Prompt
dato da Mistral per il WAOFP: “Ty/Kit – Anche
io sto imparando cosa significhi essere diversi”.
WE
CAN LEARN TOGETHER
different
Ty
era sempre stato diverso. Non
perché qualcuno glielo avesse mai detto in faccia-ma lo sapeva
e doveva conviverci. Non era come i suoi fratelli, che si allenavano
e stringevano legami gli uni con gli altri, abbracciandosi e
confortandosi. Lui vedeva il mondo diversamente, lo aveva capito una
volta, quando gli era venuto quasi un attacco di panico nell'istante
in cui aveva guardato negli occhi Emma. Ci aveva visto tanta forza e
rabbia e rancore che lo aveva scombussolato tutto. Come facevano le
persone a sopportarlo? Lui si era sentito spezzare dentro,
terrorizzato da tutto ciò che vedeva. Aveva bisogno di una
base solida, ma in quella spirale di emozioni non c'era niente di
sicuro e fisso.
Se
quelli di Emma erano pieni di rabbia, gli occhi di Jules facevano
male. C'era dentro un grande dolore, senso di responsabilità e
paura, molta, quasi quanto quella che gli entrava dentro. C'era
amore, sì, ma anche tanta sofferenza e qualcosa di simile alla
rassegnazione. Livvy aveva uno sguardo più calmo,
tranquillizzante, ma ancora troppo preoccupato, speranzoso, e Ty
sapeva di quella speranza testarda, che i due diventassero Parabatai,
eppure non poteva alimentarla. Voleva entrare alla Scholomance. Lo
voleva davvero tanto.
Nelle
pupille di Dru vedeva agitazione e insicurezza, cosa che lo metteva
sempre a disagio. L'unica volta in cui l'aveva guardata dritta in
faccia, un groppo alla gola gli aveva impedito di respirare bene.
Octavian era poco più di un bambino e gli trasmetteva energia,
troppa, come un'ondata di zuccheri, agitazione.
Ty
voleva bene alla sua famiglia, ma non riusciva a sopportare tutte
quelle emozioni, quella marea di sentimenti, per lui pericolosi. Con
gli anni, aveva imparato ad evitare di guardare le persone negli
occhi e, quando lo faceva-molto raramente-riusciva a nascondere la
paura che gli saliva dentro.
Perciò,
sorprese persino se stesso quando incrociò lo sguardo del
figlio di Johnny Rook, spinto da uno strano impulso, e ancora più
sbalordito fu, quando, in quegli occhi non c'era niente di tutto
quello che aveva sempre notato, percepito. Erano come un lago in una
giornata autunnale, immobile, l'acqua piatta. Ci aveva visto dentro
qualcosa che lo aveva fatto pensare “questi occhi li conosco”,
cosa che era piuttosto stupida. Aveva archiviato quel fatto,
chiudendolo in una stanza nella sua mente, come faceva Sherlock
Holmes¹.
Qualche
giorno dopo, si trovava davanti alla stanza in cui si era chiuso
Kit-così si chiamava il ragazzo che lo aveva tanto
incuriosito. Quando sua sorella Livvy gli chiese cosa stesse facendo,
Ty scrollò le spalle. << Lo proteggo >> rispose
semplicemente, ed era vero.²
In
biblioteca, vide Kit che stava leggendo il Codice sul davanzale alla
finestra, quello dove si metteva solitamente lui. Si avvicinò.
Il biondo alzò la testa verso di lui e Ty sussultò
leggermente. Nessuno era mai riuscito a sentirlo arrivare, solo Livvy
e Jules, e c'era un non so ché di poetico e spaventoso che
quel ragazzo che conosceva da poco più di una settimana
riuscisse a notarlo.
<<
Ehi >> disse il giovane. Ty salutò con un cenno della
testa. Aveva bisogno di abbandonarsi tra le righe precise, alla
stessa distanza l'una dall'altra dei suoi amati libri, lasciandosi
andare al flusso di parole che metteva ordine nella sua mente.
Kit
sembrò capire e si spostò leggermente, lasciandogli
abbastanza spazio per sedersi. Dopo un istante di esitazione, accettò
l'offerta e si rannicchiò sul cuscino. L'altro indico il libro
in una muta domanda.
<<
Sherlock Holmes >> disse in un soffio. Accarezzò
sovrappensiero la copertina del libro.
<<
Capisci cosa c'è scritto? >> chiese, spezzando
nuovamente il silenzio. Kit abbassò lo sguardo alle pagine
fitte. Si passò una mano tra i capelli, ammiccando un sorriso
imbarazzato.
<<
Non davvero. So del vostro mondo -Ty sorvolò sulla seconda
persona plurale- ma mi sembra che tutto ciò che papà mi
ha detto su di voi sia tutta una grande bugia. È
tutta una grande bugie. E mi confonde, perché ora mi ritrovo
solo in un mondo che non conosco, e ogni cosa è diversa e- >>
si fermò, affannato. Ty sentì una stretta alla base
dello stomaco. << e io sono diverso. Da prima, da altri. E non
so che devo fare, Ty. >> Kit si voltò a guardarlo dritto
in faccia, la sincerità delle sue parole impressa sui
lineamenti, negli occhi. Non distolse lo sguardo. Il lago era ancora
là.
Ty
sospirò. << Sai, anche io sto imparando cosa
significhi essere diversi. >>
Ma,
forse, possiamo imparare insieme.
Alcune
precisazioni:
1)
per chi, come me, segue Sherlock Holmes, sa che lui ha un palazzo
mentale nella sua mente, dove archivia tutto quanto.
2)
verso la fine di Lady Midnight si “vede” Ty leggere
accanto alla stanza di Kit.
Angolo
di quella pazza della scrittrice:
Hi!
L'avevo
detto che avrei scritto qualcosa sulla Kitty. Dannazione, sono troppo
belli insieme, e DEVONO
diventare canon. Cassie, sei sempre stata quella che
realizza i miei sogni da fangirl, ti prego!
Scrivere
questa ff è stata una faticaccia-sul serio. L'ho scritta due
volte, ma la prima versione (dal punto di Kit) non riusciva poi a
collegarsi abbastanza bene con il prompt, quindi me la terrò
da parte per un'altra occasione.
Spero
non vi faccia così
schifo come a me che
vi sia piaciuta!
Se
volete, lasciate una recensione, anche mini-mini per lo sforzo. Vi
regalo la Kitty canon.
Vi
saluto,
Daughter_
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