“In fondo al mar… in fondo al mar… se una sardina fa una moina c’è da
impazzir! Che c’è di bello poi lassù? La nostra banda vale di più! Ogni mollusco
sa improvvisare in fondo al mar...”
Il
principe Hisashi detestava la corte e le sue strette regole. Non fare quello…
non fare quell’altro…. Ma c’era una regola che, più di tutte, lo infastidiva:
stare lontano dal mondo degli uomini.
Quando era solo un piccolo sirenetto era stato catturato dalla rete di alcuni
pescatori di tonni e suo padre Nettuno, signore delle acque profonde, era stato
costretto a far ricorso a quasi tutta la sua magia per cancellare la memoria di
quei pescatori, usando alcuni dei incantesimi proibiti. Da quel giorno era stato
impedito al principino anche solo avvicinarsi alle imbarcazioni degli umani.
Naturalmente, considerando il carattere ribelle del ragazzo, l’ordine era stato
violato più volte.
Contrariamente alle leggende che si diffondevano nel mondo subacqueo e che la
tata gli raccontava da pesciolino, il mondo degli umani sembrava più che
interessate: stupendo! Con prudenza spesso si avvicinava alla riva, o ai porti
delle grandi città e lì osservava quel meraviglioso mondo di luci e canzoni.
Nascosto dall’ombra degli scogli e dalla notte amica, ascoltava i canti dei
marinai e aveva anche imparato quei buffi movimenti che gli uomini chiamavano
danze.
Quanto avrebbe dato per poter vivere anche solo un giorno insieme agli umani, in
quel mondo terrestre! Ma non poteva! Lui era un sirenetto e sarebbe morto
sicuramente fuori dalle acque. Certo un modo c’era… si poteva usare un
incantesimo, uno di quelli proibiti, e trasformarlo in essere umano, ma, a parte
suo padre (che sicuramente non avrebbe mai accettato la sua proposta) e la
vecchia strega Ayako (^^’’’), che richiedeva ingenti somme e privazioni, non vi
era nessuno, sul fondo dei sette mari, che fosse a conoscenza della magia
proibita. Così si limitava ad osservare quel mondo da lontano, sperando di poter
realizzare il suo sogno un giorno.
-
Ah! Potessi anche solo per un giorno vivere in quel mondo di luce e calore! -
continuava a ripetere, passandosi una mano fra i lunghi capelli ^^.
Ciò che più lo rammaricava era non aver qualcuno da amare. Certo di pesci è
pieno il mare (^.^) ma ciò che cercava lui andava ben oltre ad un paio di
lucenti pinne e delle conchiglie colorate. Se solo avesse avuto qualcuno da
amare… allora sì che sarebbe stato felice, anche laggiù, lontano dal calore e
colore del sole! Avrebbe anche potuto rinunciare al suo assurdo sogno di essere
un uomo…
I
giorni trascorrevano così, tristemente uguali e il rammarico del principe
cresceva, fino a che…
Fino a che, un giorno, salendo in superficie venne catturato da strani suoni.
Era musica! Incuriosito uscì dalla protezione delle acque e vide una grande nave
in mezzo all’oceano. Era da lì che provenivano la musica e l’allegro vociare,
così il sirenetto Hisashi decise di avvicinarsi quel tanto che gli permettesse
di gettare un’occhiata curiosa senza essere visto a sua volta.
La
nave, bardata a festa, portava con sé chiacchiere, musica e allegria. A lui non
era dato saperlo, ma si festeggiava il compleanno del principe Kiminobu, del
regno di Shohoku, figlio del buon Re Anzai ed erede al trono. Egli, allegro e
gioviale, chiacchierava senza pensieri sul ponte della nave, assieme al fraterno
amico, il conte Hanamichi Sakuragi.
Incuriosito da tutto quel rumore, Hisashi si avvicinò ulteriormente e, fra la
gente impegnata nei festeggiamenti, vide la più leggiadra creatura su cui occhio
di sirenetto avesse mai posto lo sguardo. Elegante e regale, passeggiava assieme
ad un ragazzo dalla capigliatura del fuoco. I suoi tratti gentili mostravano la
maestosità del suo rango (dite che sto esagerando un po’ ^^’’’? NdA.).
Il
principe Hisashi fu così colpito da cotanta bellezza che decise di seguire
l’imponente imbarcazione.
I
festeggiamenti si prolungarono per tutta la notte, fino a quando si spensero
improvvisamente, colti dalla tempesta. I venti soffiarono imperterriti, le acque
si alzarono alte, si scontrarono, si amalgamarono in potenti onde che misero in
pericolo l’equilibrio stesso della nave.
I
passeggeri, colti dal panico, affollarono le scialuppe di salvataggio (-.- NdH.
Che c’è adesso? NdA. Dubito avessero le scialuppe a quel tempo…. Non stai
improvvisando un po’ troppo -.-? NdH. Di chi è questa ff? Mia! E io non voglio
uccidere nessuno ;_; perciò in quella nave ci sono le scialuppe, chiaro è_é?
NdA.). Un’onda più alta e potente delle altre fece traballare ancora di più la
nave. L’albero maestro si spezzò e, cadendo, aprì uno squarcio lungo un lato
dell’imbarcazione. Il principe Kiminobu venne risucchiato dalle acque e
trascinato verso il fondo. Perse i sensi nel tentativo di ritornare alla
superficie e si lasciò scivolare e cullare dalle acque.
Il
principe Hisashi, che aveva guardato impotente la scena apocalittica da lontano,
si avvicinò velocemente al giovane umano, per trarlo in salvo.
“Evvai! Questa sì che si chiama fortuna! Adesso è tutto mio!” questi erano,
pressappoco i nobili pensieri del giovane signore dei mari.
Purtroppo per lui non aveva preso in considerazione un grave problema: gli
uomini non possono respirare sott’acqua. Così, suo malgrado, fu costretto a
riportarlo a riva e depositarlo sulla spiaggia. Vegliò su di lui finché un
gruppo di marinai lo vide e se ne prese cura.
“Maledizione! Anche stavolta mi è andata male!” borbottò osservando gli umani
portarsi via l’uomo dei suoi sogni.
Cosa avreste fatto voi se foste stati divisi dal destino dall’uomo che amate? Se
al posto dei piedi vi ritrovaste delle pinne e il vostro uomo invece calpestasse
la terra? Probabilmente vi sareste arresi al fato e avreste trascorso i vostri
giorni ad osservarlo da lontano, beandovi e soffrendo di quella visione.
Il
principe Hisashi, invece, faticava a rassegnarsi. Trascorreva il suo tempo su
uno scoglio, lontano dai fratelli, ad escogitare piani su piani che gli
permettessero di realizzare il suo sogno d’amore. Ma tutti i suoi piani di
infrangevano contro il muro del Destino. Come fare a sciogliere le differenze
fra di loro?
“Qualcosa devo farla e so anche cosa! Mio padre non mi lascia altra scelta!”
Presa la sua decisione il giorno dopo si presentò davanti all’antro della Strega
Ayako.
-
Ayako! Dove sei? Ti ordino di apparire al mio cospetto! -
Richiamata con cotanta insistenza, la Strega Ayako apparve dinnanzi al giovane
sirenetto, circondata da mille bolle colorate. Rimase in silenzio ad ascoltare
le parole del principe.
-
E questo è tutto! Devi fare qualcosa per aiutarmi! -
Ayako sbuffò alquanto scocciata:
-
Io non capisco… il mare è pieno di bei principi sirenetti e voi volete
rinunciare al vostro potere per poter vivere con gli umani? - Hisashi annuì
speranzoso: - Ad ogni modo sapete che dovrò usare un incantesimo proibito e
vostro padre potrebbe scoprirmi e mandarmi in esilio nei mari del Nord. - si
accertò che il principe Hisashi seguisse ogni sua parola: - Ma voi amate così
tanto quell’umano dal volere rinunciare a tutto… quindi, ne deduco, sarete
disposto a pagare una grossa cifra per i miei servizi… -
Il
principe deglutì silenziosamente e attese la riposta della strega. Era davvero
disposto a rinunciare a tutto? In fondo di quel principe che sapeva? Nulla!
Forse era… come dicevano gli umani… ma sì! Sposato! Forse era anche sposato e
allora… avrebbe tentato lo stesso!
-
Di’ il tuo prezzo e io pagherò! -
-
Allora… voglio i tuoi capelli! -
-
O.O -
-
… -
-
… -
-
… -
-
Che cosa? Vuoi i miei capelli? Ma… ma… io non posso! -
-
Vale così poco il vostro amore, altezza? -
Disperato ma deciso il principe acconsentì! Ayako con un incantesimo privò il
sirenetto dei suoi capelli e se ne fece una lunga parrucca, poi pronunciò le
parole proibite. Il principe Hisashi fu avvolto da una densa nube scura e si
sentì bruciare dall’interno. Le parole della strega gli giungevano lontane e
avevano su di lui un effetto micidiale. Quando, dopo l’incantesimo, il principe
aprì gli occhi si ritrovò imprigionato in una bolla d’aria e lì per lì non ne
capì il motivo.
Ayako, che nel frattempo aveva indossato la nuova parrucca, gli sorrise
indicandogli quelle che, una volta, erano le sue pinne. Il principe rimase
sorpreso nel ritrovarsi in piedi sulle due gambe.
-
Ma ricordate principe: affinché l’incantesimo abbia pieno effetto, voi dovrete
conquistare il cuore del vostro amato e imprigionare, nel vostro, sue parole
d’amore. Avrete un mese di tempo, fino alla prossima luna piena, e nel frattempo
non dovrete parlare con nessun umano. -
-
Che cosa? Voi non me ne avevate fatta parola! -
-
Dovrete essere voi a conquistare l’amore del vostro principe e non la pietà
mossa dalle parole. Ora andate e… spero di non rivedervi più, maestà! Un’ultima
cosa: non potrete più tornare nel nostro mondo, altrimenti vi trasformerete in
spuma del mare. -
La
bolla d’aria si sollevò dal fondo e iniziò la sua risalita verso la luce.
L’ultimo suono che udì fu la risata allegra della strega, mentre, immerso
nell’aria, abbandonava, sperava per sempre, i luoghi della sua infanzia. Eppure,
quasi se ne vergognò, non provava tristezza.
La
prima cosa che vide, invece, fu il volto del suo amato.
<<
Vi siete svegliato finalmente! >>
Il
principe marino non riusciva a crederci: alla fine c’era riuscito! Non solo era
diventato umano, ma si ritrovava fra le braccia, o quasi, del suo amore
terrestre. Ma cosa era accaduto? Com’era finito lì?
<<
Vi ho trovato svenuto sulla spiaggia e vi ho portato a corte. Io sono il
principe Kiminobu. Voi? >>
Ora ricordava! Il calore del sole, man mano che si avvicinavano alla superficie,
aveva iniziato a surriscaldare la bolla d’aria ed essa era esplosa. Aveva
nuotato verso la superficie ma, non abituato alle gambe, aveva perso i sensi.
Cercò di parlare e spiegargli chi fosse in realtà, ma si ricordò delle parole di
Ayako e tacque.
<<
Ho forse detto qualcosa che vi ha rattristato? >> domandò preoccupato il
principe.
Il
sirenetto (che in realtà più non era, ma continueremo a chiamarlo così per
comodità) cercò di spiegargli, con i gesti, di essere impossibilitato a proferir
parola. Il principe, e questo stupì non poco entrambi, capì immediatamente cosa
volesse dirgli e si scusò nuovamente.
<<
Così, però, non potrò sapere il vostro nome…. Se vi fa piacere vorrei darvelo io
uno. Cosa ne pensate di Sashi? >>
Il
sirenetto si rallegrò della scelta, in fondo il nuovo nome era simile a quello
vero e poi… ora iniziava una nuova vita e quindi un nome nuovo sarebbe stato un
buon punto d’inizio. Gli sorrise dolcemente e provò ad alzarsi.
<<
Aspettate! Sarete ancora debole! Permettete che vi faccia aiutare da alcuni
camerieri. Vi farò inoltre portare nuovi abiti. >>
Così dicendo il principe Kiminobu uscì, lasciando il sirenetto a riflettere
sulla nuova vita.
Aveva abbandonato per sempre il mondo marino, con le sue regole strette e la sua
famiglia. In quel nuovo mondo aveva trovato quel viso dolce e sorridente. Certo
non poteva parlargli, ma prima o poi lo avrebbe fatto, per ora voleva solo
conoscerlo. Ne sentiva la necessità.
“E
quest’abito che diavolo è?”
Da
quel che aveva visto e imparato, i terrestri si dividevano in uomini e donne e,
se non ricordava male, gli unici a portare quegli strani abiti lunghi e larghi e
quelle scarpe dalla punta stretta, che le cameriere gli avevano fatto indossare,
erano senza dubbio le donne! Ma lui non era una donna! O almeno lo sperava… in
effetti non vi erano molte differenza fra uomini e donne, sotto la superficie
dell’acqua.
Uscì dalla camera intenzionato a protestare, ma lo sguardo dolce e quasi
commosso del principe lo ammaliarono e, in un attimo, perse la baldanza che lo
aveva sempre contraddistinto.
<<
Sapete? >> gli disse vendendolo e andandogli incontro: << Quest’abito mette in
risalto i vostri occhi del color del mare. Io… ho come la sensazione di averli
già incontrati… mi ricordano dei pozzi di blu mare che ho intravisto fra la
tempesta… >>
Il
sirenetto sobbalzò e arrossì. Probabilmente non era del tutto incosciente…
<<
Quest’abito vi dona così tanto! Ne ho fatto portare degli altri, spero che mi
vorrete fare l’onore di indossarli e poi… >> continuò stringendo la sua mano fra
le sue: << Spero vogliate rimanere qui con me, al castello…. Avervi qui mi rende
felice. >>
I
giorni passarono veloci. I due ragazzi trascorrevano insieme tutto il tempo. Il
principe insegnava al sirenetto cose per lui strabilianti e il figlio del Re dei
mari imparava velocemente e con facilità.
Imparò ad andare a cavallo, a danzare… a correre… su quelle gambe che per lui
rappresentavano un’esperienza nuova e meravigliosa. Ma c’era una cosa che Sashi
amava fare più di tutte. Il pomeriggio, quando il sole alto nel cielo bruciava
quasi l’aere, i due ragazzi si radunavano sotto la grande quercia al centro del
bosco, in cerca di un po’ di frescura. Allora Kiminobu prendeva un libro dalla
sua sacca e iniziava a leggere. Sashi restava in silenzio, ad ascoltare, rapito
da quelle parole tanto simili alla musica delle sirene. Ammaliato ascoltava il
miele uscire dalle sue labbra.
Ma
ogni sogno arriva al termine e così anche quello del nostro sirenetto
prediletto.
Il
saggio Re Anzai, infatti, ormai troppo vecchio e preoccupato per il futuro del
regno, indisse, come la tradizione richiedeva, una gara per trovare l’uomo più
meritevole a divenire lo sposo del figlio. Le leggi del Regno di Shohoku,
infatti, imponevano all’eventuale pretendente una difficile prova: ottenere
cento centri nella gara con l’arco, imbracciando il famoso Arco di Shohoku, dal
legno duro e dalla corda tesa che rendeva difficoltoso tendere l’arco.
Nonostante la gravosità della prova in molti furono i giovani che vollero
tentare l’impresa. Giorno dopo giorno sfilarono, davanti al palco reale,
centinaia di nobili provenienti da ogni angolo del Regno e da quelli adiacenti.
Il
principe Kiminobu non sembrava particolarmente preoccupato, nonostante la
soluzione estrema del padre lo avesse lasciato senza parole. Chi, infatti,
avrebbe potuto piegare l’arco e usarlo per colpire cento centri? Solo un uomo vi
era riuscito, in tutta la storia del suo regno, ed era stato suo padre, che
aveva così sposato la madre. Tutte le altre volte la scelta era stata poi
lasciata all’erede al trono. E di questo si rallegrava il principe. Nessuno
avrebbe mai potuto vincere la prova e lui sarebbe stato libero di scegliere
l’uomo da amare.
Il
principe Hisashi però non era così tranquillo. Aveva visto i pretendenti e più
di uno aveva destato in lui una sensazione di pericolo. C’era il principe Maki
del Regno di Kainan, per esempio, o anche il principe Fujima del Regno di Shoyo
o il principe Sendo del Regno di Ryonan.
Era così preoccupato che avrebbe voluto partecipare alla competizione anch’egli
ma, ammesso che fosse riuscito ad imparare a tirare con l’arco, non avrebbe
potuto dimostrare con le parole la regalità dei suoi natali. Avrebbe voluto
capire cosa provasse Kiminobu, ma le continue cerimonie e inviti avevano
diradato i loro incontri.
Purtroppo i timori del bel sirenetto si verificarono fondati.
Un
principe, erede al trono di una potente nazione, riuscì a piegare l’arco e a
colpire cento centri.
Quel giorno, nel rifugio della sua camera, il sirenetto sentì le trombe suonare
a festa ed uscì di corsa dalla sua stanza. Voleva dare un volto a quello
spietato mostro.
Incontrò il principe Kiminobu che conversava, con aria imbarazzata, con un
gigante di almeno due metri, dall’abito eccessivamente pomposo.
<<
Sashi! >> gli andò incontro appena lo vide: << Ecco… vi presento il mio futuro
sposo… >> continuò con un sorriso imbarazzato e incredulo: << Il principe
Takenori del Regno di Akagi. Sapete?>> gli disse avvicinandoglisi: << I suoi
occhi… assomigliano a quelli intravisti durante il mio naufragio… >>
Il
sirenetto non poteva crederci! Come poteva quel mostro (vi lascio solo
immaginare come è stato conciato Take dall’autrice e che faccia abbia Hisashi
^^’’’. NdA.) osare portargli via la sua ragione di vita? Come poteva rovinare
così il loro splendido rapporto?
“Se credi che ti permetterò di sposare quel polipo (^^’’’’) ti sbagli di certo!
Riuscirò ad averti solo per me! E poi dovrei essere io quello >.< ?”
I
preparativi delle nozze furono veloci, per richiesta del principe Akagi stesso,
inoltre, durante tutto il periodo, gli incontri fra il principe Hisashi e il
principe Kiminobu si radicarono fino ad annullarsi. Akagi, infatti, sospettava
che il rapporto tra i due potesse andare oltre la mera amicizia e, geloso di
quel principe che aveva sempre amato e ammirato di nascosto, si prodigava in
modo che l’intruso, ovvero il nostro sirenetto, rimanesse il più possibile
lontano dal principe.
Fu
disposto che il matrimonio venisse celebrato in mare, per rispettare un’antica
usanza del Regno di Akagi, regno di marinai. Per il futuro Re di Shohoku fu
impossibile impedire all’intruso di partecipare alla cerimonia, dato che il
principe Kiminobu si oppose fermamente alla sua assenza.
Così Sashi salì a bordo della lussuosa nave che salpò il giorno prima del
matrimonio.
La
notte era scesa veloce sulla nave. Il tempo sembrava correre contro di lui. Non
solo il principe del suo cuore stava per sposare un altro, ma il mese pattuito
con Ayako stava per scadere. Cosa ne sarebbe stato di lui? Sarebbe morto,
diventando spuma del mare. Ma in fondo non lo preoccupava. Se non poteva vivere
con l’amore della sua vita allora preferiva morire. E sì! Sarebbe diventato
spuma del mare e il suo amore, vedendola, si sarebbe sempre ricordato di lui.
Aveva solo un rammarico: non potergli dire ciò che serbava nel cuore.
Il
principe Sashi osservava affranto le onde del mare lambire l’imbarcazione. Non
c’era davvero più nulla da fare?
All’improvviso si sentì chiamare.
-
Hisashi! Hisashi! -
Volse lo sguardo verso il basso e vide Hotta e Tetsuo, due dei suoi fratelli e
compagni di tante scorribande, sbucare dalle acque. Le loro fluenti chiome erano
state completamente rasate.
-
Che ci fate qui? Che avete fatto ai vostri capelli? -
-
Li abbiamo venduti alla strega in cambio della tua vita! - i due sirenetti
lanciarono un fagotto verso il principe: - Prima che sorga l’alba dovrai
bagnarti i piedi con il sangue del principe e tornerai ad essere un sirenetto.
Se non puoi avere il suo amore, almeno riavrai la tua vita che ti ha sottratto
con l’inganno! -
Quando i due fratelli scomparvero fra le onde, Hisashi aprì il fagotto e vi
trovò un pugnale, che, dallo stemma inciso, riconobbe appartenere ad Ayako.
Rimase a rimirarlo finché non vide la luna brillare alta nel cielo.
Non aveva altra scelta. Non voleva lasciare Kiminobu ad un altro. Nessuno
avrebbe mai dovuto bearsi dei suoi sorrisi o nutrirsi delle sue parole. Tutto di
lui doveva essere solo suo e se lui non poteva averlo allora avrebbe impedito a
chiunque di toccarlo e poi… e poi si sarebbe privato della vita anche egli.
Entrò di soppiatto nella camera del principe. Dormiva profondamente e aveva il
viso sereno.
Alzò il pugnale sul suo corpo, ma la sua mano, invece di sferzare il colpo,
tremò.
“Non posso ucciderlo! Come posso privarlo della vita?”
Lasciò cadere il pugnale, che toccò il tappeto producendo un suono sordo.
“Un solo bacio… un solo bacio e sarò pronto a rinunciare a voi, diventando spuma
del mare.”
Il
sirenetto appoggiò una mano accanto al volto sereno del principe e scese verso
di lui. Appoggiò candidamente le sue labbra su quelle rosee del principe e si
staccò, poco dopo, pieno di tristezza.
<<
Sa… Sashi… >> farfugliò nel sonno il futuro Re.
Allora… forse non era tutto perduto! Lui lo amava e quindi…
Non resistette e abbracciò con forza il principe ancora addormentato.
Si
amarono tutta la notte. Il principe dei mari possedette quel corpo tanto sognato
e si riempì delle parole appassionate del suo amore (ehi è_é! Non vale! Nella dj
c’è la lemon >.< ! ndH. Ehm… ^^’’’’ lo sai che mi vergogno a scrivere le lemon!
^///////^ NdA.). In tutta la sua vita non aveva mai provato una passione e un
trasporto simili! Un ardore così profondo da ricongiungerlo al suo io più
nascosto. Non aveva mai provato un amore così travolgente! Ma il fato,
inclemente, lasciò scorrere il tempo. Quando, dopo essersi lasciato cadere sul
corpo del suo amore, ancora ansimante riaprì gli occhi si accorse che il cielo
iniziava a rischiararsi. Non aveva più tempo.
Raccolse gli abiti dal letto e fuggì sul ponte.
“Non c’è più tempo. Diventerò spuma del mare e ogni volta che lambirò le terre
del suo Regno gli ricorderò il mio amore.”
Il
mare scuoteva agitato le sue onde. Il sirenetto si sporse oltre la balaustra e
si gettò in acqua.
<<
Sashi! >> urlò qualcuno dietro di lui.
Poco prima di toccare con il suo corpo le acque del mare, vide il principe
Kiminobu sporgersi e afferrare un lembo del suo abito.
Caddero insieme in acqua.
Il
principe perse quasi subito i sensi e il sirenetto, ormai divenuto agile
nuotatore, portò il ragazzo su di uno scoglio.
Intanto il sole faceva capolino all’orizzonte.
<<
Sashi… >> mormorò il principe Kiminobu appena ripresosi: << Allora eri tu! Era
tuo lo sguardo che intravidi mentre affondavo, travolto dalle onde! Fosti tu a
salvarmi…. Io… ho sempre sperato nel mio cuore che quegli occhi profondi
potessero appartenere a te… perché tanto ti avevo cercato e tanto… e tanto ti
amo. >>
In
quell’esatto attimo il sole apparve interamente sopra la superficie del mare. Lo
sguardo di Hisashi cadde sulle sue gambe e sull’acqua che le lambiva dolcemente.
L’incantesimo era stato sconfitto! Il principe Hisashi aveva creduto nel suo
amore fino alla fine ed esso lo aveva riempito e ricompensato. Non sarebbe più
diventato spuma e né avrebbe dovuto rinunciare al suo Kiminobu!
<<
L’incantesimo… è sciolto. >>
Il
sirenetto si voltò e prese fra le braccia il ragazzo, ignaro ancora di ciò che
era accaduto. Lo strinse così forte che, per un attimo, Kiminobu pensò di
soffocare. Sarebbe stata una dolce morte, no?
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Volete sapere come andò a finire? Il principe Hisashi si presentò, ricoperto
dalla regalità del suo rango, davanti al Re Anzai e chiese la mano del principe
Kiminobu. La cerimonia di nozze con il principe Takenori venne cancellata e di
lì a breve furono celebrate le nozze tra il principe Kiminobu e il principe
sirenetto Hisashi.
La
cerimonia si svolse in pieno oceano, circondati dagli abitanti del mondo
sottomarino che salutarono con un canto di sirena il nuovo duraturo legame. |