco svolgesse i suoi compiti senza intralciarlo, senza rivendicare la sua
attenzione, senza metterlo a disagio!
La Signora Malfoy era stupita e leggermente ammirata dal
modo in cui stava gestendo la situazione. Per la prima volta si chiese se non
avesse dovuto intiepidire la guerra fredda che stava intraprendendo contro suo
figlio… ma dopotutto la serata non era ancora conclusa e la sola ipotetica idea
di invitare Potter alla propria tavola le dava i brividi.
Un minuto dopo dovette interrompere bruscamente i suoi
pensieri, il Signor Bulstrode stava venendo a grandi
passi verso di lei e se non fossero bastate le sue guance arrossate dal vino
per inquietarla, il ricordo delle sue rozze avances all’ultima festa a cui
aveva partecipato erano più che sufficienti. Non aveva nessuna intenzione di intrattenersi
con lui, sapeva che avrebbe attirato su di lei l’attenzione con quella sua voce
da contadino e che non sarebbe riuscito a staccarle gli occhi dalla scollatura
per tutta la durata della conversazione.
I suoi occhi si fissarono istintivamente su Draco, ma suo
figlio non poté che ricambiarla con uno sguardo impotente, avrebbe dovuto
attraversare tutta la Sala per trarla d’impaccio e non avrebbe fatto altro che
sottolineare l’inconvenienza della situazione.
Narcissa si chiuse le mani una
nell’altra, portandosele davanti al ventre, gli occhi di ghiaccio e la postura
se possibile ancora più eretta: era pronta alla battaglia, appena prima che il
Signor Bulstrode la raggiungesse, sentì tuttavia due
dita appoggiarsi al suo gomito. Per un istante vinse il sollievo, poi voltandosi
si accorse che era stato Harry Potter a richiamare la sua attenzione e lo
sguardo combattivo non fece che accentuarsi.
La maggior parte degli uomini a cui aveva rivolto quello
stesso sguardo avevano fatto un passo indietro, alcuni erano perfino
impalliditi, ai suoi tempi di gloria era riuscita perfino a far balbettare suo
marito… ma Harry Potter rispose al suo attacco con uno sorriso gentile che non
raggiunse però i suoi occhi: quella situazione non sembrava piacere neanche a
lui.
“Mi farebbe l’onore di questo ballo?”
Narcissa sentì il secco rifiuto
affiorarle sulle labbra, ma sentiva il respiro affannato del Signor Bulstrode, che, dopo averla infine raggiunta, era stato
preso in contropiede dalla richiesta del giovane Potter che lo aveva anticipato
di pochi istanti. Con il sorriso migliore del suo repertorio accettò la
richiesta e posò con leggerezza la mano sul palmo teso del fidanzato di suo
figlio.
Contrariamente alle storie passate questa non è una oneshot, ma è comunque una ficcina
piccina, sono solo tre capitoli. Sono curiosa di conoscere il vostro parere, ma
non siate troppo cattivi, ricordatevi che:
LA GENTILEZZA E’ LA
MORFINA DELL’ANIMA…
… ed è da un po’ che
mi manca la mia dose…
Grazie per aver letto il primo capitolo della mia storia,
spero che vi sia piaciuta.